Per un attimo chiudete gli occhi (ma solo per favorire la concentrazione) e immaginate di vedere e ascoltare un video di una lezione che il capo degli arbitri della Can A-B di calcio Gianluca Rocchi svolge in un raduno a Coverciano nel corso della quale, più o meno dica alla sua squadra arbitrale, “non tutti i calciatori sono eguali, non tutti meritano lo stesso trattamento: ad esempio Lautaro, Leao, Vlahovic, Dybala o Kvaratskhelia non sono mica Pohjanpalo, Mota, Luvumbo, perché certi giocatori vanno “tutelati” e “contenuti”, la gente va allo stadio per vedere i primi e non i secondi, se uno dei primi simula un fallo da rigore gli fischi punizione ma mica lo ammonisci…”. Ecco, immaginate di trovarvi in sintesi davanti a questa “raccomandazione”, e immaginate che questa “lezione” faccia clamorosamente il giro del web: ne verrebbe giù (forse) un putiferio, tv e quotidiani andrebbero a nozze chiedendo dimissioni e montando la notizia per giorni, la tempesta coinvolgerebbe (forse) la Figc che chiederebbe lumi e muoverebbe provvedimenti verso il capo degli arbitri, lo stesso farebbe (forse) l’associazione arbitri; società, giocatori e tifosi non si terrebbero e (forse) il capo degli arbitri in persona interverrebbe per spiegare, per motivare, per dire che no, si è trattato di un fraintendimento.
Ecco, trasportate adesso questa ipotetica scena nella cruda realtà, applicatela al video che a inizio settimana ha cominciato a fare il giro del web dopo la messa in onda della trasmissione Sportclub su èTv (qui il link) e “taratela” al mondo della pallacanestro italiana: il capo degli arbitri Luigi Lamonica che tiene una lezione agli arbitri, che spiega come ad esempio Alibegovic o Teodosic non sono mica pincopallo o pincoics, che alcuni giocatori vanno contenuti a differenza di altri, perché la gente va a vedere le partite per i primi e mica per i secondi. Tutto vero, tutto andato in onda, tutto drammaticamente e desolatamente reale: davanti a questa scena reale, il mondo del basket è però invece rimasto in silenzio.
In silenzio club, tecnici, arbitri (ad eccezione di qualche ex che si è subito dissociato), in silenzio il presidente della Fip Gianni Petrucci che, mentre dà corso alla battaglia elettorale per il suo quarto mandato di fila intanto è ritornato – proprio nelle stesse ore in cui il video faceva il giro del web – ad indossare i panni di vice-presidente esecutivo della Salernitana, in missione a Salerno al fianco del ritrovato proprietario calcistico Danilo Iervolino, non una parola nemmeno dal candidato-rivale Guido Valori e nemmeno una parola del commissioner Luigi Lamonica che magari avrebbe potuto chiarire, spiegare, motivare, contestualizzare quel video e quelle parole. Niente di niente, come nemmeno una riga ufficiale – da giugno, e sono passati quattro mesi – è giunta per comunicare l’avvenuta conferma federale di Lamonica come capo dei fischietti italiani: il contratto biennale offerto da Petrucci nel giugno del 2022 prevedeva una clausola con rinnovo annuale e la clausola è stata esercitata evidentemente, ma senza darne però evidenza come pure meritava. Solo silenzi stridenti, come stridenti appaiono le “raccomandazioni” impartite da Lamonica agli arbitri e rapportate a quanto lui stesso ha scritto e voluto introdurre in un documento (pubblicato sul sito del CIA) a proposito delle “linee guida per la valutazione degli arbitri”. Vi si legge, testuale: “Sono da dimenticare per sempre gli aggettivi “accettata” o “accettabile” riferiti a decisioni arbitrali: la decisione è corretta o non corretta, non può essere giustificata una decisione errata solo perché “accettata” dalle squadre per qualsiasi motivo. Ribadiamo: la prestazione arbitrale va valutata solo tecnicamente, non sotto l’aspetto del consenso più o meno ricevuto dalle parti in causa. Parimenti non è accettabile una “gestione” accomodante della gara”. Come si spiegano queste parole con quelle pronunciate nel corso della lezione agli arbitri i cui frammenti stanno facendo il giro del web provocando smarrimento e sbigottimento? Domanda in sospeso, come un’altra: che accadrà nel fine settimana sui parquet, al primo fischio “contestato o contenuto”? Chissà…
Intanto, forse, ci si può rifugiare in un antico proverbio: non tutti i mali vengono per nuocere. Potrà certo farsene forza e ragione Carmelo Paternicò, che domenica rimarrà a casa anche per la quarta gara consecutiva in serie A: mai accaduto che un fischietto internazionale, stabilmente designato nei play off di Eurolega, non sia stato ancora designato almeno per una gara del campionato di massima serie, a differenza dei fischietti inibiti per il caso dei rimborsi spese (caso e vicenda esplose nella scorsa primavera, leggi qui, qui e qui, il presidente federale Petrucci a giugno in un’intervista a “Il Corriere dello Sport” ammonì «gli errori degli arbitri sul parquet vanno accettati. Quello su cui non avremo tolleranza, e l’ho detto chiaramente a Lamonica, saranno comportamenti non idonei. Chi ha sbagliato o sbaglierà in questo senso, non sarà più arbitro», leggi qui) tra cui qualcuno pare impiegato già al tempo della Supercoppa ma, almeno a differenza dei suoi colleghi, Paternicò non sarà coinvolto nell’inevitabile mare di polemiche scatenatesi dopo la pubblicazione di un video nel corso del quale il commissioner Luigi Lamonica ha spiegato ai direttori di gara di Legadue che bisogna “pesare” i fischi, tenendo conto (facendo differenza, in sostanza) se i falli sono commessi da giocatori più e meno conosciuti, più bravi o meno bravi.
Una frase (infelice di certo) che ha avuto l’effetto della benzina sul fuoco, un passaggio che ha finito col bruciare la già carente e traballante credibilità della classe arbitrale cestistica agli occhi delle società, delle squadre e dei tifosi: il campionato è partito appena da tre settimane ma l’elenco delle topiche, delle sviste e delle lamentele (e delle zuffe in campo) è già pieno.
Il video “incriminato” appare quasi come il fragoroso e ridondante punto di collegamento al caso apertosi con la lettera-raccomandazione inviata agli arbitri in vista dei play off della passata stagione e forse “quella manina” sta a dimostrare come la conferma per il terzo anno consecutivo del commissioner sia stata in fondo subita dal movimento arbitrale, nel quale evidentemente non manca chi “lavora” per farne venire fuori contraddizioni e limiti. Del resto il video incriminato pare risalga alla scorsa stagione e, ancora, sarebbe frutto non di una telecamera galeotta ma invece girato e confezionato dalla mano di uno stretto collaboratore del commissioner abruzzese, un personaggio arruolato proprio con l’obiettivo di “fare buona stampa” al capo degli arbitri.
Ma cosa voleva dire realmente Lamonica? Davvero gli arbitri devono fare la tara tra giocatori e giocatori, fischiare e valutare in base allo status? O forse il concetto espresso da Lamonica agli arbitri della seconda serie italiana è meno scandaloso di quanto invece appaia: l’ex campione dei fischi avrebbe forse tentato di spiegare che quando un giocatore top simula un fallo, può essere punito non con un fallo tecnico (così come prevede il regolamento) ma “solo” con un fallo personale. Perché, secondo questo ragionamento? Perché un fallo tecnico rischierebbe di fare innervosire il giocatore (il top player acclamato) a differenza del semplice fallo personale. Una tesi quella di Lamonica (sì proprio lui, l’arbitro voluto al tempo da tutte le società perché considerato come quello che guardava solo il numero e non il nome dei giocatori in campo) che agli occhi dei più esperti appare più orientata alla “gestione” che all’arbitraggio tecnico, e che però rischia di creare confusione ulteriore (e sospetti, e lamentele) in campo, e sugli spalti.
Ecco, un intervento di spiegazione sarebbe stato necessario. E invece è stata messa la sordina. Avanti così, facendo finta di nulla. Del resto il commissioner dei fischietti in estate, a dispetto di tutto e tutti, ha incassato la riconferma dal presidente Petrucci insieme con la sua squadra di suoi fedelissimi, al netto del siluramento dell’istruttore siciliano Gianni di Modica (leggi qui) e del designatore di serie B, Carlo Furlotti, sostituito con un collaboratore che non ha mai svolto attività arbitrale e nemmeno quella di designatore. Le tesi tecniche del capo dei fischietti italiani di basket (assenti anche all’Olimpiade di Parigi) ne dimostrano secondo molti (amici e nemici) i limiti, soprattutto come istruttore arbitri della serie A.
L’ulteriore dimostrazione di un commissioner poco propenso a parlare e spiegarsi in pubblico è data dal fatto che al raduno di serie A il nuovo regolamento arbitrale è stato spiegato nel corso di una lezione svolta non da Lamonica e nemmeno dal suo vice (e responsabile) e cioè il fido Marco Giansanti, ma dall’istruttore Sergio Borroni, richiamato in fretta e furia dopo il suo siluramento deciso due anni fa a vantaggio del veneto Francesco Barbieri.
Intanto il prossimo turno di serie A e Legadue è alle porte. Chissà se il capo dei fischietti italiani abbia scelto di seguire sul campo una partita piuttosto che osservarla dai monitor della sua Sicilia, lì dove invece rimarrà, come detto, l’internazionale Carmelo Paternicò. Già, perché? Forse perché non si è dimesso dai quadri (il limite di età è stato abolito proprio da Lamonica, leggi qui) liberando qualche posto…?