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Ricorso Juventus: Collegio di Garanzia diviso, Sandulli come Pilato, precedente Blandini e vittoria di Pirro. Anastasi per Torsello

La lettura del dispositivo, il nodo della penalizzazione che resta sul tavolo. La palla infuocata ripassa alla Corte Federale d'Appello: il nuovo collegio potrebbe essere presieduto da Anastasi

Ma non è che la vittoria della Juventus sia una vittoria di Pirro? Ma non è che il rinvio del Collegio di Garanzia che rimpalla e rimanda alla Corte federale d’Appello finirà com’è finita per Blandini? Ma non è che la Palmieri Sandulli s’è vestita da Ponzio Pilato? Ma non è che il dispositivo sulla Juve sia la sintesi di una frattura all’interno del collegio e che al collegio e alla sua presidente sia mancato il coraggio di decidere? Magari adesso sarebbero queste le domande da porsi. Adesso invece che la palla infuocata è tornata nella metà campo della Figc sulle labbra di tanti, quasi tutti, compaiono sempre le stesse domande: ma ora che ne sarà del processo alla Juventus, che ne sarà dei 15 punti, saranno ridotti oppure ritolti oppure annullati, la nuova sentenza della Corte federale d’Appello arriverà a serie A conclusa oppure sarà rimandata a dopo il 30 giugno irradiando così i suoi effetti nella nuova stagione sportiva? Domande accompagnate da ipotesi e congetture, trascinate da fughe in avanti e rivoltate da passi all’indietro.

Tanti poi, a dare letteralmente i numeri: “I punti di penalizzazione saranno 9 come aveva chiesto Chinè, no, saranno ridotti a un terzo e quindi 5, no, saranno completamente ridotti e dunque 0, no, saranno confermati e quindi 15”. Un esercizio smodato di numeri e ipotesi come per la data di celebrazione del processo che ha tempi prestabiliti: 30 giorni dal dispositivo ha il Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni per consegnare le motivazioni mentre la Corte federale d’Appello non può fissare l’udienza prima di 15 giorni dalla data di ricevimento delle motivazione, un termine a difesa non facilmente riducibile. Dipende quindi dai tempi del Collegio di Garanzia (affretterà i tempi o si prenderà tutto il tempo?) pur se la sostanziale questione dipende da cosa scriverà nelle motivazioni che spiegheranno (dovrebbero, almeno) significato e contenuto del dispositivo. Alla cui lettura tanti, quasi tutti, hanno esclamato: “La Juve è salva, la Juve ha vinto, la Juve aveva ragione”. Un coro generale al quale ha fatto da controcanto un altro, più sprezzante e sommesso: “Solito colpo di spugna, è stata la solita farsa”. “Campionato falsato”: questo invece è stato il commento-sentenza che ha accomunato un po’ tutti, tutti quelli pro-Juve e anti-Juve. Che intanto, tutti insieme in una mischia indistinta, continuano a discettare sul punto, e sui punti: pochi a ricordare e ricordarsi che la (eventuale) sanzione deve essere afflittiva e dunque invece di perdersi tra i numeri (15, 5, 9, etc etc) sarebbe utile aspettare la classifica finale per capire come e quanto l’eventuale ri-sanzione alla Juventus possa concretarsi in afflittiva (tanto per essere semplici, per tararla dipenderà dalla zona Champions). E poi c’è la pietra tombale della condanna definitiva per i principali dirigenti. Un tunnel senza tante uscite.

Il coraggio, i veleni, il rimpallo. In realtà il punto, anzi i punti, sono altri. Punti accompagnati da commenti, veleni e spifferi di Palazzo. Punti focali che si riflettono plastici sulla decisione di rinviare. Né di accogliere né di rigettare il ricorso. L’indiscrezione della vigilia (leggi qui) puntualmente verificatasi. «È una sentenza pilatesca, l’organo del Coni ha preso una decisione alla Ponzio Pilato: la Juve avrebbe dovuto essere assolta»: la frase è dell’ex presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli, il primo presidente bianconero post-Calciopoli. Sulla prima parte della frase – “una sentenza pilatesca” – non sono pochi a essere d’accordo. Forse lo pensano dalle parti di via Allegri, forse lo pensano dalle parti di largo De Bosis, di sicuro lo pensano alcuni tra quelli che in questi anni hanno partecipato, vissuto e condotto le vicende della giustizia sportiva. Così come c’è chi a voce alta pare addirittura rimpiangere i tempi del Collegio di Garanzia presieduto dal compianto Franco Frattini, rimarcando: “I tempi coraggiosi sono passati, e il giudizio sulla Juventus dimostra come sia mancato soprattutto il coraggio”. Il mancato coraggio di decidere, in un verso o nell’altro. Il coraggio pare mancato soprattutto alla presidente Gabriella Palmieri Sandulli che da quando ha preso il posto di Frattini s’è trovata al centro di una stagione di forte debolezza – politica, istituzionale – del Collegio di Garanzia dello Sport, attraversato poi da forti contrasti interni: il ritardo nella comunicazione del dispositivo, quella camera di consiglio aperta subito dopo l’udienza, protrattasi per ore e poi allungatasi per altre ore sino al giorno dopo e conclusa quasi in serata, testimonia come i pareri tra i cinque giudici fossero discordanti, di come il parere di alcuni tra Zaccheo, Zimatore, Branca e D’Alessio non fosse in sintonia con il pensiero della presidente Palmieri Sandulli, nota per essere una cui non piace mai esporsi e sbilanciarsi. Il dispositivo pubblicato plasticamente pare riflettersi in quest’indole, prendendo l’indirizzo insipido di un rinvio dall’altra parte del campo come non ci fossero stati mesi per leggere e rileggere le carte, quelle dell’accusa e quelle della difesa, per stabilire se il ricorso andava accolto o rigettato. “Che sulla sorte del giudizio sulla Juventus decidano altri, perché dovremmo farlo noi?”. Può essere questa in sintesi la pilatesca decisione che ha pervaso infine il Collegio di Garanzia: sul campo intanto resta l’ingolfamento di date, l’intreccio dei processi, la sospensione dei verdetti sportivi ma sul campo resta anche e soprattutto una constatazione che stride (di parecchio) con quelle grida di giubilo – “La Juve ha vinto” – registrate dopo la lettura del dispositivo.

La vittoria di Pirro. Perché se pure avesse vinto, quella bianconera rischia concretamente di rivelarsi come una vittoria di Pirro. Il frutto effimero di un giudizio che invece barcolla, ondeggia, che prova a tenersi sul filo dell’equilibrio e che eppure pare non possa proprio poter stare in piedi, non poter reggere all’urto dell’evidenza. Perché, in attesa delle motivazioni, il dispositivo già in una sommaria lettura dice: visto che il Collegio di Garanzia dello Sport a sezioni unite presso il Coni conferma le condanne per i principali dirigenti bianconeri (96 mesi di inibizione in totale) Andrea Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini, come può la Juventus, che ha agito e agisce grazie ai suoi dirigenti, essere mai assolta? L’impianto d’accusa (leggi qui) del procuratore federale Giuseppe Chinè – anche e soprattutto in ragione dell’art.4 – nel processo di revocazione ha tenuto: piuttosto il dispositivo pare indirizzarsi verso le righe scritte dalla Corte federale presieduta da Mario Luigi Torsello nella sentenza resa a gennaio. Nelle ultime righe, il dispositivo parla di “eventuali riflessi sulla condanna della Juve”. Precisamente c’è scritto: “Rinvia alla Corte Federale di Appello perché, in diversa composizione, rinnovi la sua valutazione, in particolare in ordine alla determinazione dell’apporto causale dei singoli amministratori, fornendone adeguata motivazione e traendone le eventuali conseguenze anche in ordine alla sanzione irrogata a carico della società Juventus F.C. S.p.A.”. Lo scrive a margine dell’accoglimento del ricorso di Nedved e degli altri dirigenti e amministratori bianconeri, quelli cioè con profilo più lieve sul piano gestionale e decisionale. Ma scrive però di rideterminare l’apporto causale e di trarre le conseguenze sanzionatorie. E qui si torna al giudizio del Collegio di Garanzia che è come se ne fosse lavato le mani, come se volesse allontanare da sé il calice del diritto. Da una parte stabilisce che tutti i principali dirigenti (salvo Nedved) restano pesantemente squalificati, dall’altra però rimanda le carte alla Corte federale d’Appello affinché questa rimotivi sulla sanzione alla Juventus, valutando l’apporto dei dirigenti (e perché, se sono stati tutti condannati?) con conseguenti “eventuali” riflessi sulla sanzione per il club. Cioè: il Collegio di Garanzia impone alla Corte federale soltanto – soltanto – di spiegare meglio come si è arrivati al -15 ma non dice affatto che la sanzione debba essere ridotta, soltanto che potrebbe eventualmente essere ridotta dalla Corte federale d’Appello. Che dunque è totalmente libera di decidere, formulare, stabilire, sentenziare, sanzionare, rimodulare, ridurre. Anche di confermare il -15.

Il precedente Blandini. “Non è che finisce come con Blandini?”. La domanda ha preso a circolare un attimo dopo la lettura del dispositivo. Non è che la Corte federale d’Appello in diversa composizione, dopo il rinvio del Collegio di Garanzia, conferma quanto deciso precedentemente dalla Corte d’Appello semplicemente ampliando le motivazioni, come è avvenuto appena due mesi fa chiudendo una vicenda nata a febbraio del 2022? Intanto, giusto per ricapitolare in sintesi la vicenda Blandini. Gaetano Blandini è il consigliere indipendente della Lega serie A che a febbraio del 2022, in un incontro da remoto, alla presenza di consiglieri, dirigenti e funzionari di Lega serie A, aveva testualmente detto: «Quelli che vogliono introdurre l’indice di liquidità fanno uso di sostanze stupefacenti pesanti», riferendosi a qualificati e alti esponenti federali. Il presidente Figc Gravina aveva subito chiesto l’intervento della procura federale invitandola ad aprire un’indagine: nemmeno un mese dopo deferimento per Blandini per la violazione dell’articolo 4, comma 1 (quello della lealtà etc etc): a maggio il Tribunale federale d’Appello lo inibiva per due mesi comminando anche una multa di 5mila euro. Blandini faceva ricorso alla Corte federale d’Appello che però rigettava il ricorso. Blandini allora a luglio si rivolgeva al Collegio di Garanzia dello Sport che il 18 gennaio di quest’anno annullava “il provvedimento impugnato per rimettere la controversia alla Corte federale d’Appello” affinché rinnovasse la “sua valutazione nei limiti di cui in motivazione”, segnalando la doverosità di “un maggior approfondimento, con le conseguenti valutazioni e motivazioni”. Pare di leggere il dispositivo sulla Juventus. Tornando però al caso Blandini, il 17 febbraio 2023 la Corte federale d’Appello, in diversa composizione, confermava punto per punto la sentenza: due mesi d’inibizione e 5mila euro di multa. In sostanza il nuovo collegio giudicante confermava in pieno la precedente sentenza della Corte federale ma, per rispondere al Collegio di Garanzia, ampliava il ventaglio delle motivazioni.

Il nuovo giudizio e la nuova corte. È dunque possibile che per la Juventus si ripeta il copione della vicenda Blandini? Blandini condannato dalla Cfa, la sanzione annullata dal Cdg con ordine alla Cfa (esattamente come nel caso Juve) di rimotivare la sanzione. Nel caso Blandini (nonostante l’ordine di rimotivare impartito dal Cdg), la Cfa se n’è infischiata: ha scritto più pagine di motivazione ed ha confermato la misura della sanzione. Accadrà lo stesso per la Juve, sarà stata quella al Collegio di Garanzia una vittoria di Pirro? Le domande restano sommesse mentre impazza il toto nomine sulla composizione del nuovo collegio della Corte federale d’Appello. Non potranno esserci i precedenti componenti, non ci sarà dunque innanzitutto il presidente Torsello. Chi sarà il presidente? Sottrattosi dai giochi Mario Lipari, quasi tutti gli indizi portano al siciliano Antonino Anastasi, ex funzionario al Senato, ex consigliere ed ex presidente di sezione al Consiglio di Stato: molto vicino alle posizioni di Torsello, è entrato alla Corte Federale d’Appello nell’ultima infornata d’integrazione nomine (anche alla procura federale, leggi qui), sottoposta al consiglio federale il 19 dicembre e firmata dal presidente federale Gravina. Già, chissà cosa ne pensa Gravina (e Malagò) di tutta questa vicenda mentre il ministro dello Sport Andrea Abodi è tornato a suonare sui tasti della riforma della giustizia sportiva («questa precarietà non aiuta: dove c’è competizione, la certezza della pena va composta con gli interessi generali. Qualcosa bisogna modificare perché le decisioni siano comprensibili e rispettose della reputazione della competizione. Il tema centrale è la certezza del diritto»), tema su cui Gravina batte dall’epoca del ko sui tamponi nella battaglia con Lotito.

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