Da decenni capo unico e supremo di un’armata impietosamente precipitata sul campo e ormai ridotta a scalcagnata e improvvisata brigata, Gianni Petrucci si agghinda coi galloni di generale e tesse i fili di una nuova (personale) campagna, magari profittando della disattenzione del mondo politico-sportivo, in questo frangente tutto preso dall’Olimpiade e diviso com’è tra polemiche, veleni, ori e allori. Intanto, a Parigi il basket italiano è totalmente e desolatamente assente, se non fosse stato per il candidato alla presidenza federale Guido Valori nel fine settimana volato in Francia per intrecciare rapporti internazionali e dare uno sguardo all’organizzazione dei Giochi: non c’è la Nazionale maschile, non c’è quella femminile (assente ai Giochi dal ’96), non c’è la 3×3 e non c’è nemmeno un arbitro italiano sul parquet. Non c’è nemmeno Petrucci. Costretto a stracciare il biglietto aereo per la Francia, astutamente rifugiatosi in un breve silenzio consumato tra le bellezze del mare della Costiera Amalfitana e poi quelle familiari del litorale laziale, annusando il pericolo di una débacle elettorale, il 79enne presidente Federbasket che corre per il suo quarto mandato di fila (ri)prova a cambiare le regole che disciplinano il voto (era già accaduto mesi fa, leggi qui): magari stavolta passano e nessuno se ne accorge, nessuno obietta, nessuno trova nulla di disdicevole. In fondo sembrano dettagli, ma invece appaiono punti decisivi. Chissà se questo pensiero l’ha almeno sfiorato mentre il segretario generale Fip (il fedelissimo Maurizio Bertea) inviava il 31 luglio via mail una lettera alle componenti del basket (dalla Lega A alla Giba) che entro fine settembre dovranno esprimere i delegati all’assemblea elettiva federale prevista il 21 dicembre: la nota ha come oggetto “Regolamento organico-delibera presidente federale numero 2 del 27 luglio 2024”.
Quorum e deleghe: non “contano” tecnici e atleti. Abituato a muoversi sinuoso tra i meandri della politica e della politica sportiva, obbligato a conquistare il 66,7 % dei voti per restare sul trono, chissà se Petrucci prima di assumere la proposta abbia chiesto lumi magari al ministro Calderoli, anni fa diventato celebre per una legge elettorale definita una “porcata”. Di certo c’è che la mossa ideata dal presidente Fip lascia sul campo interrogativi e perplessità: svuotato ancor più di poteri il consiglio federale e fattosi fare una delega a maggio 2024, col provvedimento numero 2/2024 del 27 luglio Petrucci ha infatti deciso d’imperio e poi deliberato la modifica degli articoli 10, 11, 45, 50, 65, 66, 74, 81, 84, 94 e 189 del Regolamento Organico però con “effetto subordinato al parere favorevole del Coni”. In questa selva di numeri paiono annidarsi alcuni escamotage; le modifiche e aggiunte nel testo sono colorate di giallo, e sono così evidenziate nella lettera inviata alle componenti elettorali nella quale compaiono poi anche righe di regolamento cassate: i destinatari sono Lega Basket serie A, Lega Nazionale Pallacanestro, Lega Basket femminile, Comitati e delegati regionali, comitati e delegati provinciali, uffici federali, Usap, Giba, Associazione procuratori sportivi pallacanestro, Associazione direttori sportivi pallacanestro.
A una lettura neutrale e imparziale non sfugge però soprattutto la presenza di due articoli che sarebbero da cerchiare in rosso. Soprattutto l’articolo 50 che al comma 6 letteralmente prescrive, secondo quanto modificato da Petrucci in persona (in forza di delega e che quindi non passa per l’espressione e il voto del consiglio federale): “Ai sensi dell’articolo 13 dello Statuto Federale, il presidente federale e i presidenti territoriali regionali, in caso di candidatura successiva al terzo mandato consecutivo, sono eletti alle condizioni stabilite dall’articolo 16 comma 2 del D. Lgs 23 luglio 199, numero 242 e s.m.i… In tali ipotesi, sia in prima che in seconda convocazione l’Assemblea è validamente costituita con la presenza con la metà più uno (50%+1) degli aventi diritto al voto. In tale caso il quorum assembleare dovrà calcolarsi sul numero delle società presenti o delegate (no atleti-no tecnici) e non sul numero dei voti”. Nell’articolo 10 (“rappresentanza e partecipazione al collegio elettorale professionistico”) invece, secondo quanto deciso da Petrucci e così come compare nella lettera, scompare il comma 3 che prevedeva come “ogni affiliata, oltre la propria, potrà rappresentare un’altra affiliata, del medesimo Collegio elettorale, mediante delega scritta e firmata dagli aventi diritto come disposto dal comma 2”. Cassata dunque la possibilità di delega di voto per una società professionistica, mentre per chi arriva all’articolo 11 (“rappresentanza e partecipazione al collegio elettorale nazionale dilettantistico”) si rinvia all’articolo 23 dello Statuto federale cassando però la facoltà di deleghe (1 per serie A2 maschile, 3 per B nazionale, 1 per A1 femminile, 3 per A2 donne).
Lo svuotamento dei poteri del consiglio federale, l’escamotage. Prima di spiegare cosa comporta realmente il nuovo comma 6 dell’articolo 50, vanno menzionate altre due modifiche che il presidente Petrucci, in forza della delega ricevuta dal suo consiglio federale, ha apportato. All’articolo 81, comma 1, c’è scritto: “oltre ai compiti e ai poteri conferitigli da statuto, il presidente federale agisce in forza di quelli a lui eventualmente delegati dal consiglio federale ai sensi dell’articolo 29 dello Statuto”. E, soprattutto, ecco il comma 3 dell’articolo 84, da leggere tutto d’un fiato: “Il Consiglio federale può, sulla base dell’articolo 29 dello Statuto federale, assegnare al presidente federale deleghe ad assumere provvedimenti nelle materie di competenza del consiglio federale, senza necessità di alcuna ratifica”. Roba da far strabuzzare gli occhi, da far saltare letteralmente in piedi: cioè il presidente federale Petrucci a maggio si è fatto conferire delega dai consiglieri federali e il 27 luglio ha stabilito che il presidente federale può prendere decisioni che competono al consiglio federale e che, addirittura, non c’è poi nemmeno bisogno della ratifica del consiglio federale, proprio perché il consiglio federale ha deciso di affidargli, e di assumerne, le funzioni senza però sapere che ne sarebbe rimasto svuotato… Agli inevitabili puntini sospensivi si aggiunge poi il punto inserito al comma 6 dell’articolo 50. Pare un cavillo, apparirà forse come un tecnicismo: invece è un affondo, costituisce un vero e proprio affronto. Perché, con questa modifica, Petrucci dichiara di non tener conto delle componenti atleti e tecnici per il conteggio degli aventi diritto al voto, abbassando così di fatto il quorum del 50%+1 previsto dalla legge affinché le assemblee elettive siano considerate valide, cioè siano regolarmente costituite. Guarda caso in quelle dov’è c’è in corsa un candidato presidente che si presenta con tre mandati consecutivi sulle spalle. No, non è un’allucinazione. Sarà sicuramente una combinazione, ma è proprio il caso del voto per la presidenza federale nella quale corre Petrucci, ed è il caso di alcuni comitati regionali, ad esempio in Abruzzo (Di Girolamo) e Marche (Paolini) i cui presidenti sono legati a filo triplo a Petrucci che a sua volta è legato al voto dei delegati espressione dei comitati territoriali (per le elezioni regionali il presidente che si presenta con tre mandati di fila ha bisogno che l’assemblea raggiunga il 50%+1 dei votanti, così come per quello federale: nel caso delle elezioni regionali però è di solito molto più complesso il raggiungimento del quorum assembleare, visto che la parte atleti-tecnici non si presenta mai in maniera massiccia al voto).
In barba anche a quanto prescrive la legge Melandri che assegna di diritto la partecipazione elettiva delle componenti atleti e tecnici nelle federazioni (nel calcio è del 20% la quota giocatori e di 10% quella dei tecnici) affinchè sia dato risalto alle componenti attive sportive, Petrucci sostanzialmente scrive, anzi prescrive: che votino o no, atleti e tecnici non rientrano nel computo del quorum necessario a ritenere valida l’assemblea elettiva. Una mossa che si potrebbe spiegare anche così: Petrucci per ottenere il quarto mandato (e sconfiggere lo sfidante Guido Valori) ha sì bisogno del 66,7% dei voti (nel computo dei voti validi ci sono anche le bianche, non le nulle) ma il quorum assembleare si raggiungerebbe col 50%+1 dei votanti a prescindere dalla presenza di atleti e tecnici, dovendosi calcolare così su una base molto più ridotta: con un quorum diminuito, sarebbe più facile (e comodo) arrivare così a quella percentuale che gli consente di svolgere regolarmente l’assemblea nella speranza poi di raggiungere il 66,7% dei voti utile ad assicurargli il suo quarto mandato consecutivo. Chissà quale sarà la reazione di atleti e tecnici, che in fondo sono la parte fondamentale del movimento cestistico nazionale, perchè la modifica appare come un vero e proprio affronto nei confronti dei cestisti e degli allenatori e pare inoltre “regalare” sempre più potere ai dirigenti, dando nuova linfa alle solite manovre e manfrine del Palazzo.
La palla passa al Coni e alla politica. A proposito del Palazzo, le proposte di modifica sono subordinate al parere del Coni. La finestra estiva, i pensieri all’Olimpiade e i tempi delle procedure elettorali schiacciano i tempi: il voto territoriale e delle altre componenti è fissato a fine settembre e dunque entro un mese il Coni dovrà decidere se i cambiamenti, stabiliti da Petrucci in persona, possono passare oppure no. Le modifiche devono ricevere prima il vaglio dell’avvocato Michele Signorini che dirige “l’Ufficio Statuti e Regolamenti” del Comitato olimpico italiano e poi eventualmente approdare in Giunta Coni. Cosa dirà Giovanni Malagò e come si esprimerà la Giunta? Domanda in sospeso, così come in sospeso resta un altro quesito: nella vicenda non può direttamente entrare la politica e dunque non può farlo nemmeno il ministro dello Sport, eppure solo quindici giorni fa Andrea Abodi è intervenuto con un caustico commento sul blitz provato da Gravina per il calcio, un intervento dopo il quale Gravina è stato però costretto a fare marcia indietro. Lo farà anche in questo caso? Chissà, dalle cronache degli ultimi mesi Abodi e Petrucci compaiono spesso insieme: sorridenti, all’apparenza sinergici. L’ultima volta è accaduto pochi giorni fa, per celebrare il varo di un progetto – la realizzazione e riqualificazione di 100 playground in tutta Italia – che la Fip ha avviato con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa col Ministero per lo Sport e i Giovani, Sport e Salute e Anci (Associazione nazionale comuni italiani). Un progetto che pare servito a dare una spruzzata di novità sull’imbalsamato e decadente movimento cestistico tricolore, utile certo per qualche comparsata sui quotidiani e sui media, e chissà se per gettare altro fumo negli occhi. Un po’ forse come il programma elettorale del presidente uscente, costretto a rincorrere sul punto lo sfidante Guido Valori che ad aprile (leggi qui) aveva annunciato il proprio programma “Valorizziamo la Fip”: il piano dell’uscente Petrucci (da dodici anni presidente, sempre meglio ricordare) balza agli occhi per alcuni singolari e sintetici punti che paiono la scopiazzatura di quelli del rivale (basta confrontarli) e nel quale, ad esempio, a parte il passaggio sulla Fiba, si staglia questo, a proposito del “rilancio” del basket femminile: “Organizzazione evento “Allenare le azzurre”, tavola rotonda con i commissari tecnici di altre discipline e gli allenatori di serie A1 femminile”.
Ci sarebbe poco da commentare e poco da ridere, ma tant’è: intanto il prossimo torneo femminile di A/1 sarà a 11 squadre anzichè a 14 (due squadre hanno chiuso bottega, un’altra si è autoretrocessa), evidenziando ancor più l’emorragia dell’intero movimento (in A/2, per completare gli organici, è stata ripescata una squadra che l’anno scorso nella serie B campana aveva perso tutte la partite e retrocessa in serie C…), movimento femminile che il prossimo anno ospiterà un girone dell’Europeo per il quale il Ministero dello Sport ha elargito un milione e mezzo di euro alla Fip. Proprio questo munifico intervento aveva fatto dire a Petrucci, nel corso di un consiglio federale (leggi qui) che no, proprio non poteva continuare ad attaccare Abodi sull’istituzione dell’Autority dei conti per i club di calcio e basket. Anzi, da quel giorno Petrucci avrebbe cambiato registro, sposato la causa ministeriale e addirittura lanciato frecciate al Coni e alla Figc di Gravina. Per Abodi oro colato, perché il ministro pare riconoscere a Petrucci una penetrabilità nella comunicazione che in questo delicato momento gli torna utilissima, fa nulla che siano comparsate, come magari la sua presenza nell’ultimo consiglio federale tenutosi dopo il disastro al pre-olimpico: del resto il basket non interessa a nessuno, è solo il calcio che attira interventi e per il quale il governo ha deciso di intervenire per troncare l’esperienza di Gravina, mentre sull’ennesimo fallimento cestistico tricolore (specchio dell’intero movimento) le parole di Abodi sono state miele (sul punto, ma anche sul basket, sarebbe forse interessante sapere cosa ne pensa il ministro del Mef, Giorgetti, anche lui volato a Parigi nel fine settimana), altro che quelle pronunciate dopo l’eliminazione della Nazionale di Gravina e Spalletti all’Europeo.
La politica e le punizioni. In questo tragicomico vuoto, Petrucci prova a restare così sul trono, modificando il regolamento elettorale, dando una parvenza di programma di rilancio e continuando a muoversi col “metodo Petrucci”, così come viene ribattezzato dagli avversari. L’ultimo esempio? Dopo dieci logoranti mesi, il Tribunale federale Nazionale ha inibito per un anno (l’oggetto è una discutibile questione di conflitto d’interessi, leggi qui) il presidente del Comitato Lombardia Giorgio Maggi, guarda caso il presidente e il Comitato che nello scorso autunno avevano annunciato l’opposizione alla sua nuova candidatura, che nei mesi hanno raccolto l’adesione di altri comitati regionali (Veneto e Lazio in primis) e che insieme hanno scelto di lanciare e appoggiare la candidatura dell’avvocato romano Valori. Sull’inibizione pende il ricorso in Appello, non solo sulla sostanza ma anche sulla forma: tra comunicazione e deferimento devono passare almeno 20 giorni, e invece ne sono trascorsi solo 17. In un’accorata e affilata lettera Maggi ha salutato tutti, ha annunciato che ricorrerà anche agli organi extra-sportivi e invitato “a continuare sulla strada intrapresa per il cambiamento dei vertici della federazione e riportare il basket ai livelli che gli competono per la passione che si tocca sui campi, nei playground, nei sacrifici dei dirigenti delle società”. Maggi si è dimesso con due mesi d’anticipo rispetto alla fine del mandato ma il commissariamento del Comitato Lombardia che Petrucci inseguiva da mesi è miseramente sfumato. E a nulla pare siano servite le sue solite e ripetute incursioni, tra pressioni e promesse. L’esempio Lombardia gli serviva come monito per i lombardi e per tutti gli altri che non sono sulla sua linea, e invece gli tocca constatare come anche la sua ultima mossa – inserire il consigliere lombardo Germano Foglieni nel Club Italia che si occuperà di sviluppo dei talenti nazionali e provare a dividere e spaccare il consiglio direttivo lombardo – si sia rivelato un buco nell’acqua. Ieri l’altro il coetaneo Alberto Mattioli, vera anima del basket lombardo, ha infatti annunciato l’appoggio e la candidatura di Foglieni a presidente del Comitato Lombardia come espressione unitaria del movimento cestistico regionale che interamente appoggia Valori come presidente Fip. Una risposta decisa, che ha dato ancor maggior vigore alle spinte che provengono da altri comitati regionali…
Interrogazioni, conflitti d’interesse e silenzi. Il caso Sicilia e la corsa ai cento voti. Sulla vicenda Maggi è intervenuto il senatore del “Movimento Cinque Stelle” Ettore Licheri che ha presentato il 31 luglio un’interrogazione (si chiama atto di sindacato ispettivo) al ministro dello Sport Abodi chiedendo lumi sulle condotte del presidente federale Petrucci che avrebbero sconfinato “nell’abuso di potere”, chiedendo conto di un dettaglio esposto presentato a maggio da Maggi al Dipartimento dello sport della Presidenza del Consiglio dei ministri ed al Ministro per lo sport e i giovani oltre che alla procura federale e alla commissione di garanzia federale della Fip, alla procura generale dello sport presso il Coni e alla commissione “di garanzia degli organi di giustizia, di controllo e di tutela dell’etica sportiva” del Coni, esposto (leggi qui) per il quale nessuna risposta è arrivata. Nell’interrogazione, Licheri si rivolge al ministro chiedendo se “al Ministro in indirizzo risulti che le condotte tenute dal presidente federale nei confronti dei suoi oppositori “politici” integrino o meno un danno allo sport nazionale ed alla Federazione italiana pallacanestro, atteso che esse sarebbero state adottate con la finalità esclusiva di perpetuare quello che l’interrogante ritiene un personalistico potere; e quali misure urgenti intenda attivare per ripristinare all’interno della Fip la legalità necessaria, sollecitando il Comitato olimpico nazionale italiano, in virtù dei poteri conferitigli dalle leggi dello Stato, dal proprio statuto e dai propri regolamenti, ad adottare tutti i provvedimenti di propria competenza, in virtù del fatto che l’attuale presidente federale della Fip sembra utilizzare gli uffici e le risorse federali per scopi non istituzionali dell’organismo sportivo”. Sempre Licheri ha presentato un’altra interrogazione: sempre rivolta ad Abodi, chiede al ministro se è a conoscenza della situazione di un “tesserato Fip che è presidente di un Comitato regionale, ma anche segretario generale della Lega Nazionale Pallacanestro, che svolgerebbe attività di intermediario di giocatori, che è fondatore e proprietario di una società dilettantistica che milita in C gold e che gestisce il più importante palazzetto di Livorno e che ha come amministratore unico un soggetto che nel comitato regionale riveste la carica di responsabile amministrativo” e se sussistono conflitti di interesse, profili di incompatibilità e incandidabilità. L’identikit pare quello di Massimo Faraoni, presidente del Comitato Toscana e segretario della LNP che appoggia Petrucci dal quale avrebbe ricevuto la promessa di affiancare Datome nella gestione delle nazionali (leggi qui). Il ministro Abodi troverà tempo e modo almeno per rispondere?
Intanto, un’altra sonora risposta è arrivata dal Comitato Sicilia dopo le epurazioni arbitrali (preannunciate con abbondante anticipo, qui). La presidente regionale Cristina Correnti, moglie dell’arbitro Sahin, sui social s’è lanciata in una serie di post. Prima, prendendo in prestito una frase di Eleanor Roosevelt, “Se qualcuno ti tradisce una volta, è un suo errore; se qualcuno ti tradisce due volte è un tuo errore” (ricevendo il like di Massimo Faraoni…), poi con una frase in dialetto siciliano, “CU DI ‘N SCECCU NI FA UN MULU U PRIMU CAUCIU E’ DO SO’!
I proverbi antichi non sbagliano mai! Questo lo diceva la mia nonnina e quando ero ragazza mi sembravano i deliri di vecchi ed invece adesso, mi accorgo che sono sentenze di vecchi saggi. Tradotto in italiano sarebbe “chi tratta un somaro come se fosse un mulo (che chiaramente ha più valore nella nostra tradizione) si becca il primo calcio”, e infine con un messaggio cifrato “quando la toppa è peggio del buco”. Mesi fa la Correnti, proprio rispondendo a un articolo di storiesport, ribadiva il suo appoggio a Petrucci. Dopo questi post è lecito quantomeno ipotizzare che in Sicilia spiri vento di moti e tempesta? Proprio il Comitato Sicilia ha intanto vinto un ricorso, vedendosi riconoscere un terzo delegato per l’assemblea elettiva di fine dicembre, quella che dovrà decidere la sfida tra Petrucci e Valori. I delegati al voto saranno in tutto cento, dunque una decurtazione rispetto al passato vista l’emorragia nelle iscrizioni dei club ai vari campionati. I delegati della Lega serie A sono 15, 10 i nazionali maschili, 5 quelli femminili, 48 i regionali (la parte del leone la fa la Lombardia con 10), 15 i giocatori (3 professionisti e 12 dilettanti) e 7 i tecnici (1 professionista e 6 dilettanti). Atleti e tecnici che per il presidente Petrucci non vanno però conteggiati per il raggiungimento del quorum assembleare, regionale e nazionale. A meno che la proposta non venga bocciata dal Coni. Intanto, mano alla calcolatrice: Petrucci per restare sul trono ha bisogno di 67 voti (se al voto si presentano tutti e 100) altrimenti perde la battaglia e non potrà più ricandidarsi. A Valori invece servono 51 voti. Se nessuno ottiene il quorum previsto, si va a nuove elezioni. Che sarebbero gestite dal presidente uscente, decisione apparsa come l’ultimo gentile cadeau in omaggio al monarca del basket italiano e a tutti gli altri presidenti federali che vantano più di tre mandati di fila.