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Petrucci dribbla Malagò e cambia la corsa elettorale nel basket: modificato il peso dei voti nello Statuto Fip prima dell’esame Coni

A caccia del quarto mandato di fila fa approvare dai consiglieri federali una variazione: eliminati dal computo le schede bianche e nulle. Cambiato pure il comma 8 dell'articolo 13, via l'indennità. Modifiche approvate senza passare dall'assemblea federale e prima che il Comitato Olimpico approvi i principi informatori. Decisioni al vaglio dell'Ufficio Statuto Coni
Gianni Petrucci (Presidente FIP), Giovanni Malagò (Presidente CONI)

Dalle Alpi alla Sicilia, dall’Emila alla Puglia, dalla Lombardia al Lazio: Gianni Petrucci si muove come un novello Napoleone, percorre freneticamente lo Stivale, partecipa a inaugurazioni, festeggiamenti, celebrazioni, si siede a pranzi e riunioni, fa visita ai club e ai vertici dei comitati locali. Il 78enne presidente della Fip brucia e macina chilometri in auto con tanto di autista (assunto dalla Fip come magazziniere), qualche volta osserva il panorama guardando dal finestrino del treno, registra persino il rumore delle foglie, sonda il terreno alzando la cornetta del telefono, verifica l’umore del Palazzo, tiene e annoda i fili di rapporti politici e sportivi in una tela che tesse da oltre quarant’anni.

Si intesta persino iniziative come quella di ospitare in Italia una fase del Mondiale del 2031 (l’assegnazione prevista tra un anno e mezzo), idea lanciata da un imprenditore bolognese pensando alla sua Bologna (così Lorenzo Sassoli de Bianchi: «Bologna è Basket City, proviamo a candidarci a ospitare gli Europei o i Mondiali di pallacanestro. Abbiamo due palazzetti, che speriamo presto diventino tre, ma nessuno ha mai pensato di ospitare le fasi finali del basket internazionale. Come Italia potremmo candidarci») e rilanciata invece di proprio pugno intervenendo a trasmissioni radiofoniche e televisive nazionali e locali («ora mi sono messo in testa di avere il mondiale di basket, voglio coltivare questo sogno. Fondamentale sarà l’impiantistica, ma ci sono i presupposti. Noi pensiamo di farcela, ma per farlo abbiamo bisogno del Governo perché un Mondiale è una cosa troppo importante», così a “La Politica nel Pallone”, su Gr Parlamento appena una settimana fa), governa la riunione dell’ultimo consiglio federale dell’anno dispensando sorrisi, abbracci, assunzioni (l’ultima assunta, in ordine cronologico, è la figlia di due dipendenti Fip, assunzione che si aggiunge a quella recente del figlio della responsabile del settore amministrativo della Fip) e regali (l’ultimo libro di Gigi Datome), fa ridurre alle sole decisioni da copertina la nota stampa assimilata a dispaccio dal fronte federale, un fronte su cui è convinto batta sempre il sole, come fosse Luigi XIV meglio noto come Re Sole e non soltanto Napoleone.

E così ecco che nella nota Fip sul consiglio federale del 15 dicembre appaiono questi punti alla voce fatto: “Candidatura dell’Italia al Mondiale 2031; nomina di Datome a capo delegazione della nazionale senior maschile e ai rapporti internazionali; le nomine degli allenatori delle nazionali giovanili; la sede di Genova scelta per ospitare una gara della nazionale femminile impegnata nelle qualificazioni all’Europeo 2025 (è già qualificata di diritto); una collaborazione della Fip con la Scuola dello Sport per la creazione di un Dipartimento di formazione e un Centro Studi federale; l’impegno della Federazione a ricostruire il campo da basket all’interno dell’Istituto penitenziario di Secondigliano”. Prima di congedarsi per il Natale larghi sorrisi e soffusi abbracci coi consiglieri federali, tutti prodighi in consiglio nell’alzata di mano e poi eccolo sorridente, immortalato in una foto con il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma e l’ad Diego Nepi Molineris nel Salone delle feste del Coni, ospiti entrambi del consiglio federale e a cui il presidente federale ha donato la canotta della Nazionale.

Che sogna di vedere ai nastri dell’Olimpiade di Parigi in estate; per il momento ha smentito l’ipotesi Djordjevic, si va per ora avanti con Pozzecco che potrebbe dire addio in caso di mancata qualificazione. A quel punto il presidente federale dovrebbe inventarsi un altro colpo a effetto, disegnare scenari folgoranti per la derelitta Azzurra in attesa che il proprio orizzonte si decida al termine della volata d’autunno 2024. È per questo obiettivo che smania e macina chilometri da giorni, che si industria in lettere, telefonate, colloqui e riunioni: s’è mosso in anticipo, ha fiutato l’aria non certo propizia che spira da parecchi comitati regionali (non solo la Lombardia che nella querelle avanzata contro il proprio presidente s’è schierata tutta con Maggi e non con Petrucci, ma anche Veneto, Lazio e Sicilia) e persino un venticello non proprio caldo dal palazzo del Coni, lì dove Giovanni Malagò segue con attenzione anche le vicende pre-elettorali del basket pur se i suoi principali pensieri adesso si concentrano sul rischio che il Cio possa “commissariare” la Fondazione Milano-Cortina. Ognuno nello sport italiano (che dire ad esempio di Gravina?) è assorto da pensieri e preoccupazioni.

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Gianni Petrucci (ieri pomeriggio a Roma ad assistere in comapgnia a Luiss-Cantù, gara andata al supplementare che però il presidente federale non ha visto perchè intanto s’era spostato sempre in compagnia all’Olimpico per seguire la sua Lazio contro l’Inter) ad esempio corre per il quarto mandato consecutivo alla federazione italiana pallacanestro e vuole correre sopra un terreno in discesa, senza ostacoli, magari senza avversari e con il favore di norme e regolamenti. Al momento, per essere rieletto, deve ottenere i due terzi dei voti nell’assemblea elettiva, cioè deve raggiungere il 66,6% dei consensi nell’urna, lì dove depositeranno la scheda i quasi cento delegati al voto. Per continuare a regnare sul basket azzurro non può più bastargli il 50% più 1 dei voti: questo perché è tra i presidenti federali che si candidano per il quarto mandato di fila. È già un successo poterci essere visto che il decreto legge che aveva messo il limite a tre mandati è deceduto in estate per grazia del Governo e la Consulta ha lasciato andare senza obiettare. Resta però questa salita: come fare per provare a renderla meno impervia, almeno meno insicura?

Alla domanda Gianni Petrucci deve averci pensato un po’, e pare abbia trovato anche un’adeguata risposta. In fondo lui è stato nella Commissione presieduta dall’avvocato dello Stato e presidente del tribunale nazionale Figc Carlo Sica che ha riscritto (adeguato) lo Statuto del Coni proprio in funzione del quarto mandato. Con lui c’erano anche Luciano Rossi, presidente del tiro a volo dal 1993 alla caccia del nono mandato, Domenico Falcone della Fijlkam (judo, lotta e arti marziali) e Giunio De Sanctis delle bocce.

E così, nel consiglio federale del 15 dicembre, l’ultimo dell’anno, il lesto Gianni Petrucci s’è buttato avanti, ha pigiato il piede sull’acceleratore e ha portato all’approvazione del consiglio una modifica nello statuto Federbasket senza aspettare però che il Consiglio Nazionale del Coni approvi nella riunione del 21 dicembre i principi informatori cui le federazioni devono adeguarsi. I principi informatori (principi fondamentali) sono quelli destinati a fissare i limiti per le modifiche da fare negli Statuti delle Federazioni Sportive Nazionali.

Petrucci, abituale ospite delle riunioni della Giunta nazionale del Coni, invece ha giocato d’anticipo e ha modificato una norma elettiva “giocando” sulla dizione di voti “esprimibili” e validi. Cioè, in sostanza, ha eliminato dal computo dei voti validamente espressi (lo sono in ogni competizione elettorale) i nulli e le schede bianche. In questo modo, è facile la deduzione, il monte voti da conquistare per il quarto mandato, scende: resterebbe sempre il 66,6% da ottenere ma su una base di voti validi più bassa, ancor più se Petrucci fosse l’unico candidato presente (in caso di mancato quorum del 66,6% l’elezione, secondo lo Statuto Coni, non sarebbe valida e bisognerebbe tornare alle urne, il Coni ha fissato per le competizioni elettorali un arco temporale 1 settembre-31 dicembre 2024) e depotenzierebbe e silenzierebbe così il dissenso dei delegati che non lo vogliono ancora come presidente. Un intervento dal tenore assai poco democratico, e per giunta nemmeno un adeguamento a una norma dello Stato. Con questa modifica fatta prima che il Consiglio Nazionale del Coni approvi i principi informatori cui devono adeguarsi gli statuti delle singole federazioni, Petrucci s’è così buttato avanti.

Già che c’era, ha messo mano anche a un’altra modifica (modifica al comma 8 dell’articolo 13) anche questa sottoposta ai consiglieri federali e fatta approvare: è stata infatti eliminata l’indennità prevista per il presidente federale e per i consiglieri federali che ricoprono il mandato. Si penserà: una giusta scelta che va in direzione del risparmio, del ciclo virtuoso della Fip. Chissà. Di certo si scontra con la decisione, anche questa fatta approvare con delibera appena il luglio scorso, di corrispondere un’indennità ai presidenti dei comitati regionali, ai consiglieri regionali e persino ai presidenti dei comitati provinciali. E così, se quella scelta estiva fece gridare non pochi al fatto che fosse una decisione dal recondito tenore pre-elettorale nell’ottica della ricerca del consenso, anche questa di togliere l’indennità appare come una manovra pre-elettorale ben studiata: un eventuale candidato al soglio Fip che non ha altre entrate e che si dedicherebbe al delicato ruolo di presidente di federazione, non potrebbe contare nemmeno su una adeguata indennità. Questa cancellazione in pratica restringe i potenziali soggetti interessati a guidare la federazione candidandosi in opposizione a Petrucci. Anche questa modifica dovrebbe essere sottoposta in assemblea alla volontà dei delegati, anche questa decisione avrebbe dovuto attendere quantomeno prima la ratifica dei principi informatori del Coni pima di essere vergata sul nuovo statuto della Fip.

Come un rullo compressore invece Petrucci s’è portato avanti. E adesso, da buon conoscitore delle stanze del potere sportivo romano, confida che tutto fili liscio e che il suo (nuovo) Statuto venga approvato senza che si batta ciglio. La palla a spicchi (modificata e avvelenata) passa ora all’avvocato Michele Signorini, responsabile dell’Ufficio Statuti e Regolamenti del Coni, che dovrà esaminare le modifiche dello Statuto Fip: dirà che non sono possibili perchè non previste dalle modifiche normative di legge, rimettendo lo Statuto alla Fip oppure lascerà passare questo deciso passo in avanti di Petrucci? Cosa ne pensa Malagò?

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