La variabile Orsato, e la variabile Gravina. Nel già precario, fragile e velenoso sistema arbitrale italiano si inseriscono di prepotenza due fattori che inevitabilmente influenzeranno la prossima volata per le elezioni Aia. Il fischietto di Schio ha appena concluso la carriera con l’esperienza all’Europeo in Germania e che molti si auguravano fosse celebrata con la designazione per la finale. Niente da fare, perché il designatore italiano dell’Uefa, Rosetti, ha puntato altrove: e così il fischietto veneto è tornato in Italia, pronto a uscire dai quadri Can per raggiunti limiti. Fuori dal campo, e fuori dai quadri dirigenziali, almeno per adesso: l’ultima poltrona rimasta ancora vacante è quella della presidenza dell’associazione italiana arbitri, perché tutti i posti nelle commissioni sono stati occupati, e lo saranno per due anni. Ufficialmente Orsato ha detto e ribadito di volersi prendere una lunga pausa, e di volersi dedicare alla famiglia. Resta in lizza per un incarico europeo, mentre non è un mistero che avesse voluto iniziare la carriera dirigenziale dedicandosi alla formazione arbitrale. Il suo nome aggrega, divide e spacca: nella volontà di puntare al suffragio universale (idea abortita) soffiata dal presidente federale Gravina c’è chi aveva visto il desiderio di puntare sull’elezione di Orsato sfruttandone l’appeal verso gli iscritti più che quello dei dirigenti arbitrali. Inoltre, su Orsato convergeva(no) le speranze di Zappi e Affinito, cioè i due esponenti del Comitato Nazionale che hanno formato il terzo polo per smarcarsi dalla presidenza Pacifici e dall’ala legata a Trentalange. Il progetto però ha ricevuto un sonoro colpo nel corso delle ultime settimane. Ultime settimane caratterizzate anche dall’ingloriosa e infausta eliminazione della Nazionale all’Europeo, dalle critiche piovute su Gravina e dalla mossa del presidente federale che ha anticipato la data delle elezioni federali. Da quasi due anni il numero uno di via Allegri ha calato un vistoso ombrello sulle vicende arbitrali, una sorta di commissariamento senza commissariamento passato tra pressioni, preferenze e stroncature. Il momento personale non è dei migliori, il presidente Pacifici e soprattutto il vice Zaroli resterebbero vicini alle sue posizioni ma lo scaltro Gravina sa bene che la posizione di Pacifici all’interno dell’Aia non è certo delle migliori e che Zaroli pare abbia perso credito un po’ tra tutte le schiere. Si aggiunga poi che l’ala che fa capo all’ex presidente Aia, Trentalange, non vede di buon occhio (eufemismo) il presidente federale e nemmeno il suo consigliere più vicino e ascoltato, e cioè l’avvocato Viglione. Dunque un quadretto frammentario e diviso in attesa che il puzzle elettorale mostri e incastri i suoi elementi.
In caduta paiono le quotazioni di Orsato alla presidenza Aia. Pacifici potrebbe ancora ricandidarsi. L’ala Trentalange potrebbe presentare un ventaglio di candidati (lo stesso Trentalange, il suo ex vice Baglioni o la marchigiana Katia Senesi che guida nel Comitato Aia l’ala di opposizione) per riuscire a riprendersi il vertice dell’associazione, sfuggitole dopo lo scandalo D’Onofrio. Il terzo polo troverà il modo di inserirsi nella contesa. Ipotesi, per ora, ipotesi in attesa di soluzioni. Intanto l’inizio del gran ballo è cominciato con le nomine nelle commissioni, nomine raggiunte dopo che accordi già raggiunti e definiti sono improvvisamente saltati rimpiazzati da altri raggiunti sotto forma di una pax momentanea e interessata, tra alcune delle parti in lotta. Tanto per fare un esempio, la nomina biennale alla Can di Rocchi ha liberato di un nome pesante il campo dei candidati alla presidenza: è il pupillo di Gravina, è vicino a Pacifici, e in questo frangente non sgradito all’ala Trentalange che così ha un avversario in meno.
Le nomine. Veti incrociati, tutti contro tutti, stallo totale. E così, alla fine, la montagna ha partorito solo il classico topolino. Tutto rimandato però, perché adesso la battaglia, anzi la guerra, si sposterà sull’asse più delicato, quello delle elezioni per la presidenza Aia e i nuovi componenti del Comitato Nazionale. Un processo che dovrà subire un’accelerazione, visto che il presidente federale Gravina ha anticipato le scadenze per l’elezione al soglio federale fissata al 4 novembre. E i destini dell’attuale numero uno di via Allegri, sempre più nell’angolo e sempre più in difficoltà, ormai anche plasticamente nel mirino dei vertici governativi politici e sportivi (Malagò e Abodi, ma anche Meloni), inevitabilmente influiranno anche sui destini elettorali del mondo arbitrale. Pressioni e preferenze sembrano destinate a sciogliersi a breve, mentre i vertici arbitrali affilano le armi. Del resto se il progetto di autonomia portato avanti dalla Lega A, e sponsorizzato dall’alto, acquista sempre più forza, è scontato che sia destinato a produrre effetti anche tra i fischietti. Per questo meglio restare al momento ancora tutti allineati e coperti, e prepararsi alla tornata decisiva, piuttosto che muovere già tutte le pedine adesso.
Scacco matto. Intanto, uno scacco matto alle pretese del duo Zappi-Affinito, trasformatosi in terzo polo con la velleità di diventare il nuovo asse portante dell’Aia, è arrivato nella riunione del Comitato Nazionale che ha deciso le nomine delle commissioni, e delle presidenze dei comitati regionali. “Zappi voleva tutto e, come sempre accade, chi troppo vuole nulla stringe. L’asse tra Pacifici e l’ala Trentalange ha portato a casa un grande risultato. E in campagna elettorale conta molto. Adesso si penserà alle nuove scadenze e soprattutto ai posizionamenti elettorali. E allora…”. Le parole di un qualificatissimo esponente arbitrale descrivono le quarantotto ore trascorse subito prima e subito dopo l’ultimo comitato nazionale, ed aprono a nuovi scenari. L’estate promette di essere caldissima, prima della (breve) volata autunnale.
Doveva essere un’altra riunione dai lunghi coltelli quella della settimana scorsa, eppure e invece la questione nomine si è risolta in pochi minuti con la conferma di tutti gli attuali responsabili, Rocchi (Can), Ciampi (Can C), Pizzi (Can D), Tozzi (Con Pro), Gaggero (Con Dil). Conferma integrale anche nel mondo del calcio a 5 con Galante (Can 5 Elite), Falvo (Can 5) e Scarpelli (Con 5).Dopo una nottata quasi drammatica, nel corso della quale pare che il presidente Carlo Pacifici fosse stato sul punto anche di dimettersi, alla fine è prevalsa la “responsabilità istituzionale”: tutto congelato, tutti confermati e appuntamento per la resa dei conti alle prossime elezioni autunnali. Lo status quo è stata quindi ritenuta la scelta migliore, non però senza qualche mal di pancia, anche perché tutti i “tecnici” nominati resteranno in carica per due anni e gestiranno gli arbitri, assistenti e osservatori nazionali e regionali esercitando comunque un forte peso politico.
L’accordo. Il passo decisivo verso la soluzione sembra sia stato fatto dai quattro componenti vicini a Trentalange (Senesi, Marconi, Mazzaferro e Camiciottoli) a cui il presidente Pacifici e, obtorto collo, anche il suo vice Zaroli, avrebbero chiesto e ottenuto l’appoggio per non rischiare di precipitare nel burrone, perché l’intransigenza del “terzo polo” sulla conferma di Maurizio Ciampi alla guida della Can C non sembrava arretrare, fondandosi sulla contestazione di alcune anomalie di gestione. Ma, senza la conferma di Ciampi, per Pacifici sarebbe stata una Caporetto impossibile da accettare, e allora via agli accordi notturni. E qui, si è arrivati al punto di svolta: Pacifici e i quattro dell’ex minoranza (che, non senza sorpresa, sulle nomine è diventata maggioranza) hanno stretto l’accordo, di fatto mettendo in fuorigioco il veneto Zappi e il campano Affinito che hanno così dovuto ammainare bandiera e riporre nel cassetto le velleità di Stefano Braschi e Marcello Ambrosino di assumere la guida della Can C al posto del designatore romano che guiderà così la serie C anche per il prossimo biennio.
La nota. Subito dopo la riunione, con una nota diffusa a tutti i presidenti di sezione, gli stessi Zappi ed Affinito (a cui si è aggiunto anche il calabrese Archinà) esprimevano rammarico per il congelamento delle nomine e per la chiusura del presidente Pacifici alla possibile discesa in campo di candidati (oltre a Stefano Braschi, anche l’ex internazionale trentino del calcio a 5, Alessandro Malfer) e, soprattutto, di Daniele Orsato, l’arbitro di Schio al quale, dicono alcuni bene informati, non sarebbe mai stata avanzata da Pacifici alcuna concreta proposta per assumere incarichi tecnici di vertice, e pure da questo sarebbe derivato il forte nervosismo del terzo polo. Come pare risulterebbe da stralci delle dichiarazioni degli stessi protagonisti e che continuano a circolare anche in queste ore, Zappi avrebbe chiesto a Pacifici di dimostrare formalmente una proposta che non sarebbe mai arrivata a Orsato e, prima di arrivare a Ciampi, di sondare anche le disponibilità di Gervasoni, Braschi e Trefoloni chiedendo una sospensione tecnica dei lavori. Niente da fare però, l’accordo politico siglato con Trentalange e Baglioni e avanzato da Pacifici e Zaroli per la loro sopravvivenza era già stato stipulato, un accordo che, raccontano i bene informati, potrebbe tuttavia ora trasformarsi in un abbraccio mortale per Pacifici e Zaroli stessi. Ad Antonio Damato è andata la conduzione del Settore Tecnico e pare che sulla nomina del pugliese vi sia stata una certa opera di moral suasion di Gianluca Rocchi che così ha dato una mano a Pacifici e Zaroli per coprire il buco aperto dal dimissionario Matteo Trefoloni, liberandosi al contempo di un collaboratore mai troppo amato.