Nella cabala la paura fa 90. Adesso invece fa 25. Come il giorno del giudizio. “Ci costituiamo solo ora perché ritenevamo scontato il giudizio e già sufficiente la difesa della Figc, ma il provvedimento presidenziale del 4 agosto costituisce un danno alla Lega Pro e anche un precedente pericoloso per tutti i campionati ”. E poi. “La Figc ha già definito la composizione del campionato a 60 squadre, con un provvedimento del 3 agosto: quindi il cautelare concesso dal Consiglio di Stato crea un grave danno alla Lega Pro e alle sue società”. Oggi è 24 agosto: se non fosse di conforto il calendario, se non ci fosse questo caldo che si mischia a temporali (acqua benedetta) violenti e improvvisi, verrebbe da pensare di trovarsi a Carnevale leggendo il sunto delle 33 pagine con le quali la Lega Pro il 22 agosto – cioè due giorni fa, cioè 18 giorni dopo il cautelare del Consiglio di Stato che accoglieva il reclamo del Campobasso contro la sua esclusione – ha deciso di costituirsi nel giudizio (di merito) che si terrà domani a Palazzo Spada. Il riferimento a Carnevale è alla festività allegorica e pagana, non al giudice Corrado Carnevale, il giudice ribattezzato anni fa “ammazza-sentenze”, processato e poi assolto dalle accuse di collusioni mafiose. Modi, parole e tempistica: l’inedita irruzione sulla scena della Lega Pro (che s’arma contro una sua associata) alla vigilia del giorno del giudizio testimonia come paura e terrore (ma anche quell’inciampo, “esito scontato”…) abbiano forse avvolto i tremebondi occupanti del palazzo calcistico italiano, spaventati da una sentenza che potrebbe mettere fine a una vicenda surreale ma mettere soprattutto fine alle loro lunghe esperienze di potere. Il cine-pallone continua da anni (leggi qui), la pellicola adesso però s’è trasformata in un horror.
Tutto sospeso. Ibernato, congelato, dimenticato. Da venti giorni esatti il campionato di Lega Pro, «il campionato che fa bene al Paese» secondo la definizione cara al suo presidente Francesco Ghirelli, è come fosse diventato uno zombie. Nessun artificio cinematografico né significato vuduista: semplicemente il campionato di Lega Pro dal 4 agosto è diventato come un “morto vivente”. Uno zombie, appunto. Calendari rimandati due volte e ancora in attesa del varo, composizione variabile (60, 61, 62?) come quella dei gironi, gli invitati rimandati a casa a poche ore dal taglio del nastro nel “Salone delle feste” del Coni, l’originario inizio di Coppa Italia (21 agosto) e campionato (28 agosto) sospeso a data da destinarsi e rimandato poi a settembre, il gran cerimoniere Ghirelli costipato tra silenzi e invettive, il gran capo del calcio italiano Gabriele Gravina in silenzio per tutti questi venti giorni, paparazzato sorridente nella sua Castel di Sangro in compagnia del fidato consigliere giuridico Giancarlo Viglione in tribuna per un’amichevole del Napoli e poi, accanto all’ex nemico De Laurentiis, curioso davanti al banco del fornaio: ha ritrovato la parola tre giorni fa per chiedere al futuro governo di perorare la causa di “Euro2032”, forse l’ultima carta per evitare d’esser disarcionato dalla poltrona. Sessantadue squadre – nel computo le escluse Campobasso e Teramo e le riammesse-ripescate Torres e Fermana – sospese, bloccate, ibernate. Da venti giorni cancellate persino dall’agenda giornalistica nazionale: non una riga, non un approfondimento. Nemmeno una parola, così tanto per chiedere: “Ma voi che rappresentate il calcio che fa bene al Paese, tutto questo tempo sospeso come lo state passando?”. Niente, le domande sospese come le risposte, come il campionato, come le 62 società coinvolte, come i dirigenti e i calciatori delle 62 squadre, come i tifosi e le città di questi 62 club. Da Palazzo Spada è atteso il verdetto della Quinta Sezione, il collegio domani dovrà entrare nel merito della coraggiosa e dirompente decisione assunta con il cautelare del 4 agosto. Un silenzio agghiacciante, rotto appena stamattina da una lunga intervista confezionata da Tuttosport al presidente Ghirelli che, papale papale, ha detto. «Questa vicenda crea imbarazzo e problemi. Obbedirò alla sentenza però, farò come Garibaldi». Già, imbarazzo e problemi.
La vicenda. La questione è lunga, è tutta riassunta nel pezzo del 5 agosto (leggi qui): parole, però arrivate al cuore del problema. Perché, a leggere bene tra le righe del giudizio del Consiglio di Stato (clicca qui) colpiva specie un passaggio, un passo che pare come un avvio di rivoluzione. Nel suo decreto, il presidente della Quinta Sezione Luciano Barra Caracciolo afferma, sulla situazione del Campobasso che “[…] appare più coerente con gli interessi pubblici sottesi alla disciplina “pubblicistica” dello sport, che l’applicazione della normativa in questione sia guidata dalla ponderazione prioritaria dell’interesse (in definitiva sociale) a rispettare il merito sportivo, senza un’applicazione formalistica che rischi di generare, appunto, definitive insolvenze, laddove, come nel caso, la situazione finanziaria appaia ancora riportabile a sostanziale solvibilità (o comunque a una condizione non molto diversa dalla situazione diffusa in cui versano la maggior parte delle società calcistiche) […]”. In sintesi: prima di escludere un’azienda di un comparto in difficoltà che potrebbe avere ricadute su terzi devi essere sicuro che non sono vizi di forma. Un passaggio importante, un passaggio dello stesso giudice che aveva accolto la sospensiva del Chievo: i consiglieri di Stato, memori di quanto accaduto al Chievo il cui ricorso pende sempre a palazzo Spada, avranno avuto il tempo di pensarci bene? Perché quel passaggio pare, più di altri, come l’avvio d’una rivoluzione: se passasse, significherebbe sostanzialmente demolire l’intero impianto del sistema delle licenze sportive, almeno quelle attuali.
Le distanze. È forse proprio per questo che la vicenda-Campobasso è diventata in questi venti giorni di agosto così scottante, così scabrosa, così sconveniente da far finta che non ci fosse? E, anche: forse per questo pressioni e silenzi, richieste e provvedimenti a susseguirsi senza una ratio, come di chi non sa più come e cosa fare? Sulla scia di queste domande è arrivata così, a due giorni dal giudizio, la costituzione in giudizio della Lega Pro: “Eravamo sicuri del giudizio perciò non c’eravamo costituiti prima; il cautelare crea un danno al sistema di tutti i campionati”. Già, nelle memorie difensive dei professionisti che hanno curato l’entrata a gamba tesa della Lega Pro (non l’ufficio legale della Lega Pro, dunque tutti i club di serie C pagheranno con le proprie tasche l’onorario?) forse c’è il fondo della verità, forse pure le risposte ai trenta giorni più surreali e paradossali – eppure la Lega Pro ne ha vissuti sempre di giorni paradossali, surreali, pasticciati e impapocchiati – di un’estate che potrebbe chiudersi con una deflagrazione dirompente. E una domanda: ma vuoi vedere che Ghirelli, vice-presidente Figc oltre che presidente della Lega Pro, non si fida più così tanto di Gravina (da ricordare la lettera del 27 luglio inviata al “Caro Gabriele” sulla questione delle licenze nazionali) e del consigliere giuridico della federazione Giancarlo Viglione, e per questo ha deciso di entrare nel giudizio, proprio alla vigilia del redde-rationem? Vuoi vedere che non si fida più delle rassicurazioni ricevute anche in questi ultimi giorni e comincia a guardarsi intorno?
Segnali e parole. Presagi e pressioni. L’ultimo segnale l’ha lanciato Sebastiani, presidente del Pescara, amico di vecchia data di Gravina ma pare non più così in sintonia col presidente federale. «Non sono stato avvertito di questa decisione. L’avranno presa in Consiglio direttivo ma non c’è stata un’assemblea, a me nessuno lo ha comunicato. Non sono d’accordo con la linea presa dalla Lega Pro dall’inizio di questa vicenda. Credo che, prima di comporre i gironi, sarebbe stato più opportuno aspettare l’esito del giudizio al Consiglio d Stato oppure fare i raggruppamenti lasciando una ics in attesa di sapere cosa sarebbe successo a Campobasso e Teramo che avevano e hanno tutto il diritto di difendersi fino all’ultimo grado di giudizio». Così, a proposito della costituzione in giudizio della Lega Pro, in campo ad affiancare nel dibattimento la linea difensiva della Figc che sarà tenuta da Viglione. Il pensiero ad alta voce di Sebastiani condiviso da altri presidenti, molti dei quali hanno espresso solidarietà e vicinanza al Campobasso. Intanto il fidato consigliere giuridico di Gravina anche in questi giorni ha confidato ad amici e consiglieri, in primis a Gravina e Ghirelli, che la Figc vincerà il duello a Palazzo Spada: pare che in via Allegri però le antenne siano drizzate e di parecchio. In fondo, Viglione ne era sicuro anche il 27 luglio, dopo la sospensiva del Tar sui molisani dopo le sentenze emesse dai due gradi della giustizia sportiva e dal Collegio di Garanzia del Coni (decisione il 18 luglio ma 8 giorni per rendere le motivazioni, rese il 26 luglio) che avevano bocciato il reclamo del Campobasso (a Palazzo Spada, nel giudizio di domani s’è accodato pure il Teramo) dando il via libera a una decisione affrettata. Troppo affrettata. Perché, nonostante vi fosse il reclamo da discutere al Consiglio di Stato il 4 agosto, il giorno prima Gravina e la Figc avevano adottato due delibere nelle quali fissavano gli adempimenti ai fini dell’iscrizione al campionato per le due sostitute dopo il via libera della Lega Pro, e cioè Fermana e Torres, come stabilito dal consiglio federale del 28 luglio. Il 4 agosto, il giorno prima del varo dei calendari, dopo aver composto i tre gironi, sarebbe però arrivata la doccia gelata. Tre ore dopo i gironi, sarebbe infatti arrivato il cautelare che accoglieva l’istanza del club molisano, fissando la trattazione del “merito” al 25 agosto. Un tourbillon da perdere la testa. Eppure solo il là a un ballo da sballo.
La sarabanda. Da quel giorno sarebbe infatti partita un’altra sarabanda. La Figc che chiedeva l’anticipazione del giudizio avanzando “pericoli”, danni e “sospetti”, gli stessi sospetti avanzati da Ghirelli: in sostanza, secondo i padroni del vapore pallonaro, la colpa del collasso tutta addosso ai consiglieri di Stato per via delle vacanze. E, in più, i quesiti sulla composizione del collegio, da una parte e dall’altra: “il nome del giudice Barra Caracciolo non compare nelle udienze del 25 agosto, cosa significherà questa cosa, come interpretarla?”. Alla richiesta di anticipare il giudizio, ai sospetti avanzati a mezzo stampa (i giudici si fanno le ferie e il pallone italiano deve aspettarli) sarebbe però arrivata la risposta da Palazzo Spada che in maniera tagliente rispediva al mittente la domanda di abbreviazione del giudizio chiesta dalla Figc. In sintesi: “Cara federazione, risolvi prima i tuoi contenziosi e poi potrai presentarti in giudizio. E comunque a Palazzo Spada siamo aperti per tutto il mese di agosto”. Il presidente della Lega Pro sarebbe allora andato all’attacco. Così. «Questa vicenda pone la questione che dovrà essere affrontata col nuovo governo che scaturirà dalle elezioni del 25 settembre: dovrà essere richiesta una regolamentazione degli organi di giustizia che non penalizzi il prodotto calcio. Perché bisogna arrivare al 25 agosto? È un problema di ferie? Spero di no, essendo in gioco un gravissimo danno economico per sessanta club-società di capitali». Assalito dalle domande dei club (“ma quando giochiamo, ma quando fate il calendario, ma ci dite noi cosa facciamo per tutto agosto, avevamo iniziato i ritiri ma ora?”), Ghirelli sei giorni dopo il big-bang, si sarebbe rifugiato in un laconico comunicato ufficiale. “Il presidente Ghirelli, preso atto del decreto del Consiglio di Stato, sentito il Consiglio direttivo, fissa l’inizio del campionato al 4 di settembre”. Nello stesso giorno, stanco delle accuse sotto traccia e del fango sul campo, il Campobasso avrebbe preso carta e penna, e scritto una lunga lettera. Due i passaggi da ricordare. Il primo. “Abbiamo deciso di ricorrere alla giustizia sportiva e quella statale per preservare il titolo sportivo conquistato sul campo, nella convinzione di avere rispettato i criteri richiesti e imposti dalla Figc. Il ricorso alla giustizia è un nostro diritto, come di tutti coloro che ritengono di aver subito una ingiustizia: saranno i giudici a stabilire chi ha ragione. Ci aspettavamo una maggiore solidarietà dagli altri club: ogni anno qualcuno è coinvolto in vicende analoghe e non per questo viene tacciato di essere un nemico delle competizioni. Quello che oggi tocca a noi, l’anno prossimo potrà toccare a qualsiasi altro club iscritto in Lega Pro”. Il secondo. “È doloroso e antipatico leggere e sentire che chiunque, tra dirigenti e addetti i lavori, si senta legittimato a esprimere pareri e valutazioni sulla vicenda processuale del nostro club pur non conoscendone assolutamente i dettagli. Ciò non fa altro che contribuire a diffondere notizie che ingenerano un immotivato malcontento conseguente a un evidente travisamento dei fatti. Caro presidente Ghirelli, cari consiglieri di Lega e carissimi colleghi presidenti, chiedo a voi tutti quale responsabilità possa essere addebitata al Campobasso se i ripescaggi sono stati effettuati e i gironi sono stati formati prima della decisione del Consiglio di Stato?”. Una bella domanda. Alla quale Gravina non avrebbe risposto, come non avrebbe risposto Ghirelli. Che però, mentre Viglione studiava il ricorso, mentre sul cartello della Lega Pro era affisso il cartello “Chiuso per cause”, il 10 agosto in un’intervista a “LacasadiC” dichiarava, solenne: «Basterebbe una pre-iscrizione per evitare questo circo». Una dichiarazione da copy-right perenne. Qualche giorno dopo, proprio alla vigilia di Ferragosto, meno solenne ma più mistico, sul proprio profilo facebook. Sullo sfondo il mare, sulla pagina queste righe. “Dopo settimane di caldo insopportabile, è cambiato il clima, l’aria è fresca, la pioggia ti offre una piacevole sensazione di bagno…Oggi capisci quanto il mare sia capace di farti sognare”. Sono passati dieci giorni da quel post in un’estate per nulla da sogno: l’aria sarà veramente cambiata? Magari l’aria è cambiata, ma davvero. Tanto da costringere ad aprire un ombrello, a mettere le mani avanti per ripararsi dalla possibile valanga. «In caso di reinserimento del Campobasso la serie C sarà a 61 squadre e i gironi non cambieranno», ha detto Ghirelli che non vede l’ora di chiudere tutta la vicenda, varare finalmente i calendari e dare il via alla nuova stagione di Lega Pro che dovrebbe – il condizionale qui è sempre d’obbligo – partire tra dieci giorni.
Il collegio. Domani toccherà al collegio della Quinta sezione del Consiglio di Stato sbrogliare la delicata questione. Mettervi un punto. Sebbene in realtà un punto chiaro lo abbia già messo il giudice Barra Caracciolo nel cautelare, un “cautelare” molto ben articolato, fondato con pilastri di cemento: per abbatterli il collegio dovrebbe infatti compiere un renvirement totale. Possibile? Tutto è possibile, del resto la vicenda Chievo dimostra come anche l’impensabile sia sempre dietro l’angolo, tanto che molti invece di chiedersi le ragioni del diritto s’informano e chiedono solo della composizione del collegio. La formazione? Il presidente facente funzioni è il piemontese Paolo Giovanni Lotti, anni fa assurto agli onori della cronaca per una vicenda personale raccontata (qui) nel link de “La Stampa, titolo del pezzo “Il professore bocciato-promosso dal suo Tar”. L’estensore è invece Giorgio Manca, estensore ad esempio due anni fa del giudizio della Quinta sezione che respingeva il reclamo proposto dal Rimini contro la Figc. Conosce bene le stanze della giustizia sportiva un altro componente del collegio: è il consigliere Federico Di Matteo che dal 27 aprile 2021 (la nomina è del consiglio federale, la firma quella di Gravina) è componente della Seconda sezione della Corte federale d’appello Figc, il cui presidente è Mezzacapo. E conosce molto bene le vicende sportive che spesso finiscono sul banco della giustizia amministrativa un altro consigliere del collegio (l’altro, il quinto, è la campana Anna Bottiglieri): è Valerio Perotti, giudice amministrativo già più volte comparso nei giudizi su questioni sportive, tra le tante come non ricordare quella dell’estate calda del 2019 sulla serie B inizialmente a 19? E come dimenticare – non sono passati nemmeno due mesi – che il suo nome insieme a quello di un altro giudice (Barreca) era comparso nell’istanza di ricusazione avanzata – ma poi respinta – dal Chievo?
Lo scenario. Meglio forse non domandarselo nemmeno, meglio chiudere coi due passaggi cardine della memoria difensiva della Lega Pro presentata tre giorni prima del giudizio. “…La Lega Pro non si era costituita nelle precedenti fasi e gradi del presente giudizio ritenendo scontato il suo esito e sufficiente la difesa già svolta dalla Figc anche sui temi di carattere fiscale. Costituzione questa che la Lega Pro invece oggi si è determinata a depositare a seguito della decisione presidenziale di cui al decreto numero 3961 dello scorso 4 agosto, arrecando quest’ultimo provvedimento un grave danno alla Lega Pro e costituendo un precedente da rendere incerti tutti i futuri campionati”.
E poi. “… in ordine al pericolo in mora deve essere osservato come l’organico del campionato di serie C abbia già raggiunto il numero massimo di 60 squadre previsto dall’articolo 49 delle noif . E , ciò, a seguito dell’integrazione dell’organico operata dalla Figc in data 3 agosto 2022 con comunicato ufficiale Figc 27/ A secondo le disposizioni contenute nel comunicato ufficiale FIGC 273/A del 27 maggio 2022. Pertanto, la concessione della richiesta cautelare formulata dal Campobasso creerebbe danno al sistema calcistico in generale, compromettendo con l’eventuale ammissione con riserva del Campobasso l’ordinato svolgimento del campionato di serie C nella corrente stagione sportiva; non che sarebbe causa di danno anche per le 60 squadre ammesse la partecipazione alle competizioni della lega Pro, le quali hanno già organizzato l’inizio dell’attività agonistica (con ritiri pre-campionato, sedute tecniche, allenamenti) in funzione dell’inizio delle competizioni a fine agosto (con abbonamenti allo stadio, sponsor e diritti televisivi, ecc.)”.
Domani il giorno del giudizio. I giudici ribalteranno il cautelare di Barra Caracciolo oppure accoglieranno anche nel merito il reclamo del Campobasso, spalancando così le porte della serie C ai molisani (e chissà, pure al Teramo) e aprendo così la serie di reazioni a catena che, in una catena di un sistema normale, dovrebbe portare al commissariamento della Lega Pro da parte della Figc che a sua volta dovrebbe essere commissariata dal Coni che a sua volta dovrebbe essere commissionato dal Governo? Ah, no, il Governo è in carica solo per il disbrigo degli affari correnti. Appunto. Meglio farsi un tuffo, l’estate sta finendo. E poi tutto è cambiato. La paura non fa più novanta. Ma 25. Come il giorno del giudizio.