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Iervolino, la Salernitana e l’attacco agli arbitri: la Procura Figc apre inchiesta

Coraggio, magari sarà stata anche per colpa di quel «sangue vivo, passionale e furibondo del macte animo», frase spesso ricamata e infiocchettata nel corso della sua biennale presidenza. E magari quel sangue si sarà alimentato nelle ore della vigilia del derby, trascorse a pranzo a Napoli nello stesso ristorante dove stava pranzando anche Luciano Moggi, uno che di arbitri e macchina arbitrale se ne intende: tra foto e sorrisi magari chissà ci sarà forse scappato anche qualche consiglio e pure qualche avvertimento. Magari avrà contribuito anche la presenza nella tribuna d’onore del Maradona, la tribuna e lo stadio dove regna l’amico e mentore Aurelio De Laurentiis che negli ormai suoi venti anni di calcio di uscite rumorose e sgangherate ne ha fatte tante. Certo è che, a caldo, il sangue di Danilo Iervolino sia fuoriuscito dalle vene zampillando fiele e veleno davanti a una decimata eppur dignitosa Salernitana, inviolata nei 90’ regolamentari e trafitta solo negli extra-time prima da un rigore (moderno, così come è stato ormai etichettato) e poi da una zampata di uno stopper – liberissimo nell’area opposta mentre un suo giovane collega avversario pensava ad alzare il braccio, lestissimo a girare in porta un pallone maldestramente ciccato dal centravanti avversario, un pallone piovuto dal cielo dopo una manata che aveva mandato per terra un avversario – che avrebbe così regalato i tre punti a un Napoli sterile, spento e sferzato dai fischi mentre dalla sala Var di Lissone a 800 chilometri di distanza Di Bello e Chiffi nulla segnalavano all’arbitro, il maresciallo dell’Esercito Livio Marinelli (prima della gara cordiale saluto e stretta di mano con Iervolino, Milan, Fimmanò presenti a bordocampo, arbitro irrispettoso nei confronti di Inzaghi che a fine primo tempo aveva civilmente ed educatamente chiesto spiegazioni) della sezione di Tivoli (l’antica sezione di Coppetelli e De Santis) che chiudeva così la partita senza dare almeno un’occhiata al video.

«È stata una direzione scandalosa: compromette il campionato e i nostri ingenti investimenti. Non ho parole per l’arbitraggio, offensivo e mortificante per la nostra società. Su Simy c’era rigore e quello di Demme su Tchaouna era fallo. Non vogliamo solo rispetto ma giustizia per noi e le altre di A che subiscono gli errori grossolani dei semi-professionisti, gli arbitri: gli unici semi-professionisti in un’industria di professionisti. L’atteggiamento degli arbitri è dannoso. Riformerò il calcio italiano portando all’attenzione della Lega questo problema e la storia ricorderà questi arbitri come i peggiori della storia del calcio italiano. Una vergogna senza precedenti. Un’industria viziata da un arbitraggio che fa precipitare il calcio italiano all’ultimo posto per serietà e imparzialità. Ricorderemo a vita questo arbitro. Nessuno ci ha chiamato per chiederci scusa. Ora è tardi. Scontro totale, non vogliamo più questi arbitri. Stiamo valutando anche una causa per danni. Chiediamo a gran voce le dimissioni di Rocchi. In Federcalcio dobbiamo come Leghe far sentire la nostra voce. Il calcio sta sprofondando perché gestito in modo maldestro e superficiale. Se una Lega ci chiamerà a giocare un altro campionato prenderò seriamente in considerazione di andarci: questo campionato è malato».

Le dichiarazioni a caldo, rilasciate e pubblicate sul sito de “La Repubblica”, avrebbero così confermato la compiuta e inesorabile trasformazione di Danilo Iervolino da giovane e dinamico imprenditore anche calcistico in una sorta di Luciano Gaucci 4.0 oppure, per restare al tema di stringente attualità, nel Mourinho dei presidenti di serie A. Una trasformazione in realtà per nulla stupefacente, anche perché nel corso dei mesi l’imprenditore di Palma Campania si è distinto per un clichè sempre più inclinato verso il vecchio calcio, quello che fa uso e abuso di alibi, stereotipi e accuse, quello che prima strizza l’occhio al potere per poi restarne accecato, consumato e irrimediabilmente bruciato (e disgustato). Le dichiarazioni a caldo poi leggermente ammorbidite e riviste il giorno dopo, tanto che nell’intervista pubblicata nell’edizione odierna de “Il Mattino”, ha leggermente abbassato toni e tiro. «Consegneremo un dossier sui torti arbitrali? No, nei limiti della legalità e delle nostre prerogative, battaglieremo per favorire dei cambiamenti. Bisogna cambiare la figura degli arbitri, magari spostandola totalmente a distanza. Sono scarsi e maleducati. La colpa è di Rocchi. Pentito delle mie parole? No, sono dichiarazioni pensate, frutto di una mia valutazione nel tempo».

Le une e le altre dichiarazioni hanno già attivato l’ufficio della Procura Figc: il procuratore capo Giuseppe Chinè ha già aperto un fascicolo d’indagine, il presidente e proprietario della Salernitana sarà ascoltato (potrebbe anche chiederlo insieme alla presentazione di memorie). Il deferimento appare scontato: Iervolino rischierebbe una lunga inibizione e anche un’ammenda. E mentre l’Aia valuta e mentre il presidente federale Gabriele Gravina soppesa l’attacco, la prima risposta del sistema calcistico è arrivata in video, dagli schermi Rai (la tv di Stato è quella che trasmette le partite della Nazionale i cui diritti fanno capo alla Figc…) con le legittime osservazioni nel merito (la Salernitana è ultima in classifica, ha vinto 2 partite su 20: è un dato di fatto, come un dato di fatto è che con le direttive impartite agli arbitri nel ritiro estivo di Cascia il piede di Fazio che pesta Simeone sia rigore mentre sarebbe ancora da stabilire se la manata di Demme raggiunga la testa – in questo caso la direttiva è fischiare fallo – oppure il volto o il corpo di Tchaouna dopo però aver colpito il pallone) giornalistiche accompagnate da un tono severo e inopportuno (esiste ancora il diritto di opinione e di critica, ed è legittimo che un presidente di un club esprima una propria valutazione, o no?) che lascerebbe poco margine di ricucitura ad una situazione che appare senza rimedio.

Eppure quattro giorni fa (11 gennaio) ecco cosa aveva detto Danilo Iervolino uscendo dalla sede di via Allegri a Roma, lì dove s’era tenuto un incontro tra i vertici federali e quello delle Leghe sul tema riforme. «La riunione è stata proficua, con una convergenza unanime di tutte le parti. La riforma dei campionati? Ci stiamo lavorando, le promozioni e la mutualità è una questione ad ampio raggio che deve convolvere anche Lega Pro e serie B. Abbiamo una proposta, portata avanti da Gravina, che troviamo molto intelligente». Dunque nuove lodi al presidente della Figc che, come anticipato (leggi qui), da mesi lavora per una candidatura unica alla presidenza dell’Aia che abbia il pupillo Gianluca Rocchi nella doppia veste politica e tecnica (dunque non solo più capo della Can A-B) come fosse un commissioner in stile Nba, anche per mettere fine alle spaccature e ai veleni interni al settore arbitrale (sul sito storiesport.it è possibile leggere molte inchieste, indiscrezioni e anticipazioni sul tema), presidente federale che mesi fa aveva caldeggiato un diverso atteggiamento arbitrale – più conciliante – nei confronti di tecnici, dirigenti e calciatori rispetto alle direttive più drastiche impartite in estate a Cascia da Rocchi alla squadra di arbitri e assistenti. Il clima elettorale sta inevitabilmente lacerando il campo arbitrale, così come le ripetute proteste e atteggiamenti (tra tutti quello di Mourinho e della Roma) hanno esasperato il clima e l’umore dei fischietti. In piena corsa elettorale, Rocchi (e Pacifici) venerdì scorso nella conferenza stampa di fine andata, hanno detto basta. Al netto delle legittime rimostranze, alcune dichiarazioni avrebbero però quantomeno meritato una reprimenda della Figc se non una richiesta di dimissioni o qualche provvedimento. Nulla, invece.

Solo al nulla potevano portare le azioni (mica saranno state intese come minacce?) promesse dalla Salernitana subito dopo la gara contro la Juventus, quando il sereno e serafico amministratore delegato Maurizio Milan si sarebbe trasformato in microfono alterato di una proprietà rabbuiata per la prestazione dell’arbitro internazionale Guida. «C’è grande rammarico e delusione per il risultato finale. L’allenatore Inzaghi è molto arrabbiato, così come lo siamo noi per alcuni episodi arbitrali che hanno penalizzato fortemente la buona prestazione della Salernitana che ha dimostrato di essere squadra viva. Ci sono episodi evidenti che hanno caratterizzato questa partita, l’espulsione di Maggiore è viziata da un fallo precedente su Simy non sanzionato, c’è un fallo di Gatti da espulsione non visto e un atteggiamento arbitrale discutibile durante i 90’. Ci sono episodi eclatanti. Ci faremo valere sui tavoli giusti, Figc, Lega ed Aia. Ci sono investimenti importanti che il presidente Iervolino ha fatto, li vogliamo difendere». Anche questa presa di posizione a caldo, anche questa presa di posizione ritrattata nemmeno 24 ore dopo quando l’ad Milan all’esterno degli uffici della Lega A a Milano, avrebbe detto più serenamente: «Restiamo molto amareggiati senza nulla togliere alla Juve che ci ha creduto fino alla fine. Protesta contro arbitraggi? Ieri abbiamo rilasciato dichiarazioni precise ma non è questo il contesto giusto, ci sono altri tavoli su cui ci muoveremo nei prossimi giorni».

Sul tavolo però sarebbe arrivata la squalifica di un mese per un preparatore atletico (Vincenzo Laurino) della Salernitana, questa la motivazione del giudice sportivo di serie A:Per avere al termine della gara, sul terreno di gioco, pur non essendo inserito in distinta, assunto un atteggiamento intimidatorio nei confronti del direttore di gara e contestato, rivolgendo una critica irrispettosa, l’operato arbitrale; successivamente seguiva l’arbitro nel tunnel che adduce agli spogliatoi cercando ripetutamente il contatto fisico che non avveniva solo per l’intervento di alcuni dirigenti della propria squadra”. Atteggiamento e squalifica di un tesserato dinanzi ai quali la Salernitana non ha (ancora) risposto con un provvedimento (non ha preso le distanze, non lo ha multato), con una lettera di scuse o altro: silenzio che ha ancora di più infastidito il capo della Can che difatti non ha mancato di ricordare come «a Salerno c’è stato un tentativo di aggressione a Guida».

L’attacco di Iervolino ha per il momento prodotto un recupero di adesioni e consensi da parte di una parte della tifoseria locale trovando al solito terreno fertile per qualche strumentalizzazione politica, agitando però solo sospetti pericolosi, dannosi e inutili, seminando nuove fragilità sul terreno di una squadra già fragile e decimata: già latitante da mesi, è poi totalmente scomparso qualsiasi ragionamento tecnico, tattico, societario. La stagione arbitrale, soprattutto quella del Var, è disastrosa. Il ricorso al video ha assunto in Italia proporzioni smodate rispetto al resto d’Europa: una degenerazione che fa parte della cultura italia del sospetto e del complotto ma che testimonia anche della scarsa autorevolezza (e preparazione) della classe arbitrale e che per giunta ha ulterioremente deresponsabilizzato il fischietto che sta in campo. Certo. Però è disonesto, fuorviante e controproducente affermare (fianche sospettare) che le decisioni arbitrali abbiano favorito l’attuale posizione in classifica della Salernitana, penalizzata da qualche decisione come favorita da altre (un esempio, il mancato rosso a Dia col Bologna).

Ironia della sorte, le dichiarazioni del 13 gennaio 2024 cozzano completamente con quelle pronunciate da Iervolino il 13 gennaio 2022, il giorno cioè della sua prima conferenza stampa da presidente della Salernitana. Quel giorno disse, tra le tante altre cose: «La squadra di calcio è un’industria che deve generare profitto e ha una ricaduta sociale pazzesca. Questa squadra diventerà un modello, un laboratorio da cui tra qualche anno vedrete ci saranno delle copie. Ho un progetto complesso e ambizioso. Amo le sfide, e spero di lasciare la mia impronta anche in questo settore. Bisogna creare trasparenza verso tifosi, ripudiando la tifoseria aggressiva e la criminalità. Il calcio è una splendida industria, è un veicolo di valori positivi non di potere o minacce. Bisogna ripudiare parole aggressive e violenze verbali. Il calcio è gioia, noi ci candidiamo ad essere la squadra simpatia».

Due anni dopo il calcio per Iervolino è «una industria malata e viziata», due anni dopo i toni concilianti sono diventati aggressivi, due anni dopo la Salernitana appare tutto tranne che una squadra simpatia, due anni dopo il modello destinato ad avere copie è un modello ultimo in classifica e con oltre 30 milioni di rosso accumulati in due anni. Un modello che attacca gli arbitri, i procuratori, i giocatori, gli allenatori, la stampa. Un’infelice replica di una vagonata di club e presidenti. E dire che un anno fa in un post di gennaio 2023 aveva scritto, guardando forse nel metaverso. «Stiamo lasciando un segno nel modo di fare e vivere il calcio, portando in sicurezza le famiglie allo stadio, regalando a ogni partita un’esperienza unica, progettando con professionalità il futuro, investendo sulle Academy e sui giovani, andando nelle scuole, portando avanti i sani valori della sportività, della sana competizione e della legalità, dialogando con le istituzioni in modo costruttivo per realizzare le opere infrastrutturali, avvicinando nuovi tifosi al calcio, prodigandoci per il sociale, stando vicino ai deboli e agli emarginati, valorizzando gli uomini che lottano in campo ma rendendo protagonisti anche gli uomini che lavorano fuori al rettangolo di gioco, portando avanti un fair play trasversale, facendo della Salernitana un esempio del calcio italiano. Noi siamo la Salernitana, molto più di una squadra di calcio». Dialoghi, valorizzazioni, sensibilizzazioni, costruzioni, fai-play e modelli che si faticano a intravedere a tutt’oggi. Però, perché sindacare?

Del resto a dare un senso a questi primi due anni, a spiegare compiutamente lo Iervolino-pensiero e la Iervolino-azione, vengono in soccorso due surreali dichiarazioni rilasciate nel corso di un’intervista a “Il Corriere dello Sport” del 23 ottobre scorso, pochi giorni dopo l’esonero di Sousa quando, per scaricarsi dalle proprie responsabilità, le avrebbe addossate al precedente allenatore e ai giocatori, «con Sousa l’amore era viziato, i nostri tifosi sono critici nei confronti di questa squadra anche perché consapevoli degli investimenti fatti e provano disagio a vedersi laggiù in classifica. Constatare tante disattenzioni e vedere gente che non suda la maglia: è questo che la gente patisce e contesta. Non me», e poi, «la verità è che l’entusiasmo può generare allucinazioni».

La naturale evoluzione di queste dichiarazioni può forse essere riscontrata in quelle rilasciate a caldo, subito dopo la sconfitta a Napoli nel derby? Ad esempio. «Se una Lega ci chiamerà a giocare un altro campionato prenderò seriamente in considerazione di andarci, questo campionato è malato». Magari Barcellona e Real Madrid hanno già la terza squadra – la Salernitana – con la quale riavviare la nascita della Superlega? E ancora: «Non ho parole per l’arbitraggio, offensivo e mortificante per la nostra società». Non è forse offensivo e non è forse mortificante per la Salernitana, per i suoi tifosi, per la sua storia, il dato che dopo 20 partite la Salernitana sia ultima, con appena 2 vittorie e con 40 gol (peggior difesa) subiti? Non mortificante e non offensivo che sulla panchina della Salernitana nel derby a Napoli non ci fosse un centrocampista di ruolo e che in campo ce ne fossero solo due, tra l’altro i meno utilizzati finora in campionato, tra l’altro due “rinforzi” della campagna estiva che per molti tifosi, qualche lecca lecca, diversi addetti ai lavori, tuttologi e opinionisti fossero considerati (senza nemmeno averli visti una volta all’opera) due ottimi “colpi”?

Non offensivo e non mortificante constatare come dopo 13 giorni di mercato l’unico nuovo innesto fosse un giovane (e promettente) laterale, giunto in prestito il giorno prima? Non offensivo e non mortificante non avere almeno un attaccante che sappia tener palla e sappia far salire la squadra (non si pretende un bomber) in modo da farla respirare, e invece sul campo contro la Juve e contro gli ex campioni d’Italia c’era un attaccante lo scorso anno panchinato in una squadra di serie B per giunta retrocessa e un altro – sempre salutato al suo arrivo dopo Ferragosto come un ottimo rinforzo – che ha dimostrato di non avere nemmeno la capacità di stoppare e rinviare un pallone alla “viva il parroco”? Il calcio è materia opinabile e non esiste la controprova, certo: però proprio le dignitose prestazioni offerte contro Milan, Juve e Napoli (quattro punti persi nel recupero) suggeriscono che se ci fosse stato un centrocampista da utilizzare dopo il rosso a Maggiore con la Juve e se ci fosse stato un attaccante alla Djuric capace di fare reparto in avanti prendendo e dando botte, la Salernitana avrebbe sicuramente chiuso in maniera più felice il trittico di gare difficili (che poi le squadre che si salvano solo quelle che strappano punti alle big, contro le “rivali” che guerreggiano è più difficile trovare spazi).

Per chiudere, tornando alle dichiarazioni post derby, c’è questa che andrebbe messa in un quadretto. «Stiamo valutando una causa per danni». Detto della clausola compromissoria (ma forse il professore Fimmanò, ex giudice federale, avrà un asso da calare anche qui, o magari di questo se ne occuperà eventualmente il professore Rino Sica, un altro ex giudice federale…) sarebbe interessante sapere nei confronti di chi intentare la causa: a questo punto, perché non intentarla nei confronti di chi l’ha indotto a rilevare (a prezzo stracciato) la Salernitana promettendogli che il calcio sarebbe stata un’avventura indolore ed entusiasmante?

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