Il presidente Figc Gabriele Gravina è irrequieto, infastidito, irritato. L’Aia – l’associazione tra il suo vertice almeno – è invece squassata, attanagliata e aggrovigliata da un’altra tempesta mentre intanto la base degli arbitri sgomenta, stranita e sospesa assiste incredula alla guerra velenosa e intestina che divide, dilania e distanzia l’attuale governance e la Commissione arbitri nazionale. Il procuratore capo della Figc intanto va di cesello: aveva già il suo bel da fare ma adesso Giuseppe Chinè deve di nuovo interessarsi anche degli arbitri italiani dopo aver inutilmente cercato per mesi e mesi verità e responsabili del caso D’Onofrio. La giustizia domestica è commissariata, la vicenda riguarda presunte violazioni al codice di giustizia sportiva e al codice etico. E così, mentre all’esterno tiene banco lo stop a Luca Zufferli (al Var per Juve-Cremonese) mediaticamente soffiato dai quotidiani di Urbano Cairo presidente del Torino che si ritiene vittima delle decisioni arbitrali del friulano in Torino-Monza per un rigore mancato e tiene banco l’ammonizione di Doveri a Vlahovic dopo che il serbo s’era sorbito i continui insulti a sfondo razziale della curva atalantina, sotterraneamente si consuma una battaglia che però sa di guerra decisiva, di regolamento di conti, di avvelenamento di pozzi, di volata e sgomitata verso la nuova tornata elettorale che vedrà gli arbitri tornare alle urne tra un anno. La prima parte di questa vicenda raccontata (qui).
La miccia e l’inchiesta. La denuncia dell’assistente arbitrale foggiano Pasquale De Meo che ha investito Rocchi, Orsato e Valeri (ma anche Gervasoni e altri) come detonatore di un’esplosione annunciata. Anche promessa e studiata? Chissà. Intanto, dopo aver ricevuto la segnalazione del Comitato Nazionale Aia (inviando la denuncia di De Meo ha dato il là all’indagine) e in risposta quella fornita dal responsabile Can Gianluca Rocchi per chiarire gli avvenimenti e replicare alle accuse (non è escluso che Rocchi e Chinè si siano incontrati magari non nella sede di via Campania a Roma), ha ascoltato il componente della Can Elenito Di Liberatore e anche l’assistente arbitrale foggiano De Meo che dopo il 7 aprile (Milan-Empoli) in campo c’è andato il 30 aprile per la gara di B tra Cagliari e Ternana. Chinè si appresta ad ascoltare Daniele Orsato, il numero uno dei fischietti italiani che ieri sera a Madrid ha fatto da quarto ufficiale nella semifinale Champions tra Real Madrid e Manchester City: risponderà così alla convocazione, l’audizione è ad horas. Dopo aver diretto due turni fa Verona-Inter (3 maggio) Rocchi l’ha designato come arbitro per Bologna-Roma. Claudio Puglisi, l’osservatore arbitrale le cui dichiarazioni alla quaterna di Milan-Empoli del 7 aprile (Marcenaro arbitro, Mondin e De Meo assistenti, Rapuano quarto uomo) hanno innescato una sarabanda di relazioni, telefonate e mail accendendo e avvelenando gli animi arbitrali, dovrebbe essere l’ultimo a essere interrogato: da principale indagato dovrebbe infatti essere sentito a indagini chiuse e magari per adesso resta in attesa. Del resto le sue (presunte, lo dice De Meo) dichiarazioni “lesive di altri tesserati Aia” avevano spinto l’8 aprile l’assistente dauno a telefonare ai toscani Manganelli e Baglioni, il primo è un componente della Can e il secondo all’epoca del fatto (cioè fino a pochi giorni fa) vice-presidente e reggente Aia. “Quest’anno ho fatto sempre gare di serie C e di serie B. E sapete grazie a chi? Grazie agli amici di Torino. Tutto questo da quando ci sono loro da due anni, gli amici di Torino. Vi sembra normale?”: così si sarebbe sfogato il vogherese Puglisi (balzato anni fa agli onori della cronaca di Calciopoli, lato sportivo e lato penale) con la quaterna arbitrale. Quel “amici di Torino da due anni” risuonato come un fischio nelle orecchie del presidente (dimissionato, processato ma infine completamente assolto) Aia, il torinese Alfredo Trentalange e un sibilo in quelle di Luigi Stella, torinese anch’egli, responsabile della Commissione Osservatori Nazionali fino alle dimissioni, date a fine gennaio?
Intanto il designatore Gianluca Rocchi ha comunicato le squadre arbitrali per il prossimo turno di campionato, in A e in B. Lunedì scorso il responsabile della Can era al Castellani, come organo tecnico insieme all’osservatore Carlucci di Molfetta ha seguito Volpi e tutta la quaterna in Empoli-Salernitana. Regolarmente designato Orsato, in A arbitreranno anche Marcenaro in Inter-Sassuolo (il ligure era nello spogliatoio di San Siro il 7 aprile, come c’era Rapuano, designato al Var per Bari-Reggina) e arbiterà Valeri anche se in serie B (Cagliari-Palermo): il fischietto romano tirato dentro l’indagine dopo il confronto a Coverciano. Rivede la serie A anche De Meo che Rocchi ha designato com assistente di Feliciani per Sampdoria-Empoli. Dunque De Meo torna in serie A un mese dopo la sua denuncia, assitente di un arbitro al primo anno e in coppia con un altro assistente in odore di dismissione. Qualche giorno dopo l’inizio della nuova bufera all’interno del Comitato Nazionale Aia era emerso un pensiero: valutare una sospensione tecnica. Di chi? Puglisi o Di Meo? E ancora, l’ipotesi dell’invio della documentazione alla Procura Federale per i giudizi lesivi su altri tesserati Aia. Alla Procura Aia sono arrivate relazioni (anche degli altri tre presenti a San Siro), denunce, testimonianze e ricostruzioni. Di una parte e dell’altra.
La prima puntata della vicenda (leggi qui) ha ricostruito gli avvenimenti immediatamente successivi alla serata del 7 aprile: lo sfogo di Puglisi, la telefonata dell’8 aprile di De Meo a Manganelli e Baglioni, le notizie che arrivano al designatore Rocchi, cioè l’uomo che Gravina voleva come unico candidato alla successione di Trentalange, quello che avrebbe rifiutato il ticket elettorale con la Senesi declinando la proposta di Baglioni, quello a cui Gravina vorrebbe ancora affidare la futura guida dell’Aia, e se non a lui magari a Orsato che gode sempre di gran seguito e nel ranking è considerato il numero uno. Rocchi poi infastidito dal fatto che De Meo non l’avesse immediatamente avvertito e che anzi avesse avvertito prima altri: i veleni che iniziano a spargersi e che prima di consumarsi esplodendo in un animato confronto nel corso di un raduno a Coverciano (14 aprile), iniziano a effondersi nel giorno di Pasqua. Data da tenere presente, come forse altre: il 7 aprile mancavano 9 giorni alle elezioni Aia, il 14 aprile era l’anti-vigilia delle urne, il 16 veniva eletto senza sorprese (candidato unico, eppure 50 schede bianche nell’urna su 310 voti) Carlo Pacifici che faceva già parte della governance Trentalange, il 27 aprile Alfredo Trentalange veniva assolto nel secondo grado di giudizio per il “caso D’Onofrio”. Il 9 aprile invece s’era celebrata la Pasqua. Quel giorno niente uova ma molte sorprese.
Pasqua, auguri whatsapp al veleno. È il giorno di Pasqua quando Pasquale De Meo invia un messaggio d’auguri a Daniele Orsato. Sono da poco passate le ore 13 quando il testo del messaggio whatsapp compare sul telefonino del fischietto veneto: “Daniele, ti faccio di cuore tanti auguri di Buona Pasqua a te e famiglia… Un abbraccio grosso. Pasquale”. Due minuti dopo, come De Meo dimostra allegando nell’esposto, ecco il messaggio di Orsato che risponde così: “Devi comportarti meglio… prima o poi ci incontreremo… buona pasqua”. Mezz’ora dopo De Meo risponde. Scrive a Orsato: “Daniele, non so a cosa ti riferisci… Ma di certo mi dispiace davvero tanto che tu nei miei confronti abbia ancora questa considerazione… e questo atteggiamento… Ma credimi, con la massima umiltà e semplicità, io sono certo di essere prima di tutto persona educata e rispettosa a livello umano… e sono consapevole di essere con la coscienza a posto, pertanto vado avanti in serenità e a testa alta. A presto. Buona Pasqua”.
Alla replica non arriva però alcuna risposta.
Le telefonate. L’11 aprile, cioè due giorni dopo, Pasquale De Meo racconta che a ora di pranzo riceve una telefonata dal barese Domenico Celi, cioè il nuovo responsabile della C.O.N. professionisti (Commissione Osservatori Nazionale per arbitri CAN e CANC, il piemontese Luigi Stella si è infatti dimesso a gennaio), telefonata al quale però non riesce a rispondere: era a lavoro e il suo cellulare – dice – in modalità silenziosa. Accortosi qualche minuto dopo della telefonata, contatta Celi che però non risponde. Passa qualche altro minuto ed è di nuovo Celi a chiamare De Meo che stavolta, sentito il trillo, risponde. Celi, racconta De Meo, (la conversazione durerà poco più di un minuto e mezzo) chiede di inviargli una mail e di mettere in copia il responsabile della Can Gianluca Rocchi: nel testo deve esserci la descrizione di quanto accaduto nel colloquio con l’osservatore arbitrale Claudio Puglisi al termine di Milan-Empoli del 7 settembre, colloquio avvenuto negli spogliatoi di San Siro alla presenza della quaterna arbitrale, dunque con Marcenaro, Mondin e Rapuano. Celi, sostiene sempre De Meo, rivela di essere stato informato di questa procedura da seguire e che anche agli altri componenti della squadra arbitrale del 7 aprile a San Siro è stato chiesto di seguire questa procedura: cioè anche Mercenaro, Mondin e Rapuano devono al più presto compilare una relazione, spiegando il contenuto del colloquio avuto con Puglisi nello spogliatoio di San Siro. Celi e De Meo si salutano e chiudono la conversazione.
Lo scontro. Pochi minuti dopo De Meo racconta che il suo telefono squilla di nuovo: dall’altra parte della cornetta c’è Daniele Orsato. Ecco cosa c’è scritto nella comunicazione inviata al Comitato nazionale Aia e poi girata alla procura Figc guidata da Giuseppe Chinè. La telefonata dura un minuto e 44 secondi: De Meo ha infatti allegato anche il tempo della conversazione con uno screen. Scrive De Meo nella realazione: “Alla telefonata rispondevo con tono pacato e cordiale dicendo: “Daniele dimmi”. Immediatamente Daniele Orsato si rivolgeva a me con tono verbale alterato, in modo inquisitorio e incalzante, aumentando in modo consistente il volume della voce, dicendo quanto segue: “Dimmi un po’ chi è stato a far uscire fuori dallo spogliatoio quella cosa che è successa dell’osservatore? Continuava Daniele Orsato, esclamando a gran voce: “Ora voglio sapere chi è stato! Tu hai detto qualcosa a qualcuno? Con chi hai parlato?”. Con tono verbale pacato gli rispondevo: “Sì, Daniele: per quanto mi riguarda ho riferito quanto è accaduto a Lorenzo Manganelli e Duccio Baglioni, perché ritenevo opportuno e corretto informare un mio organo tecnico e il vice presidente dell’Aia”. A questo punto Daniele Orsato con tono verbale ancora più alterato, in modo aggressivo ma in aggiunta anche intimidatorio e minaccioso, mi rispondeva esclamando a voce alta quanto segue: “Bravo! Ma che cavolo fai?! Come ti viene in mente?! Che uomo sei?! Vergognati! Tu non sai stare al mondo! Se fino a oggi avevi dimostrato di saperci stare al mondo, ora hai dimostrato che non sai stare al mondo”. Io con tono verbale pacato rispondevo a Orsato dicendo: “Daniele, ma tu sei a conoscenza di come sono andati i fatti nello spogliatoio?”. Orsato mi rispondeva nuovamente con tono verbale ancora alterato, in modo aggressivo, intimidatorio e minaccioso, dicendo quanto segue: “Non me ne frega niente di quello che dici! Devi vergognarti! Che razza di uomo sei?! Non sei un uomo! L’osservatore ha avuto solo uno sfogo e tu che fai?! Vai a riportare tutto a Manganelli e Baglioni?! Vergognati e basta! E ti rendi conto che così hai messo in mezzo anche altre persone?! I tuoi colleghi che devono andare a rispondere. Non ti sai comportare. Lo sai che Elenito Di Liberatore sta andando a rispondere alla Procura per colpa tua?! Ti dico una cosa, da oggi cancella il mio numero, non ti azzardare mai più a chiamarmi, non rivolgermi più la parola e non permetterti più di mandarmi un messaggio! Con quale faccia hai avuto pure il coraggio di mandarmi gli auguri di Buona Pasqua! Vergognati! Devi vergognarti! Chiama Manganelli e Baglioni!”. A questo punto Daniele Orsato chiudeva la conversazione interrompendo bruscamente di sua volontà la telefonata”.
Così si chiude anche la dichiarazione di De Meo sull’accaduto. A queste dichiarazioni allega gli screen dei testi dei messaggi e delle telefonate, gli orari e le date. Questa parte, insieme a quella relativa alle dichiarazioni di Puglisi a San Siro, entra nella relazione successiva al 20 aprile (poi presentata dal Comitato Aia alla Procura federale) completata però dai fatti del 14 aprile, quando a Coverciano si consuma il terzo atto di una storia destinata a lasciare sul terreno solo vinti e nessun vincitore. (2 – continua).