Il 23 gennaio al Meazza si gioca in notturna: l’Inter ospita l’Empoli, pronta a farne un sol boccone e invece il baby Baldanzi l’infila regalando tre punti di platino ai toscani. Risultato a sorpresa? Macché, in fondo nel corso della stagione la squadra di Simone Inzaghi ha già mollato e ne mollerà poi anche altri di punti pesanti contro squadre di bassa classifica. La sorpresa di quella notte è un’altra, nulla ha a che fare né con le squadre né con il risultato: è una vicenda su cui cala il segreto poche ore prima del fischio d’inizio, che si trasformerà in inchiesta della procura Figc, che approderà nelle aule della giustizia sportiva. Una vicenda il cui fischio finale è arrivato solo qualche giorno fa. Perché cinque mesi dopo il suo inizio, la parola fine (per ora) l’ha messa la sentenza del Tribunale federale Nazionale: il collegio presieduto da Carlo Sica ha inflitto un anno di squalifica a un tesserato dell’Aia, l’associazione italiana arbitri.
È Claudio Salvatore Defina la cui qualifica è di arbitro associativo – la procura Figc ne aveva chiesto tre anni di stop – perché a poche ore dall’inizio di Inter-Empoli del 23 gennaio aveva telefonicamente contattato l’arbitro Antonio Rapuano che stava andando a San Siro per dirigerla quella partita e all’arbitro della sezione di Rimini aveva detto, chiedendogli inoltre se dalla conversazione via whatsapp potessero invece passare alla “più “sicura” di telegram: “Sai, io con un mio amico ogni tanto faccio la bolletta scommettendo sulle ammonizioni degli arbitri…”. Rapuano sente, smozzica e gli sbatte subito il telefono in faccia, “ma che cazz…dici”, blocca chiamata e chiamante, avverte subito il responsabile della Can Gianluca Rocchi e avverte pure Daniele Orsato che è il rappresentante degli arbitri in attività. Il designatore l’ascolta attentamente, poi gli chiede immediatamente di girargli una nota su quanto accaduto. Una volta ricevuta scrive una segnalazione, vi allega la nota di Rapuano, e invia la denuncia alla segreteria Aia. Il giorno dopo la nota – arricchita da un’altra segnalazione sul comportamento di Defina compilata e inviata dall’arbitro Eugenio Abbattista – piomba sul tavolo della Procura federale che l’iscrive nel registro dei procedimenti disciplinari. È questa la genesi di una inchiesta che si trasformerà in deferimento e che porterà al giudizio del Tribunale federale Nazionale. Una vicenda affilata assai.
Il fisioterapista romagnolo, l’arbitro di Rimini e il deferimento. Il romagnolo Claudio Salvatore Defina è un ex assistente arbitrale (in campo fino alla Lega Pro), è un fisioterapista, è il responsabile di un centro di riabilitazione a Cesena di cui è pure proprietario, è anche il responsabile nazionale dei fisioterapisti dell’Associazione italiana arbitri, ha la tessera di “arbitro associativo” (si può riconoscere le funzioni di arbitro associativo all’arbitro effettivo, assistente arbitrale e osservatore arbitrale che, per motivi eccezionali, non è più in grado di svolgere l’attività tecnica, e sia giudicato meritevole di proseguire il rapporto associativo e in grado di contribuire concretamente al buon funzionamento della sezione di appartenenza), come terapista per l’Aia ha partecipato a tanti raduni degli arbitri di A, B e C. Sulla sua bacheca di Linkedin si legge che è stato il terapista nella finale di Coppa Italia del 2016 a Roma, nella finale di Supercoppa Italiana 2022 a Milano, nella finale Women Champions League a Torino appena un anno fa: massaggiando muscoli e curando acciacchi, vive dunque in contatto costante con arbitri e assistenti. Il 9 marzo viene deferito dalla Procura Figc che l’accusa di aver violato “gli artt. 4, comma 1, e 24 del Codice di giustizia sportivo e l’art. 42, comma 3, lett. a) e c), del vigente regolamento AIA integrato anche dagli artt. 3 comma 2, 4 e 6.1 del Codice Etico e di Comportamento dell’AIA”. Dall’atto di deferimento si legge. Rapuano, designato per Inter-Empoli, ha segnalato di aver ricevuto una telefonata di Defina a poche ore da Inter-Empoli, telefonata nella quale il fisioterapista degli arbitri rappresentava all’arbitro della sezione di Rimini “di fare ogni tanto con un amico la bolletta scommettendo sulle ammonizioni degli arbitri (ovvero di scommettere di tanto in tanto sul numero complessivo di ammonizioni comminate durante una determinata gara), dando in tal modo a far intendere al proprio interlocutore di voler conoscere anticipatamente il numero di ammonizioni che lo stesso avrebbe comminato durante lo svolgimento della gara che in serata avrebbe dovuto dirigere (pensando evidentemente di riuscire in tal modo ad assumere informazioni utili al fine di poter giocare una “bolletta” vincente sull’evento sportivo che di lì a qualche ora si sarebbe svolto”. Rapuano chiudeva subito la conversazione avvisando immediatamente Rocchi e Orsato: da qui il via alla denuncia agli organi Aia e a quelli Figc. Per la cronaca, sul referto di Rapuano per Inter-Empoli ci sarebbero poi stati quattro ammoniti e un espulso, Skriniar.
La nota in aggiunta di Abbattista. All’immediata segnalazione di Rapuano, il giorno dopo (24 gennaio) Rocchi ne aggiunge un’altra. Al responsabile della Can arriva una nota di Eugenio Abbattista che segnala di esser stato contattato da Defina il quale, preoccupato, avrebbe voluto spiegargli quella che secondo lui sarebbe stata solo un’incomprensione: “…Defina mi riferiva di aver contattato ieri Antonio Rapuano per comunicargli di una presunta sua nuova collaborazione (del Defina) con una società di statistica-analisi dati. Alla mia domanda di quale fosse il reale problema, il Defina mi comunicava che Rapuano era pesantemente infastidito dall’aver ricevuto questa chiamata, tanto dall’aver interrotto la comunicazione, arrabbiato e pesantemente offeso… di aver chiamato me in considerazione del mio rapporto con Rapuano. A quel punto avendo immaginato e intuito io qualcosa di anomalo e strano, intercorso nella chiamata fra i due (Defina e Rapuano), ho categoricamente stoppato e fermato Defina dicendogli che poteva interrompersi nel suo racconto, che non era di mio interesse e pertinenza e che faceva bene a chiuderla lì anche con me…”. La segnalazione inviata alla segreteria dell’Aia arriva subito alla Procura federale che acquisisce il fascicolo, interroga Rapuano e Abbattista e poi chiude le indagini contestando a Defina le violazioni al codice di giustizia sportiva, a quello dell’Aia e a quello etico.
La difesa di Defina: tutto un equivoco. Defina chiede di essere ascoltato, sostiene ci sia stato solo un gigantesco frainteso con Rapuano, poi chiede il fascicolo alla Procura, infine viene ascoltato. Nell’interrogatorio sostiene che lui il 23 gennaio, a poche ore da Inter-Empoli, non voleva mica ammiccare, non voleva sondare l’arbitro della partita. No, voleva solo parlargli di un suo progetto legato alle statistiche.
Nel corso dell’interrogatorio dice: “…La mia idea era valutare la possibilità di realizzare un’app per creare probabilità nelle scommesse per il mondo degli arbitri, in particolare per quanto riguarda le ammonizioni. Quindi contattavo Rapuano e gli comunicavo via whatsapp di poterci sentire su Telegram solo perché sapendo che si parlava di scommesse per evitare fraintendimenti ritenevo che fosse meglio per lui sentirsi su una chat più sicura ma il fine era esclusivamente di chiedere se esisteva un sito affidabile per poter acquisire numeri e statistiche relative alle ammonizioni degli arbitri, purtroppo non sono riuscito a spiegare questo concetto perché in meno di un minuto appena lui ha sentito da me che dicevo “ho iniziato a seguire un bet che fa scommesse sulle freccette ed avevo pensato di far qualcosa sui cartellini” lui mi diceva immediatamente “che cazzo dici Claudio” e mi metteva giù il telefono bloccandomi immediatamente, infatti provavo a richiamarlo per spiegare ma non squillava nemmeno”. La Procura non crede al racconto di Defina. Lo deferisce.
Il dibattimento. In aula il sostituto procuratore federale Avagliano chiede tre anni di squalifica per Defina. Le condotte dell’arbitro associativo per l’accusa sono gravi, incontestabili, evidenti e tra queste c’è anche quella che un tesserato abbia scommesso sulle partite contravvenendo così al divieto di giocare o accettare scommesse su eventi ufficiali organizzati da Figc, Fifa e Uefa. Il collegio della sezione Disciplinare del Tribunale federale nazionale presieduto da Carlo Sica (relatore Camici) si riunisce in camera di consiglio e alla fine decreta che Defina va condannato. “…non nega Defina di aver fatto riferimento, nel corso breve colloquio avuto con Rapuano, tanto alle scommesse quanto alle ammonizioni ingenerando in tal modo, nel suo interlocutore, il legittimo sospetto che la conversazione vertesse su argomenti a dir poco “scottanti”, che avrebbero potuto condurre a gravi conseguenze sotto il profilo disciplinare. D’altra parte è lo stesso deferito a riconoscere la delicatezza del tenore della conversazione tanto da proporre a Rapuano di “sentirsi su una chat più sicura”. E, comunque, la tesi giustificativa offerta da Defina non ha alcuna credibilità alla luce della circostanza che il medesimo aveva chiesto, via whatsapp, a Rapuano di utilizzare “Telegram” specificandone la ragione con le seguenti parole:” Ci sei caro? Posso chiamarti? Sei in tranquillità? 5 minuti una cosa importante ”. Non si comprende davvero cosa possa esserci di così riservato e urgente, da definire in cinque minuti poche ore prima della partita Inter-Empoli, nel chiedere all’arbitro Rapuano se esista “un sito affidabile per poter acquisire numeri e statistiche relative alle ammonizioni degli arbitri… il comportamento di Defina è da censurare sia sotto il profilo dell’equivocità, con riferimento alle tematiche trattate, che sotto quello della tempestività, ossia a poche ore dall’inizio di una delicata gara di campionato, e integri la violazione delle norme sopra citate anche in considerazione del fatto che il deferito è un appartenente al settore arbitrale che quindi ben dovrebbe conoscere, e rispettare, i precetti normativi, tanto generali che settoriali, e le norme deontologiche… la telefonata del giorno dopo ad Abbattista, carissimo amico di Rapuano, assume carattere “giustificativo” e “riparatorio” da parte di chi è pienamente cosciente di aver violato le regole”. Dunque Defina colpevole e condannato. A un anno e non tre, perché non gli può essere ascritta anche la violazione dell’articolo 42: mancano le prove che poi abbia effettivamente scommesso.