La foto che introduce e accompagna l’articolo è di appena trentacinque giorni fa. Si scorgono volti soddisfatti e sorridenti, sono quelli della nuova squadra Aia: sono i volti di Pacifici, Zaroli, Senesi, Archinà, Mazzaferro, Camiciottoli, Zappi, Affinito, Marconi. Posanotutti in una foto di gruppo, è il gruppo del nuovo Comitato Nazionale. È il 16 aprile e l’esito dell’assemblea straordinaria elettiva ha appena chiuso sei mesi disperanti e dilanianti per l’associazione italiana arbitri. Alle spalle e sulle spalle il caso D’Onofrio, le dimissioni forzate del presidente Trentalange, il processo all’ex presidente degli arbitri eletto appena un anno e mezzo prima e deferito dal procuratore federale Giuseppe Chinè per presunte violazioni, omissioni e commistioni nell’affaire del procuratore capo Aia-narcotrafficante, la sua condanna a 3 mesi di inibizione in primo grado ed il reclamo in secondo grado, le dimissioni del capo della Commissione Osservatori nazionale Luigi Stella, le voci e i veleni intorno all’associazione, la cruenta battaglia per le candidature al nuovo Comitato, le influenze e le ingerenze del presidente federale Gabriele Gravina, la discesa in campo poi seguita da subitanea ritirata di Domenico Messina, il campo libero per Carlo Pacifici e l’uscente squadra Aia, candidati unici – presidente e lista – alle nuove elezioni, le 50 (su 310 votanti) schede bianche nell’urna, l’elezione senza sorprese. Senza dimenticare tutti i veleni e le turbolenze legate alle designazioni, alle prove di alcuni arbitri in serie A, agli esiti davanti alla Var, allo scontro tra Mourinho e Serra (col fatale ritardo della Procura Figc che fa saltare tutto…) e altro ancora: finalmente pareva tutto chiuso, tutto finalmente alle spalle. Invece nemmeno un giorno di pace, di tregua, di serenità. Ecco pronta un’altra carrellata: la denuncia dell’assistente dauno De Meo che ha portato la procura Figc a indagare sui comportamenti anche del designatore Rocchi, del big dei big Orsato, del romano Valeri, in un’intricata vicenda che somiglia tanto a un regolamento di conti (leggi qui, qui, qui); poi il processo al tesserato Aia Defina per la telefonata a poche ore del match Inter-Empoli all’arbitro Rapuano per comunicargli che con un amico si divertiva a scommettere sui cartellini estratti (leggi qui). Nemmeno il tempo di festeggiare la nuova elezione e di brindare al proscioglimento in secondo grado di Trentalange, nemmeno il tempo di tirare il fiato. Niente. Niente da fare. Sul cielo dell’Aia continuano ad addensarsi nuvole cariche di pioggia e tempesta.
La lettera, il nodo. “L’obiettivo dell’Aia non è creare continui contenziosi al suo interno: soprattutto dopo le ultime vicende, non ce lo possiamo permettere. Gli arbitri della Can sono una nostra risorsa, così facendo si rischia di trasformarli in un fastidioso ed enorme problema”. È l’ultimo passaggio di una lettera indirizzata al Comitato Nazionale Aia ai presidenti dei Comitati regionali e ai presidenti di sezione: le parole sono di Antonio Aureliano, papà dell’arbitro della Can Gianluca Aureliano e presidente della sezione Aia di Bologna. “Dopo le ultime vicende non ce lo possiamo permettere”. Sembra un invito ma forse è molto di più, del resto il titolo e l’oggetto della missiva sono inequivocabili: “Opposizione alle modifiche regolamentari”. Titolo e oggetto che annunciano distanze, che paventano l’inizio di uno scontro, che potrebbero dividere e persino spaccare in due il Comitato nazionale, quello rieletto appena 35 giorni fa. Perché il pensiero del presidente della sezione Aia di Bologna non viaggia in solitario, accomuna altri presidenti di sezione e pare alberghi anche, soprattutto e addirittura nei pensieri di alcuni componenti del Comitato Nazionale. Le modifiche regolamentari sono quelle proposte nella riunione del 18 maggio (giovedì), la lettera di Aureliano è del 19 (venerdì): in sostanza tra le varie modifiche proposte che dovrebbero essere votate domani dal Comitato Aia ce n’è però soltanto una che costituisce il vero, grande, punto di scontro.
La spaccatura nel Comitato. È la proposta di reintroduzione del limite d’età e di permanenza nel ruolo di arbitri e assistenti nella Can. “Mi oppongo fermamente a questa modifica, il mio pensiero è anche quello di altri presidenti di sezione”, scrive Aureliano: su questa proposta pare che anche il Comitato si sia spaccato in due. Favorevoli alle modifiche sarebbero il presidente Pacifici, il suo vice Zaroli, e poi Zappi, Affinito e Archinà, contrari o scettici o quantomeno dubbiosi invece pare siano Senesi, Marconi, Mazzaferro, Camiciottoli. Si vota domani in composizione allargata, cioè i nove del Comitato nazionale più i nove delegati “ufficiali di gara” più un rappresentante dei presidenti di sezione per ogni comitato regionale. Prima del voto si arriverà a un accordo, a una sintesi, a un congelamento? Il piano di riforma resta incrinato e inclinato.
Come la riforma Cartabia. “Si rischierebbe di avviare una sorta di riforma Cartabia per la Can indigesta ai più e che comporterebbe motivi di ricorso”, scrive nella lettera di due pagine Antonio Aureliano, presidente di sezione e in aggiunta papà del 43enne Gianluca che dal 2013 è nei quadri Can. È il presidente della sezione di Bologna (la stessa di Nicola Rizzoli), è il presidente di una sezione che nel mondo Aia ha uno specifico peso, è il presidente di una sezione che per anni è stata assai vicina a Nicchi e che nelle elezioni del 2021, anche un po’ inaspettatamente e quasi al rush finale, sarebbe poi passata invece sulle posizioni di Trentalange. Nel suo abbrivio da presidente uscente Marcello Nicchi aveva già modificato i criteri per la permanenza nei quadri della Can: poi alla riunificata commissione di arbitri per A e B avrebbero messo mano proprio Trentalange e il suo Comitato (nel nuovo manca anche l’ex vice, Duccio Baglioni), eliminando i criteri del limite d’età e di permanenza dei quadri.
Un mese alla graduatoria finale. Adesso invece il tema è stato riproposto, è fuoriuscito e planato sul tavolo ad un mese dal nuovo esito delle urne ma anche ad un mese dalla compilazione della graduatoria finale, cioè della lista dei promossi e bocciati e dunque della definizione dei nuovi quadri della Can per la prossima stagione sportiva: Gianluca Rocchi ha bisogno di muoversi e di poter scegliere, c’è da tirare una riga e definire i nuovi quadri. Il limite d’età e quello di permanenza aiuterebbero eccome anche se in caso di approvazione le prime graduatorie in cui troverebbe applicazione la modifica sarebbe quella di fine stagione 2023/24, quindi a giugno del prossimo anno. Però c’è chi la pensa diversamente: “..non è prudente, considerata la recente elezione ed il poco tempo a disposizione, intervenire sostanzialmente su tale normativa… Si rischierebbe di avviare una sorta di riforma Cartabia per la Can indigesta ai più e che comporterebbe motivi di ricorso. L’obiettivo dell’A.I.A. non è creare continui contenziosi al suo interno: soprattutto dopo le ultime vicende, non ce lo possiamo permettere. Gli arbitri della Can sono una nostra risorsa, così facendo si rischia di trasformarli in un fastidioso ed enorme problema... è necessario ponderare ogni scelta, soprattutto quando la stessa appare assai affrettata: le elezioni sono state celebrate il 16 aprile e in appena un mese non può essere sorta l’urgenza di modificare le regole relative alla Can, soprattutto considerato che nulla di tutto ciò era stato opportunamente programmato e precedentemente condiviso”. Sono queste le note finali scritte da Antonio Aureliano: garbate nella forma suonano però come autentiche scudisciate e seguono i punti di disaccordo. Se ne discuterà domani prima della votazione, visto che Aureliano accusa che i suoi rilievi, affidati al rappresentante regionale Droghetti, non sono state nemmeno verbalizzate nella riunione del 18 maggio? Chissà.
La proposta di riforma. Nel regolamento degli organi tecnici preparato con le modifiche si legge all’articolo 19, quello sugli avvicendamenti degli arbitri effettivi della Can. Dopo i confermati punti a (dimissioni dall’associazione o dall’organo tecnico di appartenenza intervenute nel corso della stagione) e b (inidoneità fisica e atletica conseguente al mancato rilascio, in assenza di regolare congedo, del prescritto certificato d’idoneità ovvero alla mancata partecipazione ai test atletici o al mancato superamento dei limiti minimi per essi previsti), sono segnati in matita rossa (sono cioè quelli proposti e da approvare domani) i punti d ed e. Punto d: aver compiuto 45 anni entro il termine della stagione sportiva, salvo che si siano posizionati tra i primi quindici nella graduatoria finale di merito. Punto e: aver raggiunto il limite di dieci anni di appartenenza nello steso organico, salvo che si siano posizionati tra i venticinque nella graduatoria finale. Basterebbe dunque rientrare in uno di questi due casi per andar fuori dai quadri della Can (il criterio vale anche per gli assistenti in organico Can, solo che per quanto il limite d’età che è sempre di 45 anni l’eccezione è che siano nei primi 20 in graduatoria mentre per quello dei dieci anni di appartenenza l’eccezione è che siano nei primi 35 in graduatoria, ci sono modifiche anche per gli arbitri alla vmo), liberando così posti senza dover ricorrere alle odiose, e spesso causa di contenziosi, graduatorie di merito. La reintroduzione del limite d’età e di quello di appartenenza avrebbe effetti dirompenti anche dal punto di vista economico.
Quanto guadagnano gli arbitri di A. Lo stipendio tra fisso e gettone. La parte fissa è legata alla cessione dei diritti d’immagine e dipende dal numero di anni di attività in serie A. Un arbitro al primo anno incassa 20mila euro, da 0 a 50 gare 30mila euro, oltre le 50 gare 60mila euro, gli arbitri internazionali invece 90mila euro. Poi c’è il compenso a partita, cioè a gettone, e qui sono 3800 lordi a partita. Il compenso a gettone per una partita in B (la Can è riunificata) è di 1800 euro. Una bella differenza.
Gli appunti di Aureliano senior. Nella lettera inviata al presidente Pacifici, ai componenti del Comitato e ai presidenti del Cra, Antonio Aureliano evidenzia criticità, storture, rilievi. Ad esempio, sulla questione economica. “L’adeguamento contrattuale di arbitri e assistenti della CAN è stato impostato sul presupposto dell’assenza dei limiti di età e di permanenza: i gettoni delle gare sono mutati, ma soprattutto sono mutati gli importi fissi, elevati per i soli internazionali e pesantemente abbattuti per tutti gli arbitri con meno di 50 gare, con la possibilità di raggiungere tale numero soltanto con la permanenza in organico per diverse stagioni: non meno di 4 o 5 stagioni”. Sui limiti di permanenza: “Non è chiaro cosa significhi “stesso organico”, considerato che la nuova CAN è in essere da tre anni (tre stagioni) e non è possibile pensare che la nuova CAN possa rappresentare la vecchia CAN A o la vecchia CAN B o entrambe, essendo ontologicamente differente sia dall’una che dall’altra. Inoltre, come ogni norma, la stessa non può valere a ritroso, per cui i c.d. dieci anni, se malauguratamente deliberati, devono conteggiarsi a partire dalla prossima stagione sportiva”. Sul professionismo. “Per la riforma dello Sport pure l’arbitro che dirige i professionisti diventa egli stesso professionista. Non si può pensare che chi arriva in serie A e B debba essere sottoposto ad una valutazione circa l’età o gli anni di permanenza nel ruolo. Un calciatore non ha limiti di permanenza né limiti di età: smette di giocare quando lui stesso sceglie di farlo. Al più, se non in grado per la Serie A, scende di categoria. Ad un arbitro – che è sottoposto al giudizio insindacabile dell’organo tecnico ed alla graduatoria di merito (da rivedere integralmente, ma non in questo momento) – deve essere concessa la medesima possibilità al di là dell’età e degli anni di permanenza”. Considerazioni e rilievi che sembrano non essere solo del presidente della sezione Aia di Bologna pur se maliziosamente qualcuno sostiene sia un intervento “interessato”. All’interno dello stesso Comitato Nazionale si segnalano divergenze e qualche mal di pancia: basteranno per stoppare il voto di domani e concedersi così almeno una pausa di riflessione?