Cerca
Close this search box.

Il Campobasso chiede giustizia: “Figc, senza la D ci fai morire”. Il Tar cambierà idea dopo appena un anno?

Continua la sfida tra club molisano e Federazione. Domani nuovo giudizio sull'iscrizione in D. I precedenti di Sambenedettese e Casertana del 2021. E Il Consiglio di Stato...

Altro giro, altra corsa. Al luna park del pallone tricolore la giostra dei ricorsi è sempre in movimento, per la gioia di giudici e avvocati: ogni giudizio è denaro che alimenta il circuito. Domani nuovo appuntamento, stavolta al famigerato Tar Lazio: si discute il ricorso della “Città di Campobasso srl”, la società esclusa dalla Lega Pro dopo una lunga battaglia a colpi di carta bollata ma che è ancora in vita. Ansima, respira, poeticamente si potrebbe scrivere anela a libertà e giustizia: chiede in punta di diritto e per precedenti casi sportivo-giurisprudenziali di partecipare in sovrannumero al campionato di serie D. Otto gironi sono partiti lo scorso week-end, un altro – il girone I – non ancora perché c’è un altro giudizio davanti alla giustizia amministrativa che vede coinvolto il Giarre. La Figc ha già detto no, specificando con una lettera al sindaco di Campobasso che non c’è più tempo, colpa anche dei troppi ricorsi del club molisano. Al fianco della Figc di Gabriele Gravina sono accorse naturalmente la Lnd di Giancarlo Abete e il Coni di Gianni Malagò: il sistema fa blocco, prova a resistere.

Toccherà al collegio del Tar decidere: domani nella Camera di Consiglio della Prima sezione ci saranno il presidente Concetta Anastasi, il consigliere Francesca Romano (curiosamente entrambe erano nel collegio del Tar che nel 2016 decise le sorti della Paganese che ricorreva contro l’esclusione dalla Lega Pro), e i referendari Agatino Giuseppe Lanzafame e Raffaello Scarpato. Quest’ultimo era nel collegio del Tar che proprio il 7 settembre di un anno fa giudicò il ricorso della Sambenedettese. Esclusa dalla Lega Pro, la società acquistata due mesi prima da Renzi fece ricorso al Tar: bocciato il ricorso il 4 agosto 2021, i calciatori della Samb furono svincolati dalla Figc che nel frattempo aveva sollecitato il sindaco a far presentare domanda per l’iscrizione in sovrannumero in serie D da parte di una nuova società. Si fece avanti il gruppo guidato da Bucci e consorte (Pennacchi) ma il programma non fu accettato dalla Figc. Il 7 settembre il ricorso della Sambenedettese (cioè il club escluso) fu invece accolto dal Tar che, riconoscendo i diritti d’impresa, sospendeva una parte dell’articolo 52 comma 10 delle Noif con motivazione di “irragionevole e non proporzionalità della pena nel ammettere in serie D una società non affiliata e presentata dal sindaco a discapito di un club già affiliato”. E così la Sambenedettese (ma anche la Casertana), esclusa dalla Lega Pro, fu iscritta dalla Figc in sovrannumero – e a campionato già iniziato – in serie D. Un anno dopo il Campobasso si augura che il pensiero della giustizia amministrativa non sia cambiato: però mai dire mai, al luna park può sempre succedere di tutto.

Altro giro, altra corsa. Le precedenti puntate sulla vicenda Campobasso (leggi qui, qui e qui) lasciano aperte le porte a qualsiasi soluzione: tutto può ancora accadere. È come una partita a scacchi: nei primi giorni di settembre il Tar Lazio ha emesso due ordinanze. Con la prima ha accolto il ricorso cautelare del Campobasso (giudice Arzillo) sull’abbreviazione dei termini dando appuntamento al 7 settembre, con la seconda (il giorno seguente) ha respinto il ricorso avanzato giorni prima dalla società molisana (giudice Riccio) eppure nelle pieghe dell’ordinanza passaggi importanti, da sottolineare. Si legge, infatti: “… atteso che, nella comparazione degli opposti interessi, la mancata concessione della misura monocratica non pregiudica gli effetti, anche quelli ripristinatori, di un’eventuale ordinanza collegiale di accoglimento della domanda giudiziale ai fini di una possibile ammissione successiva con riserva ad uno dei gironi del summenzionato campionato, e ciò anche alla luce della disposta anticipazione della relativa camera di consiglio per l’esame collegiale della domanda cautelare, come da espressa richiesta di parte istante; Considerato, pertanto, che tali circostanze in fatto inducono a denegare la predetta misura cautelare monocratica prima della citata data della camera di consiglio utile del 7 settembre 2022, nel cui contesto potranno essere assunte le eventuali determinazioni idonee alla definizione del giudizio nello stato in cui versa”. In sostanza, in soldoni: non c’è nessuna fretta di fissare con urgenza la trattazione, il 7 settembre va bene per discuterne, visti anche i precedenti. È come una partita a scacchi, gli avversari muovono le pedine in attesa della mossa decisiva.

Domani appuntamento dunque al Tar Lazio. Il Città di Campobasso srl ricorre contro la Figc (difesa dall’avvocato Giancarlo Viglione, il braccio destro di Gravina), il Coni (difeso dall’avvocato Alberto Angeletti), la Lega Pro e la Lnd difesa dagli avvocati Luigi Medugno, Giancarlo Gentile e Letizia Mazzarelli. Già nota la posizione federale che ha inviato lettera al sindaco di Campobasso negando la possibilità di attivare il comma 10 dell’articolo 52 delle Noif (leggi qui), ecco in sintesi le ragioni del Coni e della Lnd. Per l’avvocato di Malagò il ricorso (e i motivi aggiunti) dovrebbe essere dichiarato improcedibile e inammissibile. Sceso in campo nel giudizio al Consiglio di Stato che il 26 agosto aveva ribaltato l’ordinanza del giudice Barra Caracciolo con parole altisonanti, “l’accoglimento dell’istanza del Campobasso sarebbe un provvedimento devastante per l’intero sistema sportivo e calcistico in particolare”, stavolta il Comitato Olimpico nazionale sostiene la totale estraneità del Coni alla controversia perché non c’è una decisione adottata dal Collegio di Garanzia dello Sport.

Ha presentato il ricorso anche la Lnd. Che punta innanzitutto sulla non legittimazione della richiesta da parte del Città di Campobasso srl. Perché la procedura prevista dalla Noif è la città ove ha sede la società non ammessa, e non il sodalizio cui è stata denegata l’iscrizione al campionato di competenza. Poi che il presidente Figc ha la facoltà ma non obbligo di attivare la procedura senza interferire con l’organizzazione dei campionati, e che poi dopo il 26 agosto – il giorno del giudizio al Consiglio di Stato che ribaltando il precedente cautelare emesso sempre da Palazzo Spada negava l’iscrizione dei molisani alla Lega Pro – i gironi della serie D erano già stati predisposti, programmato l’avvio della competizione il 4 di settembre 2022 e che è già partita la Coppa Italia con la disputa del turno preliminare e del primo turno.

Il ricorso del Città di Campobasso punta su molti aspetti. In sostanza e in estrema sintesi. La Figc ha impedito e impedisce alla società di continuare a operare, anche in una categoria inferiore. Se la società non può iscriversi in Serie D, ha manifestato il suo interesse ma senza iscrizione è destinata a non sopravvivere. Poi si richiama al precedente dello scorso anno. Al termine della scorsa stagione sportiva – quando per la prima volta un provvedimento giurisdizionale ha determinato l’iscrizione in Serie D di club che non avevano ottenuto la Licenza per la Lega Pro – le società che si sono iscritte in Serie D sono state Sambenedettese e Casertana. Società che non solo hanno concluso il campionato appena terminato senza problemi, ma si sono anche regolarmente iscritte alla stagione in corso. Invece le altre due società che l’anno scorso non avevano ottenuto l’iscrizione in Lega Pro e non avevano nemmeno ottenuto l’iscrizione in serie D (Carpi e Novara) sono fallite.

Basterebbe già questo “introduzione” per arrivare al nocciolo della questione, al fondo della vicenda che contiene elementi di diritto privato e passaggi costituzionali, come il concetto di sport come “valore sociale” e paletti pesanti e prominenti come ad esempio la “salvaguardia del valore imprenditoriale delle aziende calcistiche”. Un concetto ben presente nell’ordinanza di Barra Caracciolo che a inizio agosto aveva “scoperchiato” la pentola e messo sui carboni ardenti la Figc e l’intera impalcatura calcistica nazionale fissata sulle licenze nazionali. La preclusione alla D appare in contrasto con le norme di carattere superiore e dimostra un immotivato e inaccettabile atteggiamento punitivo della Figc verso il club tuttora titolare del titolo sportivo. Lo scorso anno fu consentito a Casertana e Sambenedettese di competere in D perché il Tar aveva ravvisato dall’esclusione alla D un’evidente sproporzione di tale misura. Anche quest’anno la serie D è partita ma c’è ancora un girone bloccato, congelato. E l’iscrizione in sovrannumero lo scorso anno non ha creato problemi, a stagione già partita. Dunque, sarebbe un ragionamento assai logico, l’inserimento di un club in un girone della D non incide in alcun modo sulla competizione e sugli altri club iscritti, non viola alcun diritto, non crea danni. Al contrario, l’esclusione di un club rappresenta una condanna. Porterebbe alla morte non solo sportiva, ma anche economica e sociale.

Appuntamento domani al Tar Lazio. I giudici, tra cui Scarpato che era presente nel collegio che decise per l’accoglimento dell’istanza della Sambenedettese (e Casertana), sconfesseranno quanto stabilito appena un’estate fa? La data è la stessa (7 settembre), il campionato di D, quest’anno come lo scorso anno, è già partito. Per di più, c’è un girone ancora congelato. La partita a scacchi continua: dopo il Tar ci sarebbe ancora un passaggio al Consiglio di Stato. Le ferie di alcuni giudici sono terminate. Chissà…

© 2022 Riproduzione riservata

Correlati