Non sarà famoso e reclamizzato come il “patto della crostata” ma chissà, forse un giorno ci si ricorderà di un altro incontro a tavola: il patto del ceppo. Magari la scelta del nome racchiudeva il senso evocativo dell’incontro. Era il primo da ministro per Andrea Abodi. Domenica nell’elegante veranda del raffinato ristorante romano “Al Ceppo”, il titolare “senza portafoglio” del Ministero dello Sport ha incontrato il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. Dal ceppo sorge il tronco di un albero, è dal tronco che si diramano radici e foglie: il pallone è il tronco dello sport tricolore, il settore professionistico portante del sistema, settore però in piena crisi economica e di governo. Si conoscono da anni, anni e anni nel mondo del calcio: bisognava stilare una road-map, fissare punti, affrontare nodi e spine, disegnare un percorso. Manager, uomo di sport ma soprattutto di estrazione calcistica, poteva il neo ministro non partire dal pallone, poteva non raccogliere il grido di dolore e di aiuto dell’industria che fattura il 95% del prodotto sportivo italiano? Al tavolo non c’era Giovanni Malagò eppure la presenza del presidente del Coni si sarebbe avvertita, anche lui in fondo si è aggrappato al neo ministro: al centro della veranda nel pieno cuore dei Parioli s’è discusso di fascicoli complicati, delicati, urgenti per lo sport italiano in piena sofferenza, primi tra questi quelli legati al pallone. Certo, sul tavolo tra l’antipasto e un leggero secondo, s’è discusso della candidatura italiana a “Euro 2032” (la questione merita un’imminente puntata a parte) con Gravina che ha chiesto ad Abodi di accelerare l’endorsement governativo da spedire a Ceferin entro il 15 novembre, certo sul tavolo è passato in rassegna il nodo del “vincolo sportivo”, perno di una legge sul lavoro sportivo che Gravina e la Fip di Gianni Petrucci vorrebbero venga cambiata radicalmente, certo si è parlato di riforme, progetti e impianti. Il piatto forte del pranzo però è stato naturalmente un altro: come disinnescare quella mina da un miliardo di euro che il 16 dicembre potrebbe far implodere il sistema calcio? Come rinviare ancora una volta le scadenze fiscali e contributive, come sterilizzare il nodo degli adempimenti sospesi per un anno grazie a leggi e aiuti di Stato (la puntata sul tema è di ieri l’altro, leggi qui)? Di tempo ce n’è poco, bisogna intervenire subito. Subito dopo il giuramento al Quirinale, Abodi aveva assicurato che la mano del nuovo dicastero e del nuovo governo sarebbe stata tesa ai più deboli, «al mondo dei dilettanti che è in grande sofferenza». Più sofferente di tutti è però il sistema professionistico del pallone e senza il pallone non si può giocare: senza linfa l’albero marcirebbe. Abodi ha assicurato a Gravina che un’altra mano arriverà e che cercherà di favorire la migliore soluzione per il calcio e per lo Stato, sul tavolo di governo la questione è stata già presa in carico con il ministro dell’Economia: è già allo studio un nuovo piano di rateizzazione (leggi qui) della massa debitoria in scadenza (Irpef, Inps, Iva…), della questione urgente Gravina aveva già parlato col neo-ministro del Mef Giancarlo Giorgetti con cui mantiene ottimi e solidi rapporti. Come dire: il pranzo si è chiuso con il dolce e un brindisi. E con una promessa reciproca: dobbiamo darci una mano a vicenda.
“Non tiratelo per la giacca”. Il pranzo s’è consumato nelle stesse ore in cui si consumava il giallo della “candidatura-non candidatura” di Letizia Moratti come amministratore delegato di Milano-Cortina 2026. «La nomina dell’ad arriverà il giorno dopo le elezioni del 25 settembre», aveva assicurato un categorico Malagò l’11 settembre. È passato un mese dalle elezioni e il buco resta: è diventata una falla enorme, una macchia non solo del governo sportivo italiano ma del Paese. Nelle intenzioni e secondo i pronostici, il buco avrebbe dovuto riempirlo Abodi che invece anche in quei giorni pensava al ministero (leggi qui): prima che Draghi decidesse di rinviare la nomina affidandola al nuovo inquilino di Palazzo Chigi, aveva però “bloccato” un appartamento a Verona, pronto comunque a obbedire, a concentrarsi h24 sull’organizzazione dell’Olimpiade invernale. C’è chi ha ipotizzato che la Meloni adesso possa offrire a Abodi l’interim assegnandogli anche la poltrona di a.d. ma è ipotesi peregrina: l’organizzazione di un evento così importante e così in grave ritardo ha bisogno di una figura che non sia presa da altre mille e scottanti e urgenti problematiche. E così, mentre Malagò prova a irrobustire la candidatura della Bianchedi, mentre soffiano leggeri i nomi dei dirigenti dell’Inter Marotta e Antonello e mentre passa anche il nome del manager di Sky Zappia, lo sport italiano prova a darsi delle regole: niente corsa in ordine sparso, e col cappello in mano, verso Abodi. Almeno questo è il succo della Giunta Coni tenutasi martedì. Forse alcuni componenti non sapevano del pranzo tra il ministro e Gravina corso subito a chiedere interventi per il pallone, certo però avrebbero ascoltato anche loro queste dichiarazioni solenni di Malagò nel corso del Consiglio nazionale Coni. «Vi prego, come detto da Gravina in Giunta oggi, non strattoniamo il nuovo ministro. Utilizziamo il Coni, i suoi canali. Se poi qualcuno ritiene che il Coni non ha fatto gli interessi delle federazioni, e lo escludo, allora è un altro discorso. Altrimenti ripetiamo quello che è stato uno dei più grandi errori politici sportivi e non sportivi fatto da chi ha preceduto Abodi. Fisicamente non ce la può fare solo una persona a interloquire con tutti voi, perché ci sono anche gli altri: gli eps, le benemerite e i comitati. Lo dico nell’interesse di tutti, altrimenti qualsiasi lega domani mattina chiama Abodi. Non si può fare, o meglio si può fare, ma è sbagliato. Se serve qualcosa coinvolgete il Coni. Riportiamo la chiesa al centro del villaggio». Dopo la benedizione del presidente a cinque cerchi, tutti i presidenti di federazione sarebbero poi rientrati nelle rispettive sedi. C’è chi come il presidente della Federsci Roda (al quarto mandato, il nodo dei mandati è un altro spinoso punto che Abodi e il Governo dovranno pur affrontare) deve attendere l’esito del ricorso (se ne discute oggi) di merito al Collegio di Garanzia del Coni e chi invece non ha tempo da perdere. È il caso di Gravina, ad esempio. Dopo la Giunta Coni, martedì pomeriggio una riunione al quinto piano di via Allegri a Roma. Nella stanza del presidente federale c’era il segretario Brunelli, c’era Giancarlo Viglione e pare ci fosse anche Giovanni Valentini, uno dei vari candidati al ruolo di vice-segretario, figura individuata nell’ottica di rivoluzione e ridefinizione degli uffici federali e delle mansioni ma secondo qualche velenoso spiffero anche partorita come depotenziamento di Brunelli, riassetto annunciato e avviato (leggi qui) a fine agosto, al rientro dalle ferie. Gravina ha illustrato il contenuto dell’incontro con Abodi, ha sottolineato l’apertura del ministro ma anche la sua richiesta di “cambiamento”, di garanzie, di riforme, di risultati concreti.
I consulenti. Per la riorganizzazione aziendale all’interno della Figc, ha chiesto la consulenza dell’emiliano Gianni Prandi, ex imprenditore tessile, editore radio, titolare della società “Assist group” tra i cui rami ci sono consulenza aziendale, tecnologia, marketing: una partecipata è “Vidierre”, società che si occupa del monitoraggio dei media e che ha avuto e ha un bouquet di clienti ragguardevole tra cui Audi, Volkswagen, AC Milan, Lega Calcio, Nike, Adidas, Coni, Intesa Sanpaolo, Edison. Gianni Prandi con Assist Group rientrava nella galassia Pubblitalia quando era advisor Figc. Poi avrebbe notevolmente ampliato il raggio d’azione e il ventaglio di clienti. “Ci sarà il lancio di una nuova piattaforma digitale che soprattutto si pone l’obiettivo di realizzare un osservatorio permanente socio-economico in grado di gestire sondaggi e di misurare e verificare l’efficacia del messaggio Cgil”. Così si leggeva nella lettera inviata dal segretario della Cigl Landini a tutte le strutture. Il segretario generale del sindacato affidava nel 2019 la ristrutturazione anche dell’immagine alla società di Prandi che adesso sta ultimando il lavoro all’interno della Figc: il nuovo ordine di servizio (funzioni, rotazioni, mansioni) Gravina conta di renderlo effettivo dall’1 gennaio. La Federazione deve anche affrontare il calo degli introiti, delle sponsorizzazioni, dei proventi. Il nome e il ruolo di Prandi rimandano ad un altro nome, ad un altro ruolo, ad altre competenze. Pare ad esempio che negli ultimi tempi qualche consiglio stia arrivando da Giuseppe Ciocchetti che ha litigato con la figlia del defunto Marco Bogarelli e ha lasciato la guida (ma non le quote) di “2Mg”, società che aveva fondato (a lui il 30%, a Bogarelli il 70%) proprio insieme a Bogarelli dopo l’addio a Infront Italia (lui era il direttore generale e Bogarelli presidente). Spietato ed esperto uomo dei numeri, Ciocchetti nel 2017 fu indagato come Bogarelli dalla Procura della Repubblica di Milano che richiese l’arresto di entrambi e anche quello di Riccardo Silva. Secondo l’accusa erano i perni di un’associazione a delinquere “finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti, tra cui turbativa d’asta, autoriciclaggio, truffa aggravata, ostacolo alle funzioni di vigilanza, evasione fiscale e tutti i reati di volta in volta necessari per governare i processi di sfruttamento dei diritti audiovisivi del calcio, con l’impossessamento di denaro che avrebbe dovuto entrare nelle casse della Lega”. L’inchiesta del 2017 lambì Galliani mentre furono indagati anche Lotito e Preziosi: il gip negò le richieste d’arresto. Tutte le accuse caddero un anno dopo, l’intero procedimento archiviato dal Gip del Tribunale di Milano. Ciocchetti con Bogarelli avrebbe però lasciato Infront Italy e insieme avrebbero fondato una nuova società (“2Mg”) destinata a occuparsi anch’essa della vendita dei diritti televisivi. Dopo la morte di Marco Bogarelli, la coabitazione con la figlia non è mai decollata. Ora ha lasciato la guida e reincrociato sulla strada Gianni Prandi, come ai tempi di Infront: per via Allegri potrebbe rappresentare la figura che valorizza economicamente le vaie attività, compreso il vasto mondo assicurativo, e che potrebbe ottimizzare le sponsorship. In questo caso perderebbe peso Valentini, destinato al ruolo di vice-segretario. Magari anche questi discorsi sono rientrati nel pranzo al risorante, domenica scorsa. Un nome da piazzare pare l’avesse avuto anche Abodi che – nell’ottica della ristrutturazione federale che potrebbe registrare entro fine anno l’addio di Brunelli – avrebbe un mese fa (leggi qui) caldeggiato per il ruolo Bedin, ex dg della Lega B ai tempi della sua presidenza.
La sostituzione. È tempo di cambiamenti e di nuove nomine in tutti i palazzi della politica: così anche per lo sport. A marzo si deciderà sul vertice di “Sport e Salute”, molto prima su quello che dovrà governare l’Istituto di Credito Sportivo. Il presidente uscente è proprio Abodi che deve lasciare perché diventato ministro. Al momento c’è un presidente facente funzioni, è Antonella Baldino. L’istituto bancario è controllato all’80% dal Ministero dell’Economia e Finanze (il 7% è del Coni, il 2,2% di Cdp, il resto d’investitori privati), dunque la nomina spetterà a Giorgetti. La banca sociale per lo sviluppo sostenibile dello Sport e della Cultura ha appena emesso un bond a tasso fisso da 300 milioni di euro ricevendo richieste per oltre 390 milioni di euro. È un posto strategico – basti pensare alla questione dei finanziamenti legati alla costruzione di nuovi impianti – è un posto ambito e non solo per lo stipendio (oltre 200mila euro) che spetta al presidente. È un posto che offre di sicuro meno tensioni rispetto ad esempio a quello di una presidenza di federazione o di lega. Come accade, è già partita la caccia al sostituto. Al posto pare ambirebbe ad esempio Francesco Ghirelli, presidente di una Lega Pro sempre più sofferente e destinata a “subire” gli effetti di una riforma. Chissà se nel corso del pranzo “Al Ceppo” Gravina abbia esplorato il terreno con Abodi: il presidente federale ha ricoperto negli anni vari ruoli in istituti bancari, ad esempio vice presidente della Banca di Credito Cooperativo di Roma e socio della Fondazione Carispaq della provincia di L’Aquila. È impegnato da mesi sullo scivoloso terreno delle riforme calcistiche, prova a lottare contro ataviche logiche settoriali, si spende per ottenere l’Europeo e aiuti ai club, però l’aria è sempre più pesante. Non ha intenzione di mollare adesso, però. Però la candidatura forte per la presidenza del Credito Sportivo è al momento quella del napoletano Paolo D’Alessio, manager bancario che per due anni e mezzo è stato direttore generale del Credito Sportivo (anche vice-presidente della “Fondazione Onesti”) prima di diventare commissario straordinario della “Banca del Sud” mentre l’attuale direttore generale Mazzolin dovrebbe restare al proprio posto.
Spine e intese. Restando al vento politico che sta profondamente cambiando, qualche spina per la Figc potrebbe arrivare dal Parlamento. C’è ad esempio il desiderio del deputato fiorentino di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi di assumere la presidenza della Commissione Sport. Già sub-commissario della Lega Pro, si candidò alla presidenza nel 2015, uscendo pesantemente sconfitto (come Pagnozzi) dall’agone che vide premiato proprio Gravina. I rapporti sarebbero sempre rimasti freddi, così come con Ghirelli. Al Senato c’è poi Claudio Lotito che punta alla presidenza della Commissione Finanze. Un segnale di distensione e di collaborazione è però arrivato da un altro esponente di Fratelli d’Italia, uno molto vicino al premier Meloni. Il segnale lo si rintraccia nella visita e nelle parole di Francesco Acquaroli, presidente della regione Marche. «Ringrazio Gravina per l’attenzione e la volontà concreta di voler stringere ancora di più i rapporti tra la nazionale italiana di calcio e le Marche. Siamo contenti della collaborazione che abbiamo avviato, auspicando, sempre con sinergie tra i nostri enti, il concretizzarsi di opportunità sempre più importanti e attrattive». Una settimana fa è stato ricevuto in via Allegri proprio da Gravina per suggellare l’accordo di collaborazione tra la Regione e la Federazione. Dopo aver ospitato l’Under 20 a Ascoli, dopo aver ospitato le finali dei campionati giovanili, è in arrivo anche l’under 21 che giocherà a novembre a Ancona contro la Germania. Magari complice anche la presenza del marchigiano ct della Nazionale Roberto Mancini che è pure testimonial pubblicitario delle Marche, la collaborazione è destinata a estendersi: la regione offre strutture alle varie nazionali per raduni, allenamenti e stage, e la Nazionale potrebbe tornare a giocarci dopo vent’anni.