I conti? Meglio farli in famiglia. Specie quando tocca farli quadrare. Troppe spese, qualche regalo, gli amici, gli impegni presi, gli extra improvvisi. Capita. A volte una mano non sa cosa fa l’altra, a volte una mano lava pure (o forse leva?) l’altra. Si lascia andare, si chiude un occhio, al più si rimbrotta. Però qualche volta i conti non tornano per davvero, e così si rischia d’affondare. Allora? Contrordine. Meglio controllare, stringere la cinghia, tener conto. Di tutto, pure delle doppie tasche. Così campa una famiglia, così si fa in famiglia, così va avanti la famiglia.
I conti? Un po’ come ragionare di un’elezione. Dopo entusiastici – a volte affrettati – giudizi su exit-poll, arriva il conto. Dei numeri. Quelli sono.
A esempio, uno guarda dentro l’urna Figc. C’è Gabriele Gravina, rieletto. Un plebiscito. C’è Cosimo Sibilia, stracciato. Un’umiliazione. 73,45% a 26,25%. Dentro l’urna, un abisso. Tre Leghe e un quarto, i tecnici, i calciatori, gli arbitri no perché a differenza di Nicchi stavolta il neo presidente Trentalange ha saggiamente deciso di tener fuori i fischietti dalla contesa: gli altri, tutti gli altri meno uno spicchio per il presidente. La grande e allegra famiglia del calcio italiano si riconosce in pieno nel capo. Nel momento più delicato. Dopo mesi laceranti. Spifferi, contrasti, fango. Tutto alle spalle. Tutto è già passato. Così bello e magico che il papà può riprendere la carota senza posare (ancora) autoritario, il bastone: “Non dimentico, ora però ripartiamo. Insieme”. Basta fango. Meglio un po’ di silenzio.
Nella stessa urna plebiscitaria, negli stessi minuti in cui si materializzava il trionfo, i delegati però infilavano altre schede. Quelle per il presidente del Collegio dei Revisori dei Conti. Come da comunicato 170/A Figc, allo spoglio ecco (ri)eletto il commercialista Luca Galea, il candidato del rieletto presidente federale. Percentuale di voto: 61%, il 12% in meno rispetto a Gravina. Allo sfidante invece il 39%, una percentuale ben più consistente dei consensi pro Sibilia che magari si chiederà come mai tutti gli han detto di sì ma poi qualcuno s’è sfilato al voto dei conti. La domanda più interessante però è un’altra. Chi era lo sfidante? Bella domanda. Nessuno. Perché il 39% delle schede è rimasta in bianco. In bianco il nome del candidato, semplicemente perché un’alternativa non c’era. Abortita, annegata. Accartocciata. Da regolamento. Perché prima gli organi della giustizia federale (Disciplinare e Corte d’Appello) e poi il Collegio di Garanzia del Coni avevano stoppato nel concitato rush finale la corsa di Felicio De Luca. Rigettate le istanze di sospensione e cautelari, confermato invece “il provvedimento assunto dal Segretario Generale della FIGC, in data 13 gennaio 2021, che ha disposto la “non ammissibilità” della sua candidatura a Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della FIGC, per violazione dell’articolo 31, comma 3, dello Statuto FIGC”.
Così c’è scritto nel dispositivo emesso dalla Terza Sezione del Collegio di Garanzia – organo del Coni di Giovanni Malagò – presieduta dal professor Massimo Zaccheo il 18 febbraio, quattro giorni prima del rendez-vous elettorale. In sostanza, la candidatura di De Luca non poteva essere accolta perchè – come da articolo 31 comma 3 risalendo fino all’articolo 21 comma 4 – “per l’elezione del Presidente del Collegio, l’Assemblea federale vota sulle candidature presentate alla Segreteria federale da ciascuna lega o componente tecnica e devono essere presentate presso la segreteria federale almeno 40 giorni prima dell’Assemblea”. Nella candidatura di De Luca – già al centro di complicate e chiacchierate vicende legate al Comitato campano – era invece presente solo “il gradimento” dei delegati assembleari della Lega nazionale Dilettanti, visto che le elezioni, causa ritardi, ricorsi e anche pandemia, si sarebbero (si sono) poi tenute soltanto il 6 febbraio. Dunque 16 giorni prima del voto in Figc. Impossibile presentarsi alla contesa, come da regolamento.
Candidato unico della Figc. E così da regolamento con il 61% dei consensi il dottor Luca Galea è rimasto presidente del Collegio dei Revisori di Conti della federazione, negli ultimi mesi spesasi molto per mitigare le sofferenze del mondo calcistico: anche ma non solo, i contributi alle Leghe, la sponsorizzazione una tantum all’Aic, il differimento dei ratei di versamenti fiscali e previdenziali concesso alle società.
A proposito di società, dal curriculum vitae di Galea si rintraccia una precedente, lontana e lusinghiera esperienza presso lo studio “Gallavotti & partners”. Mario Gallavotti sì, lo storico, valente e brillante legale e consulente di Leghe, associazioni sportive e federazioni. Sì, anche quella calcistica.
(Castelli di sabbia, 26)