Si riprenderà? E quando? E come? Le domande rimbalzano una dopo l’altra, senza risposta. Fare previsioni, adesso, sconfinerebbe nella predizione divinatoria. Tutto è diventato velocissimo, un po’ come questo virus che sa mischiare verità e bugie, paure e speranze, che lascia nel limbo, sospesi tra allarmismo e sottovalutazione. E’ un po’ come una partita contro un avversario che cambia le regole a suo piacimento. “Chiudiamo tutto”, “riapriamo”, o magari “a metà” o “un poco”: frasi di appena una settimana fa quando – con Sassuolo-Brescia e Chievo-Cosenza (due rossoblù che s’erano rifiutati di partire e il club a minacciare sanzioni) – finalmente l’emergenza planetaria faceva calare il sipario sul calcio italiano (ma quello europeo sta messo decisamente peggio), un teatrino irrealistico, sempre e solo pieno di interessi personali, strumentali, di pura moneta e bottega.
“Alla fine di ogni tempesta c’è sempre un cielo dorato”: condividere questa strofa del sempre attuale inno del Liverpool significherebbe condividere almeno la speranza che anche il calcio italiano saprà uscire da questa quarantena almeno rinnovato nello spirito, nell’unione, materializzando quel #celafaremo” diventato hashtag nazionale. I primi segnali, invece, lascerebbero poche speranze. Perché dietro parole e immagini di copertina, i padroni del vapore continuano ad azzuffarsi, a contraddirsi: mandano avanti i calciatori come testimonial di slogan e speranze, varano iniziative benefiche e di solidarietà ma nel chiuso delle loro conference-call volano egoismi e stracci (ad esempio Cellino che si rende irreperibile, Preziosi che dà carte all’avvocato, Vigorito, Stirpe e Galliani che minacciano impugnazioni, abbandoni e tribunali davanti a ipotesi di sospensione, congelamenti, cristallizzazioni, etc etc).
Solo finzioni. Un esempio basterebbe e tocca proprio, e non di striscio, la Salernitana. Nell’ultima assemblea della Lega di A (venerdì scorso) Lotito, appoggiato dal collega De Laurentiis, ha ribadito che gli allenamenti dei calciatori non vadano sospesi e che addirittura i calciatori dovrebbero essere portati in ritiro per un maggiore controllo. E così, mentre gli allenamenti della Lazio (come di tutti i club di A e gran parte di B) sono al momento sospesi fino al 21 di marzo, i giocatori dell’altra sua società, la Salernitana, dopo esser stati promossi come testimonial di una bella campagna social di sensibilizzazione (“il coronavirus è una cosa seria, restiamo tutti a casa” hanno detto in un video, ognuno a casa sua) sabato sono stati convocati per un allenamento al Mary Rosy, provocando la ferma presa di posizione dell’Assocalciatori e per fortuna poi il repentino dietrofront granata di ieri sera con l’annullamento delle nuove sedute già programmate.
“Alcuni dirigenti vivono su Marte”, ha detto Tommasi, presidente dell’Assocalciatori. E come dargli torto. Non si sa come e quando si riprenderà (se tutto va bene è realistico l’appuntamento per la serie B agli inizi di maggio a porte chiuse, le squadre dovranno prima riprendere la preparazione in vista di un lungo tour de force e fino al 3 aprile resterà tutto fermo), eppure dirigenti come Lotito (tanti, se non tutti) mostrano ancora una volta come per loro il calcio, pur davanti ad un’emergenza planetaria, resti un’enclave.
“A Micai che non voleva rientrare in campo gli ho dato acqua e zucchero”, disse nel giugno scorso a Venezia, al termine del drammatico playout vinto dai granata grazie al rigore parato dal portiere mantovano. Ecco, Lotito farebbe bene a prendere qualche lezione da Alessandro Micai al quale – sarà giudizio di parte? – andrebbe assegnato il premio come autore del più efficace e divertente post-spot social del calcio in quarantena: il video dell’uscita balorda come l’autogol col Benevento di un anno fa corredato dalla frase “non uscite, mi raccomando ragazzi, non fate come me!”. Un messaggio che ha raccolto il plauso di migliaia e migliaia di follower (l’istrionico bresciano Alfonso ha sentenziato “vince lui, stop”), poche parole che dimostrano come buon senso e (auto)ironia servano in momenti delicati per rinsaldare volontà e speranze, per gustarsi la rivincita, per tornare a respirare, per riprendere storie interrotte. Settanta partite consecutive nella Salernitana: non ne ha saltata una in una stagione e mezza, 95 di fila se si contano pure quelle col Bari. Quota 100 è vicina e non vorrebbe dire pensione ma record, ripartenza, ripresa: vorrebbe solo dire che lui, che i granata, che tutto il calcio italiano, hanno ricominciato a correre. Non uscire ora, per riprendere prima, tutti e insieme: ecco, la storia di Micai dovrebbe essere lo spot della Salernitana. Del calcio. Di tutti.
P. S Scrivo soltanto perchè qualcosa dovrò pur fare
#salernitana #ilmessaggiodimicai #calcioinquarantena