La Figc dice no: Campobasso per quest’anno non può fare nemmeno la serie D. Il Campobasso – cioè la società esclusa dalla Lega Pro – ha invece deciso di ricorrere, depositando questa mattina un ricorso al Tar: chiediamo l’iscrizione in sovrannumero in serie D, abbiamo il diritto dalla nostra parte. E in realtà, anche un precedente: appena un anno fa accadeva la stessa cosa per la Sambenedettese (e Casertana, in realtà anche il Carpi ma poi il Carpi avrebbe rinunciato). Si torna in aula, si torna davanti alla giustizia amministrativa. Il fiato sospeso, una città e una tifoseria umiliate e bastonate sperano adesso che all’ultimo minuto di recupero arrivi almeno il gol più atteso. No, non è ancora finita. L’estate dei ricorsi, continua. Sembra uno scherzo, invece è tutto vero. Meglio prenderla alla larga, però.
Non è uno scherzo, è tutto vero. Società, giocatori e tifosi di Lega Pro da domenica prossima e per tutto il campionato saranno costantemente aggiornati sulle condizioni metereologiche nelle città dove si disputeranno gli incontri: le informazioni fruibili grazie a un accordo stipulato dal presidente Francesco Ghirelli con i vertici dell’Aeronautica militare italiana, partnership che sarà illustrata domani, due giorni prima dell’inizio (ritardato) del campionato di serie C. Non è uno scherzo, è tutto vero. Nel pallone tricolore per conoscere la composizione dei gironi, dei campionati e il loro relativo calendario, bisogna invece aspettare sempre fine agosto, quasi sempre a pochi giorni dall’inizio, qualche volta addirittura bisogna ritardarne l’avvio. Accade così da parecchi anni, basterebbe ricordare cosa capitò qualche anno fa in B e basterebbe riportare le lancette indietro di appena qualche giorno, alla questione Campobasso (leggi qui e qui) che ha tenuto in allarme e in ambasce l’intero sistema di governo pallonaro, dal presidente Figc Gravina fino a quello della Lnd, Abete. Tutto sospeso, tutto bloccato, tutto congelato. Tutti alla grandi manovre, storie e vicende calcistiche che passano sotto il giogo di ben cinque gradi di giustizia; un percorso lungo, tortuoso e affilato che al solito finisce con la strada sbarrata: alt, di qui non si passa. Pare questa la dicitura del cartello figurativamente appeso al sistema calcistico tricolore, lì dove rotola un pallone sempre più sgonfio. Sempre più pieno d’intrecci, incompatibilità e commistioni, sempre più legato a doppia – a volte tripla – mandata a incarichi nella giustizia sportiva e in quella amministrativa. Non fosse bastato il caso Chievo di giugno (leggi qui), ecco servito quello legato al Campobasso: giudici ricusati e giudici sostituiti (Di Matteo e Bottiglieri) all’ultimo secondo, sentenze dello stesso organo di giustizia demolite, frantumate, qualche volta ridicolizzate da colleghi dello stesso Palazzo.
Non è uno scherzo, è tutto vero. Nella campagna elettorale di quasi due anni fa il presidente uscente della Figc Gravina aveva inserito, nel suo nuovo crono-programma, un’innovazione: “Le licenze nazionali per la nuova stagione calcistica dovranno essere approvate dal consiglio federale almeno sei mesi prima dell’avvio del nuovo anno, le società devono conoscere gli adempimenti da sbrigare”. Nemmeno qualche mese, e il manuale delle licenze nazionali della stagione 2021/2022 sarebbe invece stato approvato solo a fine aprile. Peggio ancora è andata quest’anno. Dopo aver tuonato a marzo (leggi qui), dopo aver assicurato che il nuovo sistema di licenze sarebbe stato approvato prima di Pasqua, tutto si sarebbe invece impantanato sull’indice di liquidità. Il famigerato indice di liquidità (usato, qualche maligno e perfido sostiene solo strumentalmente) contro il quale però la Figc e l’avvocato Giancarlo Viglione sarebbero andati violentemente a sbattere, epilogo previsto (leggi qui e qui) di una lunga battaglia persa con la serie A che aveva urlato a pieni polmoni, «non si possono cambiare le regole a nemmeno due mesi della nuova stagione». Una batosta dal Collegio di Garanzia Coni, un’altra rimediata addirittura al Tar. Costretti a ripiegare, a aspettare; costretti a usare il valore dell’indice in maniera diversa a seconda dei campionati. La vicenda si sarebbe infine conclusa quasi sul gong, quasi sulla linea di demarcazione tra vecchia e nuova stagione.
Ibernata invece quella di Lega Pro, dopo gli affrettati passaggi di Figc a Roma e Lega a Firenze, dopo il ricorso del Campobasso, dopo una lunga sequela di giudizi, parole, pressioni. Il varo dei calendari rimandato due volte, l’avvio della Coppa Italia spostato a metà settembre, quello del campionato a domenica 4 settembre dopo l’ordinanza del collegio della Quinta sezione del Consiglio di Stato che il 26 agosto ha “demolito” il cautelare monocratico firmato il 4 agosto sempre a Palazzo Spada dal presidente di sezione Barra Caracciolo. Domenica prossima partirà anche il campionato di serie D, ma anche qui l’incertezza ha regnato per l’intera estate. Anzi, continua a regnare. Otto gironi al via, quello I invece dovrà attendere prima il giudizio del Tar (dopo la sospensiva) sul ricorso presentato dal Giarre: la partenza di questo girone sarebbe prevista per il 18.
Escluso dalla Lega Pro per una questione di debiti tributari (94mila euro, relativi alla stagioni Covid, l’adempimento del versamento della prima rata che avrebbe fatto scattare l’automatica rateizzazione saltato, ma poi il debito saldato, il bilancio del club molisano pare chiuda con un utile di 24mila euro) il Campobasso vorrebbe almeno iscriversi in serie D. La matricola è rimasta intatta e in vita (“Città di Campobasso srl”), il club non è fallito, la città intera no, non si aspetta un’altra mortificazione. «Sarebbe un provvedimento devastante per l’intero sistema calcistico nazionale»: le parole utilizzate alla vigilia della sentenza prima da Ghirelli e poi dall’avvocato del Coni corso in soccorso della Figc, risuonano ancora. Forse sarebbe devastante e umiliante anche questo: il sindaco di Campobasso si chiama Roberto Gravina, non è parente del Gabriele Gravina presidente federale che però ha risposto niet alla richiesta dell’amministrazione comunale molisana di attivare l’articolo 52 comma 10 delle Noif, la strada obbligata e prevista dalle norme per ripartire quantomeno dalla quarta categoria italiana. La risposta sta tutta in una lettera, questo il testo integrale. Da leggere. E bene.
“La Presidenza federale, anche d’intesa con il Presidente della LND, ritiene che nel superiore interesse del sistema calcio in generale e del sistema dilettantistico in particolare, non si possa avviare la procedura de qua. Ed infatti il giudizio proposto innanzi agli organi di giustizia amministrativa dalla società Città di Campobasso S.r.l. avverso il provvedimento di non ammissione al Campionato di Lega Pro, stagione sportiva 2022/2023, nonché “per l’accertamento del titolo/diritto della società ricorrente a partecipare al Campionato di calcio di Sede D 2022/2023”, si è concluso in sede cautelare soltanto nella giornata di venerdì 26 agosto con la pubblicazione dell’ordinanza del Consiglio di Stato n° 4045/2022. Orbene, alla data odierna, i gironi ed i relativi calendari del Campionato Interregionale sono stati già predisposti con avvio della competizione già programmato per il prossimo 4 settembre. A tanto si aggiunga che la Coppa Italia serie D ha già avuto avvio con la disputa in data 21 agosto 2022 del turno preliminare e in data 28 agosto 2022 del primo turno. Ne consegue che la partecipazione di una società della Città di Campobasso al Campionato Interregionale avrebbe ripercussioni sul regolare svolgimento dello stesso campionato, nonché sul regolare svolgimento della Coppa Italia Serie D. A tal proposito, deve rilevarsi che la Federazione ha da sempre avviato la procedura ex art. 52, comma 10, delle NOIF, anteriormente alla composizione dei gironi ed alla individuazione dei relativi calendari delle richiamate competizioni ufficiali. Da ultimo si evidenzia come una società della città di Campobasso, U.S. Campobasso 1919, militi nel Campionato Regionale di Eccellenza”. In sostanza, potrebbe desumersi anche questo, dalla lettura di una missiva che non contiene riferimenti normativi: niente iscrizione e niente procedura perché il tempo l’avete fatto perdere voi con i ricorsi. E poi, ci sarebbe da aggiungere un particolare non di poco conto: è vero, la serie D parte il 4 settembre, ma c’è un girone, quello più meridionale (girone I) che non partirà prima del 18 settembre perché c’è un altro giudizio pendente sul tavolo della giustizia amministrativa. La Figc prova a usare la spada, mentre il sindaco di Campobasso si era affidato a date e passaggi.
«Premettendo che già lo scorso 3 agosto, con una mia nota ufficiale, abbiamo anticipato alla FIGC l’intenzione di formulare alla stessa, istanza di attribuzione alla Città del titolo sportivo per la partecipazione al Campionato di Serie D per la stagione sportiva 2022/23 ai sensi dell’art. 52 comma 10, delle N.O.I.F, dopo il giudizio ultimo del Consiglio di Stato del 26 agosto, abbiamo reiterato la volontà del Comune di Campobasso di poter proporre alla Federazione l’applicazione dell’art. 52, comma 10, delle N.O.I.F, sia considerando l’attuale società sportiva, così come dice una sentenza del Tar, che valutando sodalizi ulteriori e quindi totalmente nuovi. Se la Federazione darà eventualmente il suo via libera per l’attivazione delle N.O.I.F., l’amministrazione comunale potrà portare all’attenzione della stessa Federazione una relativa proposta. Il bando esplorativo del Comune che è andato deserto non era un obbligo di legge, è stata un’ulteriore misura, messa in campo dall’Amministrazione per individuare soggetti interessati. Alla stessa Federazione, in questi giorni come nelle settimane passate, abbiamo rimarcato ufficialmente l’importanza sociale ed economica che il calcio rappresenta per questa città e per il suo tessuto economico e produttivo». Niente da fare, però. Roberto Gravina ha preso atto della lettera di Gabriele Gravina e l’ha resa nota attraverso un comunicato stampa.
La Figc e Gabriele Gravina non hanno intenzione di accogliere l’appello e la domanda, la società del Campobasso – Città di Campobasso srl – ha però deciso di ricorrere al Tar. Questa mattina ha depositato il ricorso che deve discutersi in tempi brevi: si contano i giorni, il primo appuntamento utile al Tar Lazio è per il 7 settembre. Un’altra battaglia sta dunque per consumarsi, un’altra volta il destino del pallone s’incrocerà con le trafficate strade della giustizia sportiva e amministrativa. Strade distinte e separate, eppure a volte s’intersecano. Così, come capita almeno da quindici anni. A galla, ritornano date, nomi e cognomi, parole e fulmini. «La giustizia sportiva è da cambiare, non si può andare avanti in questo modo. Serve un chiarimento su ruoli e competenze. Abbiamo due gradi di giudizio interno, un terzo di garanzia che però non è di garanzia ma di merito, e due giudizi ordinari. Insomma, cinque gradi per arrivare alla decisione finale e spesso non si finisce qui. Mi auguro che qualcuno intervenga». Così Gabriele Gravina il 30 settembre 2021 (leggi qui): appena un anno fa. Così, subito dopo la sconfitta al Collegio di Garanzia del Coni nella battaglia tamponi-Lazio-Lotito, presidente della Lazio che proprio in questi giorni di campagna elettorale (si presenta in Molise) s’è accostato alla vicenda calcistica tra inciampi in storia, geografia e pallone. Che le strade di Lotito e Gravina, nemici da tempo, tornino ad incrociarsi anche adesso, che si scontrino proprio sul destino calcistico della città di Campobasso? All’epoca il presidente del Collegio di Garanzia era l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini che da qualche mese è diventato presidente del Consiglio di Stato. Cioè l’ultimo grado di giudizio per le vicende pallonare. Di acqua e sentenze ne sono cadute altre, da quel giorno. Fino all’ultimo giudizio, quello sul Campobasso. Prima dell’ordinanza che ha abbattuto il cautelare, insieme alle schermaglie coreografiche, Ghirelli aveva tuonato: «Questa vicenda pone la questione che dovrà essere affrontata col nuovo governo che scaturirà dalle elezioni del 25 settembre: dovrà essere richiesta una regolamentazione degli organi di giustizia che non penalizzi il prodotto calcio».
In attesa del verdetto dalle urne – da Gravina a Viglione, da Chinè a Ghirelli, dicono sia un misto di preghiere e incontri nella speranza che l’equilibrio politico non alteri le posizioni federali – s’affaccia così, a distanza di pochi giorni, un’altra volta la stessa questione. Che in fondo è la questione. Così come confessato da chi conosce molto bene le stanze di Palazzo Spada. “La riforma dell’iter della giustizia sportiva, l’abolizione di qualcuno tra i cinque gradi? Bah, in realtà si deve intervenire per avere una giusta e imparziale composizione del collegio nella giustizia amministrativa, altrimenti non ci sarà mai spazio, se non in sede cautelare con il decreto presidenziale. Se, come dicono, di fatto il collegio viene composto da qualcuno in particolare, sarà difficile che contro la Figc qualche società possa mai spuntarla, anche se ne avesse pieno diritto. È una questione non più rinviabile. Bisogna ragionarci e bene, bisogna vedere come e a chi porre la questione”.
Chissà, vuoi vedere che ricapita ancora? La domanda balla insieme al ricorso che il Campobasso ha depositato questa mattina al Tar contro il diniego della Figc ad attivare il comma 10 dell’articolo 52 delle Noif. E se sul percorso s’intrecciassero ancora gli incarichi che alcuni giudici condividono tra le aule della giustizia sportiva e di quella amministrativa? Non è mica impossibile: sono tanti, tantissimi. È un elenco che andrebbe studiato, aggiornato, sottolineato. È accaduto tante volte, era successo appena due mesi fa col Chievo (giudici che avevano già giudicato il Chievo in sede sportiva, giudici amministrativi che hanno incarichi anche nella giustizia sportiva), è successo appena qualche giorno fa proprio col Campobasso. Due giudici che componevano il collegio della Quinta sezione chiamato a valutare il ricorso del Campobasso dopo il cautelare di un altro presidente di sezione (Barra Caracciolo, in ferie il 25 agosto) sostituiti dal presidente Paolo Giovanni Nicolò Lotti solo nella mattinata dell’udienza: rimasti nel collegio l‘estensore Giorgio Manca (estensore ad esempio due anni fa del giudizio della Quinta sezione che respingeva il reclamo proposto dal Rimini contro la Figc) e Valerio Perotti, giudice amministrativo già più volte comparso nei giudizi su questioni sportive, (tra le tante come non ricordare quella dell’estate calda del 2019 sulla serie B inizialmente a 19?), sostituiti invece la consigliera Anna Bottiglieri (incarichi passati nella Fitarco che è federazione affiliata Coni, Coni in giudizio in extremis contro il Campobasso, a supporto di Figc e Lega Pro) e il consigliere Federico Di Matteo, consigliere di Stato che dal 27 aprile 2021 (la nomina è del consiglio federale, la firma quella di Gravina) è componente della Seconda sezione della Corte federale d’appello Figc (il presidente della Corte Federale d’appello e della prima sezione è invece Filippo Torsello, anche lui consigliere di Stato) è il napoletano Salvatore Mezzacapo che da anni è presidente di sezione al Tar Lazio. Lì dove il Campobasso ha presentato ricorso, chiedendo di essere ammesso in sovrannumero alla serie D.
I tempi sono stretti, il collegio del Tar potrebbe giudicare il ricorso il 7 settembre, in Camera di Consiglio: quel giorno in servizio alla Prima sezione ci saranno il presidente Concetta Anastasi, il consigliere Francesca Romano (curiosamente entrambe erano nel collegio del Tar che nel 2016 decise le sorti della Paganese che ricorreva contro l’esclusione dalla Lega Pro), e i referendari Agatino Giuseppe Lanzafame e Raffaello Scarpato. Quest’ultimo era nel collegio del Tar che proprio il 7 settembre di un anno fa giudicò il ricorso della Sambenedettese. Le vicende del club marchigiano (Report vi dedicò una puntata ad inizio di quest’anno) un anno fa indicative di come ogni estate la Lega Pro sia densa di ricorsi, rinvii, revisioni. Esclusa dalla Lega Pro, la società acquistata due mesi prima da Renzi fece ricorso al Tar: bocciato il ricorso il 4 agosto 2021, mentre il 4 agosto 2022 il Consiglio di Stato accoglieva il cautelare del Campobasso. Un anno fa, dopo il no del Tar, i calciatori della Samb venivano svincolati dalla Figc che nel frattempo aveva sollecitato il sindaco a far presentare domanda per l’iscrizione in sovrannumero in serie D da parte di una nuova società: veniva accreditato il gruppo guidato da Bucci e consorte (Pennacchi) ma il programma non fu accettato dalla Figc. Il 7 settembre il ricorso della Sambenedettese (cioè il club escluso) fu invece accolto dal Tar che, riconoscendo i diritti d’impresa, sospendeva un parte dell’articolo 52 comma 10 delle Noif con motivazione di “irragionevole e non proporzionalità della pena nel ammettere in serie D una società non affiliata e presentata dal sindaco a discapito di un club già affiliato”. E così la Sambenedettese (ma anche la Casertana), esclusa dalla Lega Pro, veniva iscritta dalla Figc in sovrannumero – e a campionato già iniziato – in serie D. Un anno dopo, a Campobasso, sembra di rivedere lo stesso film. Il finale sarà lo stesso? O per sapere come finirà, servirà il bollettino metereologico dell’Aeronautica militare?