Gravina fa fuori Ambrosini e promuove Balata

Il contestato presidente della Lega B è il nuovo capo delegazione della nazionale under 21. «La Figc ha riconosciuto il ruolo del nostro campionato»
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Una colpa Massimo Ambrosini dovrà pur darsela: non aver studiato troppo il latino. S’è diplomato al liceo scientifico ma forse non è bastato. Una volta in un’intervista a “Il Giornale” confessò anche, “che ai tempi della scuola non studiavo troppo però i risultati erano buoni lo stesso anche se c’era il pallone nei miei pensieri e nelle mie giornate”: forse avrebbe dovuto approfondire alcune letture più che passaggi. Ecco, magari avrebbe compreso meglio anche il significato di mea culpa. E magari, anche quell’assist di Marco Tullio Cicerone nel “Laelius de amicitia”: nulla è stabile senza lealtà. Un passaggio che ad esempio Mauro Balata conosce a fondo, tanto da ripeterlo spesso, quasi a sottolinearne comunanza di vedute, esperienze e amarezze, a sigillare patti, riconoscimenti e alleanze. Merito dello studio approfondito, alla lunga premia. E’ così che un giovane e brillante ragazzo sardo è diventato qualcuno sul Continente. Avvocato fino alla Cassazione e parallelamente esponente di spicco in Figc, la Federazione Italiana gioco calcio: da procuratore aggiunto d’Interregionale fino a capo delegazione della nazionale under 21. Un riconoscimento recente che andava festeggiato: la ribalta dei riflettori, gli onori della cronaca. Magari anche solo un suono di campanella, come si usa a Palazzo Chigi nella staffetta alla Presidenza del Consiglio. Niente. Nel Palazzo del calcio va diversamente.

La promozione è passata sotto traccia, senza nemmeno un comunicato ufficiale della Figc di Gabriele Gravina. Non una parola, nemmeno una per salutare Massimo Ambrosini, capo delegazione degli azzurrini dal 2018 e adesso semplice opinionista e finanche intervistatore (vedi l’approfondita chiacchierata con l’ex compagno di squadra Zlatan Ibrahimovic) per Sky. Tre anni prima aveva preso il posto di Giancarlo Antognoni, ex campione del mondo nel 1982. Tre anni anche lui, insieme agli azzurrini: un consiglio, una parola, un esempio in ritiro, prima di una partita. Quando si dice: un uomo al posto giusto. Parla il curriculum: ex mediano del Milan e della nazionale vice-campione d’Europa nel 2000, in rossonero protagonista in campo di quattro scudetti, una Coppa Italia, due volte la Supercoppa italiana, due Champions League, due volte la Supercoppa Europea, un Mondiale per club. Insomma, un’esperienza sul campo di tutto rispetto: Massimo Ambrosini il calcio l’ha giocato davvero. Però non sempre basta. C’è da far spazio al rinnovamento, al cambiamento, al merito. Al curriculum vitae.

Così il ruolo di capo delegazione dell’under 21 azzurra, quella che alleva e forma i giocatori da Nazionale maggiore, è passato a un avvocato, mentre Massimo Paganin, ex Inter, figura ancora come accompagnatore dopo l’addio al milanista. C’era un vuoto da riempire, da colmare però. Un ruolo di primo piano. Riconosciuto al presidente rieletto in tutta fretta dalla Lega di serie B – elezione sulla quale pende un ricorso della Salernitana che sarà discusso dal Collegio di Garanzia del Coni – che contemporaneamente è anche direttore generale facente funzioni della stessa Lega nonchè membro del cda nonché consigliere federale seppur tenuto fuori dal Comitato di Presidenza nonostante le premesse e la promozione di tutti gli altri grandi elettori graviniani. Ecco, forse il presidente federale si sarà passato una mano sulla coscienza: nel volo comune in Sardegna di qualche settimana fa per la visita al Comitato regionale Dilettanti, fianco a fianco, avrà ben compreso le competenze del compagno di viaggio. Avrà capito che quegli scivoloni – Var, riduzione delle retrocessioni, contributi, fondi, diritti tv, incarichi, fatture e persino la lettera di un corvo ( vedi qui)- siano solo inciampi, frutto di pozzanghere maligne. Avrà ben recepito come le scosse e le proteste che fanno pericolosamente ballare la sua poltrona siano solo frutto di macchinazioni. Un paracadute, ecco: un paracadute può far sempre comodo, avrà pensato.

“Salvare il soldato Balata”: ecco, un titolo così avrebbe fatto di sicuro effetto nel descrivere la nuova missione. Balata capo delegazione della nazionale under 21: un ruolo di prestigio e di visibilità. Può sempre servire. L’avvocato a pallone non ci ha giocato mai, però vuoi mettere: un bel calcio agli avversari può essere anche una soddisfazione. Serve per recuperare, per silenziare le proteste dei tifosi: dopo un gol al 90’ nessuno torna più sulla prestazione anche se scadente, nessuno più fa domande. Ecco. La motivazione della nomina? Se l’è data Balata in persona, ai microfoni di RaiSport prima del debutto (sfortunato, solo un pari con la Repubblica Ceca e due espulsioni) nelle gare di qualificazioni alla fase finale di giugno. «Devo ringraziare il presidente federale Gabriele Gravina che ha voluto riconoscere il contributo importante che la serie B dà alla crescita del calcio italiano. C’è da sottolineare che nel campionato di serie B abbiamo il minutaggio dei giovani tra i più alti in Europa». I dieci azzurrini che giocano (alcuni nemmeno titolari) in serie B sono Carnesecchi, Colombo, Frattesi, Pirola, Bellanova, Cerofolini, Del Prato, Plizzari, Ranieri e Sala: otto sono di proprietà di club di serie A. Balata s’è intestato pure il loro minutaggio: merito tutto suo, mica degli allenatori o dei presidenti. Meglio chiudere tutto. Solo un consiglio, al trombato Massimo Ambrosini: si tenga stretto almeno lo sgabello a Sky, c’è il rischio che spunti Balata anche qui, pronto all’intervista in esclusiva al presidente federale. “Allora Gravina, ci parla del rinnovamento del calcio italiano?”. L’assist di un avvocato sarà pur sempre più ficcante di un ex calciatore che ha vinto la Champions. O no?

Castelli di sabbia, 35

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