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Arbitri, riforma voto sospesa. L’Aia canta vittoria ma Gravina lancia nuove stoccate. E il gruppo Trentalange appoggia Pacifici…

Il consiglio federale rinvia l'approvazione del suffragio universale. Katia Senesi, leader della minoranza nel Comitato Nazionale, a sorpresa apre al presidente Aia in difficoltà: nel segno della precaria unità continua la battaglia contro la Figc. La riunione di lunedì e la rivolta
Katia Senesi con Carlo Pacifici

Niente di fatto. Tutto sospeso, la rivoluzione arbitrale voluta dal presidente federale Gabriele Gravina si farà, non subito però. Niente voto allargato alla base, nessun suffragio universale per l’elezione del presidente degli arbitri italiani: la proposta, diplomaticamente presentata sotto forma di adeguamento dello Statuto ai principi informatori approvati dal Coni, è rimasta così nell’imbuto. Sarebbe dovuta passare col voto nel consiglio federale in programma oggi e invece… Invece “il consiglio federale ha deliberato all’unanimità il rinvio a data da destinarsi  delle modifiche riguardanti i principi Informatori del Regolamento AIA lasciando all’Aia, ai suoi vertici, il compito di trovare al suo interno la definizione di un documento condiviso nel rispetto dei principi informatori del Coni da presentare nei prossimi consigli federali”. Questa è la nota prontamente inviata da Pacifici ai presidenti di sezione, a quelli dei Cra e al Comitato Nazionale. Il canto di semi-giubilo però è rimasto subito strozzato dalla parole di Gravina che, pochi minuti dopo, ha solennemente detto parlando col pluralis maiestatis. «Noi riteniamo che all’interno dell’Aia esista una situazione politica che sta generando tensioni. Ringrazio comunque la professionalità degli arbitri perché queste tensioni non hanno toccato la parte tecnica, ma la nostra responsabilità politica è quella di valutare attentamente questi effetti di tensione che stanno creando grande preoccupazione all’interno del sistema associativo degli arbitri. Oggi Pacifici ha chiesto un rinvio perché vuole affrontare il tema all’interno dell’Aia. Tempo concesso ma non c’è voglia di tornare indietro su principi che sono di ampia democrazia, ma che hanno un obiettivo: quello di eliminare conflitto di interesse in sede di elezione Aia. Sui tempi vogliamo affrontare il tutto in tempi rapidi. Ho chiesto a Pacifici di vederci nei prossimi giorni, ma prima hanno bisogno di vedersi loro all’interno». Dunque: altro che da data da destinarsi, altro che riforma strozzata, bloccata, inghiottita. La riforma si farà, e non tanto lontano: così il presidente federale che non fa passi indietro e che anzi lancia nuove stoccate.

Il momento. Dichiarazioni destinate a far aumentare la temperatura nel mondo arbitrale, già da mesi attraversato da veleni, litigi, spaccature. Al nuovo attacco di Gravina, che altro non fa che delegittimare la già debole presidenza Pacifici – e che alimenta sempre più il pensiero che l’Aia sia ormai sotto l’ombrello federale, e che inoltre conferma come nei pensieri del numero uno della Federcalcio esistano gli uomini (Rocchi? Orsato?) destinati a prendere le redini dell’associazione – l’Aia pare voglia rispondere in modo compatto. Ma quanto durerà?

Dunque, dopo le fiamme provocate, appena 48 ore fa (leggi qui), dalla fuoriuscita della notizia sul rivoluzionario cambiamento che aveva provocato subito sconcerto e sollevazione nel mondo arbitrale, dopo l’agguerrita riunione tenutasi ieri con il presidente Carlo Pacifici in video-call insieme ai presidenti delle 206 sezioni oltre che con i presidenti dei Cra e dei componenti del Comitato Nazionale, la riforma è tornata (per ora) nel cassetto. Una soluzione presa come una vittoria dai vertici Aia: associazione che, spaccata e divisa tra più anime, avrebbe (ri)trovato compattezza davanti a un provvedimento che minerebbe ancor più la sua già fragile autonomia e il suo campo d’azione. Sul campo adesso si muovono i pontieri, ma i pilastri su cui si fondano la breve dilazione di tempo concessa e la tregua interna, rischiano di venir giù alla prossima, nuova, scossa. L’ennesima. La riprova arriva dal riassunto delle ultime quarantotto ore.

Domenica di passione. Subito dopo l’indiscrezione pubblicata domenica, il presidente Carlo Pacifici aveva infatti chiesto lo stralcio del tema della riforma del regolamento Aia che prevedeva l’introduzione del suffragio universale dall’ordine del giorno del consiglio federale. Di primo acchito, Gravina aveva reagito decidendo di andare avanti: descritto come particolarmente seccato, e più di lui, il capo dell’ufficio giuridico federale, l’avvocato Giancarlo Viglione, dalla risposta del presidente dei fischietti italiani, non voleva sentire ragioni. Gravina – avrebbe poi così ribadito a molti interlocutori, anche attraverso una velina – a sottolineare come Pacifici (e il suo vice, Zaroli) fossero invece al corrente dell’iniziativa, stabilita in un incontro tenutosi il 9 maggio. A quel punto sarebbe però poi arrivata una proposta di mediazione in Figc, pare caldeggiata dai due componenti del cosiddetto “terzo polo”, e cioè quello formato da Antonio Zappi e Michele Affinito. In sintesi: non allargare il voto a tutti i maggiorenni iscritti all’associazione (e cioè trentamila circa) ma a una base elettorale allargata (tra i 340 e 1000 delegati al voto), con i presidenti di sezione considerati come delegati di diritto. Una proposta definita sostenibile in molti Comitati, dal Veneto alla Campania (le regioni cioè di Zappi e Affinito, e che sul campo operano con Orsato e Carbone, leggi qui) ma anche in Lombardia, Friuli, Sicilia e Lazio. Una base di proposta (nella riforma c’è anche il mandato biennale al designatore Can A-B) che, ricevuta domenica sera, Gravina avrebbe promesso quantomeno di valutare proprio mentre nelle stesse ore Pacifici dava appuntamento in una call a tutti i presidenti di sezione, ai componenti del Comitato Nazionale e ai presidenti dei Cra per lunedì sera.

La ricostruzione. Un’occasione voluta da Pacifici, a poche ore dal consiglio federale, per spiegare a tutti la ricostruzione di questi ultimi ancor più velenosi giorni, un momento per raccontare cosa fosse stato realmente stabilito nella riunione in via Allegri del 9 maggio. Un momento anche per rispondere alle domande che in queste ore affollano un po’ tutti i fischietti italiani, dai vertici alla base. È vero che Pacifici (e Zaroli) avevano già concordato, all’insaputa del Comitato Nazionale, le riforme Aia con l’adeguamento ai principi informatori e la rivoluzione del suffragio elettorale? È vero che Pacifici ha fatto dietrofront con Gravina dopo la reazione della base, del gruppo che si riconosce in Trentalange, e di quelle del “terzo polo”?

Si narra di call, interne al Comitato, assai infuocate, nel corso delle quali sarebbe volato più di qualche straccio non solo tra la maggioranza e la minoranza (Senesi, Mazzaferro, Marconi e Camiciottoli), ma anche all’interno della (fragile) maggioranza dei cinque (Pacifici, Zaroli, Archinà, Affinito e Zappi), una maggioranza ormai solo sulla carta, visto che il veneto Zappi e il campano Affinito paiono lavorare su più fronti. Alla fine della giostra, da questi avvenimenti e da questa ricostruzione emergerebbe come Pacifici e Zaroli siano considerati sempre più meno credibili dalla stessa base (oltre che dai vertici federali), mentre i presidenti di sezione restano sul piede di guerra.

La call di lunedì sera. Mezz’ora di riunione, nella quale Pacifici aveva ricostruito quanto accaduto, negando di aver concordato il 9 maggio le riforme Aia con Gravina. Aveva poi riferito che avrebbe votato no in consiglio federale se i principi informatori Aia fossero stati posti in approvazione. A dar manforte, l’acquisizione di un parere degli esperti legali Aia secondo cui il provvedimento poteva essere impugnato. Aveva inoltre aggiunto come “probabilmente” poteva essere accordato un differimento di quindici giorni, per consentire una valutazione interna all’Aia, prima dell’approvazione delle modifiche.

Tregua interna. Pace o tregua? Più delle comunicazioni presidenziali, a destare però scalpore e sorpresa sarebbe stato altro, nel corso della serata di ieri. E cioè l’intervento di Katia Senesi, componente del Comitato Nazionale e leader del gruppo (gli altri sono Camiciottoli, Marconi e Mazzaferro) che fa riferimento all’ex presidente Trentalange e al suo ex vice, Baglioni. Dopo le tante contestazioni di questi logoranti mesi, la Senesi è infatti scesa in campo a difesa di Pacifici, manifestando piena solidarietà al presidente e facendo appello all’unità associativa: un intervento che avrebbe fatto spalancare gli occhi a molti, un intervento che ha ridato un mezzo sorriso a Pacifici. Un altro componente dei quattro (Mazzaferro) avrebbe poi proposto la sottoscrizione di un documento di sostegno – cioè di adesione al voto contrario deciso da Pacifici in consiglio federale – ai 206 presidenti. Un’iniziativa però caduta nel vuoto. Sullo sfondo, sarebbe rimasto un Pacifici apparso disorientato e confuso. Chissà, magari aveva davvero concordato le riforme con Gravina, ma si è poi trovato in difficoltà quando ha capito che non solo i presidenti di sezione e comitati, ma anche l’opposizione dei quattro di Trentalange, e anche quella del cosiddetto “terzo polo” Zappi-Affinito, era nettamente contraria per questioni di metodo, e che la riforma non sarebbe passata con il consenso del Comitato Nazionale, neanche con una risicata maggioranza? Qualcuno inoltre sostiene come Pacifici e Zaroli abbiano fatto precipitosamente marcia indietro, e che per loro l’unica possibilità di restare in piedi sarebbe ora quella di mettersi a capo della resistenza e di un’integrale unità associativa Aia da opporre così all’aggressione/invasione del “nemico esterno Figc”. Un’operazione di trasformismo del duo Pacifici-Zaroli complicatissima, perché da assai vicini al palazzo federale (come l’opposizione fino a ieri li ha sempre considerati) dovrebbero in fondo abbracciare di nuovo pure Trentalange e Baglioni, invisi a Gravina e che magari da questa occasione trarranno spunto per nuove azioni.

 

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