Ci saranno i sorrisi e l’eleganza di Federica Masolin e ci saranno i piatti dello chef stellato Davide Oldani per ospiti e premiati. Tra palco e tavoli ci saranno anche le incursioni del co-conduttore della serata, Raul Cremona: attore, comico, mago, illusionista. Si potrebbe forse dire, mai scelta più indovinata. Chi se non un illusionista per presentare una serata nella quale il calcio italiano celebra se stesso, convocando calciatori, allenatori, dirigenti di club e vertici del calcio tricolore? Chi scegliere se non un prestigiatore per dar sfoggio a un calcio italiano ridotto nella realtà a brandelli: fuori dai Mondiali per la seconda volta di fila, nazionali giovanili sprofondate a comparse, club da 15 anni ripetutamente sculacciati in Europa, divario tra serie A e maggiori leghe europee sempre più profondo, bilanci in profondo rosso, impianti vecchi e inadeguati, calo di presenze negli stadi e negli indici d’ascolto tv, sponsor dileguati, Figc e Lega che si prendono per i capelli, l’organizzatore della serata – l’Aic, l’Assocalciatori – che dovrebbe fare soprattutto sindacato, cioè assistere, difendere, tutelare i tesserati (e i tanti disoccupati), specie quelli che giocano nelle categorie inferiori mentre il caso Catania (solo l’ultimo di una lunga serie) ha invece plasticamente dimostrato lontananza e inefficacia. Per giunta, il presidente dell’Aic Umberto Calcagno è pure vice-presidente vicario Figc e stasera farà da padrone di casa, in fondo è il sindacato calciatori l’organizzatore dell’evento in collaborazione con una società di sport e marketing il cui amministratore delegato è Demetrio Albertini, presidente del settore tecnico Figc da oltre tre anni e per 15 (dal 99 al 2014) prima nell’Aic e poi nel consiglio d’amministrazione di “Aic servizi”. A Rho stasera si “celebrerà” tra scatti e sorrisi così l’ultima stagione di A. Premi e riconoscimenti per calciatori, allenatori, tecnici e arbitri, assegnati coi voti dei calciatori, e poi – sottolineano come sia il piatto forte – “il gol più bello” (in lizza Pellegrini, Teo Hernandez e Luis Alberto) in base alle preferenze (pare oltre 45mila voti) dei tifosi. La serata si chiama “Gran Galà del Calcio Aic” e qui ecco, bisogna fare attenzione, evitare errori, non ridursi a semplificazioni. Perché sbrigativamente verrebbe da definirla come la serata degli Oscar del calcio e invece no. Perché gli “Oscar del Calcio Aic” c’erano e invece adesso non ci sono più. Per 14 edizioni, dal ’97 al 2010, un lungo elenco di premiati, da Mancini a Totti, da Zidane a Ronaldo il brasiliano, persino l’Aic d’oro a personaggi cari e indimenticabili, primo fra tutti Raimondo Vianello. Quattordici edizioni e una dizione cancellate, così. In un amen. Da un dribbling dell’Aic e in seguito da una serie di sentenze del Tribunale di Milano che avrebbero disintegrato – in punta di diritto – pensieri e definizioni, demolendo parole di gergo comune come ad esempio plagio, concorrenza sleale, imitazione, sviamento, sdoppiamento.
La primogenitura e la sentenza. Pensieri e definizioni che sarebbero state quantomeno ipotizzabili, almeno riavvolgendo il nastro degli eventi. Perché prima dell’anno calcistico 1997 non c’era questo tipo di manifestazione. Nata da una scintilla del fervido Maurizio Pistocchi, denominata “Oscar del Calcio Aic” col patrocinio dell’Assocalciatori. In 14 anni l’evento che assegnava premi a calciatori, tecnici, arbitri e allenatori della A coi voti dei giocatori, si sarebbe conquistato spazio, riconoscimenti, prestigio e prima serata. Vetrina luccicante, spenta però d’improvviso, a pochi giorni dall’edizione 2011. Come in un gioco d’illusionismo, il “Gran Galà del calcio Aic” avrebbe infatti preso il posto degli “Oscar del calcio Aic”. Da subito, già dal 2011. Più o meno stesse categorie di premi (miglior calciatore, miglior straniero, miglior allenatore, etc. etc.), l’assocalciatori a organizzare l’evento senza però più la società che per 14 anni l’aveva realizzato e senza più Maurizio Pistocchi che nel 1996 aveva depositato alla Siae il brevetto dell’idea e del format e che per 14 anni era stato l’ideatore, il curatore e l’anima di quel premio. Un’altra manifestazione come una costola della primogenita eppure nessuna succedaneità, nessun plagio, nessun sfruttamento dell’originalità e dell’avviamento. Questo c’è scritto nelle sentenze di Tribunale. La storia però, merita di essere ricordata, riavvolgendo il nastro. Partendo dal 1997 fino al 2011 quando il presidente Aic non era più l’avvocato Sergio Campana ma l’ex calciatore Damiano Tommasi, all’Aic c’era ancora Demetrio Albertini che da anni organizza l’evento insieme al sindacato dei calciatori e che dal 2019 occupa la poltrona di presidente del settore tecnico federale. E all’Aic c’era già da anni e c’è ancora come direttore generale Giovanni Grazioli che dal 2019 è anche il coordinatore delle relazioni istituzionali della Figc.
L’idea, l’avvio, i successi. Nella testa di Maurizio Pistocchi – giornalista, moviolista e conduttore di Pressing su Mediaset insieme a Vianello – balla da tempo un’idea: perché non celebrare il calcio italiano e la serie A con una manifestazione originale, che assegni i riconoscimenti frutto però non della valutazione di una giuria esterna ma del voto dei calciatori? Quale miglior giuria per stabilire premi reali? Registra il format al Tribunale di Milano, sezione marchi e brevetti, poi si mette in auto e va a Vicenza dall’avvocato Campana. Che l’ascolta. Prima sorride, poi dice: “È un’idea che è venuta a tanti, ma mai nessuno c’è riuscito. Se volete provarci, se non rischio niente…”. Arriva il sì, si definisce l’accordo. È un accordo di collaborazione nel quale proprio Campana pretende che “nessuna delle due parti possa organizzare la manifestazione autonomamente”, l’accordo è di 6 anni rinnovabile per altri 6 (si arriverà a 14, con una proroga richiesta dall’Aic). L’Assocalciatori concede il solo patrocinio e si mette a disposizione per la raccolta dei voti mentre l’intera produzione, organizzazione e realizzazione della manifestazione vengono curate da una società di proprietà del fratello di Pistocchi che cede appunto alla società i suoi diritti d’autore per evitare conflitti e intrecci e gratuitamente presta il suo servizio come autore. Nell’accordo l’Aic riconosce la titolarità del format alla società di Massimo Pistocchi. Particolare importante, significativo: Campana nell’accordo fa inserire una clausola. “Nessuna delle due parti potrà organizzare l’evento senza il coinvolgimento dell’altra parte”. Si parte nel 1997, la prima edizione a gennaio del ’98 perché la Juventus è stata colpita da un grave lutto: la morte per malattia di Giovannino Agnelli. Nessuno ha voglia di festeggiare e così si arriva agli inizi del ’98: Mediaset registra la puntata che poi andrà in onda, il premio come miglior giocatore del campionato a Roberto Mancini che precede Inzaghi e Zidane, premiato come miglior straniero. I premi della prima edizione (nel corso di quei 14 anni ci saranno aggiunte e modifiche) sono: miglior calciatore italiano, miglior straniero, miglior portiere, miglior giovane, miglior allenatore, club migliore, miglior arbitro. Il premio quell’anno va in simultanea con un altro premio. Assai prestigioso, il “Fifa World Player”: lo vince Ronaldo, il brasiliano. Il giorno dopo la “Gazzetta dello Sport” spacca in due la foto della prima: da una parte Ronaldo, dall’altra Mancini. L’edizione riscuote successo, Mediaset decide di acquistarne i diritti e di programmarla in diretta, in “prime-time”. Sul palco e negli anni si succedono così campioni e premiati, nel corso degli anni la produzione aggiunge categorie di premi come il premio “Fair Play”, “Fan Award (Oscar dei tifosi)” e “Gol più Bello”.
L’Aic raccoglie i voti per le varie categorie comunicandoli poi alla produzione: tra rose e fiori, c’è anche qualche spina. Ad esempio si narra – verità o leggenda? – come nell’edizione del 2003 il pressing di Mino Raiola sia così asfissiante tanto da indurre a far riconoscere il premio “Oscar miglior giocatore dell’anno” anche a Nedved (quell’anno insignito del “Pallone d’Oro”) votato solo come “miglior straniero del campionato”: l’oscar al miglior italiano (e migliore in assoluto) riconosciuto a Francesco Totti che però condividerà sul palco il premio “miglior calciatore dell’anno” – ex equo, inedito mai ripetutosi, Campana assente in quella serata – con l’esterno bianconero. Sponsor, tv e premi: gli “Oscar del calcio” diventano così l’appuntamento che il calcio italiano si dà ogni anno.
La rottura. Qualche spiffero e qualche malumore inizia a serpeggiare dalla seconda metà del primo decennio del Duemila: l’Aic non s’accontenta più di riconoscere solo il patrocinio, l’Aic si sente la protagonista dell’evento perché quell’evento è determinato dai tesserati, l’Aic si guarda intorno. Intanto nel 2011 cambia pure la presidenza: lo storico fondatore Campana lascia l’incarico, al suo posto arriva Damiano Tommasi che dentro l’Aic ritrova Demetrio Albertini che intanto tra Figc, crac Parma, nazionale e società di sport e marketing, batte più strade e colleziona incarichi. E nell’Aic il direttore generale lo fa il giornalista vicentino Giovanni Grazioli. “Qualcosa mi dice che vogliono fregarti, che vogliono toglierti gli Oscar, stai in…campana!”: la voce arriva a Maurizio Pistocchi. Il contratto con l’Aic intanto è scaduto. Il fratello di Pistocchi, titolare della società che ha prodotto, organizzato e realizzato 14 edizioni, viene convocato a Vicenza. Parla con Tommasi, l’Aic si fa avanti: vogliamo farla noi questa manifestazione. Parte una trattativa per l’acquisto del format. La conducono i legali. Si va avanti per mesi, va però per le lunghe. I tempi si accorciano, si fanno stretti, si rischia di bucare. La società organizza l’edizione del 2011, ne dà conto con comunicati e presentazioni, pronta ancora ad assegnare gli “Oscar del calcio Aic”. Nelle stesse ore l’Aic però fa lo stesso, annuncia l’evento del 2011 (stesso giorno, stessa sede) e toglie i veli al titolo della manifestazione: “Gran Galà del calcio Aic”. Nega alla Media Project i dati raccolti, di fatto bloccandola. La società di Massimo Pistocchi si rivolge allora al tribunale di Milano, chiede un provvedimento d’urgenza ex art.700 ma niente da fare. Il giudice del Tribunale di Milano, Marangoni, boccia la richiesta della Media Project. L’Aic trova un altro partner e organizza la manifestazione, “dimenticando” quell’originaria clausola voluta proprio da Campana e dall’Aic, “nessuna della parti potrà organizzare l’evento senza il coinvolgimento dell’altra”: parte così la prima edizione de “Gran Galà del calcio Aic”. Intanto la causa arriva in tribunale, a Milano la sentenza di primo grado porta la firma del giudice Marangoni. Possibile? Sì, è proprio lui, il giudice del provvedimento cautelare ex art.700 negato. Nessun plagio, nessuno sviamento, nessuna concorrenza sleale: in sintesi, nessuno scippo, questo dirà la sentenza di primo grado e questo dirà anche la seconda. Così, dalle ceneri (Media Project, perdendo un asset così importante, sarà poi costretta a chiudere) degli “Oscar del Calcio Aic”, nasce nel 2011 il “Gran Galà del calcio Aic”.
Che anche stasera distribuirà – in prima fila anche il presidente federale Gravina e quello di Lega Casini, in prima fila l’organizzatore Albertini, e Grazioli e Calcagno che sono l’anima dell’Aic ma rivestono anche incarichi federali – premi per queste categorie: calciatore dell’anno, arbitro dell’anno, società dell’anno, allenatore dell’anno, giovane rivelazione della B, calciatrice dell’anno, gol dell’anno oltre al top 11 maschile e femminile dell’anno. Gli originari premi degli Oscar del Calcio erano: miglior calciatore italiano, miglior straniero, miglior portiere, miglior giovane, miglior allenatore, club migliore, miglior arbitro e dal 2004 il gol più bello. Una sentenza del tribunale dice che no, non c’è stato plagio, non c’è stata concorrenza sleale, non c’è stato scopiazzamento. Sarà pure. Sarà davvero così. Forse però l’illusionista Raul Cremona potrebbe spiegare meglio cosa e come sia accaduto…