Gravina e Lotito all’ultima partita, è pronta la squadra dei giudici Figc

Il collegio di Corte federale d'Appello che dovrà rivalutare la sanzione al patron della Lazio sul caso tamponi: novità Morelli e Cardarelli, vice di Torsello
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Ha collaborato con l’Università di Brescia, cattedra di Diritto Ambientale, e ha tenuto corsi regionali in materia di sicurezza sul lavoro. Termina così lo stringato curriculum vitae del magistrato (25 anni al Tribunale di Brescia e ora in pensione) Francesca Morelli, candidatura firmata il 17 marzo di quest’anno e poi inviata in via Allegri a Roma. Alla sede della Figc, alle prese con la ridefinizione degli organici della giustizia sportiva: un mese dopo una selva di nomi e intrecci tra i promossi, i bocciati, le new entry (vedi qui). In fondo è in primavera che si fa il cambio di stagione, che si spalancano le finestre, che si fa entrare aria. Un mese dopo l’ex consigliere di Corte di Cassazione ed ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Trieste Francesca Morelli – apparentemente a digiuno di pallone e di cause calcistiche, nel curriculum non vi è traccia – è così entrata alla Corte federale d’Appello Figc, assegnata alla Prima Sezione, presieduta dal pugliese d’origine Mario Luigi Torsello.

Magari deve proprio alla precedente esperienza in materia di sicurezza sul lavoro la fresca e delicata designazione a relatore nella causa che oppone da un anno in una cruenta battaglia la Figc e Claudio Lotito, accusato dalla Procura federale di una serie di responsabilità e violazioni anche in materia di sicurezza del lavoro, vedasi “il mancato isolamento di Immobile, l’accesso del calciatore nei locali della società e il suo impiego in campo”. Condannato a sette mesi dalla sentenza del Tribunale Federale, un mese dopo misura della sanzione elevata a un anno dalla Corte d’Appello federale Figc (Sezioni Unite) presieduta da Torsello. “Misura della sanzione da rivalutarsi” ha invece scritto a inizio settembre il Collegio di Garanzia del Coni rinviando così la palla nella metà campo federale. Cinque punti su sei della sentenza sostanzialmente smontati, accolti i rilievi della difesa presentati dallo sferzante professore Romano Vaccarella La padronanza in materia medica, e il piglio con cui la ostenta, bistrattando persino il Tribunale, è tale per cui viene da suggerire a chi sia colpito dal virus, il ricovero presso la Corte d’Appello federale») e l’invito perentorio a valutare le consulenze (non esaminate nel giudizio della Corte federale ad aprile scorso) dei professori Pregliasco, Bondanini e Rossi, motivazioni precise e persino affilati richiami alle accuse federali avanzate da Giancarlo Viglione (coadiuvato dall’avvocato Noemi Tsuno), cioè il braccio destro di Gabriele Gravina che dopo aver presieduto la commissione che ha riscritto il codice di giustizia sportiva è diventato poi coordinatore delle segreterie degli organi di giustizia federale. “…Si riafferma la necessità di una rinnovata valutazione della misura della sanzione, tenendo conto dei profili delle responsabilità ritenuti insussistenti da parte di questo Collegio (non necessarietà di delega espressa e specifica, non ravvisabilità di culpa in eligendo e in vigliando) e della ritenuta necessità di prendere in considerazione i pareri dei tre esperti. Per questo il ricorso merita di essere accolto relativamente ai motivi secondo, terzo, quarto, quinto e sesto”. L’accoglimento di cinque punti su sei del ricorso, l’invito alla revisione (nella misura della sanzione) di uno dei soli sei capi d’accusa, la sottolineatura a riferimenti normativi inesistenti, il rinvio alla Corte federale: quelle righe finali come uno smacco per la Federazione, vissute come un affronto da Gravina, come una vittoria da Lotito. Come un incubo per chi aveva sostenuto l’impianto accusatorio: il procuratore capo Giuseppe Chinè ad aprile davanti alla Corte federale, il coordinatore delle segreterie degli organi di giustizia e legale della Figc Giancarlo Viglione nell’udienza al Collegio di Garanzia del Coni a inizio settembre. Uno schiaffo troppo forte, che avrebbe prodotto reazioni a catena e che minaccia di far saltare teste (vedi qui). Gravina a sottolineare come «cinque gradi di giudizio siano troppi nel sistema sportivo», Lotito forzando la mano a chiedere l’immediato reintegro in consiglio federale e i danni in caso di mancato adempimento, «la Figc prenda atto del giudizio del Coni che ha eliminato la sanzione della Corte federale», a seguire la fonte federale – definita qualificata dall’agenzia Ansa – a rimarcare, «basta mistificazioni, basta bugie, Lotito è colpevole e la sentenza è passata in giudicato» e infine il presidente del Coni Giovanni Malagò colto a surfare tra le onde di un mare in tempesta, «questa è una partita tutta interna al calcio». Tutto racchiuso in questioni di lana caprina, altro che giudizio di merito e di diritto: il vero punto sta solo nella misura dei giorni di inibizione. Sopra i dieci mesi (visto il precedente cumulo di due mesi di stop negli ultimi dieci anni), Lotito sarebbe fuori dal consiglio federale. Fuori dal Palazzo.

Gravina (e Figc) contro Lotito e viceversa: è invece la madre di tutte le battaglie, è una palla avvelenata che ha ibernato il sistema, è una bomba innescata il cui timer è stato ora riprogrammato a martedì 19 ottobre, quando il “caso Lotito-tamponi” (vicenda di un anno fa) sarà nuovamente valutato in Corte federale d’Appello. Da un collegio – come prescrive l’art.12 bis comma 3 del Coni – “con una composizione diversa da quello precedente”. Da una nuova squadra di giudici, insomma. È la partita delle partite, è più di una finale. Servono squadre di valore, preparate, pronte, pungenti. Da una parte e dall’altra. È dal 7 settembre, è dal giorno del giudizio del Collegio di Garanzia del Coni, che il lavoro e il lavorìo sono cominciati. Giorni affilati, tra uno studio di carte e la valutazione della strategia, accompagnate da una domanda: chi ci sarà nel nuovo collegio della Corte? Come una palla, la domanda ha girato come una trottola per più di un mese. Spinta da un vento di spifferi e indiscrezioni (vedi qui): e se tra i componenti togati ci fosse ad esempio Francesco Cardarelli, professore di Diritto Sportivo all’Università Foro Italico?

La trottola si è fermata, spifferi e indiscrezioni confermate a leggere la composizione del collegio giudicante. A Sezioni Unite. Ne faranno parte il presidente della Quarta sezione Marco Lipari, il vice-presidente della Terza Claudio Franchini, il vice-presidente della Seconda, l’ex arbitro Salvatore Lombardo, il vice-presidente della Prima sezione, Francesco Cardarelli e, sempre dalla Prima sezione, Francesca Morelli. Giudice di fresca nomina a cui è stato affidato il delicato ruolo di relatore. Il comma 6 dell’articolo 99 (Codice giustizia sportiva) stabilisce che “ciascun presidente di sezione definisce preventivamente la composizione dei singoli collegi giudicanti, con l’indicazione dei componenti relatori e l’ordine del giorno”. Dunque, in base alle prerogative e alle norme, dovrebbe essere stato Torsello a definire la nuova squadra giudicante. Come presidente della Prima Sezione, era toccato proprio a lui presiedere il collegio nel giudizio di fine aprile, quello che aveva elevato la misura della sanzione nei confronti di Lotito da 7 a 12 mesi. In quel collegio il relatore fu Maurizio Fumo, gli altri componenti Salvatore Mezzacapo, Mauro Mazzoni e Carlo Sica. Nessuno dei cinque poteva entrare nel nuovo collegio che ascolterà in audio-conferenza Lotito, la difesa e l’accusa il 19 ottobre.

Nella nuova squadra c’è il presidente della Terza Sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato Marco Lipari, una sequela di collaborazioni ministeriali e un’esperienza in Figc iniziata nel 2004. Il curriculum pubblicato sul sito Figc da Claudio Franchini si compone di 50 pagine: è professore ordinario di Diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza a Tor Vergata. Ha invece arbitrato per anni in serie A, è stato presidente dell’Aia e consigliere federale, il notaio siciliano Salvatore Lombardo. Una vita, insomma, spesa nel calcio. Esperienza diametralmente all’opposto per l’ex magistrato lombardo Francesca Morelli: entrata nel mondo della giustizia sportiva da appena cinque mesi, le è stato affidato il delicato ruolo di relatore del “caso Lotito”. Fa parte della Prima Sezione a cui appartiene anche il professore Francesco Cardarelli che insegna Diritto dell’ordinamento sportivo e Diritto dell’informazione e comunicazione all’Università degli studi di Roma Foro Italico, nel curriculum un lungo elenco di esperienze presso il Comitato dei Ministri e anche l’incarico di consigliere giuridico del Ministero dell’Ambiente dal 1997 al 2002 (anche consigliere giuridico nel 2009 al Ministero dei Beni Culturali). Un ministero dove in passato ha lavorato anche Giancarlo Viglione (nel 2009 al Ministero Beni Culturali nella commissione per l’elaborazione del codice del turismo), tra gli altri prestigiosi incarichi nel 2007 presidente dell’Apat (Agenzia nazionale protezione ambiente e servizi tecnici), da mesi coordinatore delle segreterie degli organi di giustizia federale e il 7 settembre addosso i panni della parte resistente (la Figc) nel giudizio promosso dalla difesa di Lotito dinanzi al Collegio di Garanzia del Coni. Chissà se toccherà ancora a lui sostenere le ragioni dell’accusa, martedì prossimo. Se così fosse, non sarebbe certo la prima volta che Viglione e Cardarelli (ma vale anche per altri giudici, ovviamente) compaiano nello stesso giudizio. Nel 2019 ad esempio comparvero nel giudizio Figc-Torino per una squalifica all’allenatore Walter Mazzarri difeso dall’avvocato Eduardo Chiacchio. Le ragioni della federazione affidate a Viglione, relatore Cardarelli nell’udienza del 15 ottobre 2019. Relatore sempre due anni fa al Seminario “Le regole del gioco del calcio e le garanzie del loro rispetto”, organizzato dall’Università degli Studi Roma Foro Italico. In quel salone c’era pure Giancarlo Viglione, all’epoca nominato da Gravina coordinatore della Commissione di riforma del codice di giustizia sportiva. «La giustizia sportiva va cambiata, sono troppi i gradi di giudizio», ha tuonato il presidente federale appena qualche giorno fa, incidentalmente proprio nei giorni del “caso Lotito”, rimandato dal Coni alla Figc.

Le squadre adesso sono pronte a giocarsi la partita. La palla sempre più avvelenata rimbalzerà sul banco della Corte federale d’Appello il cui responso potrà eventualmente essere appellato da Lotito al Coni solo per la quantificazione della nuova misura dell’inibizione che sarà determinata (il rinvio del Collegio del Coni alla CfA questo ha stabilito, non un giudizio di merito) e non invece per i motivi. Sono un capitolo chiuso sul quale i giudici della corte non potrebbero intervenire. Meglio usare il condizionale, però. Perché la guerra Gravina-Lotito è un libro a cui – il giudizio finisca in un modo o nell’altro – si aggiungeranno altre nuove e infinite pagine.

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