«Appena uscito dal terreno di gioco mi misi a piangere di fronte alle telecamere, pensando ai miei problemi legati ai debiti delle scommesse». Una frase come un punto. L’ultimo punto della confessione, l’ultima curva prima di rivedere l’inizio di un rettilineo, l’ultima frase per chiudere due anni d’inferno, paure e tremori. È l’ultima frase che Nicolò Fagioli pronuncia davanti al procuratore capo Figc Giuseppe Chinè nel corso dell’interrogatorio del 28 settembre.
Assistito dagli avvocati milanesi Armando Simbari e Luca Ferrari, il ventiduenne centrocampista della Juventus ha appena finito di mettere a nudo le proprie debolezze, quel ragazzo atletico e giovane ha appena finito di confessare come quel vizio («giocavo di tutto, davanti alla tv soprattutto sulle partite live, giocavo sempre di più per provare a pagare i debiti, puntavo sulla vittoria di una squadra e/o sull’under o over») l’ha trasformato in una foglia tremante, scossa e in balia, altro che mediano di belle speranze che dopo la nazionale under 21 e le partite da titolare nella Juventus poteva ambire anche alla nazionale maggiore. E allora il 28 settembre ricorda quel pianto sul campo come fosse una liberazione, e quel pianto lo colloca in un contesto e con una data precisa. Quattro mesi prima. Al 16 aprile 2023, alla partita Sassuolo-Juventus. «Il periodo più brutto lo passai a marzo/aprile 2023 quando ero talmente stressato e impaurito che durante la partita Sassuolo-Juventus feci un errore tecnico e fui sostituito. Appena uscito dal terreno di gioco mi misi a piangere di fronte alle telecamere, pensando ai miei problemi legati ai debiti delle scommesse».
Già, i debiti da gioco. I debiti accumulati, legati a quelle puntate sempre più compulsive, diventati una montagna. Impossibile da scalare. Impossibile da saldarli, quei debiti. A fare il conto si sfiorano i tre milioni di euro. Il conto dettagliato lo rende lui stesso, quel giorno. Il 28 settembre 2023 davanti agli inquirenti della Federcalcio, un mese dopo la richiesta di audizione inviata dai suoi legali in via Campania a Roma, all’ufficio della Procura Federcalcio. A fine settembre Nicolò Fagioli rivela come, quando e perché quel demone del gioco l’ha preso, l’ha avvolto, l’ha divorato. Ripete il percorso e deve essere una liberazione, grande solo quanto il dolore di dover ritornare a quei momenti. L’ha già fatto davanti al pubblico ministero della Procura della Repubblica di Torino Manuela Pedotta che l’ha interrogato a giugno. Il suo nome sul registro degli indagati il 31 luglio, due mesi prima agenti la polizia giudiziaria gli aveva sequestrato un iphone. Eppure tutto era rimasto avvolto nel silenzio. Almeno fin quando si è potuto. Poi, la valanga.
Come l’importo di quei debiti. Quasi tre milioni di debiti, appena 17mila nei confronti di un’agenzia di scommesse abilitata di Pordenone e il resto, praticamente l’intera montagna di debiti (un paio di conti in rosso per oltre un milione di euro a testa) nei confronti di agenzie on-line illegali.
Perché ha iniziato a giocare? Il 28 settembre la domanda secca rimbalza nel vuoto della stanza. La risposta arriva, disarmante e definitiva. «Per provare l’ebbrezza della scommessa, per vincere la noia. Con il passare del tempo divenne per me una vera ossessione. Aumentando il mio debito e ricevendo pesanti minacce fisiche, del tipo “Ti spezzo le gambe”, la notte giocavo solo per tentare di recuperare il mio debito». A giocare, anzi a scommettere e puntare, Nicolò Fagioli rivela di aver iniziato nel 2021, a Tirrenia nel ritiro della nazionale under 21. Un altro azzurro, dice, gli aveva consigliato di farlo. Quell’azzurro è Sandro Tonali (il centrocampista del Newcastle ieri a Torino è stato interrogato in Procura, anche nella doppia audizione federale con Chinè avrebbe ammesso di aver puntato anche sul Milan ma solo quando non era in campo, se fosse così oltre all’articolo 24 e all’articolo 4 potrebbe essere accusato anche di violazione dell’articolo 30 del codice di giustizia sportiva e l’iniziale sanzione poi da “scontare” sarebbe quindi da 4 anni e oltre). «Fu il mio amico stretto Tonali a suggerirmi di giocare su un sito illegale. Mi capitò di vederlo giocare e gli chiesi cosa stesse facendo. Mi disse che avrei potuto giocare perché non c’erano tracce delle scommesse. Non so se Tonali scommetteva sul calcio o su altri sport, e non so se aveva debiti. Posso solo dire che nell’ambiente ho sentito dire che aveva molti debiti di gioco».
Fagioli comincia puntando sul tennis e poi, come in un crescendo senza fine, inizia a giocare sul pallone. Quasi sempre live. Sulle partite di serie A ma poi anche di serie B e Lega Pro. E poi sul campionato inglese, spagnolo, turco. Per provare a recuperare, perché pure se una “bolletta” era vincente non sarebbe mai stata incassata: serviva a coprire una parte, una piccolissima parte, di quel debito sempre più montante e assillante. E poi puntate su partite di Champions («scommettevo sul numero di gol», ad esempio Porto-Atletico Madrid) come di campionato (ad esempio Torino-Milan del 30 ottobre 2022, puntata live sull’x2 persa però perché alla fine avrebbe vinto il Torino), mai però della Cremonese quando giocava nella Cremonese e mai della Juventus quando giocava nella Juventus. E mai, dice lui, puntate su cartellini (ammonizioni, espulsioni) e falli perché, come aveva detto anche al pm di Torino, «mi era stato proposto ma non ho mai accettato, perché contrario alla mia etica e perché sarei stato scoperto, esistono controlli e segnalazioni su certi picchi di determinate scommesse»; agli inquirenti della Federcalcio rivela anche di non aver scommesso mai né sul risultato esatto di una partita e nemmeno sui marcatori.
Una discesa agli inferi (a settembre del 2022 pare già fosse sotto di 250mila euro) di cui aveva informato la mamma (che a un certo punto prende il controllo dei conti correnti bancari) e qualche amico. Nessuno del mondo del calcio però, e nessun compagno di club, un vizio del quale non ha mai messo al corrente il proprio club, club (la Juventus, «la Juventus che sin dal periodo delle giovanili ci informava che era vietato per noi tesserati effettuare scommesse sia legali che illegali su partite di calcio», la Juventus che il 13 ottobre dirama un comunicato nel quale precisa che “in merito a quanto riportato da alcuni organi di informazione precisa che non appena ricevuto notizia di un possibile coinvolgimento di Fagioli sul tema delle scommesse ha immediatamente e tempestivamente preso contatto con la Procura federale Figc”).
A qualche calciatore però (Gatti della Juve, e poi a Dragusin ora al Genoa) ha chiesto e ottenuto dei prestiti, somme ingenti che Fagioli ha poi impiegato per comprare (attraverso bonifici) degli orologi pregiati in una gioielleria milanese, lì dove i creditori dei siti illegali, sempre più in pressing, passavano a ritirarli come acconto di quelle somme, sempre più ingenti, che il calciatore bianconero doveva loro.
Stretto, sempre più stretto e schiacciato, da questa dipendenza. Tanto da giocare in maniera così compulsiva da non ricordare nemmeno più su quante e quali partite scommetteva ogni giorno, ogni giorno a scommettere per cercare di ripagare quel debito che invece ogni giorno aumentava. Debiti non ripagati per i quali alla Procura della Repubblica ha dichiarato di aver ricevuto minacce, debiti che dichiara di non voler onorare adesso, mentre si impegna a restituire i soldi avuti in prestito dai due calciatori. Ha detto di aver smesso di scommettere da maggio. Un vizio che aveva già provato a curare prima, e che adesso s’impegna a curare davvero: ha già iniziato da un mese le sedute da uno specialista, il professore Paolo Jarre che al procuratore Chinè ha fornito la valutazione del ludopatico ventiduenne Nicolò Fagioli. Affetto da un disturbo di elevata intensità e con forte impulsività. Una condizione non più sostenibile, una condizione di stress per Fagioli, uno stress «nel quale vivevo ogni secondo, determinato dai debiti per i quali giocavo sempre di più nella speranza di ripagarli».
Una via senza uscite, se non quello dell’auto-denuncia e della collaborazione, dopo che la Procura della Repubblica di Torino l’aveva iscritto nel registro degli indagati. Il 29 agosto i legali chiedono un’audizione a Chinè, Chinè il 5 settembre riceve le carte dalla procura torinese, il 28 settembre Fagioli depone davanti agli inquirenti Figc. Che nel fascicolo di chiusura indagini l’accusano di aver violato l’articolo 4 comma 1 del codice di giustizia sportiva (“lealtà, probità etc. etc.”) e dell’articolo 24 (comma 1 e 3) che vieta ai tesserati di giocare su partite organizzate dalla Figc, dalla Uefa e dalla Fifa, “per aver effettuato scommesse su piattaforme legali e illegali dalla stagione 2021/22 fino a maggio 2023”. I legali di Fagioli avanzano la richiesta di patteggiamento pre-deferimento ex art 126, nel pomeriggio del 17 ottobre la Procura Figc rende noto di aver accolto la richiesta di patteggiamento, dopo il parere positivo della Procura Generale dello Sport presso il Coni guidata dal prefetto Taucer e quello del presidente della Figc Gravina che, come prescrive il codice di giustizia sportiva, deve dare il via libera a questo tipo di accordi. Del resto il sistema calcistico ha già trovato la parola d’ordine con la quale archiviare quest’altra ciclica bufera sul calcio-scommesse, ha già disegnato il recinto dentro cui confinarla (leggi qui). «Questi ragazzi sono dei figli, non possono diventare carne da macello. La ludopatia è una piaga sociale, non un problema del calcio», ha ridetto il presidente federale ieri a Londra, prima della sfida della Nazionale. Che perderà tra un po’, e chissà per quanto, anche Tonali, il giocatore protagonista del trasferimento all’estero più costoso di sempre per un calciatore italiano.
La sanzione di Fagioli che inizialmente scende dal minimo di 36 mesi più multa di 25mila euro a 18 mesi più 12.500 euro, poi ridotta di altri sei mesi per le attenuanti (“fattiva collaborazione del tesserato”), e infine infiocchettata a 12 mesi (più multa) di cui però 5 commutati in “prescrizioni alternative”. E cioè “la partecipazione di Fagioli a un piano terapeutico di almeno sei mesi finalizzato alla cura della ludopatia, e la partecipazione di Fagioli a un ciclo di almeno 10 incontri pubblici presso associazioni dilettantistiche e/o centri del settore giovanile e scolastico e/o centri di recupero dalle ludopatie, su indicazioni della Figc o del club per cui è tesserato”.
Da trentasei a sette mesi di squalifica per aver scommesso – per due anni, almeno così risulta dalle carte e dalle confessioni – in maniera compulsiva su siti legali e illegali. A metà maggio 2024 Fagioli potrà essere di nuovo in campo, resterebbero da giocare ancora due gare di serie A. Finalmente libero da squalifica, finalmente (ci si augura) liberato da quel demone ludopatico. Una preghiera al cielo non guasterebbe. Sette mesi di stop: per una distorsione al ginocchio in fondo si impiega più tempo…