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Lotito a Report: i tamponi, i conti Lazio, l’esproprio Salernitana. “Così fece uscire Gravina dalla stanza di via Allegri”

Nel programma di Raitre in onda stasera il presidente rompe un lungo silenzio e ripercorre le ultime tappe anche della guerra con il presidente federale. Una puntata ricca di colpi di scena, tra accuse e difesa, vecchie e nuove cause: il seggio al Senato e la tentata scalata di Alitalia, la gestione delle società calcistiche e la "svendita" del club granata

Rompe il silenzio dopo mesi in cui s’era concesso solo con parole sminuzzate, frasi spezzettate, accuse sospese. Lasciate lì, sempre a volteggiare per aria. Come una continua minaccia, come una solenne promessa. Battagliava, e ancora battaglia, su tutto e contro tutti: tamponi e pallone, Lazio e Salernitana, le aziende e i conti, il seggio al Senato e gli affari di Stato. Defilato per mesi, eccolo tornare sulla scena. Claudio Lotito rompe il silenzio davanti alle telecamere di Report, irrompe nel programma d’inchiesta e di punta di Raitre in onda oggi alle ore 21.20. Risponde al solito, a suo modo. Si tiene tutto stretto. Non molla nulla, figurarsi il clichè dell’ultimo ventennio. “La carica non presuppone la conoscenza. La legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta. Devo parlare solo con gente che capisce. Sono bravo, voi invece…. È qualche mio collaboratore che avrà sbagliato. Ora faccio causa…”. Così. Come sempre. Replica e ribalta, ammicca e sorride, smorza e sterza. Abbronzato e dimagrito, prova a tenersi stretto peso e potere. Fa melina e cerca assist. Niente gol, nessun hurrà. Messo alle strette dalle domande del giornalista Luca Chianca che per mesi ha lavorato alla vicenda raccogliendo carte e testimonianze sulle mille vicende dell’universo lotitiano, inchiodato da rivelazioni e carteggi il patron aspirante senatore prova a tenersi in volo perdendo rovinosamente la cloche proprio quando il discorso atterra sul tentativo d’acquisto delle quote dell’Alitalia. Un tentativo di “salvataggio” che l’aveva visto protagonista a giugno del 2019. Con una lettera d’intestazione di una banca. «…Dice che il documento è sbagliato? Ne prendo atto solo ora». Alla constatazione del giornalista (“non è sbagliato, il documento è falso”), prova allora a chiudere la questione: «Benissimo, sarà un documento falso. Vuol dire che è stata fatta una truffa a nostro danno. Ci regoleremo di conseguenza, comunque ora basta». Difficile però che la questione finisca qui, come impossibile che termini la battaglia tra il presidente della Lazio e quello della Figc, Gabriele Gravina. Un tempo stretti e sodali, adesso nemici acerrimi. “Vado a casa di Lotito ma trovo una casa semi-deserta, alla porta non c’era nessuno quindi mi metto a gridare: Signor Lotito, signor Lotito. Dopo un po’ arriva una signora: vuol parlare con il presidente? Il presidente è andato in federazione. Mi accompagna una macchina di Lotito in Federazione, vengo portato nell’ufficio del presidente della Figc dove c’erano Lotito e Gravina e Lotito dice a Gravina: puoi uscire un attimo? Devo parlare dell’Alitalia…”. Il siparietto è datato 2019 mentre le parole attuali sono di Antonio Guizzetti, presidente di Guizzetti&Associates. Restituiscono uno spaccato pallonaro mentre continua la zuffa. Rientrato in via Allegri dopo l’inibizione, il consigliere federale Lotito prova a ribaltare un sempre più decadente e debole Gravina: non solo in Figc ma anche in Lega A e al Coni è iniziata un’altra partita. Intanto muove azioni e intenta cause di risarcimento, dalla misura dell’inibizione sui tamponi che gli ha impedito per cinque mesi di presenziare a consigli federali (Gravina che lo tiene fuori dalla porta e lui che attacca minacciando causa) e di Lega A alla cessione della Salernitana: è tutto nelle mani di avvocati, giuristi, esperti.

Tamponi. Scoppiata a fine ottobre 2020, la vicenda sportiva-giudiziaria è terminata un anno dopo, con la pubblicazione delle motivazioni del Collegio di Garanzia del Coni (il presidente ormai uscente è Franco Frattini che, sollecitato da una domanda nel corso della puntata, “ma lei lo conosce Lotito, che tipo è?, risponde: “eh, lo conosco così come uno che lo vede a una cena una persona che gira dappertutto si vede non si vede francamente non sono in grado di dirlo…”) che di fatto hanno sbriciolato il castello d’accuse montato e sostenuto dal capo dell’ufficio giuridico Figc Viglione e dal procuratore capo Figc Chinè. Punto finale di una logorante guerra sportiva che su questo sito ha trovato puntuale racconto (leggi qui, qui, qui, qui e qui). Tra giudizi e pareri di virologi, tra condanne e sconti, Lotito se l’è alla fine cavata con due mesi d’inibizione (ne ha scontati però sette): i dodici inflittigli dalla Corte federale d’Appello l’avrebbero spazzato via e per sempre dal consiglio federale. Invece è ancora lì. Più agguerrito che mai. «…Secondo lei io mi dovrei vergognare di un torto subito? Dico io ho già subito 7 mesi di inibizione indebita. Se la ricorda la cosa del Marchese del grillo, ma potrei essere incavolato con tutto che ho subito un torto…»: così in un passaggio della puntata di Report che ripercorre le vicende, che ricorda come alla Procura di Avellino sia aperta un’inchiesta per falso e che riporta il parere di Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Virologia dell’Università di Padova sulle differenze dei risultati degli esami tra SYnlab e Avellino. “…È raro nel senso che la probabilità che venga tre volte positivo a caso è praticamente quasi uguale a zero. L’onere della prova è ad Avellino per dimostrare che effettivamente era negativo perché qui c’abbiamo due laboratori completamente differenti che documentano una positività e la probabilità che questo sia dovuto ad un errore è estremamente bassa”. Nella puntata emerge il solito Lotito. Anche nei panni di medico, e virologo. Da ascoltare tutto e da anticipare poco, per non perdersi lo spettacolo.

Lazio e Salernitana. I conti e il bilancio. Il trust e la cessione. Nell’estate del 2004 Claudio Lotito irrompe sulla scena del calcio. Rileva la Lazio di Sergio Cragnotti che viaggia quasi sull’orlo del fallimento, la rileva per 21 milioni ma si accolla un debito con l’Erario di 140 milioni di euro e un passivo di 550 milioni. Ottiene nel 2005 una rateizzazione dall’Agenzia delle Entrate, rate annuali che continua a pagare: 23 anni, 5,65 milioni l‘anno. Nel corso della puntata viene toccata la gestione laziale e quelle delle altre società e aziende di Lotito: una gestione intrecciata, ma solo perché «le mie aziende vengono usate ahimè dalla Lazio per delle attività risparmiando in termini di costo e in termini di pagamenti», spiega lui. Conti, ricavi, contratti e lo stipendio che percepisce (50mila euro al mese, 600mila annui). «Ma solo dall’anno scorso e solo perché c’è un regolamento Consob che impone che gli amministratori debbono percepire una remunerazione…vada a vedere», dice Lotito nel corso dell’intervista. Nel 2011 Lotito rileva con il cognato Marco Mezzaroma il titolo sportivo della città di Salerno: la Salernitana è appena rifallita e il sindaco Vincenzo De Luca l’affida ai due cognati. Un anno di Salerno Calcio in D e poi riacquista anche titolo, colori e denominazione. Altri dieci anni di Salernitana, portata dalla C/2 alla serie A. La scorsa estate. L’inizio di un’altra lunga e logorante battaglia. Anche questa vicenda ha trovato spazio su questo sito (leggi qui, qui e qui). Nel corso di questi anni, anche una serie di operazioni attraverso società di pubblicità e marketing che consentono alla Salernitana di avere sempre i conti in ordine e di muoversi sul mercato. Tra Lazio e Salernitana si registrano anche operazioni di entrata e uscita, giocatori che la “casa madre” gira in prestito al club granata, e qualche cessione che invece il club granata fa alla Lazio passando così all’incasso. Ultima in ordine di tempo, quella dell’ivoriano Akpa Akpro. Preso dalla Salernitana a parametro a zero, ceduto poi dopo un anno e mezzo per 100mila euro eppure nel bilancio depositato dalla Lazio accanto al suo nome si legge la cifra di 12,7 milioni di euro, cioè l’importo del premio di valorizzazione da riconoscere alla Salernitana al verificarsi di alcune condizioni. Una valorizzazione importante. Non una plusvalenza fittizia. Almeno così sostiene il club. Lo dice nel corso della puntata l’ex ds granata Angelo Fabiani. «Non stiamo parlando di uno scappato di casa ma di un giocatore di livello alto. Sfido chiunque a trovare una plusvalenza fittizia che è diversa dalla valorizzazione…. Se io faccio un contratto a un giocatore gli dico ti do un fisso di 1000 euro, poi se mi fai due goal te ne do altri 2mila, se mi fai l’assist te ne do altri 2mila, se mi fai 20 presenze te ne do altri 2mila ci sono contratti impostati che non è che se li è inventati Fabiani…». E Lotito: «…ma lascia ma la capacità…mado’… io devo parla’ con gente che capisce, io sono bravo, se sono bravo ti compro a te a 100 siccome non ti do la cassa subito perché non voglio cacciare i soldi subito ti dico guarda io ti do anche quello che tu vuoi a condizione che raggiungiamo certi obiettivi cosa che è successa con Akpa Akpro che sicuramente oggi non vale 100mila euro no? E ora stiamo pagando i soldi…». Ora intanto medita di far pagare un conto salato a chi gli ha tolto la Salernitana – che non poteva più detenere in base all’articolo (inasprito in aprile) 16 bis delle Noif (norme organizzative interne federali) dopo la promozione in A – a chi l’ha costretto a cederla e a chi l’ha venduta attraverso il trust. Operazione che all’ultimo minuto dell’ultimo giorno utile ha evitato l’esclusione dal campionato, l’ultimo atto di una vicenda assai particolare. Un finale a lieto fine, un finale già scritto, tra sponde pallonare e sponde politiche, Gravina che intanto si gode il doppio successo contro il nemico giurato aprendo la porta ad un presidente che strizza l’occhio ai fondi, tanto cari a lui e a Dal Pino (leggi qui). La Salernitana adesso è di Danilo Iervolino che promette discontinuità, progetti innovativi e un futuro da vetrina. Si vedrà. Intanto “Mister miliardo” ha saldato il conto: dieci milioni di euro, i trustee ne gireranno 5 a Lotito e 5 al cognato, Marco Mezzaroma. Un esproprio in piena regola, secondo Lotito. Un’operazione (unico offerente, ultimo giorno, prezzo notevolmente più basso delle stime) che comunque – almeno questo pare insindacabile – ha rivelato come il disegno avesse contorni chiari. Per Lotito, comunque, la Salernitana gli è stata estorta. Intenterà causa ai trustee, promette di promuovere azione in sede civile contro la Figc. Al cronista di Report, si limita a dire: «Io non ho venduto niente. Dieci milioni? E secondo lei questo è un grande risultato? Se una società non ha un euro di debito si autoalimenta, quindi è autosufficiente, quanto vale? Una cifra di gran lunga superiore. Trenta, quaranta? Di più. Sessanta. Sessanta milioni di euro. Lei, adesso, al posto mio, cosa farebbe?».

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