Sibilia tradito, Gravina prenota Abete e Ferrero prega dal Papa

Elezioni Figc: s'infiamma la contesa, lo sfidante accusa il tradimento dei patti. Si libera la poltrona in Lega Calcio mentre la Sampdoria resta in un trust
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Non bestemmiare. Non tradire. Sono due tra i dieci comandamenti, e da cristiano Cosimo Sibilia s’è mantenuto. Non ha bestemmiato. Però se non l’ha detta, l’ha almeno pensata. Bestemmia e tradimento. Già, vatti a fidare delle banche. «Mi sento tradito? Ho raggiunto da tempo l’età della ragione. Però una persona mi ha deluso. Abete era il garante dell’accordo. Se non lo avesse ratificato lui, non avrei mai firmato». Così lo sfidante al soglio Figc in un’intervista. Anzi doppia intervista, magari al prezzo di uno: l’editore di Corsera e Gazzetta è lo stesso, forse “l’amico” Cairo avrà usato pure una leggera cortesia.

Sibilia ha così bussato ad Abete perché sentisse Gravina: il presidente uscente è avviato alla rielezione pur senza congrua e cospicua maggioranza in Consiglio federale. Situazione più o meno simile a quella di tre anni fa quando, per mettere fine al commissariamento di Malagò, i due vennero a patti. Siglati pare – ma non è leggenda – sopra un foglio gelosamente custodito nel cassetto di una scrivania al quartiere Prati. Il “consulente-avvocato” – chiamato da consiglieri, dipendenti e uscieri di via Allegri “presidentino” – potrebbe chissà fare un colpo di teatro e presentarlo sull’uscio dell’assemblea che lunedì a Roma sarà diretta dal sempiterno Carraro.

Nome utile per tornare al discorso delle banche. E al nome di Abete. Gravina lo avrebbe voluto come consigliere indipendente in Lega Calcio ma la spaccatura su diritti e fondi ha stoppato le mire. Però il soldato Del Pino è stato abbattuto, anzi affondato sui fondi: è così partita l’operazione salvataggio perché no, nel calcio italiano non si butta nemmeno un nemico a mare. Figurarsi gli amici. A Del Pino è stata promessa la carca di vice-presidente Figc, al suo posto in via Rosellini dovrebbe sedersi proprio Abete, già presidente Figc, già garante dell’accordo del 2018. Si dirà, questione di conti.

I conti, come quelli dei club italiani. Molti, anche titolati, rischiano il default. «Mi domando come mai Gravina non abbia proceduto alle riforme lo scorso anno: il Governo aveva dato alla Figc ampio potere d’intervento e invece niente ha fatto: perché?». La domanda di Sibilia resta per ora senza risposte mentre il fondo Eliott completa il riassetto della governance di “Progetto rossonero”, la società lussemburghese con la quale controlla l’Ac Milan e proprio nelle stesse ore Suning riprende la trattativa per cedere i 750 milioni di euro di debiti Inter dicendosi pronto a chiedere un maxi-prestito di 200 milioni di euro al sistema creditizio. Bel derby.

Richiesta che certo non avrà fatto Ferrero nella visita al Papa. La Sampdoria è stata ricevuta in udienza privata in Vaticano, e s’immagina come il pittoresco presidente abbia almeno pregato affinchè il campionato doriano finisca senza retrocessione. Sarebbe la fine. Ma la domanda è un’altra. Sarebbe possibile?

E già, perché la Sampdoria è finita in un trust, come capitò anni fa a un’altra società che deteneva le quote di Lombardi nella Salernitana. Anche il trust di Ferrero il cui custode ovviamente è un altro – anni fa poteva rilevare la Salernitana – è regolato dalla legge sul trust di Jersey, minuscola Isola del Canale della Manica. Dejà vu.

E gioco… di parole, necessario a blindare il concordato preventivo, la garanzia offerta ai creditori di alcune società detenute sempre dal romano-doriano. Il trust – cioè le quote del club – ha valore di 33 milioni di euro: cifra a copertura della garanzia, plafond ricavabile dalla cessione della società di calcio per la cui vendita Ferrero s’è impegnato a stabilire persino un termine. Tre anni, per minimo 33 milioni. Il tribunale ha detto sì. Ma la Figc? Ha osservato, ha eccepito, ha chiesto chiarimenti, si è opposta? Domande nel vuoto, il campionato di serie A continua. Domanda ingenua, assai: ma se la Sampdoria retrocedesse non perderebbe di valore? Cosa accadrebbe? Meglio non pensarci no, la Sampdoria non può retrocedere. Sarebbe proprio una bestemmia.

Che poi, per la giustizia Figc ci sono bestemmie e bestemmie: la doppia di Buffon vale un’archiviazione e una multa, quelle di Lazzari e Cristante una squalifica. Una preghiera: non bestemmiamo.

 

(Castelli di sabbia, 22)

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