Rinviato, a data da destinarsi. È questo il cartello sopra il campionato di Lega Pro. Era tutto pronto per la festa, il varo del calendario a 23 giorni dall’inizio del campionato, gli invitati al ballo avevano pure già raggiunto Roma dove oggi avrebbero dovuto riempire il “Salone delle Feste” del Coni. Costretti a salutare, a partire. Costretti a firmare pure una nota. “…I club di Lega Pro continuano a subire un danno rilevantissimo e pertanto si auspica che la questione possa essere definita prima della data del 25 agosto”. Il pensiero dei sessanta club senza un rigo del loro presidente. In silenzio. In silenzio l’organizzatore della festa Ghirelli, in silenzio il suo capo, il presidente federale Gravina. Tra le loro mani un foglio di carta che brucia, come il napalm. Telefonate dai toni preoccupati, la tensione alle stelle. E un messaggio, veicolato ai giudici del Consiglio di Stato: fate presto, non potete rimandarci al 25, che figura facciamo… I punti sospensivi restano, accompagnati da interrogativi ed esclamativi. Una cosa mai vista, una cosa inaudita. Non si sa se e quando partirà il campionato, non si sa se a 60, a 61 o a 62, non si sa chi ne farà parte, non si sa se il presidente Figc procederà al commissariamento. Un precedente simile vissuto qualche anno fa, col Rende. Ma allora si arrivò all’11 agosto, stavolta il rischio è di arrivare a tre giorni dalla data d’inizio del campionato. Che potrebbe slittare.
Un papocchio. Uno dopo l’altro. Come sempre, come ogni maledetta torrida estate. La sospensiva concessa dal Consiglio di Stato al reclamo del Campobasso appena due giorni dopo la bocciatura del Tar riaccende i riflettori sul campionato di Lega Pro che ogni estate diventa un tragico incrocio, lì dove si scontrano i destini dei club, la passione dei tifosi e un sistema federale e sportivo sempre più un colabrodo. Lì, in questo incrocio e in questo groviglio, colano a picco regole, norme, buonsenso e interessi sociali, economici, legali. Un sistema miope, colpito e affondato proprio mentre si preparava a festeggiare il sorteggio dei calendari di Lega Pro nel salone delle feste del Coni, un sistema colpito da un’altra bomba. Parole, che però arrivano al cuore del problema. Perché, a leggere bene tra le righe del giudizio del Consiglio di Stato (clicca qui) colpisce specie un passaggio, un passo che pare come un avvio di rivoluzione. Nel suo decreto il presidente della Quinta Sezione, Luciano Barra Caracciolo, afferma sulla situazione del Campobasso che “[…] appare più coerente con gli interessi pubblici sottesi alla disciplina “pubblicistica” dello sport, che l’applicazione della normativa in questione sia guidata dalla ponderazione prioritaria dell’interesse (in definitiva sociale) a rispettare il merito sportivo, senza un’applicazione formalistica che rischi di generare, appunto, definitive insolvenze, laddove, come nel caso, la situazione finanziaria appaia ancora riportabile a sostanziale solvibilità (o comunque a una condizione non molto diversa dalla situazione diffusa in cui versano la maggior parte delle società calcistiche) […]”. In sintesi: prima di escludere un’azienda di un comparto in difficoltà che potrebbe avere ricadute su terzi devi essere sicuro che non sono vizi di forma. Un passaggio importante, un passaggio dello stesso giudice che aveva accolto la sospensiva del Chievo: i consiglieri di Stato, memori di quanto accaduto al Chievo il cui ricorso pende sempre a palazzo Spada, avranno da pensarci bene. È un passaggio che pare l’avvio di una rivoluzione: se passasse, significherebbe sostanzialmente demolire l’intero impianto del sistema delle licenze sportive, almeno quelle attuali. È un passaggio che potrebbe portare pure alla definitiva rottura tra Gravina e il suo consigliere legale, l’avvocato Viglione che le battaglie legali le sta perdendo proprio tutte. Un decreto bomba deflagrato a tardo pomeriggio, mentre Ghirelli diramava i gironi di Lega Pro e si preparava al gran ballo di mezzogiorno previsto oggi e poi saltato, rinviato, sospeso a data da destinarsi. Doveva dare il via ai calendari, il via a un’altra giostra. Il via a un’altra estate senza troppi pensieri, in fondo leopardianamente il presidente di Lega Pro involontariamente declina ogni giorno – come gli altri occupanti del pallone – “del domani non v’è certezza”. Saltato il varo dei calendari, stoppato persino l’inizio della Coppa Italia. Ci sarà spazio più in là per un’eventuale ammissione del Campobasso (del merito del ricorso se ne discuterà il 25 agosto) e magari per una Lega Pro a 61 o magari a 62 visto che pure il Teramo ha deciso ieri sera di andare al Consiglio di Stato, o magari si resterà a 60 dicendo a Fermana e Torres scusateci, abbiamo scherzato? Tutte cose che, strano ma vero, passerebbero in secondo piano. E sì, perché in fondo sono sempre gli stessi pastrocchi. Ma sotto la patina c’è ben altro. E le lancette scorrono inesorabili, pronte a ben altra deflagrazione.
L’appuntamento solenne è per il 16 dicembre. Come fosse la spada di Damocle, quel giorno pende sul destino di molti club di C ma soprattutto su credibilità e sostenibilità della governance e del sistema Lega Pro, regno incontrastato del 73enne Francesco Ghirelli, presidente a Firenze (dopo tanti anni da segretario, reintegrato dopo defenestramento) dal 2018 e vice-presidente federale a Roma da qualche mese, lui a Roma al fianco di Gravina da cui ha ricevuto il testimone della Lega Pro. Solo quel giorno si saprà se ci sarà un’altra ecatombe oppure no. Si saprà infatti se i 60 club della terza serie italiana saranno tutti riusciti a scalare una montagna che già adesso s’annuncia assai impervia: versare l’importo complessivo degli f24 (ritenute fiscali, previdenziali, tributi, imposte), adempimento fissato dalla Figc a dieci giorni dal Natale. Grazie alla sospensione dei termini dei versamenti, passata grazie ad un comma contenuto in un articolo della Legge di Bilancio 234 approvata in Parlamento a fine dicembre, le società di calcio avevano già ricevuto un aiuto di Stato: lo slittamento degli adempimenti fiscali, contributivi e tributari relativi ai mesi da gennaio a maggio in un’unica soluzione, da versare a maggio. Poi un altro slittamento, questo contenuto nel Decreto Aiuti: gli adempimenti (gennaio/novembre) da poter versare in un’unica soluzione a novembre e potersi così presentare in regola con l’obbligo fissato dalla Figc al 16 dicembre. Che succederà? Arriverà qualche altro aiuto? O davvero lo stato di salute dei club italiani, e in questo caso specifico dei club di C, sarà davvero buono? Saranno i fatti a dirlo. Magari il 16 dicembre cambieranno toni e modi di alcune dichiarazioni. Spesso affrettate, quasi sempre trionfalistiche. A volte, lunari.
«Va manifestato il più vivo ringraziamento e una sincera ammirazione ai presidenti delle società di C che, nonostante le attuali difficoltà dell’economia nazionale, hanno, con uno sforzo ammirevole, gettato le basi per un futuro senza squilibri del campionato di Lega Pro. Ringrazio i presidenti dei club. Con la loro azione imprenditoriale e con un concreto sacrificio finanziario hanno dato reputazione al calcio che fa bene al Paese. Ed hanno dato credibilità alla fabbrica dei sogni». È il perentorio dispaccio di Ghirelli pronunciato a fine giugno da Firenze, subito dopo aver ricevuto la presentazione delle domande d’iscrizione dei club. A mezzogiorno, nel salone del Coni, davanti alle telecamere Rai, tra volti abbronzati e sorrisi abbozzati, avrebbe tolto il velo al calendario dei tre gironi di Lega Pro e magari pronunciato un altro discorso pieno d’iperboli, promesse, auspici: è agosto e si sta sotto l’ombrellone, dicembre, il presepe e i re magi sono lontani. Magari oggi sarebbe tornato solenne sul ruolo e sull’importanza del suo campionato. «Il campionato del campanile, il campionato dei campanili» è la sua definizione più cara, del resto ognuno ha la sua, ad esempio Balata della B dice che è “il campionato degli italiani”. Tornando al campanile, spesso in serie C in realtà sono state le campane a suonare, a suonare rintocchi a morte. Al ritmo ininterrotto di fallimenti, figuracce, esclusioni in corsa, penalizzazioni, passaggi societari plurimi e opachi in una sola stagione. Il trend negli ultimi dieci anni del resto parla un idioma semplice. Quello dei numeri. Le gestioni Gravina e Ghirelli sono sotto gli occhi.
Sospeso, rinviato a data da destinarsi il taglio del nastro del prossimo campionato di serie C, terza serie oggetto di una riforma (vedrà mai la luce?) che Gravina vuole far approvare a dicembre: Ghirelli chissà cosa pensa, intanto ha cominciato a guardarsi intorno. Come scritto il giorno prima del consiglio federale del 28 giugno (leggi qui) ha persino preso carta e penna e scritto una lettera (la data è del 27 luglio) nella quale al “Caro Gabriele” gliene ha dette quattro: la materia è complessa, merita una (prossima) puntata a parte. Adesso avrebbe dovuto parlare il pallone, e in realtà il pallone italiano ha continuato a inciampare nel solito trend: improvvisazione, incapacità, pasticci, papocchi. La presentazione dei calendari slittata per ben due volte e adesso rinviata a data da destinarsi. Cose che si vedono solo da noi, nel campionato del campanile. Adesso daranno tutta la colpa ai reclami di Teramo e Campobasso che il 2 agosto avevano perso la battaglia anche al Tar ma non si sono arresi. Ieri invece lo stop, obbligato, spiazzante: il ricorso del Campobasso accolto con una sospensiva dal Consiglio di Stato pur se l’udienza nel merito è fissata il 25 agosto e dopo i molisani si sono accodati in serata gli abruzzesi. Lega Pro e Figc imbarazzate, immobili, ghiacciate.
Avevano provato ad andare avanti. Ricevuto il via libera il 2 agosto, fissati in tutta fretta con due comunicati federali gli adempimenti, avevano dato il via libera a Fermana e Torres, le due squadre per completare il parterre, per mettere una pietra sopra la solita torrida e lunare estate pallonara italiana. I sorrisi delle promosse, i mugugni delle due bocciate: come sempre, stati d’animo contrastanti, contrapposti. Succede così. Da anni. E dire che quest’anno il numero delle squadre complessivamente coinvolte nel tourbillon – qualche ex dirigente federale e di Lega di alto profilo lo definisce il “gioco delle carte, carta vince e carta perde” – era stato minore, qualche veleno comunque sparso. Ad esempio il presidente del Campobasso mentre erano in corso i vari giudizi, Gesuè: «Noi abbiamo ricevuto solo una telefonata informale da parte di Covisoc e Lega a poche ore dall’iscrizione. Non ci dicevano che eravamo in una posizione irregolare ma ci suggerivano semplicemente un’altra soluzione. Per la quale, però, era ormai tardi. Ghirelli, che fino a quel momento parlava di modello Campobasso, non ha più neanche risposto alle nostre chiamate». Ghirelli, a stretto giro: «Nel merito mantengo il riserbo e il silenzio perché è in corso la procedura nei livelli di giustizia. Tengo però solo a sottolineare che ho parlato ripetutamente con chi di dovere dicendogli esattamente quale fosse la situazione e cosa occorresse fare». Ghirelli tornerà sulla situazione oppure glisserà? Dirà qualcosa su Campobasso e Teramo? A volte i non detti restano per aria a volteggiare. Come i sospetti, le accuse, le lettere anonime e le denunce. Servirebbe sempre chiarezza, da ognuna delle parti: spesso questioni sotterrate sotto la polvere riemergono come gli spettri, come fossero scheletri di un armadio.
Dal punto di vista delle iscrizioni, quest’estate pareva meno calda di altre. Meno calda della precedente, ad esempio. In serie B un anno fa teneva banco la questione Chievo (questione ancora in piedi) e in un certo senso il nodo delle cartelle esattoriali pare somigliare per qualche profilo alla vicenda Campobasso che comunque, detto per inciso, è stato fatto fuori alla fine per 90mila euro (la società dice 60mila, poco cambia) però il club molisano avrebbe potuto mettersi in regola dando seguito all’avviso bonario d’irregolarità versando la prima rata nei trenta giorni previsti facendo così partire la rateizzazione del restante debito tributario e non l’ha fatto, provando tardivamente a sanare la vicenda versando poi tutto il dovuto. Sarà pure un cavillo ma a volte sono proprio i cavilli a fare la differenza. Questione di carte. A volte vincenti, a volte perdenti. Come quel gioco – bandito eppure ancora in voga – nelle aree di sosta di qualche autogrill.
A fuoco lento. La fine del Catania invece era stata lenta, drammatica per la città e per i tifosi. Imbarazzante per il calcio italiano. Escluso ad aprile, a tre giornate dalla fine del campionato, eppure anche il tribunale di Catania in estate, proprio in quei giorni, aveva evidenziato lo stato drammatico dei conti. Il 7 agosto di un anno fa il comunicato federale alla fine della giostra sanciva l’estromissione di Sambenedettese, Casertana, Carpi e Novara (la Paganese inizialmente esclusa avrebbe vinto il ricorso, sarebbe stata iscritta ma poi sul campo è retrocessa) e proclamava l’ammissione in Lega Pro di Latina, Lucchese, Fidelis Andria e Siena, le quattro società più avanti nella speciale graduatoria che ogni anno si basa tra le retrocesse dalla C e le seconde dei campionati di serie D tra ripescaggi e riammissioni che prevedono parametri precisi. Proprio in questi giorni è tornato d’attualità il caso Novara: dopo l’arresto (non per questioni calcistiche) a febbraio di Fabrizio Lisi, ex generale della Guardia di Finanza, e del consulente bancario Umberto Inverso che a giugno dello scorso anno erano stati presentati dall’allora neo proprietario del Novara Calcio Leonardo Pavanati come i nuovi presidente e vice del club, qualche giorno fa è finito in manette proprio Pavanati insieme al suo socio, Marco Bonanno. Le indagini della magistratura erano partite proprio dalla mancata iscrizione del club. L’inchiesta è in corso.
Magari sollecitava un’inchiesta, magari voleva solo segnalare alcune presunte irregolarità, magari ha sparato a casaccio o magari qualche punto l’ha forse centrato. È una lettera con una serie di allegati, senza firma ma indirizzata a qualche presidente (ed ex presidente) di società e a qualche avvocato. È una lettera spedita qualche mese fa e tornata a circolare in questi giorni, proprio quando la questione iscrizione stava vivendo i suoi giorni più caldi. Come quelli di un anno fa. Nella lettera l’attenzione dell’anonimo mittente si poggia(va) soprattutto sulla domanda d’ammissione dello scorso anno della Fidelis Andria (curiosamente quest’estate il club pugliese con una nota stampa a metà giugno smentiva “difficoltà per l’iscrizione al torneo di Lega Pro 2022/23”, club difatti poi regolarmente iscrittosi) che veniva dalla D per cui chiedeva l’ammissione alla Lega Pro (c’è differenza tra ripescaggio e riammissione, nel primo caso si deve versare una somma di 300mila euro) vista la vacatio dei posti ma la condizione essenziale è che le società presentino nei termini perentori la domanda con annessa documentazione. Nella prima pagina della lettera c’è una sorta di cronologia degli ipotetici illeciti commessi – secondo l’anonimo – da Ghirelli e avallati da Gravina. Compare la data del 19 luglio 2021 accanto al comunicato ufficiale 293/A del 14 giugno con il quale la Figc dettava il termine perentorio (19 luglio) per la presentazione della domanda di ammissione alla Lega Pro. “Entro la stessa data la Fidelis Andria consegna a mano presso la Lega italiana calcio professionistico una fideiussione del tutto errata”. Così testuale nella lettera, cui segue la spiegazione dell’allegato 2, ovvero la copia del pagamento con il timbro e la data del 19 luglio. Nella lettera, si legge: “Addirittura riporta come contraente e beneficiario lo stesso soggetto, cioè la Fidelis Andria. Quindi la F. Andria doveva essere esclusa immediatamente dalla domanda di ammissione”.
Qui sopra, la copia del pagamento. Una precisazione è doverosa. È vero che la polizza Generali emessa dall’Agenzia di Gioia del Colle ha la data del 19, è vero che contraente e beneficiario coincidono (Società sportiva Dilettantistica Fidelis Andria 2018 srl) e che l’importo assicurato (cioè il valore della fideiussione, come previsto dalla delibera Figc) è di 350mila euro ma l’importo del pagamento (3170 euro) fa capire come non si tratti della fideiussione vera e propria ma del premio versato. Quindi una cosa diversa. Per inciso, e per essere chiari: una fideiussione deve essere garantita da un terzo. Se una società di calcio preleva i soldi dal proprio conto per una fideiussione a livello sportivo commette un illecito mentre nella vita di tutti i giorni non sarebbe così. Ricapitolando: quella in foto è la ricevuta del premio pagato, non la fideiussione, e il premio nel 99% dei casi lo paga il club. La Covisoc non vede i documenti quando arrivano in sede a Firenze, alla commissione di vigilanza sui conti dei club arriva solo una relazione della Lega e poi comunica alla Figc.
S’arriva così al secondo capoverso della lettera anonima. Che parte da una data, quella del 22 luglio 2021. Scrive l’anonimo: “La Lega Pro certifica alla Figc e alla Covisoc, la firma è di Ghirelli – le risultanze delle domande d’ammissione. Si evince che la F. Andria risulta (illecitamente) adempiente. Addirittura, nella stessa certificazione, risulta che la F. Andria ha consegnato la fideiussione necessaria per l’ammissione in Lega Pro”.
L’allegato numero 3 è la relazione (protocollo n. 924/21) datata 22 luglio, indirizzata a Covisoc e segreteria generale Figc, firmata da Francesco Ghirelli. Comunica che sono arrivate 8 domande di integrazione (ripescaggio) e una di ammissione, che tutte hanno depositato nei termini la domanda, la tassa d’iscrizione, la fideiussione a prima richiesta di 350mila euro e quella ulteriore di 300mila euro, così come previsto dal comunicato federale del 14 giugno. Segue l’elenco delle società che per il consiglio direttivo – riunitosi il 20 luglio – hanno completato tutti gli adempimenti nei termini e nei modi fissati: Cavese, Andria, Latina, Lucchese, Pistoiese, Siena dando inoltre atto della conferma della validità delle polizze fideiussorie. Poi comunica la situazione delle altre società, quelle che non hanno superato la prova: Fano che ha sì presentato domanda, che ha sì versato il primo rateo della tassa d’iscrizione e che il 19 luglio (la stesa data dell’Andria) ha depositato l’originale cartaceo di una polizza fideiussoria del valore di 350mila euro e che sempre il 19 luglio ha trasmesso via pec un copia della polizza fideiussoria di 350mila euro priva però della firma digitale e già emessa in favore della Lega il 16 luglio mentre l’originale è stato consegnato il 21 e sempre il 19 luglio l’agenzia Generali comunicava l’emissione di una ulteriore polizza di 350mila euro alla Lega ma a copertura dei debiti della società “Tab Techonolgy srl” e non per quelli del Fano. Dalle Marche, alla Toscana. E cioè all’Arezzo. Per il quale il consiglio direttivo attesta l’avvenuta ricezione della domanda e del pagamento del primo rateo d’iscrizione, le reversali dei bonifici di pagamento dei premi richiesti per il rilascio delle garanzie fideiussorie, la dichiarazione dell’agenzia Vittoria del benestare al rilascio delle due polizze fideiussorie (350mila e 300mila euro) ma che per problemi tecnici dell’Agenzia le polizze sono state sì emesse ma il 20 luglio e depositate il 21. E poi il Bisceglie. Che ha presentato la domanda qualificandola come “riammissione” unita al primo rateo d’iscrizione e alla polizza fideiussoria di 350mila euro e sottoscritta con firma digitale del funzionario dell’istituto assicurativo emittente.
Tornando alla prima pagina della lettera, si arriva alla terza data, quella del 27 luglio. L’anonimo, che allega poi le copie, scrive: “La Fidelis Andria consegna presso la Lega Pro (addirittura dopo 8 giorni dal termine perentorio del 19 luglio) la fideiussione corretta, vedi timbro deposito in alto a destra”.
In realtà, per provare quantomeno a sbrogliare la matassa. La prima polizza (il primo allegato) in data 19 luglio (identici contraente e beneficiario) è emessa a Gioia del Colle ma è il pagamento del premio della polizza e sotto il timbro della Lega Pro c’è scritto “a mano”; la seconda polizza in allegato ha in alto a destra la data del 27 luglio col timbro della Lega e la scritta “ricevuto”, è sempre il pagamento del premio di una polizza dal valore di 300mila euro, così è scritto in numeri però accanto, a lettere, la cifra scritta è di 350mila euro. C’è scritto che è stata emessa a Mogliano Veneto il 19 luglio 2021 ma la decorrenza parte dal 2 gennaio 2022 per terminare il 2 gennaio 2023 ed è l’appendice numero 1 alla polizza numero 410208405 mentre il numero della prima polizza allegata è 410208404.
Ed è poi proprio questo numero che compare nell’ultima copia allegata, sempre col timbro della Lega in data 27 luglio e la dizione “ricevuto”: il contraente è sempre la società sportiva dilettantistica Fidelia Andria, l’emissione è quella del 19 luglio e nell’appendice dichiarativa si specifica così. “Si precisa che la presente polizza è rilasciata in favore del beneficiario Lega Italiana Calcio professionistico via J. Da Diacceto numero 19, Firenze anziché società sportiva dilettantistica Fidelis Andria 2018 srl”.
Una bella matassa. Da cui, almeno stando a questi documenti, si evidenzierebbero almeno due punti. Il primo: c’era un errore formale nella prima polizza emessa in data 19 luglio e vidimata dalla Lega, visto che poi in data 27 vi è appendice con la spiegazione dell’errore e tanto di timbro della Lega. Secondo: letta la relazione del consiglio direttivo Lega Pro del 22 luglio, emerge come almeno formalmente la posizione dell’Andria non fosse regolare, sia pure per un cavillo e che dunque il presidente Francesco Ghirelli non avrebbe detto – testimoniato, documenti alla mano – il vero nella relazione propedeutica alla lista delle società ammesse poi in campionato, in fondo il 22 luglio non era ancora il 27 luglio, quando sarebbe arrivata la correzione del beneficiario, e questo senza nemmeno riferirsi alla seconda polizza, quella con decorrenza 2 gennaio 2022 per un valore di 300mila euro sia pure a lettere ci sia scritto trecentocinquantamila. La questione, indipendentemente dalle segnalazioni, assume un valore pregnante perchè l’ammissione ai campionati è attività a rilevanza pubblicistica. Così c’è scritto nell’articolo 12 della legge numero 91 del 1981.
C’è un’ultima data da segnalare, è quella del 13 agosto 2021, il giorno cioè del giudizio del Collegio di Garanzia Coni che nella sentenza numero 65 (Decisione_n._65-2021_-_Ric._82-2021_-_Fano-FIGC_e_altri(1)) escludeva il Fano “per non aver rispettato i termini perentori”. Converrebbe soffermarsi sulle pagine 8, 10 e 11 per leggere le motivazioni. Così, tanto per farsi un’idea.
Un’idea aveva provato a farsela la scorsa estate pure la Reggiana, che milita in Lega Pro. L’anno scorso però era retrocessa dalla serie B: il presidente Carmelo Salerno (ma pare non solo lui) aveva ascoltato voci su presunte irregolarità di presentazione della documentazione da parte del Pordenone Calcio entro i termini perentori fissati. Soprattutto che la data di versamento degli F24 fosse del giorno successivo a quello del termine ultimo. La documentazione fino allo scorso anno era esaminata dalla Deloitte (contratto non rinnovato, da quest’anno i controlli sono domestici) che poi relazionava la Covisoc che a sua volta relazionava la Figc e la Lega di competenza. Qualche occhio indiscreto notò in Figc la scorsa estate il presidente Salerno in compagnia di un noto avvocato entrare nelle stanze della Covisoc: alla richiesta di accesso agli atti, avrebbero ricevuto risposta negativa. “Noi le carte non ce l’abbiamo, ce l’ha la Deloitte”. Il successivo e ipotetico passaggio alla Deloitte sarebbe pare caduto nel vuoto: poteva e può un club chiedere l’accesso agli atti a una società privata? La Reggiana ha lasciato perdere, il Pordenone è rimasto in B ma ora è retrocesso in Lega Pro. La domanda caduta nel vuoto, come tante altre domande. Tutto continua a scorrere. “Carta vince e carta perde?”. Anche questa domanda attende ancora una risposta. Sembra un quiz, come quest’altro: Lega Pro a 60, 61 o 62? E quando si parte, se si parte?