Tra un mese compirà settanta anni e magari Marcello Nicchi festeggerà scartando tra i regali anche un riconoscimento di Gabriele Gravina. Il presidente della Figc è anche il presidente del “Club Italia” e come tale – e per uno stipendio annuo di 240mila euro circa – detta le linee guida delle attività azzurre e approva i programmi tecnici, definisce l’organigramma di tutte le strutture ed è il capo delegazione della Nazionale maggiore. È all’ex capo decennale degli arbitri italiani che Gravina sta pensando, pronto ad affidargli il ruolo di capo delegazione di una nazionale giovanile, nel dettaglio pare sia l’under 20 maschile. L’ufficializzazione è attesa a breve: Nicchi sarà il capo delegazione della nazionale under 20 ai Mondiali che si terranno tra metà maggio e inizio a giugno in Indonesia. Per ora, il ruolo a termine, poi si vedrà. In realtà a questa soluzione il presidente federale ci pensava da almeno tre mesi, la designazione volteggiava prepotente nell’aria già a novembre ma poi era – pare – finita congelata nel cassetto, come in attesa che il fuoco sui fischietti tricolore si attenuasse almeno un po’. L’esplosione dello tsunami D’Onofrio, la bufera sulla presidenza dell’Aia, il commissariamento della giustizia sportiva la minaccia di commissariare anche l’associazione, le dimissioni di Trentalange e il suo deferimento, avrebbero però rallentato il processo.
Proprio nei giorni in cui è partito il processo a Trentalange non senza inciampi e impasse (si torna in aula davanti al Tribunale federale Nazionale a marzo, leggi qui) e proprio nei giorni in cui è scattata la velenosa corsa alle candidature per le nuove elezioni (leggi qui) è riemerso dal cassetto federale il foglio con la nomina di Marcello Nicchi come capo delegazione di una delle nazionali giovanili azzurre. L’ex capo dell’Aia dal 2009 al 2021 era stato uno dei grandi sponsor di Gravina nel corso della campagna elettorale del 2018 dopo il rovesciamento di Tavecchio, parte significativa di quel patto elettorale che aveva sancito l’alternanza (prima Gravina, poi Sibilia) poi disattesa nel 2021. «Gravina? È il nostro candidato, lo conosciamo da anni, è una persona perbene, un grande conoscitore del mondo del calcio, in questo momento è la scelta giusta: vogliamo un presidente. Avevamo scelto Abete, non è stato possibile candidarlo allora abbiamo virato su quello più preparato. Penso sia scelta più giusta. Avevamo un 73% granitico, poi qualcuno si è sfilato. Io sono ottimista che si arrivi al giorno delle elezioni al 100%. In un momento come questo non c’è persona migliore di lui per intraprendere questo percorso. Noi arbitri gli daremo una grande mano, abbiamo puntato su di lui fin dall’inizio. Ci avevano affibbiato il nomignolo di ribelli, ma ci ribelliamo alle cose che non funzionano. Noi vogliamo fare bene il nostro lavoro non solo a livello tecnico; l’unica cosa che abbiamo garantito a Gravina è di non preoccuparsi del mondo arbitrale. Il mondo arbitrale studia ed è organizzato e, quindi, è un “non problema”». Parole che adesso – dopo tutti i fischi sballati, dalle varie “Rimborsopoli” ai voti taroccati, dall’arresto di D’Onofrio alla corsa elettorale – risuonano come quantomeno stonate.
Dopo quell’elezione il progetto ad esempio della Var avrebbe preso piede, a quel progetto Nicchi e Gravina avevano lavorato insieme. Poi la sconfitta di Nicchi nel 2021, battuto da Trentalange, avrebbe interrotto il feeling: la nuova governance dell’Aia astenuta al voto mentre non è mistero che se fosse rimasto Nicchi il 2% degli arbitri sarebbe andato a Gravina e non a Sibilia. In Figc intanto sarebbe andato a lavorare lo storico segretario dell’Aia di Nicchi: assunto, Francesco Meloni è ancora oggi nell’organigramma di via Allegri. Lì dove si continuano a seguire con interesse le vicende in casa Aia. Perché questa nomina?
La domanda rimbalzava da tempo e continua a rimbalzare, seguita da un’altra: è una nomina opportuna, visto che nemmeno due mesi fa tra Nicchi e Trentalange c’era stato uno scambio epistolare di “velenose” accuse sulla nomina di D’Onofrio all’interno della giustizia domestica? E come non sottolineare, ma giusto come dato di cronaca, che negli atti del deferimento della Procura Figc nei confronti di Trentalange compaiano testimonianze, rilievi, appunti e note di dipendenti e dirigenti Aia dell’epoca Nicchi?
Perché Gravina ha scelto Nicchi come capo delegazione di una nazionale giovanile azzurra? La risposta potrà eventualmente darla – se nomina ci sarà, ma viene data per già fatta – solo il presidente federale che in questi giorni segue con fervore le dinamiche intorno alle candidature post Trentalange. Non è mistero che abbia visto il candidato Domenico Messina (leggi qui) e che gli abbia manifestato a quattr’occhi la preferenza per una candidatura unica e che il candidato debba essere Rocchi, al quale ha chiesto un “sacrificio”. È noto come Messina sia appoggiato dall’ala nicchiana dell’Aia, non è un mistero che tra i “grandi elettori” dell’ex arbitro di Bergamo compaiano dirigenti e componenti della lunga presidenza Nicchi. Che sia un modo per provare a convincere Messina a desistere? Chissà, intanto la possibile, probabile, nomina di Nicchi a capo delegazione dell’under 20 maschile (come dirigente accompagnatore dovrebbe restare Serioli) potrebbe riaccendere un vespaio di polemiche. Come quelle – tenute per ora abbastanza sopite – su un’altra nomina fatta dal presidente del Club Italia Gabriele Gravina un paio di settimane fa: ha nominato Stefano Braghin capo delegazione della nazionale femminile maggiore, l’esordio in Inghilterra venerdì scorso. Stefano Braghin ha però conservato il ruolo e l’incarico di direttore generale della Juventus femminile. Gli altri club (e non solo, pare anche la ct Bertolini) pare non l’abbiano presa benissimo…