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Basket e arbitri, Petrucci alle prese col nodo Lamonica. Il sacrificio elettorale e la punizione segreta per la terna di Varese-Napoli

Il Commissioner nell'occhio del ciclone tra provvedimenti, lettere e caccia alle talpe: l'opzione di rinnovo del mandato in bilico. La sospensione agli ufficiali di campo per la topica di Masnago e il malcontento dei club
Da sinistra, Gandini, Petrucci, Quarta e Pecorella

Divisi dalla fede calcistica nella recente semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Juventus e Lazio, i destini finora intrecciati del Commissioner dei fischietti italiani di pallacanestro Luigi Lamonica e del presidente federale del basket Gianni Petrucci potrebbero dividersi, prendendo strade diverse. Entrambi vivono momenti delicati, difficili, divisivi. Il capo degli arbitri travolto da polemiche e veleni (non solo sulle decisioni arbitrali sul parquet), proprio mentre sta concludendosi il secondo anno del mandato ricevuto da Petrucci con un corposo assegno a cinque zeri: ci sarebbe un opzione per un altro anno che scatterebbe a fine stagione, ma la conferma non è più così certa. Dal letto d’ospedale della Clinica Columbus a Roma, il presidente della FIP sta riflettendo sul da farsi: impegnato a strappare consensi per il suo quarto mandato di fila con ogni mezzo (la guerra è guerra), certo non ha accolto con piacere (eufemismo) gli ultimi accadimenti nel mondo arbitrale che stanno avvelenando il finale di stagione. Il vento di contestazione arriva ormai da più parti, e anche a livello arbitrale il vento di molte regioni pare spirare in direzione contraria, non ultimo quello che si respira ad esempio in Emilia Romagna. Un vento di rivolta contro Lamonica che assume significati elettorali precisi, in direzione contraria a Petrucci.

Come ogni buon arbitro, Lamonica è attento a non manifestare troppo la sua fede calcistica, da più parti considerata come bianconera. Del resto in queste settimane il Commissioner del CIA vive un destino che pare simile a quello del mister bianconero, Allegri: anche Lamonica è stato chiamato dal proprio presidente (Petrucci) per risollevare una situazione problematica, ma oggi deve però fare i conti con un bilancio del suo lavoro che sta provocando polemiche e insoddisfazioni. Non c’è infatti soltanto la questione relativa alle accuse di scarso livello della classe arbitrale, che a dire il vero sono sempre esistite persino quando in campo ci andava l’attuale capo del comitato italiano arbitri, il quale  però in questi quasi due anni poco o nulla ha fatto in termini di lavoro tecnico per migliorare la situazione.

Quello che emerge, e che preoccupa non poco anche chi dovrà a breve decidere la sua riconferma per un eventuale terzo anno di mandato, ovvero questo consiglio federale presieduto da Petrucci, è la difficoltà del Commissioner a relazionarsi non solo con i club e gli stessi dirigenti FIP regionali, ma anche e soprattutto  con il gruppo (lo spogliatoio per rimanere nella metafora calcistica, in fondo è lo sport prediletto di Petrucci) del campionato di serie A di basket.
Che i rapporti personali di Lamonica con alcuni dei “senatori” della squadra fossero pessimi da anni, era storia conosciuta un po’ a tutti: il gelo con il siciliano Carmelo Paternicò, il fischietto italiano oggi più titolato in Eurolega, dura infatti dai tempi della celebre finalissima Olimpia-Fortitudo, decisa, grazie alla decisione dell’arbitro siciliano dopo il controllo fatto osservando le immagini delle telecamere a bordo campo: per la cronaca Paternicò aveva – giustamente – convalidato insieme con il terzo arbitro Ursi il canestro della vittoria Effe, mentre il solo Lamonica l’aveva erroneamente annullato. La presenza della tecnologia, almeno in quell’occasione, per fortuna impedì un altro errore “storico”, dopo quello (il famoso “canestro da quattro punti” sul tiro da tre di Danilovic per un quasi contatto di Wilkins)  commesso da Tiziano Zancanella, che diresse qualche anno prima, guarda caso in coppia con l’allora giovane Lamonica, la finalissima tra bolognesi. Secondo i rumors, il protagonismo di Paternicò (che Lamonica vorrebbe pensionare a fine anno, pur avendo lui stesso eliminato i limiti di età)  non andò giù al primo arbitro che pure grazie al collega siciliano ha evitato di passare alla storia anche per un errore determinante ai fini dell’assegnazione di uno scudetto. Sbagliare è umano, anche se agli attuali eredi in campo del Commissioner sembra capitare spesso, soprattutto in massima serie. E gli errori, con la complicità divulgativa dei social, finiscono poi per produrre, in un effetto domino, polemiche e punizioni, veleni e sospetti, e anche decisioni “bulgare”. L’ultimo esempio?

La clamorosa topica andata in scena sul parquet di Masnago, quando la terna arbitrale composta da Lo Guzzo, Bongiorni, Pepponi, ha convalidato un canestro “a palla morta”, un po’ come se nel calcio venisse convalidato un gol, segnato però dopo il fischio dell’arbitro che ferma il gioco per una punizione. Agli ufficiali di campo di Varese-Napoli è stata recapitata una lettera ufficiale di sospensione per ben quattro turni; la firma è della responsabile degli “Ufficiali di campo” Stefania Tagliolini che nel provvedimento scrive come la sanzione sia stata presa “d’accordo con il Commissioner e il vice Commissioner”, perché “a 7’55 del primo quarto viene fischiato un fallo a Mannion su Owens in atto di tiro, la palla non entra, De Nicolao la raccoglie a rimbalzo e la devia a canestro. L’arbitro convalida il canestro e segnala un tiro libero aggiuntivo a favore di Owens. Gli Udc avrebbero dovuto accorgersi, intervenire e comunicare all’arbitro che il tiro di Owens non era entrato”.

Basket e arbitri, Petrucci alle prese col nodo Lamonica. Il sacrificio elettorale e la punizione segreta per la terna di Varese-Napoli Storiesport

Detto che la responsabilità degli ufficiali di campo, a termini di regolamento, è secondaria, non risultano però provvedimenti scritti per i tre malcapitati direttori di gara che però, guarda caso proprio da quella gara, non sono più stati designati (si è già al terzo turno di stop visto che non figurano nelle terne del prossimo turno). Che la sospensione possa essere giusta non è in discussione, però queste decisioni dovrebbero essere rese pubbliche, così come avviene per i provvedimenti nei confronti di tecnici e giocatori. La trasparenza però non pare una dote riconosciuta a questo CIA: basti pensare che, da quest’anno, gli arbitri non conoscono il voto dato loro dall’osservatore, scelta voluta da Lamonica. Sul caso specifico di Varese-Napoli, sui social, aveva così detto la sua Silvio Corrias, ex capo del settore tecnico arbitrale, considerato da tutti, nemici compresi, uno dei migliori conoscitori del regolamento. “Inspiegabile – se non con un blackout totale di attenzione e concentrazione – che nessuno dei tre si sia accorto del tap di De Nicolao! Era comunque possibile, accorgendosene, correggere sia l’errore iniziale (canestro da annullare) sia quello direttamente collegato. Owens aveva diritto a due tiri liberi per fallo subito in atto di tiro. In sostanza si tratta di due errori correggibili, dove il secondo è conseguenza del primo”.

Il malcontento dei fischietti italiani appare molto più diffuso di quanto credessero Lamonica e il suo vice, Marco Giansanti. Certo, non siamo ai tempi nei quali l’AIAP di Rino Colucci decideva e imponeva il cambio dei vertici del CIA alla Federazione, ma gli ultimi accadimenti dimostrano come proprio i vertici del sindacato dei fischietti (in primis il presidente Quarta e il suo vice Mazzoni), proprio cioè quelli nei quali il Commissioner più confidava, non sono più molto rappresentativi del gruppo. Avere ottimi rapporti con entrambi, e con tutti i componenti del direttivo (Galasso, Valzani, e l’altro pugliese Pecorella in quota Legadue), non ha ad esempio evitato a Lamonica e Giansanti il clamoroso inciampo della fuga di notizie: la ormai famosa lettera di direttive tecniche inviata agli arbitri di serie A, letta nel corso della trasmissione di una tv bolognese (vedi qui ). Un ulteriore segnale, rivolto stavolta proprio contro i vertici AIAP, è stata poi la pubblicazione, nel corso della trasmissione radiofonica (vedi qui), anche della seconda lettera, quella firmata stavolta dal presidente del sindacato degli arbitri Quarta nella quale veniva denunciata la rivelazione di un documento riservato, scatenando così un’altra fantozziana caccia alla talpa e alle streghe. Molti hanno ironizzato sui contenuti della missiva del Commissioner Lamonica e del vice Giansanti, sottolineando come esista più di un problema, se dopo quasi due anni di mandato bisogna ancora raccomandare semplici e banali linee guida a un arbitro nella preparazione alla gara. C’è poi la questione tecnica affrontata nella lettera, e relativa al metro arbitrale, cioè alla raccomandazione di osservare maggiore severità nei fischi adesso che la stagione sta entrando nella fase decisiva, senza avere però mai comunicato nulla, almeno sino ad ora, agli allenatori, ai giocatori, alle società.

Sul fronte politico però, quello che più interessa alla stessa FIP di Petrucci, è il passaggio nel quale Lamonica e Giansanti denunciano come gli arbitri debbano essere consapevoli del fatto che non potranno attendersi alcuna collaborazione sui parquet italiani. Un’accusa diretta evidentemente all’atteggiamento delle squadre, degli allenatori e degli stessi club che di sicuro non gioverà agli arbitri designati, e che soprattutto non sarà certo piaciuta al presidente federale Petrucci, impegnato com’è nella corsa al quarto mandato di fila e che dunque tende ad avere ottimi rapporti coi club, accusati con tanto di documento tecnico firmato da Lamonica, pupillo proprio del presidente federale. Qui un breve e significativo passaggio della lettera-raccomandazione inviata agli arbitri: “Il nostro ruolo è quello di proteggere la partita sempre e comunque. Il livello tecnico che attualmente esprime il nostro campionato non è eccelso perché vincere o perdere una partita fa tutta la differenza del mondo. Abbiamo compreso in maniera netta che non possiamo aspettarci una grande collaborazione da parte degli addetti ai lavori. Per questo dobbiamo essere una vera squadra avendo il controllo totale di tutto ciò che accade, tecnico e non”.

Il Commissioner intanto si è auto-nominato commissario Cia in Campania dopo le dimissioni di Beneduce (le motivazioni dell’addio avvolte ancora nella nebbia) mentre anche in Lombardia si registra qualche cambiamento, non ancora però ufficialmente comunicato all’esterno. Il responsabile provinciale per Milano e Monza Brianza Mattia Martellosio (nonostante risulti ancora in carica sul sito web del Comitato regionale lombardo) è stato rimosso per motivi legati a un maggior allineamento nelle linee guida che provengono soprattutto dal Commissioner Lamonica e anche dal responsabile regionale Boninsegna: dal giorno però della contestuale rimozione e dell’incarico conferito a Marco Barbiero (generalità diffusa in una news) tutti i canali di comunicazione con le delegazioni provinciali si sono interrotti (ad esempio per attività di organizzazione di corsi per nuovi arbitri o per richieste di collaborazione). In silenzio anche il CIA Lombardia.

Dal canto suo, Lamonica si dice sicuro della propria riconferma, che però magari potrebbe essere ottenuta sacrificando più di qualche fedele collaboratore, ad esempio Giansanti, oppure Nicola Longo che guida la Legadue, mentre il fidatissimo Carmelo Morina, ufficialmente capo di tutti gli istruttori, è stato di fatto già demansionato visto che la guida tecnica degli arbitri di serie B è stata affidata alla coppia SpinelliChiari. Il Commissioner si mostra forte anche del fatto che il suo terzo mandato sarà deciso in questa estate, sei mesi prima della sfida elettorale tra Petrucci e l’avvocato Guido Valori. Domanda maligna: ma se a questo punto, stanco e stufo, Gianni Petrucci si uniformasse al ragionamento di Lamonica, legando le proprie chances elettorali anche al sacrificio di qualche dirigente, a cominciare dal vertice CIA, e cioè proprio “rinunciando” a Lamonica?

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