Tra una settimana riparte il campionato di serie A. Mentre si giocava il Mondiale senza la Nazionale azzurra il calcio italiano non s’è però fatto mancare nulla: il pallone tricolore ha continuato a rotolare riallargando il diametro del burrone sul quale balla pericolosamente da anni. Rimbalzi però tutti sinistri. L’inchiesta sui bilanci della Juventus che hanno costretto allo smantellamento dell’intero vertice societario bianconero, le operazioni del club collegate a quelle di altre società che hanno indotto la procura federale a richiedere un nuovo processo sportivo sulle plusvalenze dopo quelli celebrati e archiviati in primavera senza sussulti, la bomba D’Onofrio che ha devastato l’Aia e messo spalle al muro la Figc, le dimissioni del capo degli arbitri Alfredo Trentalange pretese da un Gravina in difficoltà e quelle del presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli la cui proposta di riforma del format è stata sonoramente bocciata dalle società di terza serie, la rateizzazione in sessanta rate dei debiti concessa ai club di calcio contenuta nella Legge di Bilancio nonostante l’iniziale parere contrario del Governo, l’ennesima deroga concessa ad un sistema che da anni promette riforme ma le cui componenti continuano da anni a procedere in ordine velenoso e sparso.
Gli stipendi degli allenatori. Il campionato di serie A ripartirà tra una settimana. I destini (economici più che sportivi) dei club sembrano affidati agli allenatori più che ai calciatori. La Juventus che affida più ampi poteri a Massimiliano Allegri, garante dell’area sportiva del club, destinato a diventare una sorta di manager all’inglese. Più poteri alla Roma li ha chiesti anche Mourinho che non ha potuto o forse voluto accettare la proposta della federazione portoghese: non allenerà contemporaneamente il Portogallo e nemmeno il Brasile, cercherà di portare i giallorossi in Champions. Allegri e Mourinho sono gli allenatori più pagati del calcio italiano: sette milioni di euro netti a stagione in una classifica che vede subito dopo i tecnici delle due milanesi (Inzaghi a 5 milioni, Pioli a 4 milioni), poi Sarri, Gasperini e Spalletti che cerca il suo primo scudetto alla guida del Napoli che ripartirà il 4 gennaio da primo in classifica. La classifica degli stipendi con tutte le curiosità e i numeri sono raccolte in un dettagliato focus (vedi e leggi qui). Fari puntati dunque sui tecnici, sulle loro mosse, sulle loro scelte. Attenzione la merita però anche un’altra panchina: ha promesso di vigilarvi persino l’Aiac, l’associazione italiana allenatori presieduta da Renzo Ulivieri che è pure direttore della scuola allenatori di Coverciano, associazione che ha sede proprio a Coverciano e che figura tra le componenti federali con il suo bel 10% di peso elettorale (Mario Berretta e Zoe Giatras i consiglieri federali).
Il caso Verona/Bocchetti. È la panchina del Verona che in estate s’era affidato a Gabriele Cioffi, strappato all’Udinese e messo sotto lauto contratto dal presidente Maurizio Setti (2 milioni di euro netti a stagione, decimo nella classifica subito dopo il compianto Mihajlovic): l’esperienza però finita presto, appena l’11 ottobre. Sul fondo della classifica, in difficoltà economiche, il club scaligero quel giorno s’era affidato a Salvatore Bocchetti, il tecnico della Primavera. Sprovvisto dell’abilitazione “Uefa Pro” (nemmeno iscritto al Corso di Coverciano, almeno De Rossi sì e per questo che l’ex campione del Mondo può allenare attualmente) che consente di allenare un club di serie A e B ma in possesso soltanto del patentino “Uefa A conseguito appena questo settembre sempre a Coverciano, aveva ottenuto dal settore tecnico federale (il presidente è Demetrio Albertini) la deroga (come da regolamento) di un mese per poter guidare il Verona. Sei partite e sei sconfitte che però non hanno fatto cambiare idea al presidente Setti, deciso ad andare avanti con Bocchetti. Come fare, come ovviare, come rispettare almeno formalmente le regole? Seguendo una strada già seguita in passato da altri club per altri allenatori sprovvisti di patentino (da Mancini a Iachini, passando per Montella, Giampaolo, Voller, Festa, Lopez e tanti altri fino a quello clamoroso di Pirlo, leggi qui). Scaduto il termine il 14 novembre, il giorno dopo la società scaligera aveva affidato il ruolo di primo allenatore a Dritan Dervishi. Decisione cui era seguito un comunicato Aiac, il principale sindacato allenatori, elevato come l’Aic (peso elettorale del 20%) alla stregua di componente federale. Un passaggio: “Stiamo seguendo con attenzione e grande perplessità la situazione creatasi a Verona… Dal 15 novembre l’allenatore responsabile della squadra risulta essere Dritan Dervishi, formalmente in possesso di licenza Uefa Pro ottenuta in Albania, collaboratore del presidente Setti nelle sue varie attività imprenditoriali. Si tratta dunque di una situazione delicata, sotto molti punti di vista. E per la quale l’Aiac chiede a tutti gli attori della vicenda in campo, di assumere comportamenti e scelte nel solco del reale rispetto dei principi di lealtà sportiva che devono contraddistinguere il movimento calcistico italiano senza furbizie né scorciatoie. La nostra associazione vigilerà sull’evoluzione della vicenda, assumendo, se del caso, le dovute iniziative”. E così Setti ha dovuto cercare un altro allenatore, uno in possesso di regolare abilitazione Uefa Pro da affiancare a Bocchetti. La scelta del tutor è ricaduta su Marco Zaffaroni, in passato tecnico di Monza e Albinoleffe, lo scorso anno esonerato in B dal Cosenza dopo 16 giornate. Presentato ufficialmente a inizio dicembre con un comunicato stampa. Senza la luce dei riflettori né l’eco dei microfoni. Come una pillola da mandar giù. L’emozione raccolta in poche righe, dattiloscritte e diffuse agli organi d’informazione ai primi di dicembre, poche righe nelle quali Zaffaroni non ha nascosto la situazione né il ruolo. “Ringrazio il presidente Setti, il responsabile area tecnica Francesco Marroccu e il direttore sportivo Sean Sogliano per la fiducia che mi hanno dimostrato – si legge nella nota – Sono orgoglioso per l’incarico ricevuto e consapevole delle difficoltà che tutti insieme dovremo affrontare e superare, per provare a risalire in classifica. Concentrerò tutte le mie forze e le mie energie al campo insieme a mister Bocchetti, a tutto lo staff e ai giocatori. Questa lunga pausa di campionato ci permetterà di conoscerci bene e lavorare al meglio, per farci trovare pronti alla ripresa del campionato, mercoledì 4 gennaio”. A queste righe sarebbero poi seguite altre poche righe, sempre diffuse a mezzo stampa, sempre timbrate Aiac, sempre sulla panchina del Verona. “Adesso le ultime scelte societarie, arrivate in un tempo congruo, hanno riportato il caso in un quadro di rispetto formale delle regole. Aspetto che registriamo positivamente. Nell’inviare a Zaffaroni l’augurio di buon lavoro, l’Aiac auspica che la sua gestione sia legittimata anche sul piano sostanziale. E in tal senso continuerà a vigilare”. Ci saranno telecamere particolari a riprendere quanto accadrà sulla panchina scaligera dal 4 gennaio? Il Regolamento del Gioco del calcio (Regola 1, punto 9) prevede che nell’area tecnica “una sola persona alla volta è autorizzata a dare istruzioni tattiche dall’area tecnica” senza però specificare il ruolo di questa persona. In pratica potrebbe farlo anche il massaggiatore, purché sia solo una persona alla volta. Saranno allora posti anche microfoni particolari per registrare gli audio? Chissà, intanto dopo il comunicato del Verona e dopo quello dell’Aiac, è calato il silenzio. Avanti così, di deroga in deroga.
Coverciano e Aiac Lombardia. Non una parola è arrivata dagli altri allenatori, non una parola dalla Lega serie A, non una parola dal presidente del settore tecnico Albertini, non una parola del presidente del sindacato Renzo Ulivieri e non una parola nemmeno del presidente della Figc Gabriele Gravina. Gli ultimi due, appena un mese fa, a Coverciano hanno presentato (era presente anche il ct Mancini) un libro dal titolo “Allenatori di Italia” nell’aula magna del centro tecnico di Coverciano. «Nel calcio italiano abbiamo un’ottima scuola di formazione; manca l’incrocio tra talento e opportunità nella progettualità, ma questo purtroppo non dipende dagli allenatori», ha detto il presidente federale. Chissà a cosa si riferiva quando ha parlato di incrocio tra talento e opportunità. Ben altre parole, ben più affilate, le aveva invece pronunciate Arrigo Sacchi in estate, a proposito di allenatori italiani, di opportunità e dei corsi al centro federale di Coverciano. «Finché gli allenatori saranno sempre ex calciatori il calcio italiano non si rinnoverà mai». Alle parole dell’ex ct azzurro ne sarebbero seguite altre. Quelle di Zaccheroni, allineato a Sacchi: «A Coverciano c’è poca meritocrazia, si fa per aiutare i giocatori». La coda polemica non sarebbe mancata. L’ex allievo di Sacchi e attuale presidente del settore tecnico Figc, Albertini: «Le parole di Sacchi superficiali e antiche». E Ulivieri, a rincarare: «Non c’è attività più democratica dell’allenatore di serie A». La stessa persona che anni prima, quando Mancini fu assunto dalla Fiorentina di Cecchi Gori pur senza avere l’abilitazione in serie A, disse: «La vicenda Mancini è uno schiaffo a Coverciano e al settore tecnico, è una prevaricazione dei poteri». Parentesi, necessaria: la nomina del direttore della scuola allenatori è presa dal presidente federale dopo aver sentito il parere del presidente del settore tecnico che però viene nominato dopo aver sentito il pare del presidente dell’Aiac. Una bella giostra. Dal 2010 non ne è mai sceso Ulivieri, dal 2010 direttore della scuola allenatori (nonostante una squalifica di tre anni legata a una vicenda di “Calcioscommese” a fine degli anni ’80) del centro tecnico federale di Coverciano: centinaia sono gli allenatori diplomatisi in questi dodici anni con il patentino Uefa Pro ma nessuno degli allievi di Ulivieri ha (ancora) vinto uno scudetto. Ad eccezione di Mourinho, sono infatti tutti ex allievi del defunto professore Franco Ferrari e la casella rischia di restare vuota anche quest’anno. Il tema complesso sarebbe anche e soprattutto quello dei parametri richiesti per potersi iscrivere al principale corso di abilitazione che prevede deroghe, scorciatoie (presenze e vittorie in nazionale e in serie A da calciatore, etc etc.) e sulla questione del costoso diplomificio ma ci sono anche altre domande inevase da anni. Chi vigila sul rispetto delle regole? Si può parlare di culpa in vigilando? Un tema questo di scottante attualità viste le responsabilità che la Figc ha attribuito a Trentalange e all’Aia sul caso D’Onofrio? Proprio Gravina, in occasione del consiglio federale del 15 novembre scorso – era il consiglio federale che aveva deciso per il commissariamento della giustizia domestica dell’Aia – aveva detto: «Propongo al consiglio di togliere la deroga all’articolo 32 comma 7 dello statuto federale: la giustizia arbitrale deve rientrare sotto l’alveo di quella federale come avvenuto nel 2021 per l’Aiac, anche lì si erano registrate delle criticità». Chissà a cosa si riferiva Gravina, preso adesso dalla questione Aia mentre proprio di qualche giorno fa è una notizia di cronaca giudiziaria che arriva sempre da Milano (come per la vicenda D’Onofrio) e che lambisce comunque l’Aiac. A Milano è scattato un sequestro di campi di padel all’interno del centro sportivo “Lombardia 1”: gli inquirenti sospettano il coinvolgimento e l’interesse di personaggi di spicco legati ad alcuni clan ‘ndraghetisti. La notizia (qui, da “Il Corriere della Sera”) è rimbalzata nel mondo del calcio perché il centro “Lombardia 1” dei fratelli Paolo e Davide Gatti (estranei alla vicenda giudiziaria) è una quotatissima Scuola Calcio (con qualifica Elite ed in orbita Milan) dove ha tra gli altri mosso i primi passi il centrocampista rossonero e della nazionale Sandro Tonali. È qui che il settore tecnico e l’Aiac organizzano la quasi totalità dei corsi per allenatori dilettanti, demandati alle strutture periferiche nel capoluogo lombardo.
La giustizia sportiva e l’esposto Gatto. Di criticità nel settore Aiac (il principale sindacato allenatori e preparatori ha il 10% di peso in consiglio federale) aveva accennato Gravina il 15 novembre in consiglio federale. A cosa si riferisse non si sa. Certo, tornando leggermente indietro nel tempo, si potrebbe forse ricercare in un caso nato a gennaio 2021? Chissà. All’epoca, nel pieno della bagarre relativa al rinnovo delle cariche elettive di tutte le componenti federali (per le componenti tecniche vale il disposto dell’art. 11 dello Statuto e della norma transitoria), fu presentato un esposto – all’organo di giustizia interno di Aiac e alla Procura Federale di Giuseppe Chinè – sui profili di presunta incandidabilità di Piero Gatto per la carica di presidente provinciale dell’Assoallenatori di Palermo: su di lui (pare) pendessero condanne passate in giudicato per traffico d’armi e per la stampa di monete false. Si racconta che Chinè aprì un fascicolo affidando la parte inquirente a un magistrato amministrativo palermitano: Sebastiano Zafarana entrato poi il 21 maggio 2021 nella Terza Sezione della Corte Sportiva d’Appello (comunicato 238/A) e a un avvocato penalista, Giampiero Santoro, successivamente invece non più inquadrato nei ruoli della giustizia federale. Tutti coloro che rivestono cariche elettive federali in ambito Figc – l’Aiac è un’associazione che vivrebbe di vita propria ma inquadrandosi nella federazione di riferimento proprio alla luce del disposto dello Statuto non potrebbe sfilarsi da determinati obblighi per quanto risulta che al momento della candidatura in Aiac non si facciano firmare neanche delle autocertificazioni relativamente ai carichi pendenti – devono ottemperare all’art. 29 dello Statuto (requisiti e incompatibilità) secondo cui, tra l’altro, si legge che “sono ineleggibili coloro che hanno riportato condanne penali passate in giudicato per reati non colposi a pene detentive superiori a un anno”. A Gatto magari si sarebbe potuta richiedere, per scansare tutte le nuvole, la presentazione di una visura integrata del casellario giudiziario, ottenibile solo dall’autorità giudiziaria e dal diretto interessato: è stata fatta questa richiesta? Non si sa. Il risultato dell’inziale procedimento federale è stato comunque un’archiviazione, presa di concerto con la Procura Generale dello Sport del Coni guidata da Ugo Taucer. A differenza del caso D’Onofrio, un esposto almeno in questo caso era però stato presentato.
I numeri di Aiac. La sede dell’Aiac è all’interno del centro tecnico federale di Coverciano: pare non versi nemmeno 1 euro per il fitto mentre vicino al campo numero 5 brilla la nuova ristrutturata sede, lavori a carico di ? Ha di certo il 10% di peso federale (uno dei consiglieri è Mario Beretta, docente ai corsi centrali a Coverciano assieme al suo mentore Ulivieri, l’altro consigliere federale è Zoe Giatras): all’Aiac sono affidati tutti i corsi Uefa C che si svolgono a livello territoriale e il 50% di quelli di licenza D (l’altro 50% di questi corsi è appannaggio della Lnd): un giro di alcuni milioni di euro l’anno, trattati dalla controllata “Aiac Service srl”. Valore che cresce a dismisura se si pensa che da poco Aiac gestisce attraverso la propria piattaforma anche i corsi di aggiornamento obbligatori per le licenze UEFA (15 ore in scaglioni triennali con cicli da 5 ore dal costo di circa 60 euro ciascuno). Fino a pochi anni fa questo appalto era appannaggio di “Athleticom srl” di Camillo Franchi Scarselli, vicino ad ambienti Coni e a più federazioni per cui realizza specifici software (Federugby, Federcanoa, Federscherma, Federazione Italiana Pentathlon Moderno, LegA Basket Femminile) con fondi che arrivavano interamente nelle casse del Settore Tecnico. Nel 2021 AIAC affermava di avere circa 17.500 associati (numero che include anche i preparatori atletici) ma, spulciando i numeri ufficiali della Figc nel Report di inizio dicembre 2022 relativo proprio all’anno precedente, si legge che il numero totale dei tecnici tesserati – sempre incluso i preparatori atletici che non sono rappresentati in consiglio federale come gli allenatori dei portieri -raggiunge le 27.166 unità, numero che non può non includere tutti coloro che hanno anche ruoli marginali (collaboratori tecnici, vice e così via) e gli esonerati laddove invece le squadre sono complessivamente 51.343 (c’è una flessione del 20,3% sull’anno precedente che diventa addirittura del 26,4% per quelle del settore Giovanile e Scolastico presieduto da Vito Tisci che è anche presidente del Comitato Regionale Puglia) ma anche in questo caso ci sarebbero da includere gli staff e gli esonerati. L’Aiac paga quindi una evidente disaffezione. Dal riscontro dei numeri ufficiali qualcosa però pare non tornare. Com’è possibile che migliaia di squadre risultino non seguite da un tecnico per quanto le norme lo prescrivano come un obbligo? Sempre sul Report 2021 si legge poi di ben 3.447 abilitati solo UEFA C in quest’anno solare per un introito complessivo di circa 2.500.000 euro, inclusivi dell’iscrizione per il primo anno all’albo del Settore Tecnico laddove il Settore Tecnico dichiara circa 105.000 tecnici abilitati. Pare però che il numero progressivo stampato sulle tessere del settore tecnico si avvicini a 200.000: possibile? Anche qui non sarebbe il caso di fare qualche controllo?