Cerca
Close this search box.

Voto Figc, sponde e manovre sui pesi elettorali. La serie A aspetta Gravina, Lega Pro e Dilettanti pronti a cedere quote. Abodi lavora alla Melandri

In vista dell'assemblea straordinaria continuano le trattative per dare a Lega A e professionismo una quota del 50%. Marani e Abete in soccorso del presidente federale, anche Aic disponibile ma bisogna modificare la legge. Alla C il doppio dell'attuale fetta di mutualità
Abodi, Abete e Gravina

Si naviga a vista, calcolatrici in funzione perenne e conti (della serva) alla mano. Si naviga a vista, mentre si celebrano e consumano tappe intermedie di un viaggio che no, non ha ancora nemmeno la data di arrivo. Si naviga a vista, mentre la politica e lo sport intessono trattative, scambiandosi promesse e agguati. Si naviga a vista, verso il “rinnovamento” delle cariche elettive del calcio italiano: i navigati naviganti (si perdoni il tragico gioco di parole) son sempre gli stessi, come abituali e immutabili del resto sono i metodi, gli usi e i costumi.

Tutti allineati e coperti annunciano programmi e proposte, offrono soluzioni e svolte, ma in realtà giocano sempre sullo stesso tavolo: è una guerra di (solo) potere, guerra di soldi e poltrone. Archiviata in fretta l’estate, triturato al vento il grido di Andrea Abodidalle poltrone ci si deve alzare») dopo la debacle all’Europeo e il velenoso botta risposta tra il ministro e il presidente Figc Gravina (per non dire della “liaison” con il presidente del Coni, Malagò), sono ripartite veloci soltanto le lancette dell’orologio che scadenzano e segnalano l’urgente e stringente cronoprogramma. Ci sono da sistemare e occupare i posti di potere e comando, battaglie propedeutiche all’elezione del presidente e del consiglio federale.

Affondato miseramente il tentato blitz estivo di Gravina che aveva fissato l’elezione al 4 novembre con i vecchi (e ancora attuali) “pesi” elettorali anche con l’impugnazione della delibera da parte della Lega A (e poi anche della Lega B) e obbligata dall’approvazione del Dl sport e poi del “Decreto Mulè” che prescrive maggior peso alla Lega A (e al calcio professionistico) è così partita la trattativa per la ridefinizione del peso elettorale delle varie componenti che formano il consiglio Figc e che materialmente votano per presidenza, consiglieri e…programmi (quelli restano assenti).

La data del 4 novembre è sì rimasta in calendario, è sempre cerchiata in rosso ma adesso fissa un nuovo obiettivo: l’assemblea da elettorale si è infatti trasformata in straordinaria, e dovrebbe (condizionale sempre d’obbligo in questi casi) stabilire, attraverso il voto e l’approvazione, il rinnovato assetto, in termini di percentuali, delle varie componenti, al momento ripartite così: Lega A (12% e 3 consiglieri), Lega B (5% e un consigliere), Lega Pro (17% e 3 consiglieri), Lega Nazionale Dilettanti (34% e 6 consiglieri), e poi calciatori (20% e 4 consiglieri), tecnici (10% e 2 consiglieri) e arbitri (2% e un consigliere). Così, prima di andare al voto (nel 2025, non prima di gennaio, non oltre marzo) per la presidenza Figc.

Per modificare lo Statuto serve una maggioranza qualificata. Gravina intanto si tiene coperto, ha più volte detto che annuncerà le proprie intenzioni solo dopo il 4 novembre: si candiderà per il terzo mandato oppure si farà (o sarà costretto a farsi) da parte? La domanda in realtà avrebbe (e ha) una sola risposta: Gravina punta deciso al terzo mandato ma prima di esporsi vuole essere certo di avere i voti per farcela, deve sgombrare il campo da agguati, deve attendere eventuali risultanze dall’inchiesta penale che lo vede coinvolto, deve sparigliare e assottigliare il campo avversario, deve poter offrire all’avversario (la Lega serie A) un valido motivo per votarlo, e deve essere certo al contempo che non ne venga poi tradito, trafitto, travolto.

Da Milano la serie A ha fatto la voce grossa, vuole più consiglieri e maggior peso (e autonomia), in fondo è con i milioni della mutualità, stabilita dalla Legge Melandri, che gira (130 milioni nella stagione 23/24) alle altre componenti, che si tiene in piedi la traballante baracca calcistica tricolore: intanto Gravina lavora con diplomazia, una parte di club (specie i grandi club) ascoltano con interesse e movimenti, influente paiono i movimenti di quella vecchia volpe di Adriano Galliani (tenere a mente questo nome, potrebbe tornare di moda anche per la Lega A o per…, le elezioni di Lega A ancora non calendarizzate), sfaldando la quota di maggioranza in via Rosellini del duo LotitoDe Laurentiis (anche il presidente del Napoli, sotto sotto, tratta…). Maggior peso significa almeno raddoppiare il numero di consiglieri e arrivare almeno al 50% del peso elettorale: contando cioè tutto il calcio professionistico (attualmente è al 34%) o magari il 50% solo della A?

La domanda resta a mezz’aria, mentre intanto per aria è saltata la rielezione del presidente della Lega serie B, Mauro Balata: una vicenda anticipata e trattata diffusamente da fine agosto (leggi qui, qui, qui) e che plasticamente ha dimostrato come i principi democratici e di rappresentatività in termini elettorali siano inesistenti nel calcio italiano e come vengano continuamente spregiati, come le manovre politiche sportive abbiano avuto un peso (Balata, inviso a molti club di B, si è messo contro Gravina puntando magari anche sulla voce circolata e cioè che qualche esponente di alto livello dell’attuale maggioranza di Governo ne potesse fare da spinta per la sua elezione al seggio più alto di via Allegri, il ko di Balata risuona come anche una vittoria graviniana) e come in fondo tutto si decida per una mera questione di potere e di soldi. In stallo la situazione in Lega B (c’è chi punta e soffia sul commissariamento, il vero candidato sarebbe Paolo Bedin ma prima di novembre non sarebbe candidabile), mentre invece sono in dirittura di arrivo le elezioni in Lega Pro e Lnd. Che in fondo costituiscono attualmente, con il loro attuale peso, la maggioranza di Gravina. La Lega Pro col 17% e i Dilettanti con il 34% sommano già il 51% dei voti utili per restare al comando, a cui poi bisognerebbe aggiungere il 20% Aic (i calciatori) e il 10% degli allenatori, oltre all’insignificante 2% dell’Aia che continua ad essere attraversata da una guerra intestina.

Il 23 settembre Giancarlo Abete, candidato unico, sarà rieletto ai Dilettanti: senza ostacoli la sua corsa. Anche qui tempi ristretti, così tanto ristretti che in molti Comitati Regionali le candidature sono state uniche e non hanno certo prodotto sorprese: confermato praticamente l’intero establishment, così come sul ponte di comando dell’Associazione italiana calciatori è rimasto Umberto Calcagno, che è anche vice-presidente federale. Il 2 ottobre sarà rieletto Matteo Marani alla guida della Lega Pro, l’antico feudo di Gravina: anche qui avversari inesistenti, e anzi la concreta possibilità che il direttore del Museo federale di Coverciano ottenga più voti di quelli presi nell’obbligata tornata straordinaria di due anni fa, dopo il disarcionamento di Francesco Ghirelli. Abete e Marani sono due fedelissimi di Gravina, pur se nel corso dei precedenti mesi, abbiano qualche volta messo i puntini sulle i. Inoltre, Marani e Abete sarebbero i potenziali candidati di Gravina se Gravina decidesse (o fosse costretto) a non ricandidarsi alla Federcalcio.

Nel corso di queste poche settimane di campagna elettorale, Marani e Abete hanno incontrato, e stanno incontrando, i presidenti di club per esporre i propri programmi e ottenere il consenso. Hanno parlato, e molto. E qualcosa, in “politichese” l’hanno lasciata intendere. Lega Pro e Dilettanti sono pronte cioè a venir incontro alle esigenze di Gravina: sono pronte a lasciare sul tavolo una fetta di peso elettorale. Un passaggio obbligato, se si vuole arrivare al 4 novembre con l’approvazione del (nuovo) Statuto. Quanta fetta di torta sono disposti a offrire?

I Dilettanti potrebbero scendere intorno al 20%, lasciando così sul tavolo il 14%; la Lega Pro è pronta a dimezzare il proprio peso, addirittura potrebbe lasciare sul tavolo il 10%. In cambio, però, la Lega Pro (che ha ottenuto una visibilità che la Lega B non ha, basti pensare alle gare su Sky) dovrebbe incassare il raddoppio dei proventi derivanti dalla mutualità. Attualmente la fetta è del 2%, in termini di milioni siamo intorno ai 27 milioni di euro (alla Lega B sono andati 75 milioni, 13 alla Figc e 13 ai Dilettanti, questo nell’ultima stagione): nel caso, si arriverebbe a oltre 50 milioni, un ottimo risultato da portare a casa e da offrire ai club di Lega Pro per la quale andrebbe poi stabilito il dimagrimento in termini numerici (da 60 club a…?). Se il calcolo fosse questo, la serie A sommerebbe così all’attuale 12% un 24% che la porterebbe al 36%, molto però al di sotto dell’atteso 50%. Inoltre, se si volesse contare l’intera sfera professionistica (A, B, Lega Pro) il risultato non cambierebbe di molto, proprio perché la percentuale devoluta dalla terza serie resterebbe sostanzialmente nel computo totale (l’attuale 34% riceverebbe l’ipotetico 14% della Lnd).

Che fare, come fare, a chi chiedere aiuto, allora? Ecco spuntare un’altra indiscrezione: l’Aic (Associazione italiana calciatori) guidata da Umberto Calcagno ha detto a Gravina e Abodi di essere disponibile a offrire una quota del suo robusto 20% di peso elettorale, un peso elettorale in verità smodato ma imposto dalla legge Melandri. È per questo che prima di rinunciare a una parte della fetta di torta bisogna mettere mano alla legge. Due mesi fa il ministro Andrea Abodi aveva parlato di un «disegno di legge che sto preparando, collegato alla Finanziaria 2024, che sostituirà la Legge Melandri, tenendo conto del prezioso lavoro della VII Commissione del Senato e del contributo dell’equivalente Commissione della Camera». Una legge di sistema, una nuova normativa sportiva che dovrebbe influire non solo sulle rappresentanze del calcio (attualmente la legge garantisce il 30% di peso elettorale ad atleti e tecnici), ma anche sui diritti tv e la mutualità. Il tempo però stringe, il 4 novembre è alle porte. Si farà in tempo? O sarà tutto, ancora una volta, rimandato?

Non resta che attendere, e magari nel frattempo consigliare la lettura del teorema del matematico statunitense John Nash, meglio noto come “Equilibrio di Nash”. Da Wikipedia: in teoria dei giochi si definisce equilibrio di Nash un profilo di strategie (una per ciascun giocatore) rispetto al quale nessun giocatore ha interesse a essere l’unico a cambiare. «Un gioco può essere descritto in termini di strategie che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l’equilibrio c’è quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare occorre agire insieme».

 

© 2024 Riproduzione riservata

Correlati