Paolo Bedin si è dimesso da dg della Lega Pro, rinuncia a un lauto stipendio e punta di salire una scala, agguantando la poltrona di presidente della Lega serie B: il segnale delle dimissioni pare inequivocabilmente dire che conta di avere i voti necessari per riuscirci e che abbia ricevuto rassicurazioni in merito non solo dai club ma anche (e soprattutto) da chi fa il tifo per lui: sembra strano a dirsi, ma nella stessa squadra in questo caso figurano il presidente federale Gabriele Gravina e il ministro dello Sport Andrea Abodi. Al contempo conta però di (ri)conquistare il terzo mandato di fila l’avvocato Mauro Balata, convinto di essere riuscito a risalire l’impervia e scivolosa scala (di gradimento): spera (chi di speranza vive, disperato muore recita un antico proverbio) che almeno undici club cadetti (il quorum necessario, ma solo dalla terza votazione) gli confermino la fiducia. E mentre il manager romano Vittorio Veltroni (è il nipote di Walter) s’iscrive di nuovo alla corsa che magari potrebbe vederlo passare successivamente in tandem con uno degli altri candidati, pare si sia invece sfilato dalla contesa il 45enne Luigi Carraro, figlio dell’immarcescibile Franco Carraro, attuale presidente della federazione internazionale Padel e profilo due mesi fa caldeggiato anche da importanti stanze ministeriali (Mef) oltre che dalle (più alte) cariche sportive perché destinato a entrare in un complesso giro di sistemazione delle poltrone, sino a toccare quelle del Coni. La sua corsa sarebbe però stata frenata proprio da quelli che lo avevano in precedenza lanciato in pista: dopo aver incontrato (anche lui) i club e stilato un programma, gli sarebbe stato chiesto un dietrofront, un dietrofront che non avrebbe preso benissimo (eufemismo). Però mai dire mai: se anche stavolta non dovesse arrivare la fumata bianca, potrebbe tornare in pista, magari ridando forza a quel ticket (lui presidente e Bedin dg) immaginato un mese fa. La corsa alla poltrona di presidente della Lega serie B pare quindi restringersi così a tre contendenti. Chi resterà, chi riuscirà? Il tempo per la presentazione della candidature (anche quelle per il consiglio direttivo) scade alle 23.59 di domani, 6 dicembre…
Chissà: se Agata Christie fosse ancora tra noi magari si cimenterebbe in un sequel di uno dei suoi capolavori, adattando “Dieci piccoli indiani…e non ne rimase nessuno” all’effimera e desolante giostra che da mesi gira intorno alla (rin)corsa per la poltrona di presidente della Lega serie B. Il “giallo” potrebbe (e dovrebbe, mai dire mai) essere risolto il 16 dicembre, quando in via Rosellini a Milano i venti votanti cadetti infileranno la scheda nel segreto dell’urna elettorale, esattamente tre mesi (in realtà quattro, considerando i tempi di indizione della prima assemblea elettiva e della presentazione delle candidature) dopo la prevista e annunciata debacle del presidente uscente Balata, segato da una rivolta pressoché generale dei club di serie B. Era estate, ora è (quasi) inverno, eppure tutto è rimasto com’era: mesi di riunioni (carbonare e non), incontri, video-call, pressioni e sponsorizzazioni, ingerenze e alleanze, senza aver tirato ancora una linea, senza ancora che si sia trovata una quadra. Giochi e giochini di potere, il pallone e la serie B soltanto l’ennesimo pretesto per regolare i conti, ridefinire pesi e sistemare pedine. Con la politica e la politica sportiva apertamente in campo, nessuno escluso. Dal ministro dello Sport Abodi a quello del Mef Giancarlo Giorgetti, dal presidente federale Gravina all’eterno Franco Carraro: intanto il campionato di serie B sta per svoltare verso il girone di ritorno e non ha ancora una governance. Ha però trovato un’altra copertura televisiva per le sue partite: perché al pacchetto Dazn adesso si è aggiunta l’offerta di Amazon Prime, presentata con prevedibile pomposità dalla congelata presidenza Balata e presentata come una prima risposta a tutti e venti i club che si erano lamentati (eufemismo) per il vistoso calo di entrate registrato. Fatti due conti, una vera mazzata per le associate (2/3 milioni di euro in meno a testa) alle quali adesso verrebbe da chiedere: soddisfatte che ora esista questo canale della Lega B su Amazon (in realtà la domanda andrebbe posta agli eventuali acquirenti del pacchetto, cioè gli spettatori e i tifosi: contenti di dover sottoscrivere un altro abbonamento?, perché il canale è a pagamento) e sicure che questa novità porti soldi alle vostre (esangui) casse?
In attesa delle risposte, magari in streaming potrebbe andare in onda una puntata speciale; una sorta di docufilm che racconti le complesse e complicate vicende che in questi (quasi) quattro mesi si sono dipanate e intrecciate alla ricerca di una convergenza sul nome del presidente da candidare e infine eleggere, riempiendo così una delle tante caselle del potere sportivo che in questi mesi e in questi giorni, e nei prossimi giorni e prossimi mesi ancora, sono e saranno oggetto di attenzioni, manovre, alleanze: c’è da occupare la poltrona di presidente Lega A, c’è quella della Figc, e infine quella del Coni. Tre temi caldissimi e affilati, mentre quello della serie B dall’estate è diventato una sorta di esercizio, di palestra, di laboratorio, di labirinto e scacchiera (il riassunto delle puntate precedenti è qui, qui, qui, qui e qui). In sintesi: Balata in piena estate tenta il blitz e fissa l’assemblea elettiva a nemmeno tre settimane dopo, contando di mettere in fuorigioco eventuali altri candidati e provando a bloccare il disegno di portare Bedin (ex dg della lega B ai tempi della presidenza Abodi, in ottimi rapporti con Gravina, significativo l’abbraccio tra i due un mese fa a Firenze dopo un’assemblea di Lega Pro) alla presidenza la cui candidatura frana davanti a un cavillo contenuto nello statuto della Lega B (comma 1 articolo 11: “è ineleggibile alla carica di Presidente della Lega chi, nei due anni antecedenti alla presentazione della candidatura, abbia ricoperto ruoli o incarichi di amministratore, socio o titolare di qualunque carica o rapporto di collaborazione con una società appartenente alla Lega o ad altra Lega professionistica comunque risultante dai fogli di censimento”): incandidabile perché non erano (al tempo) trascorsi due anni dalle dimissioni (22 novembre 2022) come dg del Vicenza. All’elezione si sarebbero candidati poi come rivali di Balata il manager Veltroni e l’ex campione del mondo Dossena (poi ritiratosi) mentre molti club di serie B, guidati da Pisa e Cremonese innanzitutto, preparavano la fronda anti-Balata, ingrossando le fila del dissenso. E così, il 12 settembre, Balata (nel frattempo passato all’opposizione federale e dunque anti-Gravina) veniva sonoramente sconfitto, perdendo voti di votazione in votazione. Otto soltanto nella quinta e ultima votazione, prima della resa. Tutto bloccato, tutto da rifare. Assemblea elettiva congelata, quella del mese successivo trasformata in operativa, con i club cadetti a fissare i punti della nuova governance per ridare fiato a una Lega in grande affanno: da allora Balata ha provato a recuperare terreno, s’è lanciato anche in un ritorno di fiamma con Gravina mentre intanto la serie B ha ottenuto l’1% come componente federale e un consigliere federale in più.
Non pare però cambiato l’umore e il pensiero della gran parte dei club cadetti: vogliono un presidente operativo e che sia un “tecnico”, vogliono uffici all’altezza e una governance preparata. E il 16 dicembre contano di eleggere il nuovo presidente e il nuovo consiglio direttivo.
Sarà il giorno buono? E chi sarà, tra Balata, Bedin e Veltroni? Bedin si è dimesso ieri dalla carica di dg della Lega Pro: vi era arrivato nella primavera del 2023 come consulente, spinto e caldeggiato da Gravina (e Abodi) e poi dal 30 giugno 2023 aveva firmato il contratto di direttore generale. Aver salutato la Lega di Marani può significare solo una cosa: che conta di avere i voti necessari per essere eletto mentre c’è chi fa aleggiare ipotetici nuovi ricorsi “perché l’eventuale candidatura di Bedin presterebbe il fianco a possibili contenziosi, per il suo ruolo attuale come dg della Lega Pro, visti i rapporti tra Leghe manca imparzialità per interessenze negli incarichi svolti o che si svolgeranno”. Intanto, Bedin ha rassegnato le dimissioni dalla Lega Pro, e i fantasmi che aleggiano sulla sua “discesa in campo” sembrano più tentativi di frenarne l’ascesa.
A tessere le fila delle operazioni in serie B c’è di sicuro Giovanni Carnevali, amministratore delegato del Sassuolo e di Master Group, notoriamente in ottimi rapporti con Marotta e l’Inter, in questi giorni diventati scudo e trampolino di Gravina. Ci sarebbero poi il Palermo e la Sampdoria, ci sarebbero Pisa e Cremonese (contrarie a Balata), e ci sarebbero molti altri club tra cui Reggiana, Spezia e Bari e forse Salernitana. Fare la conta non è un esercizio complicato, ma in questo scenario tutto potrebbe anche cambiare: Bedin intanto ha presentato il suo programma. La sua vision è: “La Lega Serie B deve avere una vision precisa e chiara, che deriva dal suo particolare status di lega di frontiera, a metà strada tra il calcio business rappresentato dalla serie A e il calcio del territorio e di ingresso nel professionismo rappresentato dalla serie C. La B deve sfruttare i propri vantaggi competitivi (numero limitato di club, alto valore tecnico del campionato) e differenziarsi per essere dinamica, efficente, innovativa. Lo deve fare per creare valore per i propri club e per dare un contributo alla crescita del sistema”. Sempre prendendo dal programma: necessità di avere un vice-presidente autorevole, un segretario generale e un consiglio direttivo operativo; tavoli permanenti di lavoro sulle aree e tematiche principali (diritti tv, finance, legal, marketing, tesseramento, infrastrutture); partecipazione ai tavoli e alle commissioni federali. Sempre nel programma è presente poi un passaggio delicato, fondamentale, peraltro affrontato con i club cadetti da Bedin in questi giorni (era ancora dg della Lega Pro) e che direttamente ha a che fare con la terza serie. E cioè la riduzione delle promozioni in serie B: da quattro, a tre (si immagina la gioia dei club di terza serie…). Scrive Bedin: “Va fatta una riflessione strategica. A partire dal turnover di 7 club (su 20), che condanna la categoria ad una incertezza sportiva e conseguentemente economica non più gestibile. Come è possibile pianificare una serie di interventi e un corpo normativo e regolatorio se poi, ogni 10 mesi, la categoria perde oltre un terzo delle proprie squadre e associate? Bisogna lavorare per ridurre questo turnover (mirando alla riduzione di una retrocessione), in simbiosi con le altre leghe e la Figc, trovando meccanismi compensatori e un equilibrio di sistema, per regalare maggiore certezze sportive e riequilibrare una sperequazione frutto di altre epoche e altri organici”. E poi, dopo la questione mutualità, ecco l’impietosa (ma veritiera) analisi sulla situazione economico-patrimoniale cadetta.
Nell’ultimo Report Calcio PwC 2024 le perdite a bilancio aggregate della 2022-23 sono state 330 milioni di euro, aumentate del 23% rispetto all’anno prima e addirittura di 9 volte superiori negli ultimi tre anni (2019/20 risultato netto d’esercizio -37mln, 2022/23 -330mln). Vuol dire una perdita media giornaliera aggregata di quasi 1 milione al giorno. Nella 2019/20 l’Ebitda dei 20 club di serie B era addirittura positivo (+35mln euro), nella 22/23 è precipitato a -193 mln euro. Il rapporto costo del lavoro/ricavi ha toccato il 100%, il peggior dato degli ultimi 10 anni di tutte le leghe europee, era al 61% 5 anni fa quando si smantellò il salary cap (sempre dati Report Calcio 2024). Dal punto di vista patrimoniale la situazione è addirittura peggiore, visto che l’indebitamento complessivo è arrivato a toccare quasi gli 800 milioni di euro, il 48% in più dell’anno prima, più del doppio di tre anni prima (2019/20 325 mln contro 778 mln della 22/23). Oltre a un programma per nuove entrate, compare anche l’ipotesi di un’introduzione del salary cup per squadre e non solo generale. Saranno argomenti tali da ricevere il consenso della maggioranza dei club di serie B? C’è chi ritiene abbia possibilità (poche) di farcela anche in prima votazione e dunque con un quorum più alto (almeno 14 voti), chi invece pensa possa farcela dalla terza tornata, quando servirà la maggioranza semplice (11 voti) e chi invece confida in qualche intoppo…
Ci spera ad esempio Balata, la cui presidenza negli ultimi anni ha registrato parecchie doglianze e che è stata attraversata da vicende delicate assai (Reggina e Sampdoria gli ultimi casi, senza contare la questione delle entrate, in caduta libera): conta di recuperare il terreno (conta di ripartire dagli 8 sì dell’ultima votazione per aumentarli) provando a illustrare i nuovi passi compiuti dopo le riunioni coi club, e magari ci spera Veltroni che ha lavorato ad un modello commerciale per rimpinguare le casse dei club cadetti e resta in posizione di attesa. Mancano poche ore alla scadenza dei termini per le candidature che dovranno poi passare al vaglio di legittimità come da Statuto. E mancano dieci giorni al voto. Tutto può ancora accedere. Come in un giallo, la parola fine arriverà con un sospiro…