C’è una data, è molto più d’una mannaia: 16 febbraio. C’è un adempimento da onorare, è una scadenza che non si potrebbe eludere, pena deferimenti e penalizzazioni: il versamento delle ritenute Irpef (da marzo a ottobre 2021), otto mensilità più altre cinque (giugno/ottobre 2021) di ritenute previdenziali. C’è una montagna da scalare, è una vetta impervia, irraggiungibile: solo di Irpef oltre cinquanta milioni di euro (cifra stimata per difetto) di arretrati, milioni da reperire e versare, entro un mese. Però le casse dei club di serie B sono vuote. Se la serie A baratta col Governo protocolli e autoriduzioni nella capienza sperando di ottenere ristori immediati, se la serie A si trova sull’orlo del baratro, dalla B in giù tutte le società sono già da tempo con entrambi i piedi nella fossa. Come uscirne? Prendendo carta e penna. E così, proprio nelle ore in cui la Lega di A scrive alla sottosegretaria Vezzali minacciando di gettare la spugna se non arriveranno e subito “ristori e nuovi strumenti deflattivi con procedure di rateizzazione coerenti alle effettive possibilità delle società di calcio” – richieste e baratto annunciati, illustrati appena due giorni fa (leggi qui) – i presidenti delle società di serie B hanno cominciato a raccogliere le firme da mettere in calce ad una lettera di quattro pagine che sarà inviata alla casella di posta del presidente federale, Gabriele Gravina. Chiedono la convocazione di un consiglio federale straordinario.
Lo chiedono ad horas. Chiedono la “rimodulazione delle scadenze fissate dal comunicato 131 sulla dimostrazione degli avvenuti pagamenti delle ritenute Irpef e dei contributi Inps da marzo a agosto 2021”. Chiedono “l’allineamento delle scadenze federali fissate con le previsioni della normativa ordinaria (il comma passato nella Finanziaria) riferite al periodo da settembre 2021 ad aprile 2022”. Chiedono “la previsione di utilizzo, in via temporanea e alternativa agli ordinari controlli a fini previdenziali, del Documento Unico di Regolarità Contributiva”, senza il quale cioè non potrebbero accedere a eventuali contributi e sostegni. Tradotto: chiedono di spostare – ancora, ancora una volta – l’assolvimento agli obblighi di pagamento di tasse, imposte e contributi. Chiedono al presidente Gravina di sconfessare se stesso, venti giorni dopo quel comunicato federale (131) che – dietro la spinta della serie A consapevole che però poi sarebbe arrivata la norma nella Legge di Bilancio – ripristinava le scadenze federali sospese sempre da Gravina con un’altra decisione presa il 10 settembre (comunicato 73/A). Un bel corto circuito. Cosa farà Gravina? Accorrerà in soccorso chiedendo al consiglio federale di vergare un altro provvedimento attirandosi nuove ire governative, oppure ascolterà la voce della Covisoc che ripete, e da mesi: così non si può andare avanti, se continua così in estate scoppierà la bomba, così a giugno non s’iscriverà quasi nessun club. Gli arretrati che restano arretrati, i nuovi impegni economici e finanziari spostati anche loro, anche questi destinati a diventare arretrati. Una montagna. Cosa farà Gravina? Quale linea adotterà? Quella del rigore, tenendo fede a quella scelta il 21 dicembre, oppure ne adotterà una più morbida, specificatamente per il settore, per la B e magari per la Lega Pro? Le domande rimbalzano nel palazzo, mentre risuonano altre parole. Campane a morto.
La situazione. “Qui è saltato tutto, la verità è che ormai tutto è fuori controllo, tra sospensioni e ripristino, tra deroghe e differimenti”, dice e ripete la voce di uno stimato e navigato dirigente di club cadetto. “Non abbiamo soldi, così non reggiamo, così chiudiamo subito”: i presidenti di B l’hanno invece ripetuto ancora una volta al loro presidente, al presidente della Lega B, Mauro Balata. L’avvocato sardo un anno fa passato dalla parte di Gravina proprio nell’imminenza della rielezione federale, e per questo premiato con una poltrona nel consiglio. È l’uomo degli slogan. “La serie B è il campionato degli italiani, è il serbatoio dell’under 21, è la fucina di talenti, è la migliore seconda serie europea, attira sponsor e chiude contratti”. Slogan. Tentativi. Reclame. A dicembre aveva pregato Gravina di accompagnare la sottosegretaria Vezzali in assemblea, chiedendo di rassicurare le associate. Parole, promesse – sebbene la Vezzali si fosse mantenuta e il presidente federale sbilanciato – ma alla fine niente. Niente di niente. Crisi nera. Nel piatto già vuoto poi è piombata la nuova impennata epidemiologica. Cartello chiuso per due settimane, due turni di campionato saltati sotto le feste. E così, cavalcando anche loro l’onda del Covid, le società di B hanno chiesto a Balata: caro presidente, cosa facciamo, come ce ne usciamo, tu cosa pensi di fare? Stretto dal ruolo e stressato dalle richieste, il consigliere federale allora avrebbe sussurrato nelle orecchie dei patron: prendete carta e penna, scrivete voi a Gravina, chiedetegli un consiglio federale straordinario urgente, chiedetegli che adotti misure. In serie B la situazione è drammatica, da profondo rosso. Lo dicono da mesi, lo ripetono. “Quando arrivano i contributi che ci avete promesso?”. Il 16 ottobre – scadenza federale – i club hanno pagato gli stipendi di luglio e agosto. Il 16 dicembre quelli di settembre e ottobre. Trovando sponda nelle sospensioni e nei differimenti, quasi tutti i club avevano rinviato il pagamento delle ritenute, dei contributi, delle imposte. E hanno continuato sulla strada. A fatica si va avanti solo con gli stipendi, il resto nisba. Sono arretrati che si sommano a precedenti arretrati, in molti casi da febbraio 2021 in poi. Il conto intanto s’ingrossa: oltre 50 milioni solo di Irpef da versare allo Stato. Senza contare il resto. E adesso c’è quella scadenza federale che è una mannaia: il 16 febbraio le società dovranno (dovrebbero) mettersi in regola. Pena deferimenti e penalizzazioni. La situazione coinvolge club in lotta per la promozione, società che puntano dalla metà di classifica a risalire la corrente, società che lottano disperatamente per la salvezza. Tutte insieme, viaggiano allegramente verso il crack.
Le richieste. La sede della Lega B si trova nello stesso palazzo dove c’è quella di A. A Milano, in via Rosellini. Attigue, eppure distanti. Vasi che non comunicano. Ad esempio, sono dieci anni che la serie B chiede alla A una percentuale (1,25%) dei diritti derivanti dalla Legge Melandri: almeno 100 milioni di arretrati che secondo i club cadetti quelli di A dovrebbero riconoscere e versare. Niente. La Lega B scrive lettere, quella di A legge e poi cestina. Irritazione e rabbia. Cresciute dopo quella richiesta fatta dalla A il 16 dicembre alla Figc, decisa dopo le baruffe tra club che accusano e si accusano tra loro: la serie A falsata dalle sospensioni dei versamenti, c’è chi è in regola e chi no. Aumentata poi alla decisione di Gravina (21 dicembre) di ripristinare quindi le scadenze federali per pagamenti e versamenti. Poi ecco però anche una nuova opportunità, che in prima battuta la serie B non aveva ben valutato: la norma nella Finanziaria di fine anno che consente di postergare a fine 2022 (con 7 rate) gli adempimenti e i versamenti (quelli di gennaio/aprile 2022) delle società professionistiche, un’opportunità da cogliere al volo. Dopo l’ultimo report con l’ufficio amministrativo della Lega B che monitora la situazione delle società cadette, impossibilitati entrambi a sondare direttamente gli uffici della Covisoc, il presidente Balata ha consigliato ai presidenti di investire della questione direttamente il presidente federale. E così le società hanno approntato un documento, l’hanno messo su carta e fatto girare. Adesso stanno raccogliendo le firme per presentare un’istanza ufficiale: la richiesta di una convocazione ad horas del consiglio federale, un consiglio federale straordinario. Scrivono. “Pur apprezzando le decisioni adottate dal consiglio federale volte a garantire il regolare svolgimento della competizione attraverso il controllo degli avvenuti versamenti delle ritenute Irpef e dei contributi Inps, che rappresentano una tutela per la credibilità e il funzionamento dell’intero sistema calcio”, rappresentano però “che la Figc non può non tener conto delle conseguenze economiche derivanti dai provvedimenti assunti dalle Istituzioni e finalizzate al contenimento della diffusione epidemiologica” e che “il fatturato medio dei club è in netta flessione per effetto del quasi totale azzeramento degli introiti da botteghino”. Per questo – sarebbe però da far notare come ad esempio la capienza ridotta ad esempio a 5.000 spettatori poco incida nei ricavi dei club di B visto che la media spettatori sin qui di 16 club su 20 non superi le 5.000 unità e che la media spettatori di Parma, Reggina, Lecce e Frosinone la superi di poco non oltrepassando le 5.500 unità – chiedono la rimodulazione delle scadenze federali per pagamenti e versamenti, l’allineamento alla scadenze federali fissate grazie alla normativa ordinaria della nuova Finanziaria, la previsione di utilizzo in via temporanea del Burc.
Il conto. In soldoni. Differire il versamento di Irpef e Inps delle mensilità (marzo/agosto 2021) “sconfessando” quindi il comunicato federale 131 del 21 dicembre, differire quelli (settembre/ottobre 2021, insieme ad Iva e altro) grazie alla norma contenuta nella Finanziaria (Legge 234) appena passata scollinando così la scadenza federale del 16 febbraio. Questo il conto, ma è soltanto il conto degli arretrati. Senza considerare come il conto sia destinato a crescere, a schizzare in alto in via esponenziale: oltre gli stipendi, ci sono i versamenti e gli obblighi (novembre 2021 a giugno 2022), per l’ottenimento della licenza nazionale previo controllo Covisoc, e dunque per l’iscrizione al prossimo campionato. Ma è un pensiero da spostare più in là, magari aspettando nuove norme, o deroghe. Giugno è lontano, si avvicina invece il 16 febbraio. Ai club di B resta meno di un mese per evitare la mannaia. Confidano in Gravina e nel consiglio federale, confidano in un provvedimento del presidente federale che però sostanzialmente sconfesserebbe se stesso. È lacerato, preoccupato. È davanti al bivio. Accoglierà le istanze, recepirà il grido di dolore, concederà un nuovo rinvio? Oppure ascolterà la voce della Covisoc: se i club di B non riescono adesso a pagare nemmeno qualche vecchio arretrato, cosa potranno mai pagare a giugno, se il conto aumenta. Se poi scoppia la bomba, chi si salverà?