Un arbitro della terna designata per Olimpia-Virtus sostituito a 24 ore dal fischio d’inizio per colpa di un like sui social; fischi arbitrali ridiventati bersagli e vettori di polemiche e veleni dopo il derby d’Italia dei cesti come accaduto a giugno durante le finali playoff; le nomine dei responsabili regionali del comitato italiano arbitri prese dall’alto sconfessando (in qualche caso) e bypassando (in qualche altro caso) il parere del locale comitato regionale; lettere di protesta dei club che si lamentano dello scarsa qualità delle direzioni arbitrali; la pesante, grave, pericolosa e volgare aggressione verbale subita da una giovanissimo arbitro donna nel corso di una gara giovanile in Veneto, una ragazza (come tanti altri ragazzi e ragazze) mandata allo sbaraglio perché per le gare giovanili viene designato solo un fischietto abbandonato al proprio destino; la nota dei presidenti dei comitati regionali della federazione che urlano basta e si dicono pronti a sospendere tutte le attività e la nota del comitato italiano arbitri che chiede l’intervento deciso di tutte le altre componenti, gli osservatori arbitrali che continuano a non comunicare il voto agli arbitri visionati. Sono solo alcune delle ultime incendiarie fibrillazioni registrate negli ultimi dieci giorni nel ventre arbitrale della pallacanestro italiana.
Se nel calcio il presidente dell’Aia Pacifici e il designatore della Can Rocchi avessero il tempo – presi pure loro da veleni e guerre intestine in attesa della nuova volata elettorale – di buttare un attimo l’occhio a quello che sta accadendo nel recinto del collega cestistico tirerebbero certo un bel sospiro di sollievo. Perché sulla poltrona che pare sempre più un tappo sopra un vulcano in continua e sotterranea attività destinato prima o poi a eruttare, sta seduto il 58enne abruzzese ormai siciliano d’adozione Luigi Lamonica. Vi sta seduto dall’alto dei suoi 194 centimetri e col peso del suo curriculum sul parquet, il campione e l’alfiere degli arbitri italiani un po’ come il Collina calcistico che fu: 26 anni da fischietto, oltre 500 partite in A, la partecipazione a due Olimpiadi, la finale dei Mondiali 2010 e quella dell’Europeo 2013, un altro Mondiale e altri 5 Europei, 6 finali di Eurolega. Insomma il monumento dei fischietti italiani cui s’era affidato il 20 giugno 2022 il presidente federale Gianni Petrucci al termine di un consiglio federale nel quale aveva espresso la volontà e la necessità di “risistemare le cose nel settore arbitrale” dopo i veleni e le accuse disseminate nel corso dei playoff con l’acuto del consigliere federale e presidente del comitato italiano allenatori Ettore Messina («il livello del gioco sta salendo ma quelli che non fanno un passo avanti sono gli arbitri, ci sono terne senza né capo né coda») e coi rilievi piccati della sponda Virtus Bologna capitanata da Zanetti e Baraldi («c’è sudditanza arbitrale nei confronti dell’Olimpia e di Messina») mentre si chiudeva la finale playoff: sul campo avrebbe vinto Milano mentre nella stanza romana di Petrucci sarebbe capitolato il presidente del CIA (Comitato italiano arbitri) Stefano Tedeschi, accompagnato alla porta (ufficialmente dimessosi) e senza nemmeno un grazie, almeno dovuto per aver svolto lavoro e ruolo gratuitamente, anzi pare che a proprie spese organizzasse finanche raduni e corsi di aggiornamento.
Al monumento arbitrale Luigi Lamonica senza però mai alcuna esperienza dirigenziale e mai nemmeno iscritto al sindacato arbitri (Aiap) invece il presidente federale a giugno 2022 confezionava un abito su misura tirando dal cassetto il titolo a effetto di Commissioner scopiazzando nello stile Nba ed Eurolega, un’investitura ufficializzata prima ancora di modificare il regolamento e che per la prima volta abbinava al ruolo di capo del settore tecnico anche quello del settore politico. Un insolito doppio incarico per il quale Lamonica ha sottoscritto un contratto biennale (con opzione per il terzo anno): pur senza conforto di un documento pubblico, indizi e rivelazioni portano a quantificare il compenso (all’anno) in circa 100mila euro (20mila a titolo di rimborso spese), cifra ritenuta appena un anno prima “esorbitante e fuori dalla grazia” dallo stesso presidente federale che poi, oltre al contratto a Lamonica, riconosceva a Marco Giansanti come vice commissioner un biennale pare da ventimila euro l’anno. “Con questo incarico, a tempo pieno, Lamonica potrà strutturare l’intero mondo arbitrale, dal punto di vista tecnico ed organizzativo”: così recitava il comunicato ufficiale Fip.
Su carta, a proposito della mission CIA, c’è scritto che il Comitato Italiano Arbitri si occupa “dell’addestramento, organizzazione, istruzione e valutazione degli arbitri”, mentre nelle dichiarazioni rilasciate in un’intervista a “Il Corriere della Sera” a giugno del 2022 subito dopo l’investitura, il nuovo capo del Cia Luigi Lamonica diceva testualmente sul rivoluzionario ruolo affidatogli da Petrucci: «Una rivoluzione? Forse sì perché cominceremo dal lavoro sulla base. Il presidente Petrucci mi ha chiesto di puntare sul reclutamento e di avere coraggio nella riorganizzazione: è la strada giusta. Abbiamo un problema tecnico e un problema di numeri, le cifre dell’abbandono dopo un anno sono del 40% per i giovani arbitri. Ruolo politico e tecnico? Rispondo prima al secondo punto: questo è un progetto inedito, mai il responsabile del Cia aveva avuto un mandato così. Preferisco allora che si parli più di tecnica che di politica, frase non di comodo ma utile a inquadrare l’altro aspetto. Per fare qualcosa di diverso devi partire dal basso – quindi aumentare le vocazioni, istruire le reclute, discutere sul gioco – e poi salire, guardando ai vari campionati e ricordando che la serie A resta una priorità. Serve tempo ma da subito, però, posso dare maggiore serenità alla categoria. Serve professionalità più che professionismo». Sottolineato che da subito atti rivoluzionari, e nemmeno atti che andassero nel minimo segno della discontinuità, non ce ne sarebbero stati nemmeno nella definizione dei quadri – confermato Giansanti che da 12 anni è il designatore e responsabile della A e che al proprio posto sono rimasti Carmelo Morina che da 15 anni è il responsabile della B e Luciano Tola che era il numero due di Tedeschi, da segnalare poi la nomina di un amico di vecchia data, il veneto Nicola Longo, come responsabile degli arbitri di Legadue – il passaggio che balza all’occhio è quello legato all’appello rivolto alla categoria “c’è bisogno di professionalità più che di professionismo”.
E già perché il commissioner Luigi Lamonica e il suo vice Marco Giansanti, ai quali la Fip ha affidato un lavoro a tempo pieno da un anno e mezzo invece lavorano e vengono regolarmente retribuiti con compensi economici anche dall’Eurolega. Tutto alla luce del sole e dei riflettori. Tutto senza che Petrucci e la Fip non lo sappiano. Tutto soprattutto a dispetto di quell’incarico full-time lautamente retribuito dalla Fip: Lamonica e Giansanti sono infatti regolarmente designati come osservatori arbitrali, un lavoro che svolgono nel corso della settimana e che li assorbe almeno dal martedì fino al venerdì quando sui parquet continentali si disputano partite di Eurolega e Eurocup, quasi sempre presenti sul posto quando si gioca in Italia.
La questione attiene ancor più al metodo che all’importo della considerevole cifra a bilancio Fip: il deus ex machina federale Gianni Petrucci ha sottoscritto con Lamonica un contratto di consistenza economica equiparabile a quella di un ct della nazionale (non quello di Pozzecco), eppure consente a Lamonica e al suo vice Marco Giansanti, che è designatore e responsabile della serie A, di lavorare contemporaneamente per l’Eurolega. Cioè proprio quella “associazione privata” (parole di Petrucci) che il presidente federale ha sempre osteggiato (a proposito di questioni arbitrali, così nel 2016 sul pericolo di fuga dei fischietti italiani, «a Bertomeu, che stimo anche se i nostri rapporti sono un po’ logori, faccio però notare che si avvale della qualità di arbitri formati dalle federazioni. Anche lui va all’incasso su fischietti su cui noi abbiamo investito. Si è mai posto il problema?») mostrandosi invece sempre paladino della FIBA tanto da avere in passato dissuaso squadre di A dal partecipare all’Eurocup indirizzandole verso la Champions organizzata dalla Fiba. Proprio quel Petrucci che costrinse gli arbitri Sahin e Lanzarini ad abbandonare l’Eurolega (la più prestigiosa lega per club al mondo, dopo la NBA), sotto la minaccia di non essere più designati in Italia, come poi accadde al siciliano Paternicò nel campionato 2016/2017, unico arbitro in attività in Italia a scegliere l’Eurolega e guarda caso proprio assieme a Lamonica che, al tempo, era poco apprezzato (eufemismo) da Petrucci.
Lamonica e Giansanti invece nella scorsa stagione e in questa attuale sono sistematicamente impiegati in settimana tra Eurocup ed Eurolega come osservatori arbitrali: tempo forse sottratto all’attività che entrambi dovrebbero svolgere per conto del CIA e della Fip in Italia, lavorando sulla formazione arbitrale non solo di serie A (Giansanti è anche vice commissioner CIA). Da un anno e mezzo si assiste così al paradosso: Lamonica e Giansanti girano sui campi di Eurolega/Eurocup in settimana mentre nel week-end italiano visionano, soprattutto attraverso il video e da casa, le gare di serie A. Domanda: ma la visionatura ottimale di un arbitro può avvenire a distanza? E come si concilia questo impegno con il mandato attribuito attraverso un contratto a “tempo pieno” affidato a Lamonica? E tanto per restare alla dicotomia tra tempo pieno e part-time, come non ricordare la ritrosia del presidente federale Petrucci nel concedere il part-time al ct della nazionale maggiore, part-time poi invece concesso due mesi fa a Pozzecco che ha sottoscritto un contratto con i francesi dell’Asvel “alleggerendo” di (pare) 300mila euro la busta paga percepita dalla federazione?
Pubblicamente sul sito Fip non compare la modifica del tempo pieno concessa a Lamonica mentre per fortuna è pubblico il regolamento Cia, cambiato in fretta e furia però quest’anno dopo il pasticcio della passata stagione: proprio Lamonica e Giansanti scrissero la norma che vietava il doppio incarico di dirigente nazionale Cia e designatore, prevedendo la decadenza dall’incarico assunto per ultimo in caso di mancata opzione. La cosa singolare è che proprio in base a questa norma scritta a luglio 2022 di proprio e doppio pugno, a novembre del 2022 Marco Giansanti sarebbe dovuto decadere poiché rivestiva, e riveste, la carica di designatore di A e di vice commissioner Cia.
Una settimana fa il capo del settore tecnico e politico dei fischietti di basket, l’organizzatore, l’istruttore, il reclutatore e l’uomo immagine del movimento arbitrale italiano ha intanto ritirato a Campobasso il riconoscimento “Un premio alla carriera”. «Dobbiamo andare a cercare le nuove generazioni degli arbitri e dobbiamo coccolarli, seguirli, motivarli. Altrimenti alle prime difficoltà rischiamo di perderli. È un problema che come consiglio federale ci siamo riproposti di affrontare, è una questione da prendere di petto». Assai probabile che nell’ultimo consiglio federale, in pieno fermento elettorale, tali argomenti non abbiano ricevuto il necessario interesse con Petrucci che si muove ventre a terra per conquistarsi il suo quarto mandato di fila, mandato al quale è legato anche il destino di Lamonica il cui contratto in scadenza a giugno 2023 prevede l’opzione per il terzo anno. Di certo anche Lamonica pare muoversi sul filo delle urgenze elettorali, pare già assai attivo nella campagna pro Petrucci. Del resto ha peso e immagine da mettere sul tavolo, al netto di risultati che paiono non (ancora) fulgidi. Al tavolo del consiglio federale di ieri saranno arrivati anche i veleni delle ultime due settimane di basket giocato e fischiato?
Ad esempio quanto accaduto prima della sfida tra Olimpia Milano e Virtus Bologna, il giorno dopo non commentata dall’ad felsineo Luca Baraldi: «Le partite contro Milano credo che non valga più la pena di parlare di arbitri. Lascio giudicare alla gente, ognuno si sarà fatto la propria opinione, io ho la mia ma è inutile esprimere un commento». Tre giorni prima i fischietti designati per l’attesissimo derby d’Italia del basket erano Mazzoni (che dalla gara di ritorno del campionato 2021/22 ha sempre arbitrato le sfide di regular season tra le due squadre, senza considerare le presenze nelle varie finali di campionato e di Coppa Italia), Lanzarini (arbitro di Bologna chiamato negli anni a più riprese dal designatore Giansanti ad arbitrare la Virtus, compreso qualche derby con la Fortitudo) e Valzani (arbitro di Martina Franca trapiantato a Milano e quindi inserito nella terna presumibilmente per “bilanciare” la presenza di Lanzarini). Valzani però sostituito un giorno prima della partita, al suo posto Perciavalle. Rinuncia per motivi fisici, familiari o altro? Ufficialmente non è dato sapere ma pare che la motivazione sia sfuggita al designatore Giansanti nel colloquio avuto con diversi arbitri di A che chiedevano chiarimenti: Valzani sostituito perché pare avrebbe messo un like sotto una foto pubblicata dalla sua compagna, l’arbitra Alexa Castellaneta, sul suo profilo social. Di sfondo alla foto pare fosse visibile una sciarpa dell’Armani Jeans e tanto sarebbe bastato a Lamonica per esigere da Giansanti la revoca della designazione dell’incauto Valzani. Un provvedimento esplosivo preso dal commissioner che candidamente rivelò in un’intervista webinar concessa nel 2020 agli arbitri Mazzoni e Attard (che nel prossimo turno sarà impiegato, unitamente al collega Bartoli, in una doppia designazione sabato/domenica, caso più unico che raro, non motivato da particolari problemi di organico, anzi), il suo rapporto con Ettore Messina, che lo aveva aiutato a prendere contatti con il Commissioner (lui sì) Nba per potere arbitrare nella massima competizione americana: «…Messina mi telefonò dicendomi: vuoi fare un colloquio con il commissioner? Ha una figlia che studia a Firenze e viene spesso in Italia: se ti fa piacere posso organizzare un incontro. Poi la cosa saltò…» (qui la registrazione su youtube).
La sostituzione di Valzania per un like sui social non è mica l’unica bomba esplosa nelle ultime ore: sotto accusa è finito anche il responsabile degli arbitri di serie B nazionale Luigi Ruffini, accusato di avere proferito una battuta infelice durante una riunione on line con arbitri e osservatori: “Il Molise non esiste”. Una battuta-allusione considerata offensiva dal suo predecessore Luca Weidmann e dall’ex responsabile della Legadue Enrico Sabetta, anch’egli molisano: in questi giorni hanno evidenziato il caso facendolo arrivare all’attenzione del presidente Fip Gianni Petrucci. Che però ha preso tempo; magari nel corso del consiglio federale di ieri avrà chiesto lumi al commissioner del CIA e osservatore Eurolega Luigi Lamonica che è anche consigliere federale.
Sulle cui scelte e “rivoluzioni” continuano a registrarsi malumori e a infrangersi domande senza risposta. Ad esempio. In sede di raduno pre-campionato ha comunicato agli arbitri di serie A che, oltre a restare segreto il voto relativo alla prestazioni arbitrali, dal campionato 2023/24 non sarebbe stata più comunicata nemmeno la fascia di merito: nessuno quindi ha contezza del proprio rendimento, nessuno sa come è stato valutato numericamente dagli osservatori e, cosa da non sottovalutare, nessuno ha la certezza se le valutazioni rimangano invariate o siano soggette a possibili “aggiustamenti” (non è sicuramente il caso, ma si è visto come nel calcio sia accaduto). Dalla serie B quest’estate sono stati promossi in Legadue un arbitro di 43 anni, un altro di 40 e uno che era stato retrocesso appena l’anno prima mentre in serie A (dove fa il sali e scendi Dori) si è salvata per il rotto della cuffia Silvia Marziali chissà se anche grazie alle dimissioni di alcuni arbitri che la precedevano in classifica. Il tutto con l’assordante silenzio dell’Aiap, un tempo sindacato degli arbitri e oggi ridotta, quasi come fosse un’onlus caritatevole, a costola del Cia: saranno mica previsti “extra profitti” per presidenti e consiglieri?
Sempre Lamonica pare abbia deciso, in barba al ruolo di istruttore Fiba svolto da Borroni (che ha dovuto firmare il verbale inviato alla federazione internazionale), di non fermare l’arbitro Lanzarini (quello di Milano-Bologna) in difficoltà nello svolgimento del test atletico al raduno pre-campionato, spiegando alla platea degli arbitri di serie A che lo stato non ottimale di forma fisica del collega era dovuto agli impegni di lavoro, visto l’importante ruolo manageriale ricoperto dal Lanzarini e che, vista la prestigiosa carriera arbitrale, si poteva per una volta chiudere un occhio.
A proposito di Borroni, e in barba ai buoni rapporti che la Fip di Petrucci dovrebbe avere con la Fiba, al termine della scorsa stagione Lamonica ha anche “pensionato” Sergio Borroni, istruttore Fiba per l’Italia, delegato nella Basketball Champions League e osservatore arbitrale per la Fiba Europe. Borroni nella scorsa stagione era designatore e istruttore di Legadue. Oggi è stato messo a riposo, o meglio oggi lui è formatore arbitrale chiamato per formare gli arbitri di serie A svizzera ma non è messo in condizione di svolgere alcuna attività per gli arbitri italiani, non essendo stato chiamato a fare parte di nessun organo tecnico. È paradossale anche la posizione di Roberto Chiari: è un istruttore che lavora per Fiba World e che stabilmente forma arbitri impegnati nelle massime competizioni, dalle Olimpiadi ai Mondiali, mentre in Italia Chiari è un semplice collaboratore, nemmeno responsabile, per la formazione degli arbitri di serie B.
E cosa dire dei campionati minori e soprattutto della situazione in quella dei tornei giovanili? A dispetto dei numeri ostentati («il responsabile Lamonica e tutti i comitati regionali stanno facendo un grande lavoro sugli arbitri, nell’ultimo anno abbiamo avuto tanti ragazzi iscritti ai nostri corsi» così Petrucci prima dell’estate; «gli arbitri nazionali sono 230, divisi fra 33 in serie A, circa 72- 74 in A2, il resto di serie B. Siamo un po’ anziani però stiamo lavorando su molto sul reclutamento grazie a tutti i presidenti regionali Fip che ci hanno dato una grandissima mano a contattare le società, e ai mezzi economici stanziati dalla Fip. Quest’anno abbiamo 1906 nuovi arbitri. Il lavoro difficile ora è il mantenimento, abbiamo sempre sofferto soprattutto nel primo anno, quando la percentuale di abbandono è spesso di circa il 30-40%. Ma la federazione investe molte riserve, io ho fatto un appello ai 230 arbitri: se ognuno si prende 10 nomi in agenda, chiama ogni settimana per sapere come va, dando consigli, se facciamo sentire la nostra attenzione tutto andrà meglio», così Lamonica in una intervista a settembre 2023 a “Tuttosport”) il reclutamento è ai minimi storici ma soprattutto continua ad evidenziare una clamorosa situazione: un solo arbitro, giovane, a volte alle prime armi, per dirigere nei campionati giovanili. Con conseguenze nefaste. Basti pensare all’inqualificabile caso dell’arbitra aggredita verbalmente in Veneto da un genitore energumeno (è dir poco) sugli spalti pochi giorni dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. La ventenne arbitro dirigeva da sola una gara del campionato under 17, una circostanza sempre più frequente che espone tanti ragazzi a malapena formati a rischi enormi sui campi: arbitrare una gara in singolo è impossibile. Il caso è stato esposto da una nota dei presidenti regionali della Fip e del Cia: al momento nessun provvedimento sul campo preso da Fip e Cia nazionale.
In Veneto intanto Lamonica ha nominato un responsabile regionale (Antonio Florian) senza pare consultarsi con la dirigenza Fip regionale, anzi pare sconfessando il parere del presidente regionale Nardi: eppure di solito i vertici arbitrali regionali sono proposti dal territorio e non imposti da Roma. Stessa situazione in Sicilia, la regione dove Lamonica vive: qui è stato immesso come responsabile Manuel Attard, con il parere contrario della presidente Fip Correnti che tra l’altro è la moglie dell’arbitro Tolga Sahin. La valutazione sui risultati raggiunti dalla gestione Lamonica la presidente Correnti l’ha data in un comunicato ufficiale in risposta alle lamentele di un presidente di un club siciliano che si doleva e sorprendeva di come la qualità delle direzioni arbitrali fosse peggiorata nell’ultimo periodo (qui il comunicato). È cambiato anche il responsabile del Cia del Friuli Venezia Giulia: adesso c’è Luca Longo, fratello di Nicola Longo responsabile arbitri della Legadue.
Nonostante la carenza nel numero di arbitri effettivamente reclutati, il Cia, con un’altra modifica regolamentare ha impedito a ex arbitri esperti (anche di serie A, tra questi l’ex arbitro internazionale Alessandro Martolini, figlio dello storico arbitro e presidente Cia Maurizio) dimessisi nella passata stagione, di poter arbitrare per la propria regione per fare così da traino al movimento di base e li ha obbligati invece, per poter continuare, a dover sostenere nuovamente il corso arbitri e a dover superare l’esame. Il risultato? Questi nuovi/vecchi fischietti stanno arbitrando nei campionati amatoriali. Accade così che il capo (e il vice) del Cia firmi un contratto full-time con la Fip impegnandosi a lavorare in base ad un mandato di professionismo ma contemporaneamente e stabilmente lavori (con rimborsi spese) per l’Eurolega mentre un qualsiasi arbitro regionale o nazionale non può nemmeno arbitrare in un torneo parrocchiale senza autorizzazione.
Un quadro stordente a fronte di una situazione paradossale. Roba da marziani, direbbe forse qualcuno. No, roba da Fip.