Cerca
Close this search box.

Basket, guerra Fip-Lombardia. Incolpato Maggi, che fa esposto a Coni e Governo: «Conflitti e ritorsioni: il metodo Petrucci»

Inchiesta sul presidente lombardo: la Procura federale si muove. Maggi intima: organi nominati da Petrucci. In 25 pagine il racconto degli ultimi sei mesi: nel mirino atti, assunzioni, il presidente federale accusato di persecuzioni. Il ruolo svolto dagli uffici di Sport e Salute
Gianni Petrucci

Cerca un giudice a Berlino, il presidente del Comitato Lombardia della Fip, Giorgio Maggi. Cerca giustizia, equità e imparzialità, invoca trasparenza e firma un esposto di venticinque pagine, un lungo memoriale nel quale ricostruisce non solo gli ultimi sei mesi di “rapporti” personali e istituzionali intercorsi col presidente federale Gianni Petrucci, ma pagine che addirittura mettono in rilievo una serie di comportamenti, pratiche e decisioni assunte nel corso degli anni dall’attuale presidente FIP: un’attività politica e gestionale da porre all’attenzione delle massime istituzioni sportive italiane. L’esposto è stato infatti inviato via pec al Dipartimento dello Sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che alla Procura federale e alla Commissione di garanzia federale della Fip, alla Procura Generale dello Sport presso il Coni e alla Commissione “di Garanzia degli organi di giustizia, di controllo e di tutela dell’etica sportiva” del Coni.

L’esposto e la giustizia “domestica”. Il presidente del comitato lombardo Giorgio Maggi cerca giustizia e risposte, invoca un’inchiesta su presunte plurime violazioni ai codici etico e sportivo della Fip e del Coni che sarebbero state commesse da Petrucci. Per questo, chiede l’intervento della Procura Generale dello Sport presso il Coni diffidando il procuratore federale Fip Marco Lucente a non effettuare le indagini e a non occuparsi dell’inchiesta, visto che le nomine per gli incarichi nella giustizia sportiva della Federbasket e quelli della Procura federale sono stati assunti nel giugno del 2021 con una delibera personale firmata da Petrucci “senza ragioni di urgenza che giustificassero una deliberazione presidenziale in apparente e aperto conflitto con quanto detta lo Statuto federale che demanda invece le nomine al consiglio federale su proposta del presidente”; già nelle due precedenti e ultime gestioni Petrucci (quadriennio olimpico 2013/2016 e quadriennio olimpico 2017/2020) il consiglio federale Fip, pur non avendone i poteri, aveva conferito a Petrucci il mandato di individuare e nominare i componenti della giustizia federale del basket azzurro.

L’incolpazione. Motivi per i quali Maggi chiede al capo della Procura federale di astenersi dalle indagini, proprio al capo della Procura che a inizio della prossima settimana lo interrogherà invece come soggetto incolpato, indagato “per la verifica della possibile sussistenza di un conflitto di interessi nell’affidamento, a società, di incarichi da parte del Comitato Lombardia Fip, negli anni 2021, 2022 e 2023” in una vicenda nata nell’ottobre scorso (dettagliatamente riportata qui), un’indagine nella quale sono stati coinvolti il presidente Maggi e l’intero Comitato Lombardo (Sina, Filabelli, Foglieni, Maruti, Ostini e Tallone); tutti hanno risposto puntualmente e dettagliatamente agli addebiti e alle richieste, eppure Maggi è stato incolpato e il resto dei consiglieri, non indagati, verranno ascoltati dal procuratore federale sempre nel corso della prossima settimana. Tutto il comitato lombardo nel mirino, proprio il Comitato e la regione dove è maturato prima il no a Petrucci che aveva chiesto adesione al quarto mandato di fila e poi dove soprattutto è nato l’appoggio alla candidatura dell’avvocato romano Guido Valori alla presidenza Fip, candidatura costruita insieme al Comitato Veneto e al Comitato Lazio.

Ritorsioni e persecuzioni elettorali. Secondo Maggi, sussistono una serie di elementi precisi che dimostrerebbero come gli atti compiuti da Petrucci siano stati adottati per intimidire, sanzionare e poi rimuovere i rappresentanti del comitato lombardo utilizzando, a tal fine “gli organi federali, indirizzati verso i suoi scopi”, proprio come segno di ritorsione. Un’accusa pesantissima, accompagnata e dettagliata da una ricostruzione precisa degli eventi, degli atti, delle decisioni. Non solo. Nella vicenda Maggi è accusato dalla Procura Fip di violazione al codice etico per un presunto conflitto di interesse amministrativo ma il codice etico della federazione contempla soltanto quello sportivo; presunte violazioni amministrative dalle quali Maggi poi si difende con una serie di atti e documenti. Per poi attaccare, proprio sul campo scelto da Petrucci, illustrando, con una serie di punti, come sia stato invece proprio il presidente Petrucci ad aver ripetutamente violato anche le più elementari norme del codice etico della Fip, del Coni e dei principi fondamentali degli Statuti delle federazioni sportive nazionali. In che modo? Con una serie di nomine nel campo della giustizia sportiva, nella selezione del personale e nella costituzione del rapporto di lavoro, in rapporti contrattuali e di possibili conflitti; e ancora con la mancata trasparenza, con il mancato rispetto dei principi di lealtà e correttezza, e quello di non discriminazione. Per questo, mettendone al corrente il Dipartimento dello Sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiede alla Procura Generale dello Sport presso il Coni di “adottare tutte le iniziative ritenute opportune nei confronti del dottor Gianni Petrucci nella sua qualità di presidente Fip, anche ai fini dell’individuazione di ulteriori violazioni della normativa federale e del Coni, ritenendo che Petrucci non possa essere sottoposto al giudizio degli organi di giustizia sportiva della Fip, in quanto tutti da lui nominati personalmente, in spregio della normativa vigente”.

Atti e “misfatti”. È con questa frase che si chiude l’esposto. Ma cosa c’è scritto in queste venticinque pagine? E quali sono i comportamenti di Petrucci che Maggi mette in rilievo, ponendoli all’attenzione della Procura Generale dello Sport guidata dal prefetto Ugo Taucer? Si legge, nell’esposto. “La situazione di conflitto di interessi si riscontra nelle azioni di Petrucci che ha dispensato rinnovi di affidamenti, garantito posizioni lavorative all’interno della Fip a persone a lui vicine, e ai loro familiari, utilizzando risorse federali”. Ad esempio, l’importante rinnovo fino al 30 giugno 2026, quindi ben oltre la scadenza del mandato federale di Petrucci, del contratto all’advisor commerciale Master Group Sport srl che “beneficia delle provvigioni anche sui contratti di sponsorizzazione procacciati dai Comitati regionali senza il suo supporto”, un rinnovo tenuto “scupolosamente nascosto”; i “generosi” compensi al Commissioner degli arbitri e al direttore generale delle squadre nazionali; le “assunzioni facili garantite ai figli di dipendenti federali perché restassero persone di sua fiducia”; “l’inaspettata promozione del magazziniere Fip utilizzato senza specifico inquadramento, come autista personale”.

Nell’esposto si evidenzia come Petrucci sia anche vice presidente esecutivo (carica assunta da gennaio 2024, mentre a giugno 2023 era entrato nel cda del club presieduto da Danilo Iervolino) della Salernitana e che, come tale, presenzi alle riunioni in Lega A a cui partecipa anche Giovanni Carnevali, amministratore delegato del Sassuolo (la Salernitana è già retrocessa in B, il Sassuolo rischia di accompagnarla, e così la scena si ripeterebbe anche nei consigli di Lega B, nota a margine: due mesi fa la Finanza ha perquisito la sede sociale alla ricerca di documentazioni su passaggio di giocatori tra il club neroverde e la Juventus) ma anche amministratore delegato e presidente della Master Group Sport srl, advisor commerciale della Fip confermato fino a giugno 2026. “Tali rapporti a titolo personale dovrebbero indurre il presidente Fip a una maggiore cautela nell’assegnazione del ruolo di advisor commerciale alla Master Group Sport srl per evidenti ragioni e a rappresentare che la scelta di tale soggetto è avvenuta confrontandolo con altre aziende che svolgono la medesima attività, nonché le ragioni che hanno portato all’assegnazione e al successivo rinnovo”, c’è scritto nell’esposto. Da ricordare come il rinnovo contrattuale sia stato fatto con scadenza temporale al 30 giugno 2026, ben oltre quindi la scadenza dell’attuale mandato presidenziale. Esaminando poi le numerose variazioni di bilancio effettuate da Petrucci e rese pubbliche sul sito Fip, si nota come “abbia munito di nuove e inaspettate risorse finanziarie i comitati regionali che manifestavano pubblicamente di sostenere la sua ricandidatura, come le Marche, l’Abruzzo, la Puglia e la Campania”. Questa situazione rende palese come “alcuni comitati regionali che hanno manifestato adesione a Petrucci non hanno mai ricevuto richiesta di chiarimenti o indagini di carattere amministrativo, contabile e disciplinare, pur in presenza di fatti noti a tutto il movimento del basket italiano”.

Ad esempio, si fa il caso del Comitato Emilia Romagna in cui risulta esserci solo un dipendente (Fabio Galimberti) e alcuni collaboratori tra i quali Gianluca Galimberti. I due sono figli di Giancarlo Galimberti, storico ex presidente del Comitato Fip Emilia Romagna ed ex consigliere federale: nonostante l’età, l’ottantenne Giancarlo ha una scrivania nella sede del Comitato che occupa con grande frequenza settimanale, “svolgendo attività in favore del comitato”. E ancora: “Nel sistema federale si sa come in altri Comitati regionali esistono da tempo rapporti di carattere familiare posti a fondamento della gestione delle attività dei comitati che sono articolazioni federali sul territorio”. Eppure gli organi centrali federali non sono mai intervenuti per accertare eventuali anomalie. “A titolo di esempio, ci sono i casi dei Comitati regionali Abruzzo e Marche”. Si chiede Maggi: due pesi e due misure? “Sia chiaro, non si chiede che si agisca contro i rappresentanti di questi comitati, ma si vuol solo far comprendere come sia sufficiente essere concordi con la candidatura del presidente federale Petrucci, per non vedersi contestare alcunché, sebbene esistano situazioni meritevoli almeno di approfondimento”. Decisioni strumentali e politiche prese, secondo il presidente del Comitato Lombardia, a seconda del gradimento o meno alla candidatura elettorale di Petrucci “le cui azioni trovano esclusivo fondamento nel voler cercare ragioni che rechino pregiudizio all’immagine e alla credibilità dei dirigenti lombardi, espressione di una realtà che si contraddistingue per una gestione trasparente ma che non condivide apertamente il progetto politico dell’attuale presidente, e contro le quali vengono utilizzate procedure contrarie ai principi e alla normativa dell’ordinamento federale per indurle a cambiare atteggiamento”.

L’inchiesta. Quando e come nasce l’inchiesta su Maggi e il Comitato Lombardia, in quale contesto matura questa “ritorsione” come la definisce il presidente del comitato lombardo, quali sono i retroscena della vicenda? Il filo è lungo, si prova a riassumere una matassa assai intricata e affilata. Dopo aver ripetuto per mesi, nel corso di interviste ai principali quotidiani nazionali, in dichiarazioni nel corso di due consigli federali e in una riunione della Consulta delle Regioni, di non volersi ricandidare (in quel momento storico la legge però non glielo consentiva), Petrucci cambia idea nell’estate del 2023, quando la promulgazione della legge 112 elimina il divieto di ricandidatura per i presidenti federali oltre il terzo mandato. Il 9 ottobre prende il treno e va a Milano, dove incontra, in un ristorante nei pressi della Stazione centrale, il presidente del Comitato Lombardia Giorgio Maggi insieme ai dirigenti lombardi Germano Foglieni (consigliere regionale) e Giuseppe Rizzi (consigliere federale). Chiede loro l’appoggio alla sua nuova candidatura. Maggi obietta, ricorda a Petrucci che già ad agosto 2022, a Brescia, durante un incontro della Nazionale, aveva detto al presidente federale che, vista la sua impossibilità a candidarsi, la Lombardia aveva già il profilo del candidato da presentare alla tornata elettorale.

Petrucci non la prende bene, saluta i tre e riparte per Roma. Sa che il mancato sostegno di un Comitato come quello lombardo, strategico in ottica elettorale, è un colpo pesante alle proprie velleità. Un mese dopo, nel corso del consiglio federale, revoca a Maggi l’incarico di coordinatore delle attività territoriali del progetto Academy, incarico rinnovatogli appena tre mesi prima. La motivazione? “Il venir meno del rapporto fiduciario”: così almeno scrive nella lettera indirizzata a Maggi e ai consiglieri regionali, ai quali inoltre annuncia la verifica su “elementi di informazione su presunti affidamenti e incarichi in service esterni affidati dal Comitato Lombardia in situazioni di possibile conflitto di interessi”, invitandoli a produrre una relazione sulla gestione amministrativa del Comitato. Maggi (e i consiglieri) prendono carta e penna. Scrivono, e spiegano, osservando tra l’altro come “la Fip, a livello centrale, sia già in possesso di tutte le delibere del comitato regionale”. Chiede (e chiedono) il perché del “venir meno del rapporto fiduciario” e chiede (e chiedono) i dettagli di quelli che Petrucci definisce “elementi di informazione”, per poter così rispondere compiutamente alle richieste. Gli domandano inoltre a quali periodi si riferisca, visto che fino ad allora mai aveva fatto tale richiesta.

Petrucci riprende carta e penna e scrive, facendo riferimento all’affidamento effettuato per gli anni 2021 e 2022 a due società, la Freemind e la Golden Flamingo, precisando che questa società abbia avuto un socio e un collaboratore “in rapporti di affinità e parentela con Giorgio Maggi”, ipotizzando un network, una presunta condizione di conflitto di interesse “sportivo” e informando che poi avrebbe rimesso tutti gli atti al presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della Fip. Qualche giorno dopo però, Petrucci chiama al telefono il consigliere lombardo Foglieni e gli chiede di dimettersi dal consiglio regionale perché “stava rischiando di essere coinvolto nella vicenda-Maggi”. Chiede inoltre a Foglieni di invitare anche gli altri consiglieri alle dimissioni, in modo da poter così commissariare il Comitato Lombardia. Fa una telefonata dello stesso tenore anche col consigliere federale (lombardo) Rizzi, al quale sottolinea come “il nominativo dell’eventuale commissario sarebbe stato concordato coi dirigenti lombardi e che comunque si sarebbe trattato di un profilo gradito alla Lombardia”.

Il rimpallo. Quattro giorni dopo, il presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della Fip Marco Tani scrive al Comitato Lombardia, “stante l’apparente condizione di conflitto di interesse sollevata”, chiedendo una serie di documenti. Due giorni dopo Maggi e i cinque consiglieri rispondono alla nota di Petrucci, ricordandogli come avesse già tutte le informazioni a disposizione, come non esistesse alcun network tra le due società di service in questione, società tra l’altro ben conosciute alla Fip centrale con la quale avevano già lavorato in parecchi progetti avendo come testimonial anche il ct Pozzecco, che gli incarichi a una delle due società erano stati preventivamente sottoposti all’approvazione del consiglio federale (approvazione concessa con apposita delibera), e come ci fossero stati già cinque controlli senza che mai nulla fosse stato rilevato. E, infine, come il presunto conflitto di interesse sportivo non potesse avere ragioni, visto che le persone coinvolte non erano tesserate Fip e che le loro prestazioni non fossero di carattere sportivo. Quanto alla revoca dell’incarico al presidente Maggi del progetto Academy, sottolineavano come “la decisione fosse di carattere politico…e come in un consesso democratico, sia serenamente accettabile la possibilità che ci possano essere più candidature”.

Petrucci rispondeva dicendo di aver trasferito la questione al Collegio dei Revisori. Ricontattava poi Foglieni, ripaventando l’ipotesi del commissariamento e invitando tutti alle dimissioni. Dimissioni respinte in blocco da tutto il comitato. Chiedeva inoltre a Rizzi e Foglieni di riferire a Maggi di non presentarsi alle future riunioni (come poi avvenuto) della Consulta regionale. A febbraio Petrucci informava il consiglio federale di aver chiesto una relazione sulla vicenda Lombardia alla direzione “Internal Audit” di Sport e Salute (una società partecipata statale, è sotto il controllo del Mef guidato da Giancarlo Giorgetti): l’ufficio è guidato da Marco Befera, figlio di Attilio Befera che è, per inciso, il presidente della Comtec (commissione tecnica, come la Covisoc nel calcio) della Fip. A febbraio l’ufficio amministrativo di Federbasket chiede una serie di nuovi documenti relativi alla società Freemind e Golden Flamingo. Il Comitato fornisce i documenti ma si vede richiedere dagli uffici Fip – forse perché nulla avevano trovato di rilevante? – la copia dei verbali di tutte le deliberazioni dell’ultimo triennio.

Nel frattempo, proprio mentre su organi di stampa (leggi qui) viene annunciata la discesa in campo di Valori, Petrucci richiama Rizzi (consigliere federale e responsabile del settore giovanile nazionale Fip) invitandolo “con toni concitati di dichiararsi politicamente in suo favore”. Rizzi non si dichiara politicamente in favore di Petrucci; prima il vice-segretario generale Fip Martinelli e poi di nuovo Petrucci, chiedono a Rizzi di non partecipare alla finali nazionali maschili in programma a Battipaglia: la tua presenza è superflua, visto che ci sarà Petrucci, questo il succo delle due telefonate. Rizzi manifesta il proprio disappunto con una nota inviata via mail confermando invece la propria presenza alle finali, in virtù del lavoro compiuto negli anni. Un mese fa Petrucci, nel corso de consiglio federale informa di aver ricevuto una relazione dagli uffici di “Sport e Salute” e di averla inviata al presidente del Collegio dei Revisori dei Conti Fip, assicurando che “tutto quello che ne sarebbe seguito sarebbe stato di competenza degli organi federali e non della politica federale”. Due settimane dopo il Collegio dei Revisori trasmette una nota nella quale rileva “l’esistenza del supposto conflitto di interessi e alcune carenze procedurali, la violazione del codice etico e dello statuto federale a causa della mancata disclosure del presidente del Comitato e della sua conseguente mancata astensione in sede deliberativa”.

Dall’ospedale San Camillo dov’è ricoverato dopo un incidente automobilistico, Petrucci chiede alla segreteria generale Fip di trasmettere la nota a Maggi e ai consiglieri regionali, pur se Maggi e i consiglieri non siano i destinatari della comunicazione. Perché lo fa, allora? “La finalità è quella di avvisarli e di farli desistere dalla volontà di cercare un’alternativa all’attuale presidente Fip”: così c’è scritto nell’esposto, nel quale poi si rileva come le azioni della Federbasket e della direzione dell’Internal Audit di “Sport e Salute” abbiano seguito un iter illegittimo, disattendendo tra l’altro le disposizioni previste dalla Legge 241/90 sul procedimento amministrativo.

Il caso Sport e Salute e la richiesta al Governo. Rilievi pesanti che investono il Dipartimento dello Sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, visto che la direzione “Internal Audit” e la società “Sport e Salute” (società sotto controllo pubblico) prima di redigere il report avrebbero dovuto rilevare le gravi violazioni procedurali e l’inosservanza delle norme del procedimento amministrativo, ma che hanno invece dato seguito alla richiesta avanzata dal presidente federale Petrucci. Rilevi di maggior valore se si considera che Marco Befera è stato, in passato, responsabile dell’Ufficio di Vigilanza del Coni e che “dunque avrebbe dovuto ben conoscere le procedure che devono essere seguite dalla federazioni sportive”. È per questo che l’esposto viene trasmesso al Dipartimento dello Sport in modo che venga valutato il comportamento seguito.

Dopo la relazione dell’ufficio, pubblicamente i comitati di Lombardia, Veneto e Lazio (leggi qui) ufficializzano il 9 aprile l’appoggio alla candidatura di Guido Valori per la presidenza Fip. Otto giorni dopo, il procuratore capo della Fip Lucente incolpava invece Maggi e convocava tutti i consiglieri in audizione a Roma come “persone informate sui fatti”. Eppure gli uffici sono già in possesso di tutta la documentazione relativa agli affidamenti del Comitato alle due società oggetto della contestazione, e anche di tutte le dichiarazioni fornite nel corso di questi sei lunghi, interminabili e velenosi, mesi. “L’azione dell’organo inquirente e requirente federale si presenta non solo finalizzata agli scopi di Petrucci, ma anche per far capire le sue intenzioni agli altri comitati regionali che hanno appoggiato una candidatura alternativa a quella di Petrucci. Risulta evidente dal quadro fattuale ricostruito che Petrucci, una volta constatato che le sue pressanti richieste non avrebbero fatto cambiare idea sul mancato sostegno elettorale, abbia posto in essere una campagna di persecuzione in danno di chi non condivideva la sua ricandidatura”. Così scrive Maggi nell’esposto. Cerca un giudice a Berlino. Lo troverà a Roma, nel palazzo del Coni? O nei palazzi di Governo? E quale sarà la risposta di Petrucci?

© 2024 Riproduzione riservata

Correlati