Buoni maestri. Come Pirandello che sosteneva, convinto: la realtà supera spesso ogni immaginazione. È proprio vero, la realtà supera ogni immaginazione, ad esempio nel calcio italiano. Ogni giorno. Non si è spenta l’eco dell’esclusione del Catania dal campionato di Lega Pro a tre turni (gli etnei dovevano recuperarne anche uno), ancora risuonano le parole lunari di Ghirelli («vivo una insopportabile sofferenza, da presidente di Lega Pro non avrei mai voluto vivere un giorno così») e di Calcagno presidente dell’Aic e come Ghirelli vice-presidente federale, ancora risuona rumoroso il silenzio di Gravina e Malagò, ancora si rivedono le immagini dell’invasione di campo allo Zaccheria durante Foggia-Catanzaro (gara sospesa) con tanto di tentata aggressione al centravanti (ed ex) Pietro Iemmello, ancora si discute sulle richieste della Procura Figcguidata da Giuseppe Chinè sulle presunte operazioni gonfiate di alcune società italiane (esito scontato, come scontato l’unico obiettivo che ha mosso la Procura a smuoversi dal letargo), un sistema che dura da decenni ma che Gravina promette – lo aveva detto già quattro anni fa – di mettere a posto con le nuove riforme. Le ha sbandierate il presidente federale dopo l’eliminazione dell’Italia, a casa a osservare i Mondiali per la seconda volta consecutiva. «Io resto perché devo difendere il calcio italiano. Che ha bisogno di centri federali, di vivai, di bravi allenatori, di bravi maestri», ha detto aggrappato alla poltrona. Dalla quale non ha – come gli altri dirigenti federali – alcuna intenzione d’alzarsi. Questione di stile, di vita, magari anche di maestri. Maestri e allenatori, già.
Renzo Ulivieri è il presidente dell’Associazione italiana allenatori di calcio (il sindacato si chiama Aiac) dal 2006, dal 2010 è anche il direttore della prestigiosa (specie un tempo) “Scuola allenatori” del centro tecnico e federale di Coverciano. Ha 81 anni, e continua anche ad allenare. Allena il Pontedera femminile, squadra che milita nel torneo di serie C. Domenica scorsa la sua squadra – in società è tesserata anche la figlia Valentina che fa il dirigente – ha pareggiato (0-0) col Real Meda. Una partita finita in bianco, mentre nero è l’inchiostro del giudice sportivo che oggi ha inflitto a Renzo Ulivieri ben quattro giornate di squalifica. Questa la motivazione: “Per aver rivolto espressioni irriguardose all’indirizzo del direttore di gara. Alla notifica del provvedimento disciplinare, ritardava l’uscita dal terreno di gioco e subito dopo si collocava nella zona antistante gli spogliatoi. Successivamente si posizionava all’esterno del terreno di gioco e rivolgeva ripetute espressioni irriguardose all’indirizzo del direttore di gara, allontanato”. Inibizione fino al 26 aprile invece per Valentina Ulivieri, “per aver rivolto espressione irriguardosa nei confronti dell’arbitro”. Proprio vero, il maestro dà sempre l’esempio. La realtà spesso supera l’immaginazione, sosteneva Pirandello. Nel calcio italiano è la quotidianità.