Elezioni arbitri, domenica voto per l’unico candidato al posto di Trentalange. Lista unica pure del Comitato Aia: sono tutti gli uscenti

Sei mesi dopo l'esplosione del caso D'Onofrio si rinnova il vertice dei fischietti italiani. Le grandi manovre e la mano della Figc. Pacifici in carica per un anno, poi di nuovo alle urne

Se si fosse negli States magari sarebbero definite elezioni di “midterm”, termine coniato per indicare come il voto, due anni dopo l’elezione del presidente degli Stati Uniti, sia una sorta di pagella che l’elettorato dà al suo operato rinnovando Camera e Senato due anni prima delle nuove elezioni per l’inquilino della “Casa Bianca”. Oltre Oceano la prova di metà mandato è banco probante e temuto, termometro fedele di gradimento elettorale, spinge l’opposizione a enfatizzare i punti non realizzati del programma mentre la maggioranza prova a edulcorare risultati e obiettivi. Elezioni di “midterm” che in italiano suonano un po’ come elezioni di metà mandato e proprio dalla nostra parte d’Oceano c’è che domenica si vota quasi a metà di un guado diventato nel corso degli ultimi mesi vero e proprio fango. Si vota in Italia e forse molti nemmeno lo sanno. Tutto in sordina e con procedure di voto da remoto. Una pratica da sbrigare e anche in fretta, senza troppo clamore e senza nemmeno rumori di sottofondo.

Si vota per presidenza e Comitato Nazionale dell’Aia perchè l’associazione italiana arbitri (la giustizia domestica è stata commissariata dalla Figc) è stata costretta a indire un’assemblea elettiva straordinaria due anni dopo il voto ma soltanto perché il caso del narcotrafficante procuratore arbitrale Rosario D’Onofrio ha costretto il deferito – poi inibito per tre mesi in primo grado, ma c’è ricorso alla Corte federale – presidente Alfredo Trentalange a dare a dicembre le dimissioni e per effetto di queste, dopo aver chiesto un parere agli organi di giustizia Figc, è decaduto anche l’intero Comitato Nazionale e per questo il vice e reggente Duccio Baglioni ha dovuto indire la nuova corsa. Una nuova corsa ma in fondo i candidati sono gli stessi che sedevano nel comitato uscente, e di questo (non programmato, non esiste mica una scadenza di midterm per gli arbitri) appuntamento non è di certo l’unico elemento che fa quantomeno uno strano effetto: i presidenti e delegati delle 207 sezioni italiane e gli altri aventi diritto non avranno nemmeno l’imbarazzo della scelta, non dovranno dividersi tra più candidati, non dovranno barcamenarsi tra programmi e promesse. Domenica e con procedura da remoto, si vota per barrare la casella sul nome dell’unico candidato presidente e si vota per barrare i nomi dell’unica lista, quella collegata all’unico candidato presidente. Elezioni in sordina e senza nemmeno il divertimento di qualche exit-poll. Nemmeno lo sfizio di tirare un indovinello: vince questo o vincerà l’altro? Nemmeno il giochetto di tirare una monetina: testa o croce? Niente, le domande e i quiz in casa Aia sono ben altri.

L’associazione italiana arbitri pare infatti essersi data una missione precisa: incrementare ad esempio gli accessi sui propri canali social. La comunicazione è fattore importante, così tanto che nelle 40 slide d’impegno programmatico stilate dall’unico candidato presidente compaiono i dati in ascesa di interazioni e la ferma intenzione di battere su questa strada. Catturare seguito, incrementare gli accessi: tra vari strumenti, l’associazione italiana arbitri ha così scelto di lanciare quiz rivolti ad associati e non, pur senza mettere in palio premi. L’ultimo formulava così la solenne domanda: “Alziamo l’asticella: riesci a nominare un arbitro che ha diretto una finale di Coppa Uefa/Europa League?”. Le risposte sono arrivate, non copiose ma quasi tutte indovinate. Magari l’indovinello era semplice, così come sarebbe davvero troppo facile rispondere a un’altra domanda: domenica chi succederà a Trentalange, eletto nel 2021 e costretto a lasciare a metà mandato? Troppo facile, visto che il candidato è unico – come gradiva anche la Figc del presidente Gabriele Gravina – ed è il dirigente bancario romano Carlo Pacifici che faceva parte della squadra uscente dell’uscente Trentalange. Era uno dei componenti del Comitato Nazionale uscente, un comitato durato solo due anni complici le dimissioni rassegnate a dicembre dal presidente dopo l’esplosione del caso D’Onofrio e il conseguente deferimento del procuratore federale Giuseppe Chinè. In realtà la squadra uscente si ripresenta più o meno a ranghi compatti: non c’è Trentalange e non c’è il suo vice Baglioni ma c’erano prima, e ci saranno anche dopo queste tornata elettorale, Alberto Zaroli (come vice), Stefano Archinà, Katia Senesi, Antonio Zappi e Luca Marconi che sono i cinque nomi nell’unica lista collegata (ne prevede cinque) dell’unico candidato. A loro si aggiungeranno poi i tre candidati espressione delle macro-regioni, anche per loro esito elettorale scontato: perché anche qui il listino è secco, e così Andrea Mazzaferro (presidente della sezione di Torino, quella cui è iscritto Trentalange), il toscano (come Baglioni) Riccardo Camiciottoli e il campano Michele Affinito completeranno l’assetto del Comitato Nazionale Aia.

Insomma, voltata una dolorosa pagina, la squadra uscente tornerà in blocco da domenica in carica, e in campo: costretta a cambiare i vertici, riprenderà il proprio cammino fino alla nuova (e originaria) scadenza elettorale, cioè tra poco più di un anno perché s’era votato nel 2021 e non nel 2020 complice il Covid ma le elezioni normalmente coincidono col quadriennio olimpico. Poco sostanza, molta scena: si torna alle urne tra un amen. La preghiera che sul caso D’Onofrio fosse fatta completa chiarezza è andata invece, giorno dopo giorno, scemando. È diventata una nenia sommessa, sottovoce, sotterrata.

Si può utilizzare il termine gattopardesco per la chiusura di una vicenda che a novembre 2022 aveva travolto l’intero sistema calcistico italiano, che aveva inondato le cronache internazionali, che aveva provocato, dopo l’iniziale stupore e sbalordimento, la ferma e reiterata richiesta di provvedimenti esemplari da parte delle istituzioni politiche, sportive e calcistiche tricolori? Il ministro Abodi, il presidente del Coni Malagò, il presidente Figc Gravina, tutti insieme e tutti in coro: tutti a chiedere la verità sul caso D’Onofrio, tutti a pretendere provvedimenti esemplari: fuori i responsabili e i colpevoli, come è possibile che il procuratore dell’Aia fosse un pregiudicato, un trafficante internazionale di stupefacenti e che indagasse gli arbitri mentre scontava una pena detentiva? Possibile che nessuno sapesse? E chi lo aveva nominato? E perché? Ci sono state omissioni, violazioni, commistioni? Alcune domande, come tante altre, tutte rimaste in sospeso. Ancora. Intanto e soltanto, D’Onofrio s’è sottratto con un cavillo al procedimento sportivo, la giustizia sportiva è stata commissariata, è stato condannato Giuseppe Esposito, il presidente della sezione di Cinisello Balsamo (sezione cui era iscritto D’Onofrio) cui è stata ritirata la tessera mentre il presidente Trentalange s’è dimesso. Deferito e processato, in primo grado il Tribunale federale l’ha inibito per tre mesi, riconoscendone violazioni solo in un capo e mezzo dei sette d’accusa della Procura federale che aveva chiesto un’inibizione di sei mesi e che nel corso dei mesi d’indagine e nel processo ha mostrato lacune e falle clamorose: a breve si terrà il processo d’appello dinanzi alla Corte federale (leggi qui) e anche qui sono previste sorprese. Omissioni, violazioni, commissioni, commistioni: niente, dal caso D’Onofrio non è uscito nulla.

Nulla, nemmeno una riga sul caso D’Onofrio e nemmeno un accenno alla giustizia domestica commissariata dalla Figc e nemmeno uno spunto su procedure e protocolli di controllo specifici, compaiono nel programma del candidato (da domenica presidente), l’ecumenico Carlo Pacifici. La sua candidatura accolta con un amen dal presidente federale Gravina al termine di laboriose trattative, la sua unica candidatura accolta con soddisfazione anche dal vertice federale mentre la base arbitrale con i suoi trentamila iscritti assisteva attonita e stupita alle manovre di sbancamento del terreno e agli incontri al vertice (per i vari passaggi, leggi qui, qui, qui). Non praticabili le piste che portavano a Baglioni o Senesi, cassata anche l’ipotesi di Zaroli che per questioni di precedenti mandati ha dovuto ripiegare sulla vice-presidenza, lui l’influente esponente espressione del Cra Lombardia, la regione dove si trova Cinisello Balsamo, la sezione a cui era iscritto D’Onofrio. Non è un mistero che la Figc gradisse la soluzione Rocchi ma l’attuale designatore della Can ha preferito togliersi, almeno per il momento, dalla corsa. Magari se ne riparlerà tra un anno. Molto dipenderà anche dalla contesa in Figc: se Gravina dovesse ripresentarsi senza antagonisti, probabile che si vada anche per l’Aia a unico candidato, se invece il presidente federale uscente troverà sulla sua strada un contendente è assai probabile che anche le elezioni arbitrali vedano più candidature. Si vedrà. Intanto domenica il voto è blindato, l’unica attesa è sul dato dell’affluenza e sui nomi degli ufficiali di gara che saranno eletti (corrono in 13 per 9 posti, ma la carica serve a poco perché dovrebbero votare in caso di elezione del presidente Figc ma per quest’anno non ci saranno elezioni, e il prossimo anno i 9 delegati dovranno essere riscelti) mentre in sottofondo si sente già il rumore della burrascosa e dilaniante partita sul rinnovo dei presidenti dei Comitati regionali: qui si prevedono cospicui cambiamenti.

Quanto invece al senso di cambiamento presente nel programma del candidato-presidente Pacifici, tocca attenersi alla frase in apertura delle 40 pagine-slide. “Per un’associazione al passo coi tempi, con un calcio che cambia velocemente, con una società che ci vuole più aperti: partire dal basso per puntare in alto”. Le priorità sono segnate in rosso: la violenza contro gli ufficiali di gara, il doppio tesseramento, il valore della tessera federale, l’aumento dei rimborsi spese. Sono invece 57 le proposte di modifica inserite nel programma ma è proprio l’ultima quella che dà più nell’occhio. Dopo il titolo “Tutela delle minoranze e rappresentanza democratica”, infatti si legge: “Consentire a livello nazionale che la minoranza possa essere rappresentata: il candidato presidente nazionale non eletto (con voti superiori al 25%) partecipa al Consiglio Centrale e al Comitato Nazionale in Composizione Allargata con diritto di voto”. È questa la proposta del candidato unico cui è collegata un’unica lista: magari rappresentanza e democrazia sarà per la prossima volta, magari chissà se questa proposta è nata ripensando a quanto è accaduto in questi logoranti mesi di trattative, veleni e pugnalate, quando ad esempio Domenico Messina che s’era dimesso da tutti gli incarichi, aveva già formato la squadra che avrebbe dovuto competere contro la lista e il candidato presidente espressione del Comitato nazionale uscente e invece poi Messina sarebbe stato costretto a fare un passo indietro perché l’idea di una competizione elettorale dentro l’Aia non era lo scenario gradito dal vertice federale, riuscito poi nel risultato pare grazie anche all’intercessione dell’ex presidente nazionale Nicchi chiamato da Gravina come capo delegazione dell’under 20 (leggi qui). Chissà, magari uscito dalla porta di servizio, anche Messina potrebbe rientrare dalla porta principale. E se il neo eletto presidente Pacifici gli affidasse un prestigioso incarico?

 

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