Uno specifico servizio di noleggio con conducente prima consentito, poi vietato e infine riabilitato che diventa oggetto di scontro, delazione e cimento per via di una presunta disparità di disposizioni, autorizzazioni, punizioni. «Ad Orsato è stato consentito, io invece sono stato fermato», dice sfogandosi l’assistente foggiano Pasquale De Meo rivolgendosi al responsabile della Can Gianluca Rocchi. L’influenza e la presunta ingerenza del presidente federale Gabriele Gravina nelle vicende arbitrali, ancor più vivida nel delicato momento della corsa elettorale a risaltare nelle parole che, secondo sempre De Meo, l’arbitro romano Paolo Valeri in tono poco british rivolgerebbe all’assistente arbitrale dauno alla vigilia di Verona-Salernitana palesando così l’assoluta mancanza di feeling tra due componenti della terna che il giorno dopo scenderà in campo. «Adesso spariranno tutti questi tuoi amici, verranno tutti eliminati finalmente! Hanno finito! Via tutti! Gravina si è rotto il c… di tutta sta gente, e ha deciso che vuole solo Gianluca Rocchi e nessun altro come presidente Aia». Il vice-designatore della Can Andrea Gervasoni che, sempre secondo la ricostruzione di De Meo, quasi gli mette le mani addosso nel corso del colloquio a Coverciano in occasione del raduno degli assistenti arbitrali di A e B, nella stanza ci sono pure il designatore Rocchi e l’altro componente della Can, Manganelli. Un romanzo d’appendice?
No, è solo il sintetico spaccato della terza puntata della bufera scoppiata dopo la denuncia dell’assistente foggiano Pasquale De Meo che nella vita di tutti i giorni lavora in farmacia e che, dopo aver pesato pro e contro, ha deciso di prendere carta e penna denunciando prima le dichiarazioni “lesive di altri tesserati Aia” pronunciate da un osservatore arbitrale (Puglisi) e poi i comportamenti dei vertici Can e di alcuni arbitri nei suoi confronti, tirando nell’agone mediatico il numero uno dei fischietti italiani Daniele Orsato. C’è chi lo accusa di essere uno strumento, c’è chi sospetta sia solo un regolamento di conti, chi pensa all’inizio della nuova volata elettorale e chi invece il tentativo di minare la poltrona – siamo a maggio, i nuovi quadri dall’1 luglio – su cui è seduto Rocchi alla Can: di sicuro c’è come lo spaccato che emerge racconti di rancori, veleni, dissidi, residui e profonde ed affilate distanze tra una parte dei vertici Aia e la gran parte della Commissione arbitri nazionale. Le due puntate precedenti sono (qui e qui): poche righe qui solo per riavvolgere il nastro prima di tuffarsi nella terza puntata.
Riassunto breve. Il 7 aprile si gioca Milan-Empoli, a fine gara l’osservatore Claudio Puglisi parlando con la quaterna arbitrale si sfoga: “È la mia prima partita stagionale in A, chiedete perché agli amici di Torino..” riferendosi al duo Trentalange–Stella. Questo secondo De Meo. Il giorno dopo telefona al vice-presidente Aia Baglioni e al componente della Can Manganelli mettendoli al corrente della vicenda. Non avverte Rocchi, non altri. Nemmeno Celi, il suo responsabile CON? Il giorno dopo (9 aprile) si celebra la Pasqua. Una Pasqua al veleno, secondo il racconto di De Meo: mando gli auguri whatsapp a Orsato e Orsato mi congeda bruscamente, scrivendo: “Devi imparare a comportarti meglio…prima o poi ci incontreremo”. Due giorni dopo, dice sempre De Meo, gli vien chiesto di compilare una relazione sull’accaduto: a chiederla è il responsabile della Commissione osservatori nazionali Celi che ha ricevuto istruzioni dall’alto e che chiede una relazione anche agli altri arbitri e assistenti presenti nello spogliatoio di San Siro (Marcenaro, Mondin, Rapuano). Invita il foggiano a mandare la stessa mail in copia anche a Rocchi. È l’11 aprile e poco dopo, racconta De Meo, c’è Orsato dall’altra parte del filo telefonico. La conversazione dura meno di due minuti, De Meo appunta tutto. È una telefonata burrascosa. Poi prova a contattare il componente della Can Di Liberatore (12 aprile) e il designatore Rocchi (13 aprile), entrambi però lo rimandano all’imminente raduno riservato agli assistenti arbitrali in programma a Coverciano il 14 aprile: lì avranno modo di chiarire e di specificare l’accaduto. Intanto De Meo compila un’altra relazione che manda ai vertici Aia descrivendo gli eventi dall’8 al 11 aprile mentre intanto parte una nota alla Procura federale sulle dichiarazioni lesive dell’osservatore Puglisi.
Le date. Prima di arrivare all’incontro-scontro di Coverciano, un passaggio importante: il 14 aprile è anti-vigilia di elezioni Aia, l’unico candidato è Carlo Pacifici e unica è la lista a lui collegata, in sostanza è la continuazione della precedente governance che ha perso Trentalange costretto alle dimissioni per il caso D’Onofrio. Il 16 aprile verrà eletto Pacifici, da lì a qualche giorno il fascicolo nato dalle dichiarazioni di Puglisi e dalla prima nota di De Meo, diventerà un libro a puntate, pesante ed ingombrante.
L’inchiesta e le designazioni. Tanto da portare la Procura Federale ad aprire un’inchiesta: Chinè ha già sentito Di Liberatore e De Meo, ha convocato Orsato e parlato con Rocchi dal quale ha ricevuto la sua versione dei fatti. Intanto il foggiano che lamentava di essere stato accantonato è stato designato in A dopo un mese (Sampdoria-Empoli), Orsato dirigerà Roma-Bologna e Valeri Cagliari-Palermo. E ora spazio alla terza puntata di una storia che pare un romanzo d’appendice.
14 aprile, scontro a Coverciano. De Meo appunta telefonate, trascrive messaggi, fa screen. E compila una dettagliata relazione dell’incontro che si tiene nel centro tecnico federale di Coverciano intorno alle ore 10 del 14 aprile. Magari chissà, avrà anche registrato i colloqui, vista la dettagliata esposizione di orari, frasi, date? Quella che segue comunque è la fedele esposizione dei fatti trascritta da De Meo in un esposto poi inviato ai vertici dell’Aia poi girato alla Procura Figc. L’assistente foggiano dice che l’incontro con Rocchi – presenti anche Manganelli e Gervasoni – inizia con la spiegazione del perché abbia deciso di denunciare le frasi di Puglisi provando poi a spiegare perché abbia contattato Baglioni e Manganelli e non informato prima e proprio lui, Rocchi, che in fondo è il responsabile Can. “Gianluca, ritengo di aver fatto semplicemente il mio dovere di associato…. ho comunicato tramite chiamata telefonica a un mio organo tecnico Manganelli e al vice presidente Aia Baglioni quanto accaduto nello spogliatoio durante il colloquio dell’osservatore… ho ritenuto non corretto eticamente e moralmente il comportamento di Puglisi… ho avvisato gli organi istituzionali e gli organi di competenza ufficiali. E poi come mi è stato successivamente chiesto da Celi al telefono, ho inviato una mail a te Gianluca e a Celi con la descrizione dettagliata dei fatti… tra l’altro ho provato anche a contattare te Gianluca tramite messaggio whatsapp il 13 aprile alle ore 11.05 scrivendo quanto segue: “Buongiorno Gianluca avrei necessità di parlarti, pertanto volevo chiederti intanto se per favore possiamo sentirci con calma dopo le 13.15”. E tu Gianluca mi hai risposto che non potevi parlare con me e che ne avremmo parlato al raduno, scrivendomi: “Ciao. No oggi nn posso. Ne parleremo al raduno. Buona giornata”. Stessa cosa avevo già fatto il giorno prima con un altro mio organo tecnico, Elenito Di Liberatore, che ho provato a contattare prima telefonicamente il 12 aprile alle ore 16.17 ma dopo vari squilli non ricevevo risposta. Poi alle ore 16.26 inviavo a Di Liberatore anche un messaggio whatsapp: “Ciao Elenito sto entrando a lavoro, se possiamo sentirci dopo le 20”. Elenito mi rispondeva alle ore 16.37: “Scusa Pasquale, ero al telefono e non potevo rispondere. Questa sera sono con mio figlio. Ci vediamo giovedì e parliamo. Un abbraccio Ele”. Quindi seppure dopo qualche giorno, ma dopo avere già provveduto a informare altri soggetti che rivestono carica di organi ufficiali, ho comunque provato a contattare te ...”.
Secondo De Meo, Rocchi a questo punto si rivolge così: “Hai sbagliato Pasquale perché dovevi avvisare subito me, non altri. Chi ti manda in campo? Sono io che ti mando in campo, non altri. E poi non si fa così. Io non ho bisogno di spie, di gente che mi mina il gruppo. Quel giorno che mi hai contattato non ho voluto parlare di proposito quel giorno con te è vero, ma perché ero incazzato con te. E poi tra l’altro sulla questione dell’osservatore Puglisi, io ho sul tavolo la tua dichiarazione che dice una cosa, e altre tre persone che dicono un’altra cosa. Ora mettiti al posto mio o al posto del procuratore: tu che faresti? A chi crederesti? Di fronte a una dichiarazione che dice una cosa e altre tre dichiarazioni che dicono un’altra cosa? Ora io non ho proprio voglia di portare avanti questa storia, preferisco sbarazzarmene al più presto. Quindi lunedì (17 aprile) parlerò con Pacifici (eletto presidente Aia il 16 aprile) per vedere se questa cosa si può eliminare e chiudere subito. Se lui mi dirà che si può fare lo farò volentieri, altrimenti la cosa andrà avanti”.
Lo scontro con Gervasoni e l’accusa. De Meo scrive nell’esposto. “A questo punto interveniva con forza e veemenza l’organo tecnico Can Andrea Gervasoni, rivolgendosi a gran voce nei miei confronti diceva: “Eh bisogna vedere Pasquale se quello che dici è vero! O forse no! Forse è vero quello che dicono gli altri tre. Forse è un’ipotesi, chissà immaginazione! Forse non ha detto nulla l’osservatore!”. Io rispondevo: “A me non interessa quello che dicono gli altri, ho dichiarato la verità….”. Rocchi mi diceva: “Facendo così tu mi crei problemi, mi hai creato un problema nel gruppo e a me non sta bene. Non ho bisogno di gente così, io le mando a casa queste persone, ne manderei a casa anche dieci di persone così se ce ne fosse bisogno. E non è la prima volta che tu mi crei problemi”. Io rispondevo a Rocchi: “Quindi il problema sarei io? Allora prendo atto ancora una volta che in questo contesto più ti comporti da persona leale e sincera e più sei punito e trattato in modo ingiusto, iniquo e con disparità di trattamento rispetto ad altri…”.
La punizione, Orsato e il servizio noleggio con conducente. De Meo torna indietro nel tempo, fino all’ottobre 2022. “A ottobre 2022, a partire all’incirca dall’11, Gianluca mi hai sospeso per circa un mese affermando che avevo violato una tua (presunta) disposizione, cioè non utilizzare il servizio taxi (NCC) di Raffaele Ventura. Mi avevi detto successivamente (al raduno a Coverciano del 20/21 ottobre) che “ti eri sentito preso in giro da me”. Ti avevo risposto: “Gianluca ma secondo te io mi alzo la mattina col pensiero di prendere in giro Rocchi, il mio responsabile Can?… Ma lo sai che c’è un gran numero di arbitri e assistenti che ha utilizzato in questo periodo e da tanto tempo utilizza e continua a utilizzare ancora oggi il servizio taxi di Raffaele Ventura? Io non ero a conoscenza di questa tua eventuale disposizione: non era vigente alcuna comunicazione contenente alcuna disposizione ufficiale scritta in merito. Quindi ti confermai in sincerità e onestà che era vero che avevo utilizzato il servizio taxi (NCC) di Raffaele Ventura l’8 ottobre per Cremonese-Napoli del 9 ottobre, rimettendoci tra l’altro di mia spontanea volontà e di tasca mia ben 75 euro in rispetto della travel policy vigente, in quanto l’importo massimo rimborsabile relativo alla spesa taxi è di 50 euro. Questo proprio per non creare problemi all’Aia nella gestione dei rimborsi spese. Gianluca in quell’occasione a Coverciano mi chiedesti: “Dimmi chi sono quelli che utilizzano Raffaele Ventura”. Io ti risposi: “I nomi non te li faccio perché non faccio l’infame ma credo che tu sia benissimo in grado di informarti in merito”.
Orsato sì e De Meo no. E così, dopo sei mesi, il 14 aprile De Meo decide di rivelare a Rocchi. “Bene, oggi 14 aprile Gianluca ti posso anche affermare con certezza che nella stessa data dell’8 ottobre 2022 lo stesso servizio taxi di Raffaele Ventura era stato utilizzato anche da altri colleghi arbitri e assistenti Can e uno di questi era Daniele Orsato, il cui nome non ti feci il 21 ottobre nel raduno a Coverciano. Orsato, insieme alla squadra arbitrale designata, usufruiva di quel taxi (Raffaele Ventura) per recarsi a San Siro l’8 ottobre 2022 in occasione di Milan-Juve da lui diretta. Lo affermo con provata e inconfutabile certezza in quanto durante il tragitto in cui Orsato veniva accompagnato a San Siro, avveniva una chiamata telefonica tra me e Raffaele Ventura per discutere dell’organizzazione logistica riguardante la mia trasferta e lo stesso Raffaele Ventura mi passava al telefono Orsato per un saluto e Orsato mi chiedeva di portargli dei tamponi per la rilevazione del virus Sars-CoV-2 (sono farmacista). Quindi ti chiedo Gianluca, come mai hai deciso di “sospendere” solo ed esclusivamente me (senza nessuna motivazione ufficiale e senza base di alcuna norma di regolamento disciplinante in materia) per circa un mese, in un organico composto da 87 assistenti, 50 arbitri, 7 arbitri Vmo e 3 assistenti Vmo. Soprattutto di fronte a un’inconfutabile evidenza dei fatti, cioè a parità di comportamento tra me e Orsato (ed altri colleghi arbitri e assistenti Can), solo io ho pagato e sono stato evidentemente punito arbitrariamente e ingiustamente…Poi a gennaio 2023 si diffondeva una nuova voce nel gruppo arbitri-assistenti Can per la quale Rocchi aveva dato una nuova disposizione, cioè si poteva ricominciare a utilizzare tranquillamente il servizio taxi (NCC) di Raffaele Ventura….solo io ci avevo rimesso, avevo pagato per tutti. Evidentemente la soluzione più facile per te Gianluca era sacrificare solo De Meo che non è nessuno ovviamente, sarebbe stato molto più scomodo e sconveniente mettere in mezzo anche Orsato”.
Valeri, Gravina e piazza pulita. Da Orsato si passa a Valeri, in una ricostruzione (è sempre quella che fa De Meo nell’esposto girato dopo il 14 aprile alla presidenza Aia e poi arrivato in Procura) che riporta alla “guerra” sulla governance dopo l’esplosione del caso D’Onofrio e alla corsa elettorale. “Continuando a rivolgermi a Rocchi, gli dicevo: “Ti ricordi quando il 14 febbraio 2023 ti chiamai al telefono per riferirti i fatti accaduti con Paolo Valeri in occasione di Verona-Salernitana del 13 febbraio in cui ero designato in qualità di assistente arbitrale numero 2. Precisamente la sera precedente alla gara, durante la cena presso al ristorante L’Orologio in Verona, l’arbitro della gara Paolo Valeri appena arrivati al ristorante, subito dopo esserci seduti al tavolo, si rivolgeva a me con tono provocatorio, intimidatorio, sprezzante e incalzante: “Allora De Meo? Adesso non parli, adesso non dici niente? Che dice la tua amica Katia Senesi? Che dicono i tuoi amici Trentalange, Baglioni, Pacifici, Zaroli, Marconi, Archinà, Zappi? So per certo che tu sei dalla loro parte! Povero te! Adesso spariranno tutti questi tuoi amici, verranno tutti eliminati finalmente! Hanno finito! Via tutti! Gravina si è rotto il c…. di tutta sta gente, e ha deciso che vuole solo Rocchi e nessun altro come presidente Aia! Che c’è non ti sta bene Gianluca Rocchi, hai qualcosa da obiettare?… Non potrai più ricorrere ai tuoi amici, dal presidente Aia al Comitato Nazionale, saranno spazzati via tutti dopo quello che hanno combinato”. De Meo racconta come risponda a Valeri. “… io qui sono venuto a fare la gara, non mi interessa altro. Posso solo dirti che stimo Alfredo, Duccio, Katia e gli altri del Comitato Nazionale e ne condivido le idee, sono dalla loro parte ma non credo sia reato… quest’argomento non ha nessuna attinenza con la funzione che siamo venuti a svolgere qui, cioè dirigere una gara, penso che questo non sia il modo migliore per preparare una gara…”. A questo punto, nel corso del colloquio a Coverciano del 14 aprile, De Meo scrive del nuovo intervento di Rocchi. “Pasquale, mi ricordo bene quella telefonata, e infatti io poi a seguito della tua chiamata ho chiamato Valeri e l’ho rimproverato. E Valeri mi ha risposto “sì, è vero ho detto quelle cose, non so come mi è venuto, scusami”.
De Meo su Orsato: la Pasqua al veleno. De Meo poi torna sullo scontro con Orsato, il racconto è di quanto avviene l’11 aprile, quando cioè la relazione del foggiano sulle frasi di Puglisi a San Siro è ormai nota a tutti ed ha avviato una polka, altro che valzer. “Orsato poi mi chiama e mi tratta in quel modo (messaggio whatsapp 9 aprile, telefonata 11 aprile), umiliandomi e calpestando la mia dignità. E non è la prima volta che Orsato si comporta così nei miei confronti, questa cosa va avanti da più di due anni, cioè da quando c’è stata un’evoluzione politica dal 14 febbraio 2021. Da allora io e altri siamo stati marchiati in modo negativo proprio da Orsato… quando sono stato in trasferta a fare le gare e mi sono incontrato con Orsato, o comunque quando sono nel gruppo arbitri e assistenti Can, sono stato in più occasioni chiamato davanti agli stessi da Orsato con diversi appellativi, quali “il sindacalista, il guerrafondaio, il politico…”. Rocchi interveniva: “Glielo dirò a Orsato che così non deve fare. Ma sai perché Orsato si comporta così? Per il bene del gruppo arbitri e assistenti Can, non vuole come me che qualcuno possa rovinarlo”.
L’attacco di Gervasoni, la difesa di Manganelli.
Nell’esposto si legge, sempre riferendosi a quanto avvenuto secondo De Meo a Coverciano il 14 aprile. “A questo punto Gervasoni interveniva con veemenza, rabbia, sbatteva ripetutamente e con violenza le mani su una scrivania e faceva per avvicinarsi col corpo verso di me con atteggiamento minaccioso, intimidatorio: “Denunciali, se hai il coraggio! Denunciali! Ora basta, mi sono rotto!”. Manganelli invitava Gervasoni a calmarsi. Gervasoni rispondeva a Manganelli a voce alta: “No, basta! Oggi non mi calmo!”. Rocchi interveniva rivolgendosi nei miei confronti e mi diceva a gran voce: “Pasquale non è la prima volta che tu crei problemi. Come mai ce l’hanno tutti con te? Te lo sei chiesto? Sai che ho ricevuto precedentemente delle chiamate da tre, quattro, cinque presidenti di sezione che mi hanno detto che tu li hai chiamati per fare campagna elettorale?”. Io: “Non voglio fare la vittima o chi si sente perennemente attaccato, ma è evidente che anche sulla scia dell’evoluzione politica maturata più di due anni fa a livello dei vertici dirigenziali Aia, il mio nome ormai viene da tempo strumentalizzato in senso negativo da alcuni associati…”.
Lo strumento, il fidarsi e l’affidarsi. “Poi interveniva Rocchi: “E sai perché secondo me tu hai fatto questa cosa dell’osservatore e continui a fare queste cose? Perché ti fai utilizzare, ti fai manovrare, ti fai strumentalizzare dai tuoi amici! Pensi di fare bella figura agli occhi loro e pensi che così facendo tu possa ottenere dei vantaggi anche sotto l’aspetto tecnico! Non hai capito niente! Queste persone ti fanno solo del male! Queste persone non ti vogliono bene! Queste persone ti sfruttano, ti utilizzano per i loro fini personali! Non te ne rendi conto del danno che ti fanno queste persone? E poi se un giorno cambia la governance Aia e questi tuoi amici non ci sono più, tu che fine farai, andrai a casa?”. Io rispondevo a Rocchi: “Non penso assolutamente di ottenere dei vantaggi di alcun tipo…”. A questo punto interveniva Manganelli: “Pasquale poteva avvisare prima Rocchi in quanto responsabile Can ma non credo assolutamente che abbia fatto questo per ottenere vantaggi personali. E comunque credo a quello che ha detto Pasquale sulla dichiarazione dopo Milan-Empoli perché so che persona è”. Rocchi: “No, ma io non penso che Pasquale si alzi la mattina e s’inventi una storia, però ti dico Pasquale se tu fossi al mio posto o al posto del procuratore che faresti? Avresti dei dubbi? E poi è possibile che sei sempre tu a creare problemi?”. Gervasoni interveniva ancora una volta con rabbia: “Mah! Non lo so! Bisogna vedere se quello che dice Pasquale è vero oppure se lo è inventato!”. Rocchi verso di me: “Ti sei comportato così perché non ti fidi di me”. Io a Rocchi: “Non è vero che non mi fido di te, Gianluca. Probabilmente ho sbagliato a non avvisarti subito ma ho agito seguendo le regole senza violare norme”. Interveniva con forza e veemenza ancora Gervasoni: “È vero, è così, tu non ti fidi del tuo organo tecnico! Come mai non l’hai avvisato subito?”. Io: “Questo è un tuo pensiero, ma non è così. Mi fido del mio organo tecnico, mi fido di Rocchi”. Poi mi rivolgevo a Rocchi: “…anche stavolta a livello tecnico dovrò ingiustamente pagare con le gare, come già accaduto?”. Rocchi: “Certo Pasquale, se tu mi crei un problema ti devo mettere necessariamente da parte. Facendo così tu mi inquini il gruppo, non ho bisogno di persone così”. Io a Rocchi: “Finora mi sono comportato da persona seria onesta, leale, corretta… ma sono stato sempre puntualmente ingiustamente punito o penalizzato e ho sempre abbassato la testa e accettato di subire sopportando le evidenti ingiustizie.. da oggi in poi non farò più così…. pago duramente per esprimere le mie idee e la mia vicinanza ad alcune persone…”.
Terminato il colloquio, De Meo come gli altri assistenti trascorre la giornata di raduno a Coverciano. Poi prende carta e penna e scrive la nuova relazione, la invia via mail sotto forma di esposto al Comitato Nazionale Aia e chiede di essere ascoltato. Il Comitato nazionale però è quello uscente, bisogna attendere le nuove, ormai ad horas, elezioni. Dal 15 aprile si arriva così al 17 aprile: il primo giorno di Pacifici presidente e Zaroli vice, la nuova governance è l’esatta continuità della precedente. Il tempo di insediarsi, il tempo di festeggiare l’assoluzione completa di Trentalange e il fascicolo De Meo piomba sul tavolo del procuratore Chinè. Il romanzo d’appendice è solo all’inizio… (3 – continua)