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Doro, è l’oro più bello

Coppa del Mondo di biathlon: la rimonta tra viaggi complicati e mille ostacoli
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L’oro di Doro. Hashtag e unione, tutto attaccato che suona più bello: #lorodidoro. Regina. Nel silenzio e in quarantena. L’oro e il sorriso di Dorothea Wierer, quella Coppa del Mondo evaporata al penultimo poligono e invece riacciuffata, dopo la violenta volata sugli sci, all’ultimo tiro sparato da una carabina sulla quale ha scritto col pennarello “vinceremo insieme”, sono il saluto più bello dello sport italiano, costretto a congedarsi in fretta, senza onori e senza squilli nonostante la valanga di successi sulla neve.

Il tributo sportivo più appassionato, come quello della Brignone e della Moioli – sì tutte regine delle nevi e tutte donne, perché le donne, specie quelle di montagna, sono infinite, indomite e indistruttibili – donato all’Italia ed a tutta la sua gente, quella che sta soffrendo, quella che lavora nelle corsie d’ospedale senza mai staccare la spina, quella che non può fermarsi. Dorothea, la bella come una dea Dorothea, amata e venerata in Russia, in Germania, in Francia, in Scandinavia perché lì il biathlon è disciplina nazionale e adesso lo è anche nella sua Italia, soltanto adesso ha potuto fermarsi. Ora che è finalmente tornata a casa.

Dopo un viaggio d’andata tra blocchi e controlli, la vigilia in Scadinavia con il pensiero fisso a casa. S’è finalmente fermata dopo aver corso in un bosco finlandese, obbligata a gareggiare mentre intorno a lei le luci dello sport mondiale si spegnevano; lei, la regina, costretta all’ultima rimonta per non perdere quella Coppa del Mondo vinta l’anno prima e di nuovo in bilico stavolta dopo una stagione massacrante, una coppa praticamente persa dopo la risalita della norvegese Eckhoff e infine ripresa quando ormai era in riserva di energie, fisiche e nervose. “Ci hanno trattato da cavie, non hanno chiesto il parere di noi atlete, per loro vale solo la logica del business; dei controlli e del contagio se ne fregavano”, ha detto dopo aver alzato, bagnata dai fiocchi di neve, le due grandi coppe (la mass start e la generale) di cristallo. Quattro medaglie (due d’oro e due d’argento) a febbraio ai Mondiali, adesso il bis in Coppa del Mondo. In un mese ha dato e s’è presa tutto. E mica questa è stata l’impresa più complicata.

L’impresa è stata ritornare nella sua Italia, quella già prima pazza di lei e ora definitivamente ai suoi piedi: il tacco 12 inseparabile compagno delle serate spensierate, il cerbiatto col vezzo del rimmel anche in gara a far risaltare gli occhi da tigre e il sorriso da pubblicità. Invincibile e inarrivabile in pista e sulle riviste patinate, un fascio di muscoli su un fisico scolpito, icona sportiva e anche sex symbol. In pullman da Kontiolahti a Helsinki, poi in volo su un charter fino a Monaco di Baviera, e poi in pullmino fino a Castello di Fiemme tra controlli, blocchi autostradali, divieti e misurazione della temperatura.
Un viaggio incredibile come incredibile è Dorothea, fin da bambina a caccia di sfide e gare da vincere. Brava a tennis, bravissima a calcio (su un tutorial della Fisi la potete ammirare far gol da metà campo), super con gli sci e adesso quasi infallibile pure al poligono. Magnifica interprete di una disciplina che è come questi giorni variabili, un’altalena di emozioni da cuori forti. Una fuoriclasse adesso beatamente in quarantena, a godersi il riposo tra una tavoletta dell’adorato cioccolato e il sogno, rimandato, di una vacanza al mare. In quarantena, lei che il 3 aprile compirà trent’anni. Il 3 aprile, il giorno che un decreto governativo ha fissato – sarà così? – come fine della quarantena nazionale. Mattarella l’aspetta al Quirinale. Per adesso lei è andata in letargo. Poi, dopo l’estate, Doro tornerà a correre. A sciare, a sparare, mirando all’unico obiettivo non ancora centrato. Le Olimpiadi del 2022. In Cina, lì dove tutte le paure sono cominciate, lì dove potrà finalmente frantumarle – per lei, per noi, per tutti – con la carabina e magari ancora quella scritta: vinceremo insieme.

P. S. scrivo solo perchè qualcosa dovrò pur fare
#losportèunvirusmeraviglioso #lorodidoro #lacarabinadellawierer

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