Serie A e Dilettanti, Gravina rischia tutto nella doppia partita. Sponsorizza Bonomi e fa campagna elettorale per Abete

La Lega A scrive al presidente federale che intanto nell'imminente consiglio federale minaccia di nominare il suo nuovo vice senza l'accordo con la serie A e nuovi parametri per l'iscrizione. Intanto usa due pesi e due misure sull'adeguamento dei principi informatori, alla Lnd concesso altro tempo in attesa delle elezioni. E scende ancora in campo
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Come Giano bifronte. Come una divinità onnipotente che – nell’accezione del termine – parla in un modo e agisce in un altro. Se avesse il tempo di guardarsi allo specchio e non star troppo dietro a lettere avvelenate, pareri giuridici e sponde politiche, Gabriele Gravina potrebbe chissà vedere la sua immagine, la sua voce, i suoi gesti, riflettersi proprio come quelli di un Giano qualsiasi. Se il presidente della Figc potesse riascoltarsi, se avesse tempo e modo di rileggere le dichiarazioni e gli atti degli ultimi mesi, quante ne scoprirebbe. Ad esempio. Adesso, mentre la sabbia scorre inesorabile nella clessidra rovesciata, ha dato l’aut-aut alla Lega di A che ha defenestrato il suo fedele vice Paolo Dal Pino, che ha messo alle strette l’ad Luigi De Siervo, che ha deciso di rompere i ponti, che ha deciso di sganciarsi dalla federazione, da qualsiasi vincolo. Roma minaccia fulmini e saette, Milano arma le frecce e intanto apre lo scudo. Resta solo un giorno di tempo, se i venti presidenti di A non approvano la modifica dello statuto adeguandolo ai nuovi principi informatori stabiliti dal consiglio federale il 25 novembre scorso, ecco il commissario ad acta in via Rosellini per mettere in riga i guerrafondai: questo minaccia Gravina che non è disposto più ad aspettare, così almeno fanno sapere le veline di via Allegri. Da Milano invece i presidenti chiedono tempo: bisogna prima eleggere il nostro nuovo presidente, prima ristabilire le cariche e poi discuteremo di modifiche statutarie. Avrebbe dovuto essere così anche per la Lega Nazionale Dilettanti: commissariata da Gravina a metà novembre, dopo aver costretto l’avversario giurato Cosimo Sibilia alle dimissioni, dopo aver costretto il vice-presidente vicario Ettore Pellizzari (che aveva fissato le elezioni a gennaio per rispondere al diktat della Figc) alla resa in forza di una lettera ricevuta da quattordici comitati regionali e di un parere richiesto (e ottenuto) dalla sezione consultiva del Coni presieduta dalla professoressa Virginia Zambrano, guarda caso stesso indirizzo e stesso presidente a cui Giovanni Malagò ha chiesto un parere dopo le frizioni (eufemismo) tra serie A e Figc. Tre mesi fa Gravina nominava il commissario della Lega Dilettanti affidandola nelle mani del suo mentore, il già due volte presidente federale Giancarlo Abete al quale affidava pieni poteri. Nelle motivazioni (comunicato 113/A, pare scritte da Giancalo Viglione) del commissariamento, “… affinchè ponga in essere tutti gli atti per il regolare funzionamento della L.N.D. – ivi inclusi quelli per l’adozione di nuove norme regolamentari adeguate ai Principi Informatori approvati dal Consiglio Federale, allo Statuto Federale, ai Principi Fondamentali del Coni approvati con deliberazione del Consiglio Nazionale n. 1613 del 4 settembre 2018 – al fine di consentire la ricostituzione degli organi della Lega attraverso la celebrazione dell’Assemblea Straordinaria elettiva nel rispetto dell’art. 9, co. 3 del Regolamento della Lnd”. (leggi qui). Sono passati tre mesi, la Lega Nazionale Dilettanti è ancora commissariata, non ha ancora adeguato il suo statuto ai principi informatori stabiliti dal consiglio federale. Ha però appena pubblicato un comunicato: assemblea elettiva fissata il 21 marzo, a cui dovrà seguire un’altra assemblea, deputata alla modifica dei principi informatori. Dunque, se ne parlerà non prima di aprile. La serie A invece avrebbe tempo fino al 24 marzo (45 giorni dalle dimissioni del presidente) per eleggere il nuovo presidente evitando il commissariamento: ha chiesto un rinvio per l’approvazione dei principi – anche qui, se l’elezione arrivasse entro la scadenza ma probabile si faccia molto prima, si arriverebbe ai primi di aprile – ma da questo orecchio Gravina proprio non ci sente. Eppure serie A e Lega Nazionale Dilettanti fanno parte entrambe della Figc.

Rischiatutto. Affannato, isolato, circondato: l’impressione è che Gravina si muova senza quasi più respirare. Si spende e si spande, cerca sponde, suda, si affanna. Come un giocatore di poker, osserva le carte che gli sono rimaste in mano. Il tempo è tiranno, non ha più molto tempo. Studia, prova a stanare l’avversario. Domani la Lega di A si riunirà di nuovo a Milano, all’ordine del giorno la seconda votazione per l’elezione del presidente: servono ancora 14 voti, probabile un’altra fumata nera. Sarà fumata nera anche per l’ultima chiamata sui principi informatori? Il quiz è aperto a qualsiasi risposta: i club di A nella riunione informale prima del week-end non hanno trovato una quadra anche se il pensiero è unanime, come i voti nella famosa assemblea del 27 gennaio: niente adeguamento. Hanno però scritto una lettera e l’hanno inviata a Gravina. È firmata dal neo vice-presidente, Luca Percassi. “…Caro Gabriele, come sai, mentre le società della Lega avevano avviato una serrata serie d’incontri per giungere entro il 15 febbraio ad una soluzione condivisa sullo statuto della Lega, sono imprevedibilmente avvenute le dimissioni del presidente Dal Pino che hanno spostato il dibattito associativo sulla più urgente esigenza di ripristinare la carica apicale… come hai visto la Lega ha avviato, senza indugi, il processo elettorale…alla luce di ciò, ti rappresento l’esigenza che il periodo necessario a compiere la procedura elettiva (che da regolamento deve essere chiusa entro il 24 marzo) sia neutralizzato e che la federazione rinvii a fine marzo il termine per adeguare lo statuto….sono certo che saprai leggere benevolmente e costruttivamente questa nostra richiesta in uno spirito di sistema, affinchè come da te evocato, il rapporto tra Figc e Lega A sia improntata alla collaborazione pur nel rispetto delle diversità e dell’autonomia dei ruoli rivestiti”. Come leggere questa lettera? Magari che i presidenti di A buttano la palla nella metà campo avversaria per ricevere un no e andare ancora più forti allo scontro. Allo scontro non vuole andarci Gravina che, da giocatore di poker, sul tavolo ha intanto messo altro. Due punti nell’ordine del giorno del consiglio federale del 16 febbraio, cioè il giorno dopo l’assemblea di Milano, sono quelli che più risaltano: l’elezione del vice-presidente federale vicario e l’approvazione dei nuovi parametri per l’iscrizione al campionato, come ad esempio il famigerato indice di liquidità, spostato come limite invalicabile (?!) allo 0,7%. Due armi di pressione non indifferenti. Il consiglio federale (dopo l’eliminazione di Sibilia e dei suoi cinque consiglieri è tutto al suo fianco, ad eccezione di Claudio Lotito e di un alterno Giuseppe Marotta) potrebbe approvare la nomina del vice vicario, carica che era di Dal Pino e dunque della Lega A? Sarebbe uno sgarbo, un atto dirompente. Nota a margine: per la carica il favorito è il fedele Ghirelli, presidente di Lega Pro. E potrebbe, sempre in assenza del presidente della Lega A, approvare le nuove norme per l’iscrizione ai campionati, parametro che metterebbe attualmente in difficoltà almeno la metà dei club di serie A? Chissà, magari i due punti sul tavolo restano solo come spauracchi, per indurre i presidenti di A, almeno alcuni, ad atti più miti. Cosa accadrà? La sabbia intanto scorre inesorabile nella clessidra rovesciata. Come al rischiatutto, il quiz lascia col fiato sospeso. Per non affondare, per non indietreggiare, per non arrendersi, ognuno si appiglia a quel che resta.

Gli appigli e le sponde. «In questi giorni il presidente Gravina è vittima di attacchi incrociati. Oltre ad essere una brava persona ha creato le condizioni ideali per la Nazionale nel percorso che ci ha incoronato campioni d’Europa. Basta con questi attacchi beceri»: così un tweet di Lapo Elkann ha chiuso l’ultima settimana, una settimana caratterizzata da lettere protocollate e spedite. Tra Lega A e Figc, tra Coni e Lega, tra i palazzi di Governo, tra Vezzali e Gravina. Il nipote di Gianni Agnelli che si spende in difesa di Gravina, proprio lui che con la sua “Italia Indipendent” ha ridisegnato il logo della federazione, un restyling pare costato trecentomila euro. E, a proposito di autonomia, quanti editoriali e quanti pareri sui principali quotidiani sportivi, tutti e tre media partner della Figc (nei bilanci, magari alla voce scambio-merci, si potrebbe scorgere il valore dell’asse), spesi per difendere la posizione di Gravina e della Figc. Tutti in campo, nel botta e risposta tra il sottosegretario allo sport Valentina Vezzali e il presidente Gabriele Gravina. Non il primo (leggi qui), non l’ultimo. Che chiede da un anno soldi e ristori al Governo (che in pochi giorni ha fatto dietrofront sulla candidatura agll’Europeo, dal 2028 ora al 2032, ma i due miliardi di spesa chi avrebbe dovuto impegnarli, se non il Governo?) per il calcio e che, dopo la stoccata e l’invasione dell’ex campionessa di fioretto («no ad atti dirompenti, Lega e Figc trovino un’intesa, che risolva le divergenze in atto, che coinvolge valori fondanti, quali l’autonomia della Lega A e la portata dei principi generali e ai quali offro la mia disponibilità per un’attiva partecipazione, il mio invito è a non assumere determinazioni che inficino il confronto»), aveva così risposto con una lettera (protocollo 12122/presidenza), furibondo per quell’entrata a due piedi, considerata un’invasione a tutto tondo: «Illustre sottosegretario… il suo invito deve collocarsi all’interno del principio di autonomia dell’ordinamento sportivo – che trova nel Coni l’ente sovraordinato – nei confronti dell’ordinamento statale, così come più volte ribadito dalla Corte Costituzionale». Che dire: il presidente federale invoca l’autonomia della sua federazione e del Coni quando si tratta di decisioni e non parla di autonomia quando deve chiedere soldi allo Stato. Come un Giano bifronte, anche qui. «Nuovo presidente della Lega? Non ho mai fatto invasioni di campo in nessuna componente e non mi interessa farla adesso. Non voglio entrare nel merito, qualcuno ha cercato di tirarmi in ballo parlando di tensioni con la Lega ma lo ha fatto in maniera strumentale». Così, mentre progetta e propone un presidente gradito per la A (Mauro Masi il suo preferito, indicazione rispedita al mittente dai presidenti di A); così, mentre solo negli ultimi venti giorni è ricomparso nel tour presso i comitati regionali dei Dilettanti, guarda caso ormai prossimi all’elezione del nuovo presidente. Prima nel Lazio e poi in Liguria, in visita speciale tra auspici e promesse, accompagnando il commissario straordinario, Giancarlo Abete. Quasi a spianargli la strada, lui che l’ha voluto nella sede di piazzale Flaminio per buttare fuori l’unica voce di opposizione, quella di Cosimo Sibilia e dei consiglieri di area: in fondo quell’asterisco che compare accanto al nome del suo mentore nella composizione dell’attuale consiglio federale, quell’asterisco che recita “come invitato”, è assai fastidiosa. E non porta voti dentro il consiglio federale. Fastidiosa, vista come il definitivo segnale di guerra dei presidenti di A, è la ricerca di un presidente forte, di personalità, capace di sedersi al tavolo del Governo per chiedere concreti aiuti alla Lega di A, di recepirne le necessità e di assecondare quella voglia di autonomia ormai irrefrenabile, in grado di spezzare le catene e mettere a nudo tutte le mancate promesse federali. E le indebite invasioni e pressioni di campo. La serie A è stufa, i presidenti pur divisi tra loro su quasi tutto, hanno fatto fronte comune (leggi qui): quella lettera ricevuta in risposta dal Coni (Malagò è in Cina, chissà chi avrà fatto da suggeritore interno? È questo che si chiedono in via Rosellini scorgendo il tratto dell’estensore) ha dato vita soltanto a un ridicolo balletto, alla conta di chi avrebbe disconosciuto i termini e il vero significato di una lettera approvata invece all’unanimità, come da verbale di Lega. Un altro balletto ancora in scena è quello sulla ricerca del candidato-presidente, tra audizioni, sponsorizzazioni e segnalazioni (leggi qui). La sabbia intanto scorre nella clessidra. Cassati i nomi di alcuni politici tra cui pure quello di Angelino Alfano, nome pare gradito all’ad De Siervo, restano quelli di tecnici. Come quello di Gabriele Fava (leggi qui nell’ipotesi anticipata qualche giorno fa) e quello di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, sponsorizzato da Gravina, Scaroni (Milan) e Giulini (Cagliari). Eppure su entrambi pare non ci sia accordo, anche questi due nomi potrebbero essere bruciati nell’imminenza del conclave. Per Fava (incarico presso Ufficio Corte Conti) e soprattutto per Bonomi si aprirebbe una questione di impedimenti legati a conflitti di interesse, di incompatibilità: “Gli imprenditori che rivstono incarichi associativi evitano di assumere incarichi di natura politica o in associazioni esterne che possano generare conflitti di interesse”, si legge ad esempio nel codice etico di Confindustria. Domani secondo appuntamento, servono almeno 14 voti. Altrimenti si andrà alla terza votazione con il quorum che scenderà a undici. Il limite temporale massimo è il 24 marzo.

L’altra elezione. Tempo di campagna elettorale anche per i Dilettanti: si vota il 21 marzo. Al termine di una lunga campagna (leggi qui, qui e qui, e qui) Gravina in autunno aveva completato il proprio disegno. Mettere nell’angolo e poi eliminare il presidente Lnd Cosimo Sibilia eletto appena un anno fa e suo oppositore alle elezioni federali tenutesi il 22 febbraio scorso e vinte da Gravina con una maggioranza quasi bulgara. Un lungo elenco di comitati regionali – molti alle prese con rilevanti e scottanti questioni economiche e patrimoniali, oltre che di casi pendenti davanti alla giustizia, sportiva e non – avevano cambiato alfiere e chiesto l’intervento del presidente federale. Il motivo scatenante? L’approvazione del bilancio della Lnd. Ai voti era passato quello preventivo, poi proprio prima del voto sul consuntivo la definitiva e clamorosa levata di scudi. Sibilia costretto a dimettersi e a lasciare la carica al vice-vicario, Pellizzari. Pronto a recepire le richieste federali: l’indizione di nuove elezioni, il recepimento dei principi informatori. Pellizzari invece anche lui costretto alla resa, commissariato: il tutto grazie ad un parere pare scritto da Giancarlo Viglione. Scontata la nomina di Abete a commissario straordinario insieme a quella dei vice-commissari, Morgana, Repace, Canciani (tre presidenti regionali di Lnd) e di Giancarlo Gentile, ex segretario Figc. Viglione e Abete, il primo ex fedelissimo di Sibilia e poi passato di campo: pare fosse lui (leggi qui) il notaio di un accordo siglato nel 2018 proprio tra Gravina e Sibilia (il primo avrebbe dovuto fare il presidente sino al 2021, poi sarebbe toccato a Sibilia) e garante di quell’accordo proprio Giancarlo Abete. Che ora siede in consiglio federale come invitato, senza poter votare. Per farlo, dovrebbe diventare presidente della Lnd. È su di lui che punta Gravina. Dopo aver versato 3,2 milioni di euro alla Lega Dilettanti come contributo federale, ha preso carta e penna e scritto direttamente al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e al ministro dell’Economia Daniele Franco. Ha chiesto 100 milioni di euro per il rincaro energetico. “Laddove il calcio è soprattutto passione e socialità, non possiamo rischiare il blocco dell’attività perché provocherebbe un danno sociale di dimensioni incalcolabili. I club dilettantistici vanno sostenuti anche per l’importante ruolo che svolgono al di fuori del contesto sportivo”. Così ha scritto Gravina, raccogliendo l’allarme del commissario straordinario Giancarlo Abete. Intanto è saltato anche il prestigioso “Torneo delle Regioni”. Tutto il movimento dilettantistico italiano è in ginocchio, e intanto ancora non è stato ancora reso noto il giudizio della Deloitte sul “bilancio della gestione Sibilia”. Le voci sono discordanti: c’è chi parla di rilievi pesanti e chi invece sostiene che il giudizio sul bilancio sia corretto. Intanto si sprecano le voci sui possibili avversari di Abete: da Giancarlo Gentile a Mauro Grimaldi, da Luigi Repace al redidivo Carlo Tavecchio fino a Vito Tisci. Voci disparate, destinate all’oblio. Perché Giancarlo Abete sarà il nuovo presidente della Lnd a fine marzo, ad aprile poi ci sarà l’adeguamento dello Statuto. Sul tavolo è stata presa un’altra decisione: oltre i tre mandati niente da fare per i presidenti uscenti dei Comitati, e chi sarà al terzo mandato avrà riconosciuto in busta il 55%. Un taglio netto. Come un taglio netto Gravina vuole dare al peso delle diverse componenti federali. Mesi fa aveva promesso alla A una quota da togliere ai Dilettanti, che dal 34% dovrebbero scendere al 26%, agli arbitri aveva “promesso” che avrebbe tolto tutto, cioè quel 2%. È così che vorrebbe avviarsi verso un’assemblea straordinaria. Quella destinata alle riforme promesse da tre anni. Se e quando ci arriverà, farà ancora come Giano bifronte?

 

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