Sport e politica, è spoil system. Giorgetti caccia il pallone dal Mef: via Chinè e Mastrandrea. Abodi spegne il telefono

Olimpiadi: Malagò punta su Bianchedi. Zappia, Araimo e la mina vagante Casasco che corre anche per l'Economia. Atelli capo gabinetto del ministero. Portavoce e ufficio stampa: i nomi in corsa
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Ha spento il telefono. Assalito da richieste, consigli e raccomandazioni, strattonato dai presidenti di federazione, pressato dal presidente del Coni Malagò (il “nemico” Paolo Barelli di Forza Italia, presidente indagato della Federnuoto vicino a Tajani, corre come vice ministro all’Interno) il neo ministro dello Sport Andrea Abodi pare sia stato costretto a togliere la connessione dati al suo telefonino. Non risponde più alle telefonate, nemmeno ai messaggi di testo. Pare siano già oltre duecento le richieste per entrare nel suo staff: nello sport c’è da trentacinque anni, ha ricoperto incarichi importanti sino alla poltrona del Credito sportivo, ma la vita da ministro, e la vita da ministro dello sport in Italia, è tutt’altra cosa. Lo spoil system sta per avere inizio: candidature, ambizioni e velleità non hanno colore, passano per amicizie, correnti politiche ed esperienze lavorative, esondano come un fiume in piena. Dal ministero ai centri di potere dello sport, è fibrillazione e attesa. «Nessuno come lui conosce il mondo dello sport per le molte cariche che ha ricoperto, ma dovrà fare il ministro e non l’amico di tutti. Non serve. È già partita la corsa a chi parla per primo con Abodi. Patetici. Dirigenti che se si attenessero al proprio ruolo non dovrebbero avere rapporti col ministro. Presidenti che devono imparare a rispettare il ruolo del Coni invece di rincorrere la politica»: le parole del presidente della Fip, quel lupo di vecchio corso come Gianni Petrucci al quotidiano “La Stampa”, confermano lo smodato assalto lanciato su Abodi e magari (mal)celano qualche fastidiosa gelosia: sette giorni fa il neo-ministro ha incontrato a pranzo (leggi qui) il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Il pallone del resto ha urgenze di vita o morte (il miliardo da versare allo Stato entro il 16 dicembre, le garanzie al dossier per Euro2032, aiuti e sostegni, leggi qui) che pare facciano passare in secondo piano persino la nomina dell’amministratore delegato della fondazione olimpica Milano-Cortina.

La scelta a cinque cerchi. La sabbia nella clessidra continua a scendere impietosa sul traballante tavolo dell’Olimpiade invernale del 2026, sempre in equilibrio precario: doveva essere il fiore all’occhiello delle rinnovate ambizioni sportive tricolori, il volano economico, strutturale e infrastrutturale del Paese. I ritardi nelle opere, il vuoto degli sponsor, i veleni e le polemiche tra i soci, le promesse fatte al presidente del Cio Bach disattese, la nomina del nuovo amministratore delegato della Fondazione che rimbalza dall’estate, bloccata, cambiata e ricambiata, congelata: una figuraccia planetaria. Dopo l’ingresso del Governo (c’era ancora Draghi) nella fondazione, la politica sta per comunicare il nome del prescelto. Doveva essere Abodi ma Abodi è stato voluto dalla Meloni come ministro, lui stesso in fondo ha spinto per diventarlo e lo si sapeva sin prima dell’esito scontato delle urne (leggi qui). Ora è in attesa di ricevere da Palazzo Chigi la delega su Milano Cortina, seguirà con occhio attento evoluzioni e lavoro del sostituto del defenestrato Vincenzo Novari. Sarà la politica a designare l’amministratore delegato con uno stipendio da 500mila euro lordi, pur se Malagò anche in questi giorni abbia ripetutamente caldeggiato e promozionato la candidatura di Diana Bianchedi, ex fiorettista a lui assai vicina e presa dall’organizzazione – versante sportivo – della manifestazione olimpica. «Il governo farà la voce grossa? Non ci vedo nulla di male. Malagò le ha vinte da solo quelle Olimpiadi, ma ora è giusto che intervenga la politica». Anche qui le parole di Petrucci nell’intervista a “La Stampa” di ieri sono da cerchiare in rosso. Lo scafato dirigente ha avvertito il segnale. Il nome della Bianchedi resiste, del resto è il nome che farebbe dormire sonni tranquilli al presidente della Fondazione: Gianni Malagò non si è ancora arreso. Nei segnali della politica e nelle veline di Palazzo pare scorgersi il nome di Alessandro Araimo, attualmente general manager per l’area Sud Europa di Discovery Channel ma il suo nome resta papabile come altri. A parte Bianchedi, ci sarebbero almeno altre quattro candidature. Quella di Andrea Zappia, ad Sky Group, anche lui pare gradito a Malagò. Un’altra porta all’immancabile Evelina Christillin, un’altra volerebbe su Alfredo Altavilla, il presidente della compagnia aerea Ita Airways che ha appena fatto ricorso in tribunale perché gli sono state tolte tutte le deleghe su mozione dei consiglieri, nominati dal Ministero dell’Economia. È candidato all’incarico di sottosegretario al Mef Maurizio Casasco che chissà, potrebbe a sorpresa ribaltare i pronostici e spuntarla al fotofinish.

Il Mef e la Figc. Laureato in medicina, specializzato in “Medicina dello sport”, già presidente della federazione medici sportivi, ha ricoperto vari incarichi di natura economico-finanziaria-industriale. Bresciano d’adozione, eletto con Forza Italia e pubblicamente lodato da Berlusconi per la scelta di non seguire la Gelmini, Maurizio Casasco conserva qualche chance per Milano-Cortina pur se è dato come favorito nell’assegnazione per una delle quattro poltrone di sottosegretario in via XX Settembre. Il titolare del ministero è il leghista Giorgetti col quale intrattiene ottimi rapporti. Ha annunciato le dimissioni da Confapi, confederazione italiana delle medie e piccole industrie: è stato nel calcio da dirigente (Monza, Brescia, Torino, Fiorentina, Genoa), è stato consigliere indipendente della Lega serie A. Per giunta, è socio del circolo Aniene e dunque conosce bene Malagò. A Milano-Cortina o più ancora al Mef, Casasco avrà un occhio di riguardo per le esigenze economiche e finanziare dello sport e del calcio in particolare. Un segnale che Gravina, il calcio e la Figc aspettano trepidanti, anche perché due canali importanti tra ministero e federazione sono appena saltati. Lascerà lo strategico incarico di capo Gabinetto del Mef il consigliere di Stato Giuseppe Chinè che però continuerà a guidare la Procura federale e potrebbe riciclarsi al Consiglio di Stato in Sicilia: al Ministero dell’Economia arriva Stefano Varone che s’appresta a lasciare l’identico ruolo ricoperto al Mise proprio con Giorgetti. Lascerà il ministero dell’Economia anche il giudice Gerardo Mastrandrea che fa anche il giudice sportivo della serie A: era però il capo del legislativo del Mef, e qui al suo posto siederà Daria Perrotta. La fuoriuscita di Chinè (un anno fa interrogazione parlamentare e dossier a Draghi sulla sua dichiarazione all’atto della nomina, leggi qui, poi arrivò la correzione, leggi qui) – magari avrà più tempo e meno stress, potrà ancor di più e meglio dedicarsi ai fascicoli della giustizia sportiva, ad esempio l’apertura di una nuova inchiesta sulle operazioni della Juventus dopo il veloce doppio giudizio chiuso con le assoluzioni sulle plusvalenze è data per imminente – rappresenta un duro colpo per la Figc: condividere col Ministero dell’Economia una figura di tale rilievo significava mantenere un canale privilegiato per le istanze economiche. Chissà se un’altra nomina possa rappresentare una (magra) consolazione: Andrea Abodi avrebbe scelto il capo di Gabinetto del Ministero dello Sport. È Massimiliano Atelli che in passato ha fatto parte della III sezione della Corte sportiva Appello nazionale della Figc, incerto il destino di Michele Sciscioli che negli ultimi mesi ha avuto rapporti velenosi col Coni di Malagò. A proposito di Figc e Coni: Andrea Ferretti, storico medico della Nazionale poi diventato capo dell’area medica federale, è il nuovo direttore sanitario dell’Istituto di Medicina dello Sport che è tornato sotto l’ombrello del Coni dopo una lunga e desolante querelle.

La corsa dei giornalisti. Nella corsa a posti e postazioni si segnala quella dei giornalisti, pensionati e in attività. Abodi ha bisogno di un portavoce al Ministero, oltre che di un responsabile dell’ufficio stampa. Inondato da telefonate, messaggi e raccomandazioni, il ministro sta valutando. È uomo di sport, conosce tutto e tutti: ha bisogno di un portavoce che abbia doti di competenza e anche di diplomazia, specie nei rapporti con la politica. Si fa il nome di Danilo Di Tommaso, da decenni al Coni ma relegato a ruoli più marginali da quando Malagò ha scelto Fabrizio Marchetti come portavoce istituzionale. Un candidato è Massimo Caputi che dopo l’uscita da capo dello sport a “Il Messaggero” e dal rapporto con la Rai, ha lavorato con il sottosegretario Valentina Vezzali proprio allo sport. Fuori dai giochi appare Fabio Guadagnini, ex volto di Sky sport ed ex capo della comunicazione al Milan. Da qualche settimana lavora a “Sport e Salute” come direttore dell’area marketing e comunicazione. A “Sport e salute” dovrebbe restare come capo ufficio stampa Goffredo De Marchis, ex firma de “La Repubblica”. Nello staff di “Sport e Salute” potrebbe entrare Guido Caruso, ex capo ufficio stampa della Federscherma, poi portavoce della Vezzali e per una breve parentesi alla federazione “Sport Equestri”, però anche lui pare fra i papabili al ruolo di portavoce al Ministero dello Sport.

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