Poche righe di testo, una lettera che sta in mezza paginetta, la data del 30 giugno e in calce la firma di Giuseppe Casamassima, segretario della Covisoc presieduta da Paolo Boccardelli: poche righe indirizzate alla Reggina 1914 Srl – e per conoscenza alla Lega serie B e alla segreteria Figc – per dire che la richiesta del club d’iscrizione al campionato di serie B presentata il 20 giugno non ha superato l’esame dei controlli effettuati dalla Commissione di vigilanza sulle società che ha “rilevato il mancato rispetto di alcuni dei criteri legali ed economico-finanziari previsti per l’ottenimento della licenza nazionale ai fini dell’ammissione al campionato di serie B 2023/24”. Quantomeno generiche, alle poche righe di contestazione mosse dalla Commissione prova a mettere un argine la Reggina con un fiume di parole e rilievi: composto da 22 pagine e 50mila battute, il ricorso scritto dai legali del club amaranto firmato dall’avvocato Paolo Rodella (in passato avvocato difensore di Luciano Moggi in Calciopoli) su mandato dell’amministratore delegato della società Paolo Castaldi (l’intero cda è dimissionario) piomberà via pec sul tavolo della Covisoc – e per conoscenza alla Lega serie B e alla Figc – entro le ore 19 di stasera, termine perentorio fissato dalla Commissione per valutare le motivazioni (non sono ammesse integrazioni alla domanda né sanatorie, per dire nemmeno la dimostrazione di aver assolto agli adempimenti contestati dopo la fatidica data del 20 giugno) del club calabrese, poi esprimere e scrivere un parere nella giornata di domani, infine inviare il fascicolo al Consiglio federale in programma venerdì, quando col voto dei 21 consiglieri federali saranno decise le sorti delle società al momento non iscritte.
L’affondo calabrese e il ricorso Lecco. Nel ricorso la Reggina contesta il provvedimento (“stereotipato”) della Covisoc, lo definisce “infondato e contraddittorio”, un po’ più avanti scrive di comportamento “confessorio da parte della Covisoc e quindi della Figc della esistenza della sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria ma non esplicita neppure una (presunta) prevalenza dell’ordinamento domestico rispetto a quello statale, ben consapevole che una tale affermazione costituirebbe notizia di reato ex art.388 c.p..”, ne censura l’esame e le conclusioni, lo definisce “lacunoso” – mi contesti il mancato adempimento ma non dici espressamente quali sarebbero i mancati adempimenti e io come faccio a difendermi: questo per dire come il club contesti la violazione al diritto di difesa – lo definisce “generico” e in un altro passaggio lo etichetta come “un provvedimento sconcertante”.
La vicenda tra Covisoc e Reggina ruota tutta intorno a norme e regolamenti, si avviluppa tra norme sportive e norme statali, s’inerpica su strade impervie affollate da comunicati e provvedimenti (e modifiche e integrzioni) federali e da quelli che regolano il nuovo codice sullo stato di crisi delle imprese (sbrigativamente, ristrutturazione del debito), si connota di parole come perentorietà, impugnazione, stralcio e “esdebitazione” (meccanismo che permette al privato cittadino o ad un’impresa di proporre ai creditori un piano di rientro per cancellare i propri debiti”), si affolla di date e si riflette ancora una volta nella disputa ormai consueta (si ripete da tante estati) su quale ordinamento debba prevalere nelle vicende calcistiche tricolori: quello normato dalla giustizia sportiva o quella dell’ordinamento statale?
Ben diversa e sostanzialmente più chiara e fluida al confronto è per dire la situazione del Lecco (tra le non iscritte al momento c’è anche il Siena in Lega Pro ma la situazione del club toscano è senza speranze) che sempre entro stasera alle ore 19 dovrà far pervenire il proprio ricorso alla Commissione sui criteri infrastrutturali: la domanda d’iscrizione della società neopromossa in serie B non ha ricevuto il via libera perché entro il termine perentorio del 20 giugno non c’era la disponibilità di uno stadio dove ospitare le gare casalinghe, stante la carenza dell’impianto di Lecco.
Terze interessate e il buco del Curi. Spettatori interessati alle vicende dei due club sono il Brescia e il Perugia: le due retrocesse puntano alla riammissione (prevista dallo statuto della Lega B, statuto a cui vuol mettere la mano la Figc per delle modifiche), il club di Cellino ha fatto richiesta alla Covisoc di accesso agli atti sulle domande di Reggina, Lecco e Sampdoria (il club doriano ha superato l’esame Covisoc pur – ma questa non è mica una sorpresa, era già stato tutto previsto e messo nel conto, leggi qui era il 26 maggio – ha appena ricevuto avviso conclusione indagini perché entro il 30 maggio 2023 non ha versato le ritenute Irpef sulle prime tre mensilità del 2023 e i contributi Inpgi, somma totale 2,5 milioni di euro, il club doriano previo deferimento partirà col -4 in classifica a meno di sconti) mentre quello di Santopadre ha fatto richiesta analoga allargando però lo spettro alle domande presentate da tutti i club cadetti. Il Perugia ha inviato ieri anche una diffida agli uffici della Figc, ribandendo la perentorietà dei termini e l’interesse a partecipare al procedimento. Se salta una va dentro il Brescia, se saltano entrambe esulta anche il Perugia. Certo, se anche il club umbro dovesse essere riammesso (in questo caso salterebbero sia Lecco che Reggina, il Brescia precede il Perugia) dovrebbe sanare una posizione non regolare nei termini: s’è infatti scoperto come lo stadio Curi al momento per la serie B non sia idoneo, tanto che la società ha chiesto (e ottenuto) la disponibilità dello stadio Vigorito di Benevento. In caso di riammissione o ripescaggio da quest’anno non sono previste deroghe in serie A e B. Quindi, se il Perugia fosse riammesso, dovrebbe entro i termini di riammissione, ottenere l’idoneità del Curi (pare che i problemi non siano insormontabili), altrimenti nulla da fare.
L’ultima parola al Consiglio Figc. I tempi sui ricorsi di Lecco e Reggina sono cadenzati e perentori. Entro le ore 19 di stasera i due club devono presentare il ricorso, domani ci sarà la valutazione della Covisoc, dopodomani la riunione del Consiglio federale in via Allegri a Roma. Bene ribadirlo: il parere della Covisoc non è vincolante, è il consiglio federale ad avere l’ultima e decisiva parola sulle iscrizioni. La valutazione Covisoc è strettamente tecnica, il voto dei 21 consiglieri è sostanzialmente anche politico. Contro la decisione del consiglio federale si potrà presentare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni: udienza il 20/21 luglio. Poi resterà soltanto il ricorso alla giustizia amministrativa, sono state già fissate le eventuali date anche per evitare il solito caos pallonaro, e l’abituale impasse-ingorgo sportivo-giudiziario, estivo: il 2 agosto al Tar e il 27 agosto al Consiglio di Stato.
Situazione, orientamento, spifferi. Sulla serie B aleggia il concreto rischio che si vada a un campionato a 21 o addirittura a 22 squadre? La domanda, posta a influenti esponenti sportivi e federali, in questi giorni ha ricevuto una pressoché unanime risposta: non se ne parla neppure, sarebbe una sconfitta per l’intero sistema sportivo, l’ennesimo tafazziano riconoscimento d’incapacità a far rispettare le norme e di regolare le dispute. Sull’ipotesi, così qualche giorno fa Mauro Balata presidente della Lega serie B: «Un campionato del genere sarebbe ingiusto ed è destinato a creare solo problemi». «Un’ipotesi di fantasia», così l’aveva definita Gravina al termine dell’ultimo consiglio federale. La frase chiusa però con un’inevitabile postilla: «A meno che non lo imponga un giudice». E alla domanda se fosse preoccupato oppure in ansia, il presidente federale avrebbe risposto così. «Niente ansia, fa parte del gioco». Chi ha più speranze di riuscire a superare il voto del consiglio federale sulla scorta della relazione Covisoc: il Lecco o la Reggina?
Il nodo stadio e la pec. Partiamo dal Lecco, sostanzialmente il quadro qui è più nitido. Il club lombardo è stato promosso il 18 giugno, entro 48 ore avrebbe dovuto presentare tutto l’incartamento necessario. Una corsa contro il tempo. Assolte le formalità e gli adempimenti economico-finanziari (pare che tre funzionari della Lega B siano andati in sede per dare un supporto d’esperienza) restava il nodo dell’impianto dove disputare le gare casalinghe. Che il Rigamonti-Ceppi non avesse i requisiti prescritti lo si sapeva da tempo, magari per tempo il club avrebbe potuto premunirsi. Però è pur vero che i playoff di Lega Pro erano stati posticipati di dieci giorni in attesa della sentenza sul Siena e quindi la Figc, d’intesa con la Lega Pro e la Lega B, avrebbe dovuto posticipare di dieci giorni l’assolvimento delle pratiche per le società impegnate nel finale di stagione. Cosa non accaduta. Magari anche per questo il presidente della Lega B Balata qualche giorno fa aveva detto: «Aspettiamo di acquisire la documentazione presentata dal Lecco, ma non solo, e che si esprimano gli organi federali. Le regole sono quelle ma va tenuto conto che i playoff di serie C sono stati fatti slittare di dieci giorni, quindi le società neopromosse come il Lecco andavano aiutate. Bisognava aiutarle nello sbrigare le pratiche per l’iscrizione oppure dare loro una proroga». E mentre il presidente del Lecco, il pittoresco Paolo Di Nunno minacciava («è una porcata, se non mi iscrivono in B mollo tutto»), anche il presidente della Lega Pro Matteo Marani faceva ammissione escludendo dal suo campionato ovviamente il Lecco. «La serie C a 61 squadre non può esserci, il Lecco ha titolo per fare la B e deve ambire a quello. La Figc non potrà aprire uno scenario di Lega Pro in sovrannumero e i nostri club sono molto fermi su questo punto. L’organico è pieno e non ci sono deroghe per un caso particolare».
Il caso del Lecco sconfina quantomeno nel paradossale, e di paradossale c’è anche che pure gli altri tre club neo-promossi debbano disputare la serie B in impianti lontani (la Feralpisalò a Piacenza dopo il no del Brescia, il Catanzaro a Lecce e la Reggiana a Reggio Emilia sì ma nello stadio che è di proprietà del Sassuolo e, come scritto, paradossale pure la situazione del Perugia): il Lecco neo-promosso in serie B in caso di bocciatura sarebbe costretto a ripartire praticamente da zero, forse dalla D se non dall’Eccellenza pur avendo assolto a tutti gli adempimenti economico-finanziari. Sarebbe salvaguardato il merito sportivo? E ancora: la Lega Pro esprimerebbe nel caso solo tre promozioni e nel caso di specie perderebbe 900mila euro di mutualità. Un bel danno. A supporto della documentazione del Lecco ci sarebbe una pec inviata alla Lega B con la quale si chiedeva un differimento di alcuni adempimenti, visto che in 48 ore risultava difficile riuscire ad assolverli tutti e la circostanza che la Lega B non abbia mai risposto a quella pec. E ancora: nella ricerca affannosa e affannata di uno stadio, il Lecco si sarebbe visto tenere in sospeso e poi congedato senza risposte dal Monza mentre la richiesta fatta a Padova per l’Euganeo avrebbe trovato positiva risposta solo il 21, perché prima il Prefetto di Padova pare non avesse potuto disporre. La domanda completata il 23 giugno, dopo il via libera del Comune di Padova che aveva rilasciato il documento di congruità previsto dalle leggi sulla sicurezza. Cosa succederà, come sarà valutato questo ritardo? I termini sono perentori, entro il 20 giugno il Lecco doveva dimostrare la disponibilità di un impianto a norma: le retrocesse cosa faranno se il ricorso del Lecco dovesse essere accolto? Alle domande se ne aggiungono altre, accompagnate da uno spiffero che praticamente a ore alterne soffia sul sì e sul no al ricorso lecchese: visto che la decisione finale spetterà al voto dei consiglieri federali, cosa voterà il presidente della Lega B Balata? E come voterà il presidente della Lega Pro Marani (e i due consiglieri di C)? Entrambi nelle dichiarazioni di questi giorni hanno lasciato intendere il proprio parere. E come voteranno i quattro consiglieri federali in quota all’associazione italiana calciatori? Un no manderebbe a casa un’intera squadra, lo stesso pensiero potrebbero farlo i due rappresentanti della categoria allenatori. Brescia e Perugia ovviamente mantengono gli occhi aperti, pronti al ricorso: i termini sono perentori e non ammettono deroghe o sanatorie (il Perugia però deve avere idoneità del Curi).
Il caso Reggina. Ben più intricata è la vicenda della Reggina, club che già nel corso della stagione era stato oggetto di una sollevazione da parte di altri club di B (leggi qui e qui) e che in corso di campionato ha ricevuto due condanne di penalizzazione (7 punti poi ridotti a 5). «Il caso Reggina va in direzione opposta rispetto all’equa competizione», aveva tuonato il ministro dello Sport Andrea Abodi il 13 giugno, il giorno dopo cioè l’avvenuta omologazione del tribunale di Reggio Calabria alla domanda di ristrutturazione del debito presentata dal club amaranto a dicembre 2022 (in attesa del giudizio il club nel corso della stagione sportiva, a differenza degli altri club cadetti, non aveva assolto agli adempimenti tributari e previdenziali difendendosi così: è il tribunale che ci impedisce di farlo) e grazie alla quale ad esempio ha ottenuto un mega stralcio della cartella esattoriale. Dei quasi 14 milioni di euro che doveva al Fisco deve pagarne appena 750mila euro, il 5% cioè del debito verso l’Erario. Qui s’innesta un primo punto di scontro. Per la Covisoc le Noif, i comunicati federali e pure le modifiche aggiunte recependo il dettato del codice di ristrutturazione delle crisi d’impresa, parlano chiaro: i 750mila euro andavano versati entro il 20 giugno. La Reggina invece si fa forte di quanto scritto nella sentenza di omologa (datata 12 giugno) con la quale i giudici del tribunale di Reggio Calabria stabiliscono che il versamento vada effettuato entro il 12 luglio. Entro il 12 luglio, ciò significa però che la Reggina avrebbe potuto pagare anche il 20 giugno. Perché non lo ha fatto? Perché ha deciso di rischiare, perché non mettersi al riparo da ricorsi, rischi e rilievi versando una cifra – i 750 mila euro – di certo assai inferiore alla somma (oltre 5 milioni) versata prima del 20 giugno per sistemare le pendenze con i tesserati e altri debitori? Non solo.
Il 21 giugno l’intero cda (a partire dal presidente, l’ex arbitro e questore Marcello Cardona) del club amaranto rassegnava improvvisamente le dimissioni mentre il presidente Saladini lasciava intendere come fosse in trattativa (avanzata) per la cessione delle quote e che questo inghippo aveva messo a rischio la cessione della Reggina. Un altro punto della disputa tra organismo federale e club amaranto è sulla definitività della sentenza e dunque sulla possibilità che possa essere sospesa da eventuali ricorsi. La sentenza di omologa è stata data, dunque è previsto il pagamento della somma, entro il 12 di luglio. Ma qui sovviene una domanda: chi avrebbe i titoli per ricorrere? L’Erario o un altro club calcistico? Il debito in questione è nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate ha aderito al giudizio, quindi ha accettato l’omologa. Il Brescia, prima dell’omologa, aveva presentato un esposto. I giudici del tribunale non avevano potuto considerarlo tale, catalogandolo invece come un’opposizione. Opposizione però intervenuta fuori tempo massimo. Il Brescia adesso potrebbe opporsi all’omologa, o potrebbe farlo solo nel caso in cui la Reggina fosse ammessa in serie B? Domande che restano penzolanti, mentre la situazione del club calabrese è sempre più precaria, dubbi e sospetti che da tempo albergavano nella tifoseria sono diventati tali anche per le istituzioni cittadine e le forze politiche, a partire dal sindaco facente funzioni.
A proposito del comunicato federale dell’aprile 2023 col quale la Figc si fa forza della perentorietà dei termini, la Reggina lo contesta perché – scrive – la richiesta di omologa era precedente (dicembre 2022) e dunque non si potrebbe azionare la retroattività. Alla situazione nebulosa si aggiungono le contestazioni sommarie formulate nella lettera di bocciatura inviata dalla Covisoc. Nella quale, si legge: “Si premette che codesta società ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti e contestuale transazione dei debiti tributari e previdenziali ai sensi delle previsioni contenute nel D. lgs. 14 del 12 gennaio 2019. Tale accordo ha formato oggetto di domanda di omologazione su cui il tribunale di Reggio Calabria si è espresso in senso favorevole con sentenza pubblicata il 12 giugno 2023. Ciò posto, per quanto emerso in istruttoria, allo spiccare del termine perentorio prescritto dalla disciplina di riferimento (vale a dire il 20 giugno 2023), codesta società non ha adempiuto all’obbligo di versamento dei debiti tributari e dei debiti previdenziali di competenza fin al 31 dicembre 2022, nella misura stabilita dalla citata sentenza la quale, peraltro, almeno allo stato, non risulta ancora definitiva essendo pendenti i termini per proporre reclamo”. Alla lettera della Covisoc la Reggina, come scritto in avvio di articolo, risposto duramente contestando la forma e il contenuto dei generici e lacunosi rilievi: e almeno su questo non le si può dar torto. Le contestazioni sono generiche, come la Reggina potrebbe rispondere punto su punto se la Covisoc non entra nel merito delle questioni?
Alcuni passaggi delle 22 pagine di ricorso. “La missiva della Covisoc, priva di contenuto decisorio, è comunque illegittima, non motivata, carente in fatto e in diritto e addirittura contraria a quanto stabilito da una sentenza emessa da un Tribunale della Repubblica e pertanto se ne deve proporre integrale impugnativa… La Commissione assume, quale unico motivo per disapplicare la sentenza, una sua presunta non definitività ignorando quindi chiare disposizioni di legge in ordine alla esecutività delle sentenze di primo grado.. La Covisoc, avrebbe dovuto, in linea di coerenza con la Federazione a cui appartiene, prendere atto che la sentenza di omologa dell’accordo di ristrutturazione avesse posticipato i pagamenti al 12 Luglio e quindi esprimere il parere positivo al rilascio della licenza nazionale… E invece avviene l’imponderabile. In perfetta contraddizione la stessa Covisoc, pur dando atto dell’esistenza della sentenza di omologa, nega la licenza sotto due profili che si debbono analizzare (e censurare fermamente): la non esecutività della sentenza di omologa del Tribunale di Reggio Calabria; la possibilità che la sentenza sia oggetto di opposizione e quindi non sarebbe definitiva. Francamente le due censure sono palesemente infondate e insostenibili…La sentenza 12/2023 del Tribunale di Reggio Calabria è inopponibile e definitiva”.
Tante parole e contestazioni. Il punto alla fine però resta uno soltanto, riporta all’eterna disputa tra ordinamento sportivo e ordinamento statale: il caso del Chievo è ancora freschissimo, e della scorsa estate è anche quello del Campobasso. Per entrambi è prevalso l’ordinamento della giustizia sportiva che rivendica la propria autonomia, normativa e decisionale: se la Reggina ottenesse il via libera certo si aprirebbero una serie di questioni delicatissime. Il pensiero della Lega B era stato espresso qualche giorno fa da una nota. «Fin da subito abbiamo evidenziato presso gli organi competenti la difficile armonizzazione di alcune disposizioni sulla crisi d’impresa rispetto alla specificità dell’ordinamento sportivo, il cui fine ultimo è quello sempre di garantire il rispetto dell’equa competizione salvaguardando tutte quelle realtà che onorano gli impegni previsti dalle norme federali. Balata, come peraltro ha sempre fatto dal suo arrivo intende proseguire nell’impegno per assicurare il principio del merito sportivo, stigmatizzando comportamenti che arrechino grave danno al movimento della serie B e alle società associate che hanno rispettato le regole e norme federali». E Gravina, sabato scorso da Potenza: «La giustizia sportiva della Figc con la riforma 2019 ha inserito la perentorietà dei termini. Non solo. Ha individuato tempi molto ristretti che nel rispetto dell’esercizio del diritto di difesa consentono una definizione rapida dei giudizi. I problemi dunque non sono da ricercarsi nella giustizia federale. Anzi, forse per una volta è proprio il legislatore statale che dovrebbe guardare con più attenzione ad alcuni cardini del giudizio sportivo. E la tempestività è di certo uno di essi». Quarantotto ore e arriverà il responso su Lecco e Reggina. Pu se la vicenda, comunque vada, è destinata a durare ancora. Almeno fino a fine agosto.