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Arbitri, su riforma voto nuove tensioni. Diktat Figc, Aia divisa. L’ala Trentalange minaccia l’addio. Rocchi blindato alla Can

Stasera l'ultima riunione con tutti i presidenti di sezione tra i quali cresce il malcontento. Domani il voto nel consiglio federale. Nell'ultima bozza modifiche mai discusse in Comitato e in Commissione. Il designatore resta per altri due anni: contratto da 250mila euro l'anno
Una call di presidenti di sezione Aia

Il fischio finale alla lunga, logorante, lacerante e imbarazzante partita (sul sito ci sono parecchi articoli negli ultimi due mesi), non è ancora arrivato. Dovrebbe sibilare domani, nella sala Paolo Rossi della sede in via Allegri, lì dove si terrà il consiglio federale. Però, prima di arrivare ai calci di rigore (qualcuno sostiene a porta vuota, perché la Federcalcio non vuole più saperne e va dritta all’obiettivo) ci sarebbe ancora l’ultimo minuto dei tempi supplementari da disputare. E non sono escluse sorprese. Anzi, c’è chi sostiene possano arrivare nuove sorprese da una call con tutti i presidenti di sezione. Una riunione che si terrà stasera e che si annuncia di fuoco. Con la diffusione della bozza dei nuovi principi ispiratori del regolamento Aia che il duo GravinaViglione vorrebbe far approvare dal Consiglio federale in programma domani, pare si corra il rischio di un vero e proprio tsunami nel mondo arbitrale.

Il documento che sta infatti circolando sulle chat dei presidenti di sezione e di tanti dirigenti arbitrali contiene indicazioni (che poi sembrano per molti in realtà veri e propri diktat) che non sono state oggetto di discussione, approfondimento e condivisione da parte della Commissione Riforme e del Comitato nazionale che pure si sono riunite nel corso dell’ultimo mese, dopo cioè la sospensione del voto nel consiglio federale di maggio quando il presidente federale aveva “accordato” un breve lasso di tempo per ricevere una proposta dell’Aia.

L’accordo, apparentemente trovato sull’innalzamento a un massimo di mille delegati e che sembrava avesse riappacificato gli animi, non trova infatti riscontro nei principi ispiratori, almeno non nel modo che era stato immaginato. “C’è stato un vero e proprio tradimento dell’accordo raggiunto”: questo il grido d’allarme lanciato dai componenti del Comitato nazionale Mazzaferro, Marconi, Senesi e Camiciottoli (l’ala che fa cioè capo all’ex presidente Trentalange) che questa sera interverranno all’incontro online con tutti i presidenti di sezione ai quali spiegheranno che se dovesse passare la proposta di provenienza Figc e sulla quale pare che il presidente Pacifici abbia dato il suo consenso, la funzione dei presidenti di sezione e delle stesse sezioni vorrebbe completamente svuotata. Pacifici replicherà nel corso della riunione?

L’oggetto della discordia, che rischia di portare a conseguenze affilate, finanche pare alle dimissioni dei quattro, dimissioni che lascerebbero il Comitato con solo cinque componenti alla vigilia delle delicate decisioni sui quadri arbitrali e sulla nomina degli organi tecnici per la prossima stagione, è la modifica (ritenuta come una imposizione) che la Federcalcio vorrebbe approvare contenuta nel punto 5 dell’art. 4 dove si prevede che “l’elezione dei delegati assembleari avvenga con votazione dedicata da effettuarsi, su base regionale o macro-regionale, in un momento antecedente e separato da quello in cui si svolgono le assemblee elettive sezionali”.

In questo modo la funzione delle sezioni verrebbe svuotata con una modifica di cui non si è mai discusso, che non è prevista dai principi informatori del Coni, che non è stata approvata dalla Commissione Riforme e che sembra rispondere alle stesse logiche che volevano imporre il suffragio universale, unanimemente poi rigettato dall’Aia. Il malcontento dei presidenti di sezione, e non solo, pare cresca di ora in ora, e sono in tanti a chiedersi di chi sia stata la “manina” che ha inserito questo stravolgimento della struttura elettiva da nessuno mai pensato, suggerito o discusso.

L’accordo raggiunto dalle diverse componenti del Comitato dopo le riunioni della Commissione Riforme, era infatti quello di aumentare fino ad un massimo di mille i delegati all’assemblea elettiva per il presidente e il Comitato Nazionale, rimanendo però assolutamente fermo il principio della elezione di delegati da parte delle sezioni, con un metodo proporzionale rispetto alla forza associativa, simile a quello attuale, con l’attribuzione però di un maggiore numero di delegati: attualmente sono uno per ogni 150 associati o frazione. Il limite verrebbe abbassato a 40/50, per aumentarne la consistenza totale.

Non erano questi gli accordi”, hanno tuonato i quattro componenti del Comitato nazionale nel corso di infuocate telefonate con Pacifici e con Zappi che, avendo fatto da garante per l’accordo, ora pare sia malvisto un po’ da tutti, per non essere stato in grado di contrastare quello che appare come un pesante attacco alla residua autonomia dell’Aia e al ruolo (e dignità) dei presidenti di sezione. Su questo punto stasera la battaglia si preannuncia cruenta e senza limitazione di colpi: la riunione potrebbe riservare anche più di una sorpresa. Questo filtra. Perché ci sarebbero anche altre questioni che più di un dirigente arbitrale ha sollevato, leggendo la bozza definitiva. Ad esempio: la proposta di portare da tre a quattro il numero dei componenti del Comitato Nazionale eletti “liberamente”, senza cioè il collegamento con il listino del presidente, non era stata mai discussa, mai approvata e mai messa sul tavolo.

La norma che la bozza definitiva riporta è contenuta al punto 17 che prevede “l’elezione diretta a scrutinio segreto di non più di quattro componenti del Comitato Nazionale, di cui almeno uno per ciascuna macroregione”, mentre fino ad oggi i componenti sono tre, uno per ciascuna macroregione. A parte la difficoltà di prevedere a quale macroregione spetterebbe eleggere un componente del Comitato Nazionale in più rispetto agli altri, nessuno pare abbia mai dato indicazioni per una modifica che creerebbe ulteriori problematiche e che pare essere soltanto una scelta cervellotica da parte di non conosce a fondo il mondo arbitrale. C’è però chi sostiene come questa introduzione sarebbe stata suggerita dal vice-presidente Zaroli, che potrebbe così rivendicare per sé il posto aggiuntivo, in quanto la macroregione del Nord è, sebbene di poco, la più grande per numero di associati, delle tre. Possibile che ambienti federali si siano resi disponibili a sostenere modifiche di questo tipo che scavano ancora di più il divario tra la componente arbitrale e le altre componenti federali, e solo per avvantaggiare qualcuno? È questa la domanda che corre di bocca in bocca in queste ore, e che sarà al centro dell’infuocata riunione di stasera, alla viglia del consiglio federale.

Così come sarà certamente discussa un’altra questione assai delicata. Nella bozza definitiva è previsto che a partire dalla stagione sportiva 2024/25, quindi quella che sta già per partire (1 luglio) si passi alla durata biennale degli organi tecnici nazionali e regionali. Nella precedente proposta, quella discussa nella Commissione Riforme e poi portata in Comitato nazionale, la modifica invece doveva entrare in vigore dalla stagione 2025/26. Si chiede dunque all’Aia di approvare (eufemismo) questa modifica immediatamente, entro dieci giorni dal Consiglio federale di domani. Se così fosse l’attuale designatore Can Gianluca Rocchi si metterebbe in…fuorigioco, lasciando aperto ogni spazio per la presidenza Aia alla quale i soliti maligni dicono non abbia in realtà mai aspirato (aspirazione pare caldeggiata dai vertici federali), vista l’enorme differenza di emolumenti tra le due cariche. Per il designatore è pronta dunque una blindata nomina per altri due anni, a 250mila euro l’anno.

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