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Processo plusvalenze Juventus: le spine in Corte d’Appello e la scelta Figc sulla presidente Raiola. Il peso del cda sulla penalizzazione

La composizione del nuovo collegio, i profili dimenticati di altri giudici, il relatore Stagliano Messuti nell'Avvocatura di Stato presieduta da Palmeri Sandulli. Afflittività e rimodulazione

Per sette anni Marco Stigliano Messuti ha fatto parte della “Commissione di sicurezza gallerie ferroviarie” al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Chissà se nell’esperienza da giudice Figc porta reminiscenze che potrebbero tornargli utili nell’imminente processo sportivo nel quale sarà impegnato e nel quale potrebbe anche legittimamente chiedersi: come se ne esce da questo tunnel? Il tunnel dentro il quale s’è infilato il sistema calcistico tricolore che da oltre un anno imprigiona ragioni e diritto, stazionando tra attese e sentenze, dividendo giustizialisti e innocentisti, scavando un solco sempre più profondo tra juventini e anti-juventini. Avvocati, opinionisti e tifosi poi, tutti imprigionati in una galleria fumante di giudizi senza ancora via d’uscita.

Marco Stigliano Messuti, giudice della quarta sezione della Corte federale d’Appello, è il relatore del nuovo giudizio sulle plusvalenze fittizie (sul sistema impiantato dal club, come stabilito dai giudici dei precedenti giudizi: “voluta reiterata alterazione delle evidenze contabili per effetto di numerose plusvalenze i cui valori erano fittizi”) della Juventus, giudizio che dopo il pilatesco rinvio del Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni tornerà lunedì nelle aule di giustizia della Figc. Da giorni è già ripartito il balletto delle previsioni, da giorni hanno ripreso a fioccare numeri, come fosse il gioco del Lotto: 15, 9, 8, 4, lotteria rigorosamente accompagnata dal segno meno, nel senso cioè della penalizzazione che dovrebbe essere “rimodulata”, “motivata” e poi inflitta alla società bianconera. Coi numeri hanno ripreso a far capolino anche parole come “afflittiva”, “proporzionata”, “dosimetria sanzionatoria” accompagnate e corroborate da articoli e commi del codice di giustizia sportiva.

Il collegio e le domande. Prima di entrare nella claustrofobica galleria di congetture e ipotesi, converrebbe forse porsi anche qualche altro tipo di domanda. Ad esempio: chi ha scelto i giudici e quindi composto il collegio giudicante, qual è stato il criterio seguito per definire la squadra del collegio della Corte federale d’Appello che in nuova composizione dovrà riesaminare l’assalto dell’accusa (il procuratore capo Giuseppe Chinè), registrare le tesi della difesa, rileggere e ripassare tutte le carte e i precedenti giudizi, infine emettere e motivare la nuova sentenza? La domanda nasce da un assunto pacifico e assodato: cioè il principio sovrano che vieta di comporre collegi ad hoc. I collegi devono essere cioè precostituiti a garanzia della terzietà e imparzialità del giudice.

Chi ha scelto i giudici, chi ha formato il collegio, chi ha deciso quale dovesse essere il presidente e per quale motivo? Nel collegio sono stati chiamati Luca De Gennaro (magistrato Tar), Fabrizio D’Alessandri (consigliere di Stato), Elio Toscano (già consigliere di Stato, vice-comandante dell’arma dei Carabinieri), con loro il relatore Marco Stigliano Messuti e il presidente: Ida Raiola, giudice della IV sezione del Tar di Napoli presieduto da Paolo Severini e giudice la Raiola della Prima sezione della Corte federale d’Appello presieduta da Mario Luigi Torsello che era stato presidente del collegio della Corte federale a sezioni unite nel procedimento di revocazione del 20 gennaio (quello del -15) e anche in quello dell’anno prima, cioè quando a maggio 2022 la sentenza aveva prosciolto tutti i club e tutti i dirigenti, sbriciolando le tesi di Chinè fin quasi a bacchettarlo come uno scolaretto.

Torsello non poteva ovviamente presiedere anche questo nuovo giudizio, in Figc dunque hanno dovuto cercare e scegliere un nuovo presidente, prima di completargli la squadra giudicante: un collegio dunque non costituito a monte. Chi ha scelto, e perché? La scelta di Ida Raiola (vale ovviamente anche per gli altri) non è però frutto di una pre-designazione a inizio anno operata dal presidente (ciò che era imposto dal rispetto del principio del giudice naturale): quindi perché proprio la Raiola, per giunta per un giudizio così delicato, complesso, intricato?

Profili dimenticati? La Raiola, giudice del Tar a Napoli, è nella prima sezione di Corte federale, quella di Torsello: nella prima sezione però ci sono anche altri profili, ad esempio quello del consigliere di Stato Carlo Saltelli, presidente di sezione del Consiglio di Stato da 13 anni, c’è Antonino Anastasi in passato presidente della IV sezione del Consiglio di Stato e in passato anche componente della Camera di conciliazione e arbitrato del Coni, c’è Angelo De Zotti, già presidente del Tar Veneto e poi del Tar Lombardia a Milano. Scorrendo l’elenco delle sezioni, si scorgono altri profili di esperienza e prestigio, ad esempio Salvatore Mezzacapo presidente della Seconda sezione della Corte federale d’Appello e presidente della sezione I Quater Tar Lazio; nella terza sezione della corte federale c’è Domenico Giordano, prima presidente del Tar Piemonte, ora del Tar Lombardia; c’è il presidente della quarta sezione della corte federale Marco Lipari, presidente di sezione del Consiglio di Stato e presidente della terza sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato. Perché la Raiola, e non ad esempio uno di questi giudici? Quale il motivo?

Messuti, Palmieri e l’Avvocatura dello Stato. Alle domande se ne può aggiungere un’altra: perché l’incarico di relatore è stato affidato proprio a Stigliano Messuti (è giudice nella quarta sezione, quella di Lipari) visto che è avvocato di Stato e che quindi, come avvocato di Stato, è in sostanza un sottoposto di Gabriella Palmieri Sandulli che nel 2019 – prima volta per una donna – ha ricevuto la prestigiosa nomina di Avvocato generale dello Stato, che da mesi è stata nominata – anche qui si tratta della prima volta per una donna – presidente del Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni e che ha presieduto un mese fa il collegio a sezioni unite che ha pilatescamente rinviato la palla (il giudizio sulla Juventus) nella metà campo della giustizia Figc?

Il caso Blandini e la relatrice Raiola. Lunedì dunque Ida Raiola presiederà il collegio federale che dovrà ripronunciarsi, rimodulare e motivare il giudizio di revocazione del 20 gennaio 2023 sulle operazioni di plusvalenza bianconere. Un mese dopo Ida Raiola era stata la relatrice – non la presidente – del collegio della Corte federale d’Appello chiamato a rigiudicare il reclamo del consigliere indipendente di Lega serie A Gaetano Blandini (vicenda e affinità col caso Juve trattate ampiamente qui): inibito e multato dal Tribunale federale, sanzioni poi confermate nel secondo grado di giudizio, aveva fatto ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni che annullava il provvedimento impugnato rimettendo così la controversia alla Corte Federale d’Appello perché “rinnovasse la sua valutazione nei limiti della motivazione” (praticamente stesso iter e stesso tipo di rinvio formulato per la Juve), questione chiusa dal nuovo collegio della Corte federale che respingendo il reclamo di Blandini confermava la sanzione di primo e secondo grado, semplicemente motivandola più approfonditamente. La relatrice del giudizio? Ida Raiola. Andrà così anche per la Juventus?

La sanzione e la classifica. Questa domanda rimbalza e rimpalla da giorni, mentre il pallone intanto continua a rimbalzare sui campi della serie A. Il torneo è ancora in corso, la Juve rincorre e difende secondo posto e piazzamento Champions. Le mancano tre gare di campionato, a Empoli giocherà poche ore dopo il nuovo processo. I verdetti sportivi non sono ancora definiti – c’è la finale di Coppa Italia che s’intreccia con la definizione e assegnazione dei posti delle italiane in Europa (Champions, Europa League, Conference League) – e il margine di vantaggio sulla settima (o meglio sull’ottava, se il club bianconero scalasse) potrebbe alla fine superare anche i 15 punti, come i 15 punti inflitti dalla Corte federale d’Appello a gennaio, 6 punti in più dei 9 chiesti nella requisitoria da Chinè che al tempo motivò la quantificazione della sanzione ridisegnando la classifica, «perché tale da tenere fuori la Juve dall’Europa retrocedendola fino al posto dietro la Roma». Da gennaio però la classifica è cambiata, e così paradossalmente pur se fossero confermati i 15 punti la Juve potrebbe comunque partecipare alle competizioni europee, sempre se la Uefa di Ceferin poi non intervenisse.

Il tunnel dei punti, il peso del cda. Qui si arriva nella galleria dei pareri, delle previsioni, delle ipotesi. Chinè ripartirà dal -9 chiesto in sede di revocazione o difenderà il -15 della Corte federale di Torsello? Quali saranno le sue argomentazioni? Nel suo originario -9 come responsabilità oggettiva chiesto per la Juve erano comprese anche le responsabilità dei membri del cda senza delega o solo degli apicali (Agnelli, Paratici, Cherubini, Arrivabene)? Stesso pensiero e stessa domanda per il -15 inflitto dalla Corte federale? Le domande hanno un loro specifico e determinante peso nella misura della sanzione. In fondo nell’annullamento con rinvio del Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni che ha comunque confermato il quadro probatorio, c’è scritto. “Considerato, infatti, che la misura della sanzione della penalizzazione inflitta alla Juventus risulta determinata in relazione alle accertate violazioni dei suoi rappresentanti e dei suoi dirigenti, nonché dei suoi amministratori senza delega, il venir meno, per l’accertato vizio motivazionale, della sanzione per questi ultimi si riflette, allo stato, anche sulla sanzione complessiva irrogata alla società e rende, quindi, necessaria una nuova valutazione della Corte Federale d’Appello sulle eventuali responsabilità dei singoli amministratori senza delega e poi anche della stessa società Juventus”.

Il lavoro della Corte federale. Il collegio in nuova composizione della Corte Federale d’Appello presieduto da Ida Raiola (relatore Stigliano Messuti) deve cioè motivare il peso che i quattro dirigenti apicali hanno avuto nella determinazione della sanzione e quale invece sia stato quello dei membri del cda senza delega di cui risponde la società per responsabilità oggettiva. Nessun peso? Un peso minimo? Un peso leggermente più grande? Da motivare e spiegare. In realtà il Collegio di Garanzia ha validato la condanna definitiva per i quattro apicali e non ha detto che il -15 non sia una sanzione adeguata. Ha chiesto solo di motivare la responsabilità dei dirigenti senza delega, oppure di proscioglierli ricalcolando così la sanzione tenendo conto del loro eventuale, ipotetico, proscioglimento. Se dunque l’incidenza di questi ultimi (Pavel Nedved, Enrico Vellano, Paolo Garimberti, Assia Grazioli-Venier, Caitilin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio) avesse determinato qualche punto in più, la penalizzazione potrebbe anche essere ridotta (specie se venissero prosciolti, difficile assai però), anche se non di molto visto che il ruolo dei quattro alti dirigenti, che determinano la responsabilità diretta del club, è stata riconosciuta come centrale. Il Collegio di Garanzia ha ribadito la discrezionalità della Corte federale d’Appello nel ridefinire la condanna: deve però motivare, qualsiasi sia la sanzione finale, si parta da -9 o da -15 punti.

Il punto resta e ruota sui 7 del cda senza delega. Fin qui non sono stati assolti, è stato però scarsamente motivato il loro apporto. “Non risulta, infatti, in alcun modo provato che vi siano state, in concreto, una o plurime oggettive violazioni da parte degli amministratori privi di deleghe della Juventus S.p.A ….anche se sarebbe stata auspicabile una maggiore prudenza e cautela sul piano gestionale”. Spetterà alla Corte d’Appello (questo ha detto il Collegio di garanzia) specificare se, nella determinazione del -15, ha pesato il ruolo di questi dirigenti e quindi, se, in caso questi non abbiano responsabilità, sia il caso di ridurre la penalizzazione. Il rimando e ripasso sono stati precisi: “Affinché rinnovi la valutazione con particolare riferimento alla determinazione dell’eventuale apporto causale dei singoli amministratori e con riferimento alle singole posizioni, valutandone le conoscenze a ognuna di esse attribuibili in base all’art. 2392 c.c., fornendone adeguata motivazione e attribuendo un coerente rilievo sanzionatorio che risulti in linea con l’assenza di violazioni riferibili all’attività gestionale/sportiva in capo ai ricorrenti”. Sul tavolo restano dunque il peso dei membri del cda senza delega e quello dell’afflittività e della proporzionalità della sanzione.

La difesa Juventus. Sul primo punto una corrente di pensiero strategico dibattimentale potrebbe essere questa, portata avanti dal collegio difensivo: la Juve ha un cda nel quale (a sua garanzia e a garanzia degli investitori) ha nominato consiglieri indipendenti e un membro apposito che vigilasse. Gli altri (i quattro pesantemente e definitivamente condannati) hanno agito in segreto. Quindi i membri indipendenti e il membro apposito non hanno potuto far nulla. Che vuol dire? Che la Juve si era data un’organizzazione capace di prevenire gli illeciti ma l’attività fraudolenta dei condannati ha impedito alle strutture di garanzia della Juve d’intervenire. Che cosa comporta? Comporta che è vero che le condotte sono state messe in atto da incaricati della Juve ma è anche vero che per prevenire quelle condotte la stessa Juve si era dotata di consiglieri indipendenti e di un membro apposito. Quindi, determinata in astratto una sanzione, questa andrà più o meno dimezzata perché la colpa non è di tutta la Juve ma solo dei condannati e non dei soggetti che erano stati messi a garanzia della Juventus dalla stessa Juventus. Passerà quest’argomentazione? Il collegio della Corte federale d’Appello come la valuterà? In fondo il -9 chiesto da Chinè comprendeva anche la responsabilità di Nedved, dei consiglieri indipendenti e del membro apposito. Se passasse e venisse riconosciuto il minor peso dei 7, allora la misura della sanzione potrebbe essere anche attenuata, riducendo così la penalizzazione (il -15 o il – 9?). Su un altro aspetto, più formale, ci sarà altro duello. Il collegio bianconero potrebbe battere su questo punto, cioè rinviare la sanzione alla prossima stagione sportiva: la tesi è che non è possibile che siano irrogati punti per la stagione in corso perché il giudice al momento della decisione conoscerà la classifica finale ed è un principio generale dell’ordinamento che chi decide non può scegliere la misura della sanzione al fine di determinare la classifica finale. Può ad esempio una qualsiasi commissione di gara, dopo aver aperto le buste, modificare le regole che ha stabilito prima dell’apertura? Questo punto rientrerà nelle argomentazioni bianconere. Da anni però le sanzioni che ridefiniscono la classifica a stagione in corso (serie B, Lega Pro) non si contano più…

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