Nel sabato dipinto d’azzurro – in campo quattro nazionali, dal basket maschile al rugby, dal volley al calcio – finisce il viaggio di Azzurra ai Mondiali di basket. Cedendo di un soffio alla Slovenia in una gara senza pathos, l’Italia chiude la rassegna all’ottavo posto. L’unico vero acuto emesso nella sfida senza domani contro la Serbia, le vittorie contro Angola e Filippine erano il minimo sindacale, il tonfo con la Repubblica Dominicana resta una macchia nera accentuata dall’inqualificabile comportamento di Pozzecco mentre il successo su Porto Rico ha regalato l’effimero primo posto nel girone della seconda fase. Accompagnato dalle pompose dichiarazioni del capo allenatore e dalle sterili rivendicazioni del capo della federazione Gianni Petrucci, il cammino di Azzurra a Manila può essere definito sufficiente e nulla più. Nulla di più forse ci si poteva aspettare, le forze e la stazza in campo quelle sono: tosta nelle gare da dentro o fuori, contro Lettonia e Slovenia l’Italia ha dimostrato che senza le energie nervose il suo cammino resta sempre tremulo e traballante.
È stata l’ultima in azzurro di Gigi Datome. Al suo 203esimo gettone la “macchina da tre” ha fatto cilecca: 0/2 e un punto a referto nei dieci minuti concessigli dalla panchina prima del congedo a metà campo, celebrato da applausi e strette di mano anche degli ossequiosi avversari. Il testimone di capitano ora passa a Niccolò Melli, che per quoziente cestistico e intellettivo, per bravura e leadership, certo non sfigurerà nel confronto. Melli però ha 32 anni e la Nazionale ha bisogno di forze fresche, di un upgrade di talento e sfrontatezza. Solo Fontecchio non basta.
Nell’ultima recita del Mondiale, nell’ultima partita di Azzurra, 14 minuti e 41 secondi li ha giocati Matteo Spagnolo: qualche giorno fa a Manila l’aveva raggiunto la notizia della scomparsa del nonno. Debuttante in una grande competizione, il ventenne brindisino ingaggiato quattro anni fa dal Real Madrid che ne detiene ancora il cartellino, aveva sin qui giocato pochi minuti. Nei suoi 14 minuti e 41 secondi, davanti al talento a volte irritante (come le continue proteste) di Doncic, Spagnolo ci ha messo 6 punti, due rimbalzi, una palla rubata e tre assist. Ha dimostrato sprazzi di un talento cristallino e di una personalità di rilievo. Deve forse prendere più coraggio e tentare anche il tiro dall’arco, ma nelle penetrazioni acrobatiche e nello smistare palloni è già giocatore di livello. Ha bisogno di crescere, e per crescere c’è bisogno di giocare, e per crescere e giocare c’è bisogno di una squadra che conceda tempo e fiducia. Matteo Spagnolo quest’anno giocherà all’Alba Berlino, e con lui ci sarà anche l’altro talento azzurro, Procida. A Berlino, lì dove è ripartita la carriera di Fontecchio, troppo presto bocciato in Italia, dimenticato e abbandonato in panchina. Lui ha avuto la forza di non abbandonarsi, di crederci, di rilanciarsi. Quanti, magari non bravi quanto lui, hanno potuto e saputo farlo? Quanti ne hanno avuto la possibilità?
Nel 2017 l’Italia guidata da Andrea Capobianco ai Mondiali under 19 conquistò la medaglia d’argento. In quella squadra c’erano Penna, Simioni, Caruso, Visconti, Denegri, Bucarelli, Mezzanotte, Massone, Okeke, Antelli, Oxilia e Pajola. Pajola è l’unico di quella squadra presente nella Nazionale a Manila: s’è fatto spazio negli ultimi due anni nella Virtus Bologna eppure il suo minutaggio non è ampio. Caruso è stato “tagliato” da Pozzecco prima del viaggio a Manila, era nel primo gruppo dove c’era anche Visconti. Okeke purtroppo ha dovuto abbandonare il basket, gli altri azzurrini vice-campioni del mondo nel 2017 giocano (poco) in A/2: magari non tutti meriterebbero l’A/1 ma molti non hanno mai avuto l’occasione per dimostrarlo. Nel campionato di A/1 c’è spazio per stanieri di ogni dove, i “sei” italiani spesso servono solo a completare il roster a referto rispettando il regolamento. Nel 2017 vinse il titolo il Canada dove giocava Barrett, terzi gli Usa dove giocava Edwards, quarta la Spagna, quinta la Germania dove giocava Bonga, sesta la Lituania e settima la Francia.
Chiusa l’esperienza Mondiale, l’Italbasket torna in soffitta, pronta a far ripalpitare nella prossima estate quando si giocherà il pass olimpico. Per arrivare a Parigi, dovrà passare sotto le forche caudine. Spagna, Croazia, Grecia, Lettonia, Lituania, Turchia sono solo alcune delle nazionali che lotteranno per conquistarsi gli ultimi quattro posti: tocca affidarsi alla buona sorte nella composizione dei gironi e tocca affidarsi alla solita Azzurra. Un altro anno è passato senza riforme, in campionato ci sarà poco spazio per gli italiani: nulla cambia, nemmeno il regno di Petrucci che potrebbe continuare anche dopo Parigi.