Appena quattro giorni fa ha rappresentato l’Aia nella sede della Figc a Roma, in occasione del conferimento del premio alla “memoria di Stefano Farina”, assegnato quest’anno a Daniele Doveri: «Stefano Farina non è stato solo un grande arbitro, ma anche un eccellente formatore. Per questo, abbiamo voluto proporre un arbitro di grande esperienza, uno dei migliori in Italia come Doveri». La motivazione l’ha data Carlo Pacifici, ex arbitro anche in serie A, già commissario della Cai e della Can D, già presidente del CRA Lazio e formatore, colui che più di tutti ha seguito da vicino la vituperata riforma della CON (Commissione osservatori nazionale) e attuale componente del Comitato Nazionale dell’Aia: è lui il candidato scelto dall’attuale governance dei fischietti italiani per le elezioni che dovranno decretare il nuovo presidente dopo le dimissioni di Alfredo Trentalange, deferito e sotto processo federale, dibattimento avviato due settimane fa ma aggiornato a metà marzo (leggi qui). È lui la carta – considerata l’asso – nella manica che l’attuale reggente Duccio Baglioni insieme agli altri componenti (Archinà, Marconi, Zappi, Cavaccini, Senesi, Zaroli) del Comitato Nazionale cala e si gioca nella contesa elettorale alla quale per primo si è iscritto Domenico Messina che si è dimesso da tutte le cariche (compresa quella di vice designatore Can) e che in ticket con Danilo Giannoccaro (corre come vice) punta alla vittoria per aprire un «nuovo corso, e per questo ho rotto gli indugi», pur se intorno a lui si manifesterebbe il sostegno di vecchi pezzi dell’Aia (Narciso Pisacreta, ex vice di Nicchi, Maurizio Gialluisi, ex componente pugliese del Comitato Nazionale, Massimo Cumbo, arbitro e dirigente internazionale di calcio a 5), quella cioè vicina all’ex ultradecennale presidente Nicchi che intanto ha ricevuto dal presidente federale Gabriele Gravina l’incarico di capo delegazione della nazionale under 20 (leggi qui). Bisognava mettere un punto dopo che Rocchi s’è sfilato. Bisognnava mettere un nome in cassaforte. Anzi, in banca. Almeno per ora.
Lotta a Messina. Anche perchè la “discesa in campo” di Messina pare non sia stata molto gradita nemmeno dal presidente federale: anzi, senza farne mistero, pare proprio che Gravina l’abbia inequivocabilmente detto all’ex fischietto bergamasco ma di origini campane. In un incontro a quattr’occhi gli avrebbe manifestato il desiderio di avere invece Rocchi come candidato, e per giunta come unico candidato. Rocchi è stato gentilmente invitato e poi insistentemente (la precedente puntata sulla contesa elettorale è qui) pressato. Lo aveva detto a Rocchi, a Messina e a Baglioni: tanto per sbaragliare il campo, tanto per dare un’energica virata a un mondo – quello arbitrale sempre più intrecciato, avvinghiato e avviluppato alle vicende federali – che vorticosamente continua a sbandare in una girandola di veleni, faide, inchieste, sospetti, tranelli. Come per dare un segnale di netta discontinuità col passato provando così a uscire dalla contesa tra precedente e attuale governance. La soluzione Rocchi avrebbe accontentato anche l’attuale reggenza, specie se nel ticket fosse stato inserito come vice Zaroli oppure Katia Senesi. Niente da fare, però: Rocchi ha declinato l’invito, ha scelto di continuare (almeno per ora) come designatore della Can anche perché avrebbe dovuto dimettersi in un momento assai delicato (la serie A è in corso) pur se una soluzione ad interim sarebbe stata trovata. Che fare allora? Che fare, intanto? Il toscano e potente Duccio Baglioni ha inteso come il proprio peso elettorale sia in declino e come il profilo della Senesi non potesse assicurare la vittoria, stessa considerazione fatta per Zaroli, influente componente della Commissione: è espressione del Comitato Lombardia e tra le sezioni lombarde c’è quella di Cinisello Balsamo, quella dove era iscritto l’ex procuratore capo della giustizia domestica Rosario D’Onofrio, (ri)arrestato per traffico internazionale di droga e sezione presieduta da Giuseppe Esposito, due settimane fa condannato dalla giustizia domestica con l’epulsione (ritiro tessera, leggi qui).
La scelta Pacifici. Sfilatosi (per ora) dall’agone Rocchi anche “bruciato” nella corsa da Messina col quale pare ci fosse un accordo (io all’Aia, tu continui alla Can), sono così proseguite le valutazioni e le domande tra i vertici Aia: con quale candidato è possibile vincere e restare in sella, quale è l’uomo giusto che possa arginare il malcontento nella base, qual è il nostro asso che possa provare a mantenere quel consenso manifestato anche nelle convulse giornate di dicembre che avrebbero portato alle dimissioni di Trentalange e alla riunione da remoto con i presidenti di sezione con relative adesioni (oltre l’80%) al “manifesto”, qual è il nome da opporre (almeno al momento) alla candidatura Messina per non farsi trovare senza nome se Rocchi non cede, qual è il candidato che possa trovare anche il gradimento della federazione, visto che la Figc ha commissariato la giustizia sportiva e continua a seguire da vicino le vicende dell’Aia agitando ancora un possibile commissariamento se altre spinose vicende dovessero trovare conferma? Alle tante confuse domande è venuta fuori una chiara risposta all’interno dell’Aia, come anche dalle interlocuzioni con la Figc. Una risposta soltanto, dopo aver cassato l’ipotesi Zappi, l’altro nome spendibile almeno al momento: è Carlo Pacifici il candidato giusto, quello che può raccogliere il gradimento della base elettorale dei fischietti italiani, quello che può contendere la vittoria a Messina e anche quello “gradito” a Gravina. «Dovete essere camaleontici e calarvi nel ruolo che ogni partita vi assegna». Magari sono state, e saranno, profetiche: sono comunque le parole che Carlo Pacifici ha usato appena una settimana fa aprendo la seconda giornata del raduno degli osservatori svoltosi a Montesilvano.
Calarsi nel ruolo che la partita vi assegna: Pacifici ha raccolto l’invito e deciso di candidarsi, è questa la partita che adesso gli è stata assegnata. Ha alle spalle una carriera arbitrale di valore pur se non ha raggiunto il livello di Messina, ha ricoperto incarichi importanti in ambito Aia, è un dirigente bancario con galloni di comando e prestigio: è difatti il vice-presidente di Unicredit. Tanto per restare in tema bancario, chissà se Gravina lo abbia conosciuto anche sotto queste vesti: il presidente federale è pur sempre l’attuale vice-presidente della Banca di Credito Cooperativo di Roma e siede nel cda dell’istituto capitolino. La scelta di Pacifici dovrebbe accelerare l’iter verso le nuove elezioni: il reggente Baglioni entro il 18 marzo (90 giorni dalle dimissioni di Trentalange) deve fissare l’appuntamento alle urne. L’assemblea deve essere convocata non prima dei 40 giorni, dunque non prima del 28 aprile ma dunque anche dopo. Quindi anche a maggio, anche a giugno, per intendersi: e in questa logica potrebbe riprendere quota l’ipotesi Rocchi, per adesso recalcitrante e tenuto coperto.
Il timer è comunque partito: nelle sezioni arbitrali si sta completando il voto per i delegati, non senza qualche veleno. L’interpello alla Corte federale (sezione consultiva) ha inoltre chiarito che si va alle elezioni per tutto il Comitato Nazionale: dunque, per una questione di precedenti mandati, il componente Zaroli non potrebbe candidarsi se non come presidente o vice. E sarà proprio lui (il peso dell’area Nord è notevole) a correre come vice nel ticket elettorale con Pacifici. A meno di un colpo a sorpresa, perchè quando si tratta di fischietti tutto può accadere: pure che si vada alle urne a campionato finito e che come per incanto ricompaia il nome dell’attuale designatore della Can.