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La Figc dà i numeri a Draghi ma il progetto Fenice è tutto un quiz

Il Calcio chiede aiuti di Stato, Gravina affida lo studio alla società Pwc che mette le mani avanti: "Non forniamo garanzie sulla correttezza della relazione"

La Figc chiede soldi al Governo per non affondare ma intanto continua a gettare soldi. L’ultimo esempio? Ha affidato l’analisi della catastrofica situazione calcistica italiana a una società di revisione, il documento lo ha poi spedito con massima urgenza all’indirizzo di tutti i palazzi della politica. Sul contenuto dell’analisi però è proprio la prestigiosa società di consulenza ad aver messo le mani avanti. Che ha scritto, avvertito, messo in guardia: “Non forniamo alcuna garanzia sulla correttezza e completezza delle informazioni riportate nella Relazione”. C’è scritto proprio così, nel disclaimer (avvertenza) a pagina 2 del documento. Chissà cosa avrà pensato l’ex presidente della Banca Centrale Europea e attuale premier italiano nel leggere già solo l’introduzione dell’analisi.

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Si chiama “Progetto Fenice”, è contenuta in un documento di ventidue pagine: però tra note, foto, titoli, avvertenze, grafici e proiezioni, ben poche sono le righe d’inchiostro che restano. Resta soprattutto un pallone sgonfio, stremato, scoppiato. Resta soprattutto un disperato grido di aiuto: caro Governo, se non ci dai soldi e aiuti, se non ci concedi sgravi e sponsorizzazioni, se non ci rendi enclave, il pallone italiano salta per aria.

Si chiama Progetto Fenice, il titolo l’ha scelto proprio chi ne ha commissionato lo studio: perché alla Figc di Gabriele Gravina – in partnership con la Lega A del sempre più traballante Paolo Dal Pino – piaceva e piace chiamarlo proprio così. Fenice, proprio come l’Araba (non per nulla la Figc punta sulla partnership con l’Arabia Saudita per i Mondiali del 2030) Fenice, come l’uccello mitologico capace di rinascere dalle proprie ceneri. Mitologico l’uccello, mitologico pure il progetto. Gravato da un miliardo di debiti, azzerato da politiche federali ed economiche scellerate, logorato da battaglie di puro potere, è l’ultima speranza. È così che punta a risorgere dalle proprie ceneri. Con i soldi dello Stato.

Il documento si chiama Fenice: analisi e impatto socio-economico del calcio professionistico italiano. La Figc l’ha inviato al presidente del Consiglio Mario Draghi, al Mef lì dove è capo di Gabinetto il procuratore federale Giuseppe Chinè che resta sempre in sella a dispetto del conflitto d’interesse e di interrogazioni parlamentari, al Mise, alla sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali: adesso si aspetta – con urgenza, maledetta estate e maledette ferie – risposte urgenti e concrete. Almeno mezzo miliardo subito, grazie a una “concessione di garanzie e/o finanziamenti statali in relazione ad un ammontare di debito pari a 500 milioni di euro”. Senza contare il resto: sgravi, sospensione delle passività fiscali, sospensione dei versamenti Irpef, rateizzazioni, ripristino delle sponsorizzazioni da betting che erano state vietate.

Per farlo, ha dunque presentato il progetto Fenice. Cioè numeri, dati, grafici: tutto è sul rosso tendente al baratro. Numeri, dati, grafici: studio e analisi affidate a Pwc, la PricewaterhouseCoopers, prestigiosa e internazionale società di consulenza e revisione di bilanci e consulenza legale-fiscale che ha ricevuto la commessa della Figc il 29 luglio (“con riferimento alla nostra lettera di incarico stipulata il 29 luglio 2021”) e che in pochissimo tempo ha dovuto consegnare il lavoro, definito a pagina 3 ancora “una bozza, suscettibile di integrazioni e cambiamenti”. Un documento che due giorni dopo era già sui tavoli governativi. Possibile? Chissà, comunque una relazione definita nel disclaimer “confidenziale, non destinata alla libera circolazione e per la quale né Pwc né i collaboratori avranno responsabilità per danni, anche nei confronti di terzi, che derivassero dalla lettura e dalla riproduzione del documento”.

Documento suddiviso in cinque capitoli. La Rappresentazione del Sistema Calcio. L’evoluzione storica dei risultati economico-finanziari ed impatto Covid 19 (calcio professionistico). Misure adottate ad oggi da Governo e Figc. Misure di sostegno per il Sistema Calcio. Meccanismi di controllo per preservare la Creazione di Valore”. Tutto compresso in meno di venti pagine, eppure basterebbe fermarsi al quarto capoverso del disclaimer a pagina 2 per farsi un’idea del documento, dello studio, delle richieste, frutti di uno studio che Pwc forse ha analizzato in base ai dati forniti proprio da Figc e Lega Calcio. Perché è proprio il quarto capoverso a suonare come una sentenza. Senza appello. Sarebbe persino inutile leggerlo, andare avanti.

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“Pwc non fornisce alcuna garanzia in merito alla correttezza e completezza delle informazioni riportate nella relazione, in particolare – ma senza limitazione – con riferimento a dati economico-finanziari storici, stime e proiezioni. Pwc altresì non si assume alcuna responsabilità per eventuali rappresentazioni (espresse o implicite) o eventuali omissioni, contenute nella Relazione”.

Potrebbe essere già solo questa la sintesi di tutto il piano: dati non attendibili, privi di verifica, perché questo si evince dalla nota. Una cosa così, mai letta. Soldi buttati, si potrebbe malignamente aggiungere. E ancora: l’incarico affidato il 29 e il lavoro consegnato a stretto giro di posta. Possibile? Come a volere mettere il marchio prestigioso di una società di consulenza magari con dati forniti dal sistema? Domande, magari maligne. Ma poi Mario Draghi e il Governo dovrebbero assumere decisioni importanti, economicamente di rilievo, con un piano simile? Dovrebbero dare a piene mani proprio a chi ha ridotto il calco in mutande? Dovrebbero andare in soccorso di un Sistema che si nasconde dietro la crisi da Covid 19 e che invece – c’è scritto a pagina 8, ha “nei 12 anni antecedenti al 2019 prodotto una perdita aggregata pari a circa 4,1 bilioni (ogni bilione sta per mille milioni) di euro, che la marginalità è in costante contrazione dal 2017 in territorio negativo escludendo le plusvalenze”. Che “l’indebitamento ha superato i 5 miliardi di euro nella stagione 2019/2020 a fronte di un modesto livello di patrimonializzazione”. Che l’impatto Covid “ha comportato una perdita per il calcio professionistico di 1,1 bilioni di euro e che il 90% delle perdite sono dei club di serie A”. Bypassando i modesti e infruttuosi interventi della Figc in materia di risanamento e contenimento, il Sistema Calcio chiede tanto, praticamente tutto.

Una concessione di garanzie e/o finanziamenti statali in relazione ad un ammontare di debito pari a 500 milioni di euro. La “sospensione con riscadenzamento delle passività fiscali (tra i 400 e i 600 milioni) e dei pagamenti fino al 2024 con possibile rateizzazione in 8/12 anni”. La “introduzione di sgravi fiscali sui contratti dei calciatori e possibilità di ottenere di nuovo introiti dal giro d’affari delle scommesse sul calcio attraverso l’introduzione di un fondo per il rilancio del calcio professionistico”. La “eliminazione dei vincoli previsti dal Decreto Dignità reintroducendo la possibilità di siglare accordi di sponsorizzazione tra i club e le società di scommesse”. Lo “snellimento dei vincoli procedurali della Legge Melandri sulla redistribuzione degli introiti dai diritti tv nazionali e internazionali che allo stato attuale vincola eccessivamente le modalità di vendita dei diritti rispetto a quelli di altri Paesi europei”. La “introduzione di un’imposta sostitutiva sui redditi percepiti dai calciatori professionisti per ridurre il costo lordo dei compensi riconosciuti ai tesserati” e la “defiscalizzazione di alcuni redditi percepiti dai professionisti”.

In cambio la Figc s’impegnerebbe a sviluppare misure di controllo, anche settimanali, per promuovere l’autosufficienza economico-finanziaria dei club attraverso l’introduzione di un limite di spesa in linea con la capacità di generare flussi di cassa. L’idea sarebbe quella di introdurre un Salary cap che permetta ai club un potere di spesa in linea con le proprie capacità. Per chi sfora il tetto salariale, verrebbe introdotta una “Luxury tax” sul modello NBA.
Nessuna menzione però alla razionalizzazione delle spese. Nessun accenno all’introduzione di un tetto alle commissioni agenti (reale) in linea con la riduzione avvenuta invece in altri Paesi europei: almeno lì non affidano le carte a Report sperando che succeda qualcosa. Nessun accenno poi all’eliminazione di un artificio: l’indice di liquidità che tutte le società riescono puntualmente ad aggirare.

Il documento è stato consegnato al Governo: Figc e Lega A si aspettano risposte concrete e a breve. L’ha detto Gravina «segnale di fiducia verso il mondo del calcio», ringraziando Draghi e Vezzali che hanno concesso la riapertura degli stadi al 50% della capienza, l’ha sottolineato Dal Pino. «Ringraziamo il Governo per questa decisione, ora dobbiamo con urgenza proseguire con le misure suggerite da noi e dalla Figc per aiutare il nostro settore a fronteggiare le perdite causate dal Covid-19». E se Draghi e il Governo leggessero quel quarto capoverso “non ci assumiamo la responsabilità sulla veridicità dei dati contenuti” nel disclaimer? Il progetto Fenice – chissà quanto sarà costata la consulenza – che fine farebbe?

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