Cerca
Close this search box.

Arbitri, domani il voto sulla nuova Can. La linea Rocchi, l’ala Senesi e il compromesso per chiudere lo scontro. Torsello punge Defina

Comitato Aia: introdotti il limite dei 45 anni e dei 12 anni di appartenenza, le eccezioni per la graduatoria. La commissione definisce il quadro dei bocciati, dei salvati e dei promossi

La saga dovrebbe finire domani quando è atteso il punto che chiuda una lacerante parentesi. Arriverà il fischio che dovrebbe mettere fine a urticanti veleni, ci sarà il voto che dovrebbe superare un contraddittorio stallo? Gli spifferi dicono di sì: per l’ufficialità toccherà attendere qualche ora. Domani alle ore 11 si riunisce il Comitato Nazionale dell’Aia in forma allargata (i 9 del Comitato nazionale più i 9 delegati “ufficiali di gara” più un rappresentante dei presidenti di sezione per ogni comitato regionale) che dopo quaranta giorni e due riunioni a vuoto (per ben due volte il voto, minato, è saltato) dovrebbe approvare le modifiche regolamentari che riguardano gli avvicendamenti di arbitri e assistenti della Can. Le modifiche erano state approntate il 18 maggio nella riunione del neo-comitato formatosi nelle elezioni del 16 aprile col presidente Pacifici al posto del dimissionato Trentalange e avrebbero dovuto trovare il via libera nella prima riunione del Comitato convocata il 22 maggio e poi, dopo la rottura, in quella successiva d’inizio giugno. E invece nulla. Tutto fermo, tutto bloccato ad un passo dal precipizio: via a un lungo lavorìo per trovare una quadra col rischio di andare tutti a casa come quadro all’orizzonte (la sintesi della vicenda, nei dettagli leggi qui, qui e qui).

Il voto di domani. Domani si metterà dunque e finalmente un punto che somiglia però come sintesi di un compromesso tra duellanti rispetto a un accordo totale e completo tra i nove componenti del Comitato Nazionale. Ci sono voluti quaranta giorni, una lunga serie di riunioni e di “consigli esterni”, il rischio di essere commissariati dalla Figc di Gravina per addivenire a un accordo: sì alla riforme regolamentari che in sostanza riguardano la nuova definizione dei criteri di permanenza della Can guidata dal designatore Rocchi, uno tra i più convinti fautori della riforma che reintroduce limiti e paletti completamente divelti dal precedente ticket governativo-arbitrale Trentalange-Baglioni. Adesso al timone ci sono Pacifici e il vice Zaroli che pur se espressione di quel vecchio Comitato sembra ne abbiano preso distanze siderali.

La riforma e il compromesso. Domani ci sarà il voto e saranno approvate le riforme. Torna il limite di età (45 anni, come previsto già nella prima bozza che doveva essere approvata a fine maggio e poi a inizio giugno) che riguarderà arbitri (e assistenti) della Can, e ritorna il limite temporale di appartenenza. Non più 10 anni (così c’era nella bozza) ma 12 anni di militanza degli arbitri (e assistenti) nella Can. Gli effetti (il via dall’1 luglio 2023) incideranno dalla stagione calcistica 2024/2025 in poi. Sulla finestra temporale allargata (12, non più 10) si è raggiunto il primo compromesso, il secondo invece riguarda le eccezioni per restare nei ranghi. Era stato inizialmente stabilito che per restare in organico Can nonostante il raggiunto limite dei 45 anni, un arbitro avrebbe dovuto trovarsi tra i primi 15 in classifica di rendimento, tra i primi 25 se invece avesse superato i 10 anni di appartenenza. Adesso invece l’accordo sul voto è che nella graduatoria di merito chi avrà compiuto 45 anni o avrà raggiunto il limite dei 12 anni di appartenenza alla Can, per poter restare in attività dovrà rientrare tra i primi 25 arbitri (tra i primi 35 per gli assistenti). Il testo originale, cioè quello approntato il 18 maggio (un mese dopo le elezioni), è stato così leggermente variato per mediare tra le due parti del Comitato in conflitto.

Il conflitto sospeso. Nella riunione del 22 maggio s’era sfiorata la rottura. Dopo le osservazioni pungenti del presidente della sezione di Bologna Antonio Aureliano, nel corso della riunione pre-voto quattro dei nove componenti il nuovo Comitato aveva annunciato che non avrebbe votato le modifiche. La toscana Katia Senesi aveva addirittura minacciato di dare le dimissioni, contrari anche Camiciottoli (Toscana), Marconi (Umbria) e Mazzaferro (Piemonte): la rottura totale avrebbe potuto portare alla caduta dell’intero Comitato dando vita a un effetto domino assai pericoloso: nuova vacatio in attesa di nuove elezioni e minaccia concreta di commissariamento federale. Dall’altra parte della giostra Zaroli il più convinto sostenitore, sostenuto da Archinà e Affinito, Zappi nelle vesti di mediatore e il presidente Pacifici costretto a rinviare il voto dopo una drammatica conta. Il voto sarebbe pure passato, ma a un prezzo altissimo. Fissato dunque un nuovo voto il 9 giugno, ma anche questo appuntamento sarebbe andato a vuoto, nonostante una lunga serie di precedenti riunioni e confronti anche nel corso di bilaterali nel centro tecnico federale di Coverciano. Al centro del palcoscenico il ruolo di Gianluca Rocchi e, si sussurra, un ruolo da affidare al dimissionato Trentalange dopo l’assoluzione nel “processo D’Onofrio”. Il capo della Can Rocchi è e resta nel cuore di Gravina, il responsabile e designatore della Can Rocchi è il più convinto assertore di questa reintroduzione: punta ad una squadra più performante, più preparata, più pronta, più snella. La riforma dovrebbe dargli una mano nello stilare le classifiche di rendimento stagionali, classifiche che sarebbero snellite dai nuovi limiti e che dunque gli consentirebbero più facilità di manovra mettendosi anche al riparo dagli abituali ricorsi di fine stagione. Alla fine è passata la sua linea, Pacifici sostenuto dai vertici federali ha lasciato intendere alla parte avversa che bisognava trovare un accordo e che indietro comunque non si sarebbe più tornato.

I nuovi organici e le nomine. E così ci saranno i nuovi paletti, già attenuati nell’ultima presidenza Nicchi e aboliti appena due anni fa dalla presidenza Trentalange. Si è ormai nella fase calda della definizione dei quadri arbitrali, ci si appresta a rinnovare i vertici di alcuni Cra, alla nomina dei nuovi responsabili e componenti delle commissioni nazionali, dei responsabili e dei componenti del settore tecnico. Un bel valzer. Un ballo nel quale non sarà coinvolto Rocchi che resterà alla guida della Can. Come resterà per un altro anno ad arbitrare Daniele Orsato mentre una cortina fumogena è calata sull’inchiesta che riguarda entrambi nata dopo la denuncia dell’assistente foggiano De Meo. Tranne sorprese, la nuova Can scenderà da 50 a 47 arbitri (il magico numero 42 per l’anno prossimo?): via Irrati e Valeri che passeranno alla vmo, in odore di uscita Serra, Miele, Meraviglia, Maggioni, Gariglio e Paterna (uno forse si salva), in odore di promozione Tremolada, De Marco, Collu, Monaldi e Bonacina, protagonista della finale d’andata tra Foggia e Lecco la cui designazione ha fatto discutere qualcuno più ancora della prestazione. Ci saranno ancora, a meno d’improbabili sorprese, anche Minelli e Baroni che due settimane fa hanno patteggiato una multa (1500 euro a testa) col il via libera Figc dopo l’accordo con la Procura federale che li aveva deferiti per la violazione dell’articolo 4 del codice di giustizia sportiva e  gli articoli 5 e 6 del codice etico Aia. I due arbitri, dismessi nel 2020 e poi riammessi dopo aver presentato ricorso, utilizzando dei profili falsi avevano commentato vicende arbitrali e dato giudizi su colleghi e tesserati postando tutto sul sito arbitri.com. Ricorso contro la squalifica di un anno l’ha presentato invece l’arbitro associativo di Rimini e responsabile della squadra dei fisioterapisti Aia Claudio Defina, condannato dal Tribunale federale per aver contattato l’arbitro riminese Rapuano poche ore prima della gara Milan-Empoli (diretta da Rapuano) per comunicargli che con un amico si divertiva a scommettere sui cartellini estratti, telefonata strana, stramba, sospetta. Telefonata subito stoppata da Rapuano che avrebbe denunciato fulmineamente a Rocchi, supportato poi il giorno dopo da analoga segnalazione di Abbattista (leggi qui).

Alla Corte federale d’appello Defina e il suo avvocato hanno proposto reclamo chiedendo l’annullamento della squalifica: il collegio della corte, presieduto da Torsello, gli ha invece raddoppiato la squalifica, ritenendo incongrua, viste le risultanze e le condotte”, quella di un anno. Due anni di squalifica invece, con questa motivazione. “La valutazione del comportamento di un arbitro, quanto ai doveri che dallo stesso si esigono, non può non considerare la sua posizione nell’ambito del sistema sportivo e rilevarne uno status soggetto a maggiori oneri rispetto a ogni altro destinatario delle clausole generali di lealtà, correttezza e probità: egli è, nel sistema, il giudice, il primo soggetto individuato dall’ordinamento per la verifica, in gara, della cosiddetta normativa di correttezza, e quindi anche il primo artefice della realizzazione del fine di creare affidamento tra i consociati (e non solo) che l’ordinamento sportivo tende a perseguire proprio ponendo a base del sistema i richiamati principi, comunemente riassunti dal termine “fair-play”. Quando è lo stesso arbitro a violare tali principi la reazione dell’ordinamento è necessariamente più grave. Aggiungasi, per il caso in esame, come anche il comportamento mantenuto dal Defina successivamente al fatto appare improntato a pervicace slealtà e scorrettezza: egli, invero, contattando Abbattista, tentò di cancellare le conseguenze della sua condotta “montando” l’inverosimile tesi di un colloquio frainteso dal Rapuano, che altra conseguenza non riuscì tuttavia ad ottenere se non la denuncia anche dell’amico cui si era rivolto, il quale aveva “significativamente”, anch’egli colto l’illiceità delle iniziali vere intenzioni dell’incolpato, palesemente improntate ad ottenere informazioni compiacenti che gli avrebbero permesso scommesse sicure”.

 

© 2023 Riproduzione riservata

Correlati