Doveva essere una riunione dai contenuti puramente tecnici: invece s’è trasformata nell’ennesima riunione politica, plasticamente confermando come nella casa degli arbitri italiani si fatichi a trovare coesione, equilibrio, linea comune, soprattutto adesso che si avvicina il tempo delle elezioni e il redde rationem rischia di assumere i contorni di una vera e propria resa dei conti. Toni accesi e concitati, richieste pressanti e risposte dilatorie, trattative segrete e incontri inconfessabili, accordi (quasi) raggiunti e poi invece rimessi in discussione. Il quadro è questo, il sottofondo è cioè quello solito: veleni e indiscrezioni, antipatie e simpatie, veti incrociati e proposte alternative continuano ad attraversare il mondo arbitrale che intanto si prepara, affilando le armi, alle elezioni territoriali e poi a quelle per la presidenza Aia e per il Comitato Nazionale.
L’accordo sui delegati. La riunione di ieri del Comitato doveva avere contenuti solo tecnici: bisognava infatti trovare finalmente la quadra e fissare il numero dei delegati per le elezioni nazionali, nodo da sciogliere dopo le modifiche intervenute, non senza la “manina” federale, sullo Statuto e sul regolamento elettorale. E, almeno su questo punto, il nodo è stato sciolto; certo dopo un serrato confronto, ma almeno con voto unanime. Saranno poco meno di mille i votanti che infileranno la scheda nell’urna: alla cifra si è arrivati perché, insieme ai 206 presidenti di sezione e ai 14 dirigenti benemeriti, si aggiungono i poco più di 700 delegati (si esprimono per i 33mila iscritti), delegati scelti su base regionale in base al numero degli associati per regione, numero arrotondato (per nove regioni) con i resti decimali. Soluzione che ha trovato tutti d’accordo mentre invece resta in piedi la proposta di presentare in ogni regione l’esatto numero di candidati in ragione dei delegati, con estensione dello stesso metodo alle elezioni nelle sezioni. Questa proposta sarebbe stata formulata dal “gruppo Trentalange” (Senesi, Camiciottoli, Marconi e Mazzaferro) e dal “terzo polo” (Zappi e Affinito), una circostanza che sposta così inevitabilmente tutte le attenzioni sul versante politico del quadro arbitrale che, per quanto riguarda il Comitato Nazionale, contempla anche il presidente Pacifici, il suo vice Zaroli e Archinà. Come si nota, Comitato Nazionale (lo si sa da tempo) spaccato e diviso in tre tronconi: senza una solida maggioranza, con l’obbligata necessità di trovare accordi, con i continui tentativi di stringere patti e quelli di far fuori l’avversario, eliminandolo dalla contesa.
Il nodo politico. Ieri la riunione del Comitato Nazionale ne ha dato ulteriore conferma. È diventata soprattutto politica, assumendo toni vibranti, perentori. Un confronto acceso, accesissimo si racconta. Perché il presidente uscente Carlo Pacifici pare abbia preso tempo davanti alla pressante richiesta dei quattro del “gruppo Trentalange-Baglioni” che l’avrebbero incalzato chiedendogli (senza esito) di ufficializzare il cronoprogramma elettorale (elezioni territoriali e nazionale), sospettando che invece punti a dilatare i tempi, magari in attesa di trovare un accordo che lo tenga dentro una partita che invece al momento lo vedrebbe tagliato fuori insieme al suo vice, il lombardo Zaroli. I quattro, (spalleggiati anche dal “terzo polo”?), hanno allora ribadito come l’elezione del nuovo presidente Aia vada celebrata entro il 20 ottobre e inoltre come debba essere la nuova dirigenza arbitrale a partecipare all’assemblea statutaria della Figc fissata dal presidente Gabriele Gravina per il 4 novembre, dopo lo slittamento (obbligato) dell’elezione al soglio federale. Fissare entro il 20 ottobre l’assemblea elettiva Aia significa partire subito con le elezioni nelle sezioni e per i delegati regionali. La richiesta è diventata un diktat a fine riunione: se entro pochi giorni non verrà ufficializzato il cronoprogramma, la maggioranza del Comitato Nazionale (dal quale sarebbe partito un invito: “Pacifici fatti da parte, non sei un leader”) le chiederà, in un apposito incontro, a Gravina. Il presidente federale è stato un convitato di pietra, nell’incontro. Perché, nel corso della riunione, uno dei nove componenti del Comitato nazionale avrebbe riferito come poche ore prima Gravina avesse incontrato Daniele Orsato, la cui ingombrante ombra continua ad aleggiare sull’Aia.
Il ruolo e un ruolo per Orsato. L’indiscrezione, in attesa di conferme o smentite, riporta però il piano della questione su altre domande. Se incontro c’è stato (dopo quello di marzo che aveva provocato mille tensioni tra i fischietti) di cosa hanno discusso il presidente federale e l’ex principe dei fischietti italiani, tirato per la giacca da una parte e dall’altra del mondo arbitrale? Hanno parlato della questione Aia, delle continue tensioni, della necessità di imprimere una svolta? Gravina sarà tornato alla carica chiedendo all’ex fischietto veneto di prendere in considerazione l’ipotesi (sempre rifiutata) di candidarsi come presidente degli arbitri italiani? Orsato avrà ribadito al presidente federale le proprie intenzioni (niente cariche politiche, al massimo un ruolo tecnico) oppure gli avrà descritto la situazione e il quadro in divenire degli incontri e della tela che le tre componenti del Comitato Nazionale stanno da tempo tessendo? O entrambi avranno discusso anche della reazione che Orsato avrebbe (si narra) avuto dopo l’esclusione dalla finale dell’Europeo, una scelta che pare il veneto abbia “addossato” al presidente della Uefa (Gravina è pur sempre vice-presidente Uefa) Ceferin, verso il quale non sarebbe stato tenerissimo…? Ipotesi, ipotesi che restano sul tavolo come l’indiscrezione piombata nel corso della riunione del Comitato nazionale e gettata lì, chissà perché, dell’incontro. Amato (dalla base) e temuto da molti dirigenti Aia, il nome di Orsato incontra in questo particolare momento “diplomatico” i favori non solo del terzo polo ma pare anche quelli del gruppo Trentalange e persino quelli del duo Pacifici-Zaroli, dato però in caduta libera. Sono tutti pronti a sposare, nel suo nome, l’idea del cambiamento, dell’inversione di rotta, dell’unitarietà, un valore che si aspetta anche Gravina, deciso più che mai a ricandidarsi. Un dato pare certo: il 48enne Daniele Orsato, dopo 18 anni di serie A, dopo essere uscito dai quadri Can in piena estate e dopo aver detto prima sì e poi no alla proposta della federazione calcistica russa, è pronto ad assumere un importante ruolo tecnico all’interno dell’Aia. Ha sempre detto pubblicamente di voler in questo momento dedicarsi agli affetti familiari, ma è pronto a dire sì, se però la sua entrata rappresenti davvero una svolta nel tremebondo e velenoso mondo dei fischietti italiani, se vi sia chiarezza di un progetto politico sviluppato da un presidente di cui si fida, e se sia la sintesi di una proposta condivisa. In fondo l’ha detto proprio lui, appena due settimane fa.
Parole e segnali. «Alla luce della situazione socio-politica attuale e dei principi etici che mi hanno sempre guidato, sia in campo che fuori, ho deciso di non accettare la proposta dalla Russia. Inoltre, nei prossimi mesi desidero concentrare tutte le mie energie sulla costruzione di un progetto tecnico e associativo con l’Aia in Italia. Mi candido alla presidenza dell’Associazione? No. Io sono un tecnico. Certo oggi l’Aia è afflitta da conflitti interni tra diverse correnti politiche che poi interferiscono nella gestione tecnica. Credo che potrei dare il mio contributo solo in un progetto politico che miri a separare nettamente la gestione associativa e
politica da quella sportiva. Il futuro dell’Aia dipende dalla capacità di trovare una nuova guida in grado di affrontare le sfide con una visione manageriale e strategica. Un uomo che comprenda le esigenze associative e abbia la capacità di realizzare progetti tecnici concreti e sostenibili. Il presidente ideale dovrebbe essere un dirigente di grande esperienza, magari non proveniente dai campi di Serie A, ma con una visione chiara del futuro dell’associazione. L’Aia è piena di eccellenti professionalità e io credo che alla guida serva un approccio professionale». Sono i passaggi più importanti di un’intervista rilasciata da Orsato e pubblicata il 15 agosto su “la Repubblica” con la firma di un autorevole cronista come Giulio Foschini. Passaggi importanti, da leggere e decifrare, tra le righe ma mica poi tanto. C’è ad esempio chi ha (intra)visto nelle parole di Orsato l’identikit di un preciso candidato. Quello di Antonio Zappi, veneto, organo tecnico regionale di Orsato ai suoi primi passi in A, già candidatosi all’elezione Aia del 2016 (sconfitto da Nicchi, come vice di Zappi correva Stefano Braschi che pare possa essere della partita anche adesso) quando parò della necessità di evitare l’influenza della parte politica sulla componente tecnica, separando i due ambiti per provare a eliminare i conflitti interni. Non è mistero (ci sono tanti articoli pubblicati negli ultimi mesi su questo sito) che Orsato “tifi” per la corrente del terzo polo, formatosi nel tempo grazie al duo Zappi-Affinito (Affinito è campano, come lo è Carbone, storico assistente di Orsato) e che si candidi a elemento di aggregazione e coesione all’interno del frastagliato vertice Aia, diviso com’è da mesi in tre tronconi. In caduta libera il ticket Pacifici-Zaroli – il presidente uscente vorrebbe ricandidarsi mentre per il lombardo Zaroli ci sarebbe lo scoglio del superamento dei 2/3 dei voti, visto che correrebbe per il quarto mandato – cui si lega anche il destino del calabrese Archinà. Mentre in linea di tenace galleggiamento e di ribaltamento dei quadri viene segnalato il gruppo che si riconosce nel duo Trentalange-Baglioni che nel 2021 aveva vinto le elezioni ma poi, dopo il caso D’Onofrio, era stato costretto a mollare. Su questo quadro, s’innestano voci e riscontri di trattative e incontri continui, di alleanze e veti: è una tela infinita che viene tessuta da tutte le parti, una tela ancora in via di definizione.
Trattative, alleanze, ipotesi. Incontri ci sarebbero stati tra il “terzo polo” e il gruppo Trentalange: sul tavolo una serie di questioni e l’assonanza nel chiedere ad esempio che venga stabilito presto il cronoprogramma delle elezioni. Le intese sarebbero nate e cresciute nel corso dei mesi, anche e soprattutto dopo la bocciatura Figc delle nuove norme Aia, ma ancora di più dopo le nomine biennali dei nuovi organi tecnici dello scorso luglio (sarebbe meglio dire, il congelamento) che hanno sancito la sconfitta politica ed il de profundis per Pacifici e Zaroli, mutando definitivamente il quadro della prospettiva elettorale ed aprendo spazi di dialogo tra terzo polo e gruppo Trentalange con l’ipotesi di giungere ad una candidatura unica di pacificazione, un particolare non sfuggito pare nemmeno a Gravina. Altro particolare: il Comitato Nazionale dei primi di agosto fu definito da molti surreale, perché Pacifici e Zaroli erano riusciti a far passare i desiderata Figc ma solo grazie all’astensione della maggioranza degli altri componenti, inizialmente contrari, del Comitato, evitando così il commissariamento. Tornando a Zappi e Orsato: l’endorsement pare chiarissimo, suffragato anche da altre indiscrezioni, tra cui quella che riporta come tra Zappi e Rocchi ci sia stato un lungo incontro in occasione del raduno estivo degli arbitri Can a Cascia; inoltre bisogna ricordare come Pacifici non abbia in estate mostrato aperture verso Orsato e che abbia “bocciato” l’ipotesi di Braschi alla Can C. Le ambizioni di Zappi (come candidato presidente) però si scontrerebbero con la visione del “gruppo Trentalange” che in caso di accordo sarebbe disposto a concedere una vice-presidenza a Zappi (con la promessa che al prossimo giro toccherebbe a lui) e una vice-presidenza ad un componente del proprio gruppo. E qui l’identikit sarebbe chiarissimo: in pole position ci sarebbe la marchigiana Senesi, la “pasionaria” del Comitato Nazionale, assai vicina alle posizioni di Trentalange e Baglioni il cui “rientro indiretto” sancirebbe una sorta di pace istituzionale magari da trovare anche con Gravina che di buon occhio vedrebbe certo la nomina “rosa”. Potrebbe questo compromesso chiudere il cerchio per (quasi) tutti, compreso (forse) Gravina, anche in ragione dei forti vincoli che la nuova normativa elettorale impone riguardo ai vincoli della presenza femminile nel nuovo Comitato Nazionale (un terzo dei componenti)? La domanda rimbalza, mentre anche su Orsato si registrano aperture significative del gruppo Trentalange, conscio del fatto che lo spessore e la figura tecnica dell’ex fischietto veneto possano rappresentare una scelta giusta sulla via del cambiamento e su quello dell’immagine. Zappi per ora nega che voglia candidarsi come presidente ma resta significativo l’appoggio di Orsato. Nell’ipotesi di accordo tra i due gruppi, ognuno dovrebbe cedere qualcosa: quale potrebbe essere il candidato presidente, allora? La risposta resta a mezz’aria: un candidato che non abbia attualmente incarichi in Aia e che magari non abbia un passato da big… Insieme ai puntini sospensivi, si aggiunge però un’altra voce. È quella che riporta come anche il presidente Pacifici stia provando a intessere accordi con il terzo polo, e viceversa. L’ipotesi originaria era quella di concedere una vice-presidenza (Affinito o Zappi) al terzo polo dando l’altra ad Archinà, poi invece sarebbe diventata quella di sacrificare anche Archinà oltre Zaroli (quindi anche Zappi vice) pur di ottenere il via libera alla nuova candidatura, e via libera per un ruolo tecnico a Orsato. La posizione di Pacifici però pare in caduta libera, c’è chi sostiene sia pronto anche lui ad aprire al terzo polo per un altro candidato-presidente (una figura non di primissimo piano), pur di restare dentro la partita. Ipotesi, trattative, veti e alleanze: la partita è ancora lunga e il fischio finale è (ancora) lontano.