Dovevo pagare entro il 29 dicembre in base ad una legge approvata dal Parlamento italiano il 30 dicembre, e dovevo versare le rate sulla scorta della risoluzione indicata dall’Agenzia delle Entrate il 27 dicembre e ricevuta quindi a quattro giorni dal Capodanno, pena il decadimento dell’agevolazione: ora se c’è stato qualche inghippo, se c’è stato un errore, se c’è stata un’omissione, perché dovrei essere punito, colpito, penalizzato, perché dovrei perdere quest’agevolazione, perché dovrei essere travolto proprio io da questo groviglio fiscale, normativo, legislativo? Se le ipotetiche domande di uno qualsiasi dei presidenti di club calcistici italiani (tutti, dalla serie A sino alla Lega Pro) fosse rivolta a Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, c’è da giurare che lo stesso Freud si alzerebbe profondamente scosso dalla poltrona chiedendo al paziente di potersi stendere lui sul lettino, ed essere psicanalizzato: mi dica caro presidente, ma è vero o ho fatto un brutto sogno? Se Freud fosse in vita chissà cosa penserebbe: perché è tutto vero, altro che incubo. Nel calcio italiano la realtà ha ormai superato qualsiasi immaginazione.
La falla. L’ipotetica contro-domanda sta difatti rimbalzando nel mondo e nel tempo reale, sta rimbalzando scuotendo le coscienze e spalancando gli occhi degli ispettori della Covisoc che da metà febbraio hanno iniziato le ispezioni per verificare la correttezza degli adempimenti fiscali ai quali i club tricolore dovevano ottemperare entro la scadenza sportivo-federale del 16 febbraio e garantiti dall’articolo 51 della Legge di Bilancio approvata a fine anno dal Parlamento. Cioè in base al cosiddetto “Salva-calcio” ribattezzato pure come il decreto (poi diventato legge) “Lotito”: quel quasi miliardo (890 milioni tra Irpef, Iva e altre imposte, i quasi 100 milioni dell’Inps rimasti fuori, ma anche qui c’è da aprire un capitolo) di debiti che le società di calcio avevano accumulato nei confronti del Fisco da gennaio a novembre 2022 usufruendo di una sospensione dei pagamenti e versamenti stabilita da un’altra norma passata l’anno precedente – sempre a fine anno, sempre con un emendamento nella Finanziaria e poi con finestre prorogate due volte – stabilendo per legge che le società calcistiche avrebbero potuto usufruire di una rateizzazione (cinque anni e 60 rate) a patto di corrispondere (con il pagamento di una lieve mora) le prime tre rate entro il 29 dicembre del 2022 pena il decadimento dell’agevolazione: questo sempre secondo una legge dello Stato approvata però il giorno dopo. Cioè il 30 dicembre. Cioè a due giorni dal Capodanno.
I controlli Covisoc. Il “risveglio” nell’anno nuovo è stato però sorprendente. Dalle verifiche compiute in questi giorni sarebbe emerso infatti che un cospicuo gruppo di società (tra serie A, B e Lega Pro) non sarebbe completamente in regola, che non abbia cioè compiutamente e correttamente adempiuto agli obblighi di versamento delle tre rate che andavano versate entro fine d’anno. Colpa o responsabilità di chi? Di quell’ingorgo tra codici, decreti, emendamenti di fine anno e che ogni fine anno accompagna e accarezza i club di calcio avvinghiati e aggrappati a provvedimenti legislativi, tributari, fiscali e che cambiano ogni anno e per giunta ogni fine anno? Colpa della strettoia temporale, il 29 dicembre era di giovedì, il 30 venerdì…? Colpa della fretta, dell’ansia, della poca chiarezza, sia pur l’Agenzia delle Entrate il 27 dicembre avesse emanato una risoluzione specifica? Tutte domande che restano sospese, mentre ora resta soprattutto in sospeso la situazione delle società che avrebbero “fallito” l’adempimento. Più che di mancato pagamento (per i club di Lega Pro ad esempio si tratterebbe di poche migliaia di euro) si può dire che un cospicuo gruppo di club abbia sì versato ma non in tempo utile (e quindi magari il pagamento è in data 2 o il 3 gennaio…), cioè almeno non entro il 29 dicembre in base ad una legge del giorno…dopo. È proprio questo il punto, il tema in discussione, il pensiero che agita questo grupo di club ma anche gli ispettori Covisoc che dovrebbero segnalare le mancanze alla Procura federale da cui poi dovrebbero partire le indagini e relativi deferimenti. Cosa si fa? La risposta alla domanda è complessa, perché investe anche le competenze dell’Agenzia delle Entrate, del Fisco, del Mef e del Governo. Perché l’agevolazione è una legge dello Stato, e davanti alle segnalazioni “sportive” che porterebbero a penalizzazioni in classifica, le società potrebbero ribattere così: ma non è colpa nostra, è vero che dovevamo versare entro il 29 ma la legge è stata approvata il 30 dicembre, come possiamo essere penalizzati? E ancora, e soprattutto: gli ispettori Covisoc, gli organi di controllo federali e la stessa Figc come potrebbero decidere visto che la questione è legislativa? E ancora, ancora di più: il mancato, difettoso o lacunoso adempimento – cioè il pagamento delle prime tre rate – comporta, in base alla legge, il decadimento dell’agevolazione e quindi le società dovrebbero versare l’intero importo del debito fiscale, e quindi milioni e milioni di euro per essere in regola con il Fisco ma comunque non sufficienti a scansarsi dal deferimento sportivo. Chi a livello sportivo potrebbe dire che si tratti di adempimento tardivo? È una bella matassa. Come sarà sciolta?
Proroga Inps. In attesa che si sciolga la matassa, ce n’è un’altra in fieri. A dicembre nel decreto “salva-calcio” diventato poi legge non erano rientrati i contributi Inps. Circa cento milioni di euro, milione in più milione in meno, che i club di calcio dovevano versare. Il limite federale per l’assolvimento dell’intera pendenza era fissato al 16 febbraio. Ma, anche qui, le società avevano segnalato di essere in grande difficoltà. Tra la Figc, la sede centrale dell’Inps e quelle territoriali, era così iniziata una lunga e affannosa rincorsa-corrispondenza per trovare una via d’uscita, sempre attraverso accordi transattivi. Ricerche, proposte e lavoro senza risultato concreto, tutto bloccato: ogni società avrebbe dunque dovuto trovare un accordo per la rateizzazione dei contributi previdenziali. Il consiglio federale di fine gennaio, su proposta del presidente Gravina e votando all’unanimità, aveva allora spostato il limite temporale al 16 marzo per non penalizzare i club auspicando un accordo tra Fisco e società. Con questa motivazione: “Il Consiglio ha approvato all’unanimità di posporre di un mese (dal 16 febbraio al 16 marzo) i controlli sportivi relativi ai soli contributi INPS per tutte le società dei campionati professionistici. Una decisione motivata dalle richieste di diverse società, che lamentano una non univoca interpretazione delle sedi INPS provinciali in merito agli interessi da applicare in caso di rateizzazione (i sospesi dell’INPS non ricadono, infatti, nel regime di rateizzazione approvato dal Parlamento lo scorso dicembre). Sull’argomento, il Consiglio federale auspica una gestione nazionale della problematica, affinché tutte le sedi INPS si uniformino alla possibilità di concedere per i periodi sospesi e non sospesi dilazioni amministrative con applicazione ordinaria delle sanzioni”.
Il 16 marzo è ormai alle porte. Tra due settimane le società di calcio dovranno dimostrare alla Covisoc di aver raggiunto un accordo di rateizzazione con la sede territoriale dell’Inps o, in mancanza, di aver ottemperato al versamento dell’intero importo, pena deferimento sportivo. Che tra un mese si scomodi un’altra volta Freud per provare a scavare, spiegare, comprendere, salvare? Oppure tutto come polvere sotto il tappeto? Anche perché la famosa legge 234 passata a dicembre 2021 ha creato un altro clamoroso ingorgo. Meglio però raccontarlo in un’altra puntata…