Il presidente del Coni Giovanni Malagò tutto preso dallo “Jumping European Championship” che si tiene a Milano; dal magnifico salto dei cavalli al tuffo sull’inciampo dei due telecronisti Rai (frasi sessiste, sconce e sgradevoli nel corso di una diretta sui Mondiali di nuoto) il passo è stato breve ma intenso: «Il provvedimento della Rai è stato giusto.. ma diciamo che i due telecronisti sono stati superficiali e sfortunati, le frasi pronunciate in un fuori onda». Il ministro dello Sport Andrea Abodi invece sempre più accalorato nel districarsi in quel groviglio nel quale s’è cacciato quando ha deciso di mettere mano a Sport e Salute senza dover scontentare e anzi, il compagno di circolo (e calcetto) Aniene, Malagò: sono passati quattro mesi e ancora non si vede la luce nella partecipata di governo mentre il braccio di ferro col ministro Giorgetti continua e la premier Meloni ha intimato che se continua così ci mette mano lei. Il presidente della Figc Gabriele Gravina, soddisfatto della legge contro la pirateria dei diritti tv e raggiante per il successo continentale dell’under 19, intanto si prepara al convegno di sabato sera organizzato da “L’Espresso” al fresco dell’aria di montagna di Rivisondoli, invitato dal presidente della Salernitana (ed editore de L’Espresso) Danilo Iervolino: sul palco in piazza Garibaldi parlerà del “Calcio di domani”: sicuramente ne verranno fuori idee rivoluzionarie e decisive in compagnia del 78enne presidente della Fip Gianni Petrucci che mentre consuma il suo ultimo anno del decennale mandato federale è appena entrato (e retribuito) nel cda della Salernitana. Chissà se sul tema de “Il calcio di domani” verrà fuori qualcosa sul calcio italiano di oggi.
Perché nessuno, ma proprio nessuno, nello sport (e nel governo, e tra i media) italiano che dica una parola, che elabori una frase – che magari faccia mea culpa o che persino vada all’attacco – sul pasticcio di questi giorni, sul congelamento dei campionati di serie B, Lega Pro e serie D che sarebbero dovuti partire, nell’ordine, il 17 agosto, il 26 agosto, il 3 settembre (ma poi per la Coppa Italia maggiore, prevista nella prima settimana di agosto, come si farà? In calendario ad esempio ci sarebbe Lecco-Crotone, ma se il Lecco è stato escluso dalla B dal Collegio di Garanzia pur se resta ancora nel calendario del campionato diramato dalla Lega B…). Forse i dirigenti dello sport e del calcio italiano avranno pensato che tutto è normale, in fondo questi sono campionati minori, non danno vetrina, non danno soldi, ma mica ne vale tanto la pena: ma sì, in fondo ad agosto è meglio farsi una bella e lunga vacanza. E poi con questo caldo che opprime non si riesce nemmeno a pensare.. In vacanza e senza idee da anni è il sistema sportivo e calcistico italiano, nessuno però che prenda mai lo straccio di un’iniziativa, nessuno che ipotizzi almeno formalmente l’idea del commissariamento, nemmeno davanti a quest’ennesimo esilarante, imbarazzante, pasticcio.
Ad esempio, si potrebbe ipotizzare il commissariamento della Figc. Ma potrebbe mai farlo – ne avrebbe certo i poteri – Malagò? Ma potrebbe mai avanzarlo – eppure sì che potrebbe farlo – il ministro Abodi? E potrebbe per dire mai fare un passo indietro Gravina? E il ventriloquo a giorni alterni (di Malagò), Petrucci che da cinquant’anni è uno dei simboli di questo sistema: non se n’è ancora andato Franco Carraro, perché proprio lui? Niente, non si muove foglia. Un silenzio assordante. Un silenzio imbarazzante. Meglio pensare al calcio di domani. Oggi non è mica giorno…
Eppure, per entrare nel caso specifico del pastrocchio sulla serie B cui si lega l’impasse della Lega Pro e della D e che vede coinvolte almeno 14 società (15, se l’Alcione di Milano non si fosse fatto indietro), 14 città, 14 tifoserie e almeno 300 tesserati, persino la Figc ha ammesso di aver compiuto un errore. In questo triste spaccato, viva almeno l’onestà intellettuale del responsabile dell’ufficio giuridico Figc e braccio destro di Gravina, l’avvocato Giancarlo Viglione. «Il Lecco ha meritato la promozione sul campo. La Figc ha sbagliato: quando la Lega Pro ha cambiato il calendario, il 27 aprile, avrebbe dovuto modificare il termine per l’iscrizione della vincitrice dei playoff. Tra l’altro il Lecco aveva presentato istanza di proroga, senza risposte. L’errore commesso non può abbattersi sul Lecco, laddove i 9 giorni erano stati rispettati». Nemmeno di fronte a quest’ammissione qualcosa è cambiato. Anzi. Il quadro si arricchisce, ora dopo ora, di storture e cavilli, di maldestri e disperati tentativi. Nessuno che pronunci una parola, che prenda un’iniziativa, che si assuma una responsabilità.
Nel silenzio ad esempio resta avvolto anche il presidente della Lega B, l’avvocato sardo-romano Mauro Balata. Tre giorni fa la sua ultima uscita pubblica, sorridente alla festa per i 50 anni del Cittadella. Sul sito ufficiale della Lega B l’ultima comunicazione ufficiale riporta invece della soddisfazione per l’approvazione in Senato della legge sulla pirateria televisiva. Niente altro, il consiglio direttivo convocato quasi come fosse una riunione carbonara: da sottolineare come la composizione del consiglio vada aggiornata perché ci sono ancora consiglieri che non fanno più parte della B, ad esempio Vigorito (Benevento) e Zangrillo (Genoa). Il consiglio direttivo – come quello di Lega Pro – che dovrebbe valutare le domande di riammissione e di ripescaggio – per poi girarle alle Commissioni preposte, prima tra tutte quella dei Criteri Infrastrutturali. Mentre le Leghe devono anche verificare la bontà dei versamenti (fideiussioni e assegni circolari) la riunione della Commissione infrastrutturale deve invece verificare l’idoneità degli impianti rispetto a quanto previsto dalle norme.
La Commissione si riunirà il 21, mentre per domani sono attese le motivazioni del Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni che con le sue decisioni ha provocato un altro sconquasso, dando un bel ceffone alla federazione sulla vicenda Lecco: senza le motivazioni i club (e la Figc) non possono metter mano ai ricorsi. Le valutazioni e i pareri delle Leghe e della Commissione sulle domande dei club saranno poi valutate nel consiglio federale che dovrà stilare la graduatoria per riammissioni e ripescaggi: una specie di girone dantesco, visto che i club interessati sono almeno 14. Il consiglio in via Allegri era stato fissato per il 28 luglio, però ecco che almeno qui Gravina ha dato un segno di vita spedendo un laconico telegramma: la riunione è stata anticipata di quattro giorni e fissata dunque per il 24. Inciso: la decisione sarà stata presa per dare l’impressione di fare qualcosa, perché l’anticipo di quattro giorni a nulla serve in realtà, visto che nessuna decisione potrà essere presa prima del 29 agosto quando al Consiglio di Stato terminerà l’iter dei ricorsi davanti alla giustizia amministrativa (il 2 agosto c’è il Tar).
Bocciate, escluse, sospese, in attesa: ecco l’elenco di tutti i club coinvolti, destini che si legano l’uno agli altri, come in un domino. Lecco, Reggina, Brescia, Perugia, Spal, Benevento (per la serie B, in piedi ci sarebbe anche il Foggia) e poi Siena, Mantova, Fano, Piacenza, Atalanta under 23, Casertana e Gelbison i cui destini si legano a quelli del giudizio sulla serie B e che inevitabilmente incideranno sulla composizione dei gironi di Lega Pro e serie D. Intanto, come previsto (leggi qui la puntata di ieri, quella del 5 luglio è qui), a partire da Perugia, Spal, Benevento e Foggia (il Brescia aveva già presentato istanza), tutti i club interessati a riammissioni oppure ripescaggi hanno presentato la documentazione necessaria, accompagnata da fideiussioni, assegni, autocertificazioni sugli impianti di gioco. Ed è proprio qui, sui campi, che si gioca la vera partita.
Fare piena luce. È l’abituale frase che si ascolta in occasione di un evento di nera, di un provvedimento politico o di un disastro. La invocano tutti, fare piena luce. Mai come stavolta l’invito andrebbe urlato e ripetuto anche per questa vicenda calcistica legata al pasticcio pallonaro tricolore, magari le terze interessate farebbero bene a spalancare gli occhi. Fare piena luce. Già. Prendiamo il caso del Perugia, il cui ricorso è stato accolto dal Collegio di Garanzia ai danni del Lecco (invece ammesso dalla Figc) perché il club lombardo in tempo utile non aveva documentato la disponibilità di un impianto alternativo in attesa dei lavori al proprio. Però anche il Perugia non aveva il proprio impianto (il Curi) in regola secondo i parametri richiesti dalla serie B nel termine perentorio e per questo aveva indicato lo stadio Vigorito di Benevento (curiosamente a fine stagione la partita finale di campionato Perugia-Benevento era finita sotto inchiesta per illecito sportivo, indagine poi archiviata dal procuratore federale Chinè) come momentanea soluzione in attesa che partissero i lavori al Curi.
Poca cura o forse disattenzione, o forse una distrazione: fatto sta che quel comunicato, il 191/A dell’1 giugno (“Le società, per conseguire la riammissione al campionato di serie B 2023/2024, dovranno ottenere la licenza nazionale relativa al medesimo campionato. Non saranno ammesse deroghe sui Criteri Infrastrutturali fissati dalle Licenze Nazionali per la predetta stagione sportiva”) è rigoroso e invalicabile. Secondo i parametri minimi prescritti per l’iscrizione in B un impianto di illuminazione deve avere la potenza di 1200 lux. Il Perugia, in fase di presentazione della domanda a giugno per la Lega Pro aveva autocertificato una potenza di 800 lux che garantisce il lasciapassare ma per la Lega Pro. Dal 20 giugno al 18 luglio tutto fermo: poi ieri, dopo l’improvvisa svolta dettata dalla decisione del Collegio di Garanzia, ecco che lo spiraglio di luce ha messo in agitazione il club. Come fare per risolvere il problema?
Gravina, da Roma, aveva appena tuonato: non se ne parla neppure di domanda con stadio in deroga. In fondo, se la perentorietà dei termini è stata così rigorosamente applicata per il Lecco, non vi può essere deroga per nessuno. E così il presidente umbro Santopadre ha cominciato a pensare a una soluzione in extremis. Prima pare si sia anche valutata l’opportunità di prelevare dei led dal Castellani di Empoli: una voce circolata ma priva di fondamento. Poi s’è deciso, di concerto con l’amministrazione comunale, di accelerare per l’acquisto della potenza di luce necessaria per passare dalle 800 ai 1200 lux. Mica facile? A parte l’esborso economico (la stima di costo per questi impianti è di circa 150mila euro), bisogna(va) trovare soprattutto le luci giuste, farle arrivare e farle montare in tempo, tutto in nemmeno 24 ore. Possibile riuscirci se nulla era successo dal 20 giugno al 17 luglio? Un’impresa davvero disperata, cui poi far seguire la necessaria autocertificazione dell’avvenuto adeguamento di potenza (o magari testimoniare dell’acquisto previa installazione in un tot di giorni) da sottoporre alla firma di un’autorità (di un ingegnere, di un tecnico dell’ufficio comunale, di un esperto, di un ispettore della Lega B) per poi girarla alla Lega di B che ha il compito di esaminarla prima di inviarla alla Commissione infrastrutture che deve dare il parere finale. Da notare che tutta questa fase avviene senza un controllo sul posto. Da Perugia hanno fatto filtrare che nella giornata di ieri ci sia stato il potenziamento e il controllo di due torri faro: chi ha fatto il controllo, chi ha firmato la certificazione? Domande che la Lega B, la Commissione infrastrutture e magari le terze interessate (il Lecco, la Spal, il Benevento, il Foggia) potrebbero porsi e porre, anche perché ieri in tarda serata circolava proprio dall’Umbria l’indiscrezione che un ingegnere, a cui era stato chiesto di firmare, si fosse rifiutato di farlo. Magari è solo una voce velenosa, oppure no. Meglio controllare, verificare, esaminare. Magari si potrebbe chiedere anche l’esibizione della fattura. Domani l’ex arbitro, l’ingegnere Carlo Longhi sarà a Perugia per i controlli all’impianto di illuminazione, accompagnato dal segretario facente funzioni della Lega B, Busala. Il nodo resta sempre lo stesso: il Curi era in regola il 18 luglio?
Del resto sulla perentorietà dei termini il Perugia ha costruito la sua battaglia nel ricorso, poi vinto al Coni, sul Lecco che invece era stato ammesso dal consiglio Figc il 7 luglio per una «ingiustificabile dilazione interpretativa del termine perentorio da parte della Figc» secondo l’avvocato degli umbri, Giani. Intanto, mentre il presidente del Lecco Di Nunno tuona, «il Perugia con i guai che ha avuto si mette a fare i ricorsi, è una vergogna. La verità è che vogliono andare in B per vendere meglio la società, non piaccio ai poteri forti, vogliono farmi fuori» e la società lombarda prepara il ricorso, ecco che tutti i club coinvolti, coinvolti in una sorta di tutti contro tutti, si preparano ad esporre le proprie tesi. È un gioco a incastri. Il Lecco punta sui pochi giorni (2) a disposizione per la pratica stadio, sul fatto che il Prefetto di Padova fosse assente nel giorno della firma, sul fatto che non ci sia stato slittamento dei termini visto lo slittamento dei playoff, sulla mancata risposta alla pec inviata alla Lega B. La Reggina punta sui termini fissati dal tribunale di Reggio Calabria per il versamento dello stralcio (da 12 milioni a 750mila euro) dei debiti verso l’Erario: per la Figc doveva versare entro il 20 giugno, per il Tribunale entro il 12 luglio. Davanti al Tar esporrà la tesi della prevalenza del diritto ordinario, la giustizia sportiva ribadirà la propria autonomia. Il Brescia s’ è già portato avanti, è convinto di strappare il posto alla Reggina e in subordine al Lecco. Il Perugia punta al posto del Lecco, ma per la riammissione ieri ha presentato domanda versando anche la fideiussione di 800mila euro anche la Spal: lo ha fatto anche il Benevento ma poiché la Spal è davanti di un posto nella graduatoria finale le speranze di Vigorito sono già andate a farsi benedire, a meno che anche la domanda della Spal non sia incompleta. Al posto mira anche il Foggia che però deve superare lo scoglio dello statuto che prevede in caso di vacanza di organico la riammissione. Il club dauno, che è in C, per la domanda in B ha dovuto versare una fideiussione di 800mila euro, un’integrativa di 1 milione e un assegno circolare di un milione come contributo straordinario. Ma le scelte che riguardano la composizione della B a cascata interessano (e paralizzano) anche la serie C e la serie D.
Tutto fermo, tutto bloccato, persino il mercato di questi club che non sanno in quale categoria dovranno giocare: la risposta finale arriverà il 30 agosto, due giorni prima della chiusura delle liste. Alla faccia della regolarità dei campionati.
A proposito di domande, di Lega Pro e serie D. La catena è complicata da spiegare. Si balla tra riammissioni e ripescaggi. Detto che se Lecco e Reggina fossero escluse dalla B dovrebbero ripartire dai Dilettanti, ecco come i vuoti potrebbero essere riempiti. In Lega Pro il Pordenone non ha presentato domanda, al suo posto è certo il ritorno del Mantova. Il Siena che chiede la D è praticamente spacciato per la Lega Pro: al suo posto da regolamento c’è l’Atalanta under 23. Perché nella graduatoria il primo posto spetta alle seconde squadre di A, il secondo a una squadra di D e il terzo (se c’è posto) ad una retrocessa. Ora non ha presentato domanda in Lega Pro l’Alcione che ne aveva diritto: non ha ottenuto l’agibilità di uno stadio, l’Arena di Milano non ritenuto a norma. Al suo posto ci dovrebbe essere il Fano ma qui il condizionale è d’obbligo: nella domanda presentata ieri mancano le liberatorie autenticate dei calciatori (chi viene dalla D deve osservare questa procedura), ci sono cioè le liberatorie ma non sono state autenticate. Se non passasse il Fano il posto dovrebbe essere preso dalla Casertana. Il terzo posto eventuale spetterebbe al Piacenza, come retrocessa: se non ce la facesse, spazio alla Gelbison. Un bel rompicapo, no? Chi fa la B, chi la Lega Pro, chi la D e chi niente? È il rompicapo che il sistema calcistico italiano ha deciso di regalarsi andandosene beatamente in vacanza, regalandolo agli italiani come un passatempo per ammazzare caldo, tempo e noia. E non volete nemmeno ringraziarli? Ingrati.