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Serie A, lotta sul presidente. Scaroni-Cairo per Abodi a rischio incandidabilità, Malagò suggerisce Proto e Gravina conta i giorni

Domani nuovo appuntamento in Lega A, rischio di un'altra fumata nera: i fronti si scontrano per l'elezione tra dossier e pareri. Lorenzo Casini resta il candidato del fronte Fiorentina-De Laurentiis, Lotito si tiene coperto. Si riaffaccia l'ipotesi Fava, Bini Smaghi e Masi potrebbero non presentarsi domani. Il presidente Figc aspetta: il 24 marzo potrebbe passare all'incasso

Le lancette scorrono inesorabili, mancano tredici giorni al gong. Sinistre, suonano le sirene del commissariamento in via Rosellini a Milano. A Roma, dal quinto piano di via Allegri, il presidente federale Gabriele Gravina intanto guarda l’orologio e sorride nervoso, un ghigno sul volto si stampa impaziente, quasi beffardo. Nella sua mente ripassano i giorni dello scorso autunno, quando abilmente avrebbe portato a dama il proprio disegno: silenziare l’opposizione in consiglio federale, mettere a soqquadro la Lega Nazionale Dilettanti, costringere Cosimo Sibilia alle dimissioni e commissariare i Dilettanti, mettendone a capo il mentore e amico Giancarlo Abete. Le ceneri per un nuovo ordine: mettere a posto pedine e programmi, blindarli e soprattutto blindarsi per poi passare all’incasso. Il 21 la Lega Nazionale Dilettanti avrà il suo nuovo presidente, sarà l’uscente commissario Giancarlo Abete: la notizia è datata. Datata è pure la zuffa che da oltre un mese va avanti a Milano, lì dove i venti presidenti di serie A sono a caccia di un nuovo presidente dopo aver silurato Dal Pino e silenziato l’ad De Siervo. «Spero che la Lega sia in grado di darsi in fretta un presidente forte, capace di fare sintesi e che permetta al calcio italiano di recuperare il gap esistente con gli altri Paesi»: questo ha detto una settimana fa il presidente federale – ma poi non è lui il capo del calcio italiano che dovrebbe recuperare il gap ? – provando a tenersi lontano da una battaglia che invece lo vede pesantemente sul campo da giorni, anzi da mesi. Da quando ha inteso che i presidenti di A – almeno la maggioranza – vogliono le mani libere, vogliono staccarsi dalla Figc, vogliono autonomia e contrattare direttamente col Governo per aiuti e ristori (la convocazione del tavolo prevista entro dieci giorni), e poi non vogliono “vederlo nemmeno più in foto, qui a Milano”. Da due mesi è uno stillicidio di nomi, ipotesi, candidature: gli schieramenti in eterno movimento mentre sul tavolo piombano candidature, curricula, pareri e sponsorizzazioni, mentre volano colpi bassi che depositano sul tavolo dossier di – presunte in qualche caso, reali in qualche altro – incompatibilità e incandidabilità. Stategie e stratagemma, ognuno fa il proprio. Una giungla dentro la quale si muovono gli sherpa, una rete d’incontri e summit che a oggi nulla ha prodotto se non stupore misto a indignazione. Ma come è possibile che non si riesca a trovare una sintesi, una accordo, un candidato? E se dietro ci fosse un preciso disegno di Gravina? Alla domanda segue un possibile scenario: avvelenare i pozzi, sparigliare e spargere nomi e pressioni per arrivare al nulla di fatto il 24 marzo, e dunque procedere col commissariamento anche della serie A. Domande, scenari, sospetti. Ritorneranno domattina a affollare l’assemblea di Lega a Milano, lì dove i venti club si riuniranno provando ad arrivare quantomeno al voto se non all’elezione del loro nuovo presidente. Si vota con quorum a undici dopo le prime due sedute andate a vuoto, l’ultima carta potrebbe essere quella di votare a oltranza lasciando “aperta” l’assemblea, non dovendo così aggiornarla ogni settimana. Le lancette però scorrono inesorabili, manca poco tempo. Manca soprattutto ancora l’intesa. Poco fiato e molta ciccia sul tavolo: oggi il vice-presidente Percassi incontra Gravina, i club di A (leggi qui, la puntata è di ieri) sono tutti e venti contro il disegno del presidente federale che vuole introdurre parametri stringenti per l’ottenimento delle licenze nazionali e vuole farli approvare il 16 marzo, nel prossimo consiglio federale. Potrebbe, senza un presidente di A in consiglio?

L’ultima volta, tra zuffe e diserzioni. «Quello che è successo sinora è stato tutto un processo difficile da seguire, vorrei capire quale è il processo di selezione del candidato…». Come non trovarsi d’accordo con le parole pronunciate da Pietro Berardi, rappresentante della Roma, nell’assemblea elettiva del 3 marzo? Un’assemblea che non avrebbe portato al voto e che anzi avrebbe dato vita a siparietti e scontri, non ultimo quello tra Lotito e Marotta? Lo stupore dell’amministratore del club capitolino davanti a una margherita che avrebbe perso via via petali. Dei quattro candidati sul tavolo, uno s’era già auto-eliminato: il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, caldeggiato dall’asse Gravina-Scaroni-Cairo con aggiunta di Marotta, aveva bene inteso che non ce l’avrebbe mai fatta. Altri due, Masi e Bini Smaghi, dopo aver mandato una lettera di presentazione, non s’erano invece presentati in assemblea per essere uditi dai club. L’unico presente Lorenzo Casini, candidato proposto dalla Fiorentina di Commisso e Barone e appoggiato convintamente da De Laurentiis: il capo di Gabinetto del Ministero della Cultura che anche al sempre trasversale e astuto presidente della Lazio pare star bene, alla fine della convulsa giornata avrebbe però invece scelto di non presentare il proprio programma perché mancavano gli altri candidati. «I candidati devono presentarsi, parlarci del loro programma, anzi sarebbe meglio che vengano a ascoltare il nostro programma industriale, abbracciarlo e dirlo come vogliono realizzarlo, in che tempi, con quale modalità e farci vedere se ha lo standing…». Così uno dei venti rappresentati di club avrebbe aggiunto mentre c’era chi proponeva di andare avanti con l’audizione (Percassi, Zangrillo e Barone), chi di votare (Barone), chi invece di sospendere tutto e rinviare (De Laurentiis, Lotito). «È la prima volta che adottiamo una procedura del genere, voluta dalle associate e non prevista dallo Statuto, oggi potrebbe anche essere eletta una persona qualunque purché raggiunga il quorum, ma si può fare?»: così Marotta chiedeva un parere al consulente legale Stincardini. Una giungla nella giungla: il professore Casini avrebbe allora alla fine salutato, sottolineando di non sentirsi “uomo di qualche società e di non avere profili di incompatibilità” e di essere pronto a presentare il proprio programma solo in presenza degli altri candidati. Casini potrebbe ripresentarsi domani davanti all’assemblea. Ci saranno Lorenzo Bini Smaghi e Mauro Masi, il primo pare candidato da alcuni club di proprietà a stelle e strisce e il secondo gradito al presidente federale Gravina che intanto tesse la tela soprattutto con Cairo, Scaroni e Giulini? Soprattutto, ci saranno nuovi candidati?

Candidature, bluff e alleanze. Da due mesi continua il tiro incrociato, tra veti e pregiudiziali, dossier e intrecci. Da due mesi il fuoco brucia candidati, da quelli di profilo politico (Maroni, Pier Ferdinando Casini, Alfano e Veltroni solo per farne qualcuno) a quelli più aderenti al profilo economico e sportivo. Nessuno in partenza ha raccolto il pieno o quasi di adesioni: la battaglia continua aggiornando ipotesi e candidature. A volte spinte da venti editoriali, a volte da veleni, a volte da veri e propri editti. A volte per vedere l’effetto che fa. Ad esempio negli ultimi giorni ha iniziato a prendere piede l’ipotesi di Andrea Abodi. Per anni presidente della Lega B, bruciato nel 2017 da Tavecchio nella corsa al soglio della Figc, manager d’indubbie qualità e attualmente presidente del Credito Sportivo, impegno che scade il 31 dicembre (art. 1, comma 24 del DL 228/21). Ufficialmente Abodi non è (ancora) sceso in campo, a spargere il suo nome e la sua ipotesi ci hanno pensato altri. «Ma chi glielo farebbe fare, dovrebbe mettersi in un manicomio, dovrebbe tener testa a venti club di A e ognuno che tira al proprio mulino, diciotto società e poi De Laurentiis e Lotito…no, ma Andrea non è mica stupido né pazzo…». Il pensiero di un navigato dirigente sportivo italiano fa il paio con alcune ricostruzioni. Una sarebbe questa: la mossa Abodi nascerebbe da un’idea di Gravina, mandare cioè al “massacro” anche un profilo di rilievo come quello di Abodi per poi certificare l’impasse in Lega A e procedere così al commissariamento. Una ricostruzione che si legherebbe al solito asse: l’idea Abodi fatta circolare da Cairo, Scaroni e Giulini e passata al vaglio di altri club non proprio vicini all’asse Barone-De Laurentiis-(Lotito) per cercare di arrivare almeno a undici. Favorevole potrebbe essere l’Inter di Marotta, fedele al dettato federale anche il nuovo arrivato Iervolino della Salernitana (finora sempre assente in assemblea, al suo posto dopo il segretario Dibrogni c’è l’ad Milan) e pare Sassuolo, Roma e Bologna. La candidatura di Andrea Abodi – manderà curricula, si presenterà domani a Milano? – presenta però rilievi d’incompatibilità e ineleggibilità. E così, mentre il professore Dallocchio studia il profilo del consigliere indipendente Gaetano Blandini per verificarne “il possesso del requisito di indipendenza” così come richiesto con una lettera dal presidente federale Gravina, i club studiano i requisiti del presidente del Credito Sportivo Italiano. Cioè un ente di diritto pubblico e una banca pubblica. Una candidatura che sarebbe in contrasto con quanto prescrive l’art. 10 comma 6 dello Statuto di Lega A: “…non possono essere eletti e se eletti decadono d’ufficio coloro che si trovino nelle condizioni previste dal’art. 2382 codice civile nonché i soggetti che ricoprono incarichi negli organi di altre leghe e svolgano per esse funzioni dirigenziali o di consulenza”. Il Credito Sportivo svolge funzioni di consulenza per le leghe sportive e per la Figc operando nelle vesti di advisor tecnico. Lo Statuto della serie A inoltre prevede la presenza del pre-requisito che non si potrebbe risolvere con le successive dimissioni dalla carica che determina l’ineleggibilità, fattore che opera come sbarramento anticipato. Dunque una sanatoria non sarebbe possibile. In più – particolare rilevante assai – l’eventuale nomina di un candidato con profili d’incompatibilità dovrebbe essere assunta con una votazione unanime per evitare e scongiurare impugnative, così come previsto dall’art. 9 comma 10 dello Statuto della Lega di serie A. Alla fine della fiera, Abodi dovrebbe quindi eventualmente raccogliere venti voti su venti: non pare proprio ci siano le condizioni per arrivare all’unanimità. Eppure il nome resta a volteggiare nell’aria, l’asse che lo spinge sarebbe pronto anche a richiedere un parere all’Anac. Rilievi d’incompatibilità e incandidabilità se ne rinverrebbero persino se si andasse a spulciare tra i comunicati della stessa Lega serie A. Ce n’è uno ad esempio del 15 aprile 2021, dal titolo: “Lega A, Sportradar e Credito Sportivo insieme per il primo Integrity Tour”, progetto si legge varato con la partnership proprio del Credito Sportivo presieduto da Abodi. E poi in un comunicato della Figc del 17 marzo 2021, dal titolo: “Figc e Credito Sportivo a sostegno del sistema calcio: 50 milioni sul tavolo della B e della C”. Sul tavolo resta quindi l’ipotesi Abodi: si materializzerà ufficialmente già domani a Milano? Difficile, poco probabile: per non bruciarlo resta una carta da giocare poi, dopo un nuovo stallo. Al nome di Abodi se ne sarebbe aggiunto uno di vecchia data (leggi qui), cioè quello dell’avvocato Gabriele Fava, candidatura all’epoca pare spinta dall’Inter e anche da De Siervo e gradita alla Figc: pare però che anche lui possa essere incompatibile, visto l’impegno nell’ufficio del presidente della Corte dei Conti. Aveva lasciato perdere, potrebbe magari riprovarci. E un tentativo dell’ultima ora potrebbe essere anche quello caldeggiato da Giovanni Malagò in soccorso dell’amico (e consigliere di Giunta) presidente Gravina: i due si sono visti tre giorni fa a Firenze e hanno parlato anche dell’avvocato Massimo Proto, professore di Diritto Privato che insegna Management Olimpico alla Scuola dello Sport del Coni. La candidatura potrebbe essere messa sul tavolo dal Bologna, società di proprietà statunitense non accomunata al pensiero di quello della Fiorentina che spinge e insiste sempre per Casini e che potrebbe ricevere l’adesione di altri club a stelle e strisce, come Atalanta, Venezia e Spezia. Le lancette intanto scorrono inesorabili mentre resta avvolto nella nebbia il futuro presidente della serie A. Da via Rossellini domani uscirà di nuovo la fumata nera?

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