Miglior attacco del torneo (93.2 di media), prima nel tiro da 2 (61.0%), nel tiro complessivo (53.0%) e negli assist (14.2 a partita), seconda nel tiro oltre l’arco (42%) e palle recuperate (9.6 a partita). Sono i numeri della Serbia in questo Europeo. Sono numeri, eppure i numeri non giocano a basket, non scendono sul parquet, non è con quelli che s’infila l’elmetto e si va incontro al cesto, non è mica coi numeri che ci si tuffa in una sfida senza domani.
Una sfida senza domani. Come quella di oggi (palla a due alle ore 18, diretta Sky) nella quale si cimenterà Azzurra, quarta nella prima fase e stasera davanti a una tra le favorite per l’oro continentale. Sfida senza domani. Sfida che appare impari, impossibile: nel gergo si scrive, si ascolta e si legge, ingiocabile.
Lo era pure quella di un anno fa. 4 luglio 2021, Belgrado, finale del pre-Olimpico. I padroni di casa, pieni di stelle e presunzione, contro l’umile e operaia Italbasket di Meo Sacchetti. Serata indimenticabile, partita dominata dall’inizio alla fine, col coraggio folle dei baby Mannion e Pajola, con le penetrazioni di Tonut, con l’acume di Melli, coi rimbalzi di Ricci e lo sfacciato strapotere di Fontecchio, un fiore sbocciato dal cemento che su tutti i muri adesso si legge tutto attaccato e così: #simonefontecchio
Una data che resterà nella storia, come quel punteggio (102-95), come quel pass staccato per Olimpia che avrebbe colmato un’assenza lunga 17 anni. I nani diventati giganti, i nani sulle spalle dei giganti.
Un anno e due mesi dopo tornano a guardarsi negli occhi. Stasera si affrontano a Berlino alla “Mercedes Benz Arena”, negli ottavi dell’Europeo. I precedenti continentali finora hanno avuto un solo colore: 4 partite, 4 vittorie slave. Un anno dopo sulla panca azzurra c’è Pozzecco, e ci sono (quasi) tutti i protagonisti azzurri di quella caldissima serata alla “Pionir Arena”. È cambiata pure la guida della panca slava, sono cambiati i 9 dodicesimi del roster. Non c’era allora, c’è invece stasera. È grande, è grosso, è svelto, è un fenomeno. Si chiama Nicola Jokic detto anche Joker, big-man con le movenze di un ballerino e la passione per il trotto. Lui è la stella delle stelle, da due anni l’Mpv della stagione regolare di Nba. Dominante. «Come fermarlo? Beh, forse ha ragione il ct del Belgio: Doncic, Antetokounmpo e Jokic li puoi fermare solo se li chiudi nello spogliatoio», ha detto alla vigilia il Poz che sa di affrontare una squadra che non è mica solo Jokic sul quale si incollerà Nick Melli, alla 101esima in azzurro con la voglia di arrivare entro una settimana alla…104. Pronto a sfidare Jokic e tutta la Serbia.
Perchè il bello di una sfida è sfidare i giganti e non tendergli lo sgambetto, non rinchiuderli dentro uno spogliatoio ma affrontarli guardandoli negli occhi, con coraggio e leggerezza. Pronti a replicare la serata di un anno fa, pronti a bissare il successo e pararsi così di fronte nei quarti alla Francia che un anno fa, a Tokyo, eliminò l’Italbasket ai quarti. Pronti a urlare di nuovo, come un anno fa: sì, siamo l’Italia, l’Italia dei nani. Nani sulle spalle dei giganti.