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Arbitri in guerra verso il voto, Zappi conta su Orsato mentre Trentalange cala la carta Dondarini. Rizzoli, Collina e Rosetti osservano…

Partita la lunga volata per la presidenza Aia: Pacifici si defila ma appoggia l'ala Zappi dopo il mancato accordo tra il dirigente veneto e il gruppo Trentalange che disegna un incarico da direttore tecnico arbitrale per Dondarini. Baglioni pensa al passo indietro
Zappi, Baglioni, Trentalange e Senesi

La data ufficiale ancora non c’è (dovrebbe essere il 14 dicembre), non si conoscono ancora i nomi dei votanti (poco meno di mille, i nomi dei 730 delegati regionali usciranno dopo il voto previsto tra due settimane e quello dei 206 presidenti di sezione dopo la tornata indetta a fine novembre, a questi si uniranno poi 14 dirigenti benemeriti dell’associazione), la campagna elettorale con relativi incontri alla luce del sole è ancora frenata da circolari che le impedirebbero eppure… eppure la battaglia per la presidenza dell’Aia fa già registrare affilati colpi di sciabola e sonori uppercut mentre intanto le vicende, le designazioni e le prestazioni tecniche arbitrali, – la stagione è appena agli inizi – segnalano uno sprofondo senza fine (per informazioni, chiedere al designatore Gianluca Rocchi sempre più all’indice). Ma cosa volete che importi di decisioni e rendimenti, di prestazioni e capacità, di nuove leve e credibilità: ai dirigenti arbitrali interessa solo l’occupazione delle poltrone, mantenere lo status quo oppure riprendersi il posto, assicurarsi prebende e compensi, regolare conti in sospeso, eliminare l’avversario in una sorta di redde rationem affacciandosi però su un futuro senza colori, e col serio rischio di perdere persino il già insignificante peso del 2% come componente federale. Un mondo dilaniato e diviso quello arbitrale, le continue guerre intestine (e l’ombrello Figc calato da Gravina) l’hanno ridotto a brandelli, a una semplice, insignificante, appendice del calcio italiano.

L’ultima plastica, paradossale rappresentazione, è andata in scena una settimana fa, a Bologna: tutte le componenti del calcio riunite per “Gli Stati Generali del calcio”, tutte invitate sul palco a discutere e parlare (c’erano Gravina, Casini, Balata, Marani, Abete, Buffon, gli allenatori, i giocatori, etc. etc.) tranne la componente arbitrale, con il presidente Carlo Pacifici defilato in platea, muto e (volutamente?) “dimenticato”. Come a dire: il calcio italiano di quello che pensano e propongono gli arbitri non se ne frega un accidenti, perché non contano un accidenti. Accidenti, però, alla scena surreale, raccontano se ne sia aggiunta un’altra: in platea, invitato dagli organizzatori (Università di Bologna) c’era anche Alfredo Trentalange, l’ex presidente dell’Aia costretto alle dimissioni due anni fa, salutato e calorosamente abbracciato da molti; e in platea, come un’ombra dal peso significativo, c’era anche l’ex designatore Nicola Rizzoli che “giocando” in casa non poteva certo mancare e che, sebbene da lontano, pare seguire con attenzione le vicende arbitrali tricolori. Il voto è tra due mesi, ma le grandi manovre sono cominciate da tempo. E, dopo mesi di trattative, dialoghi, incontri segreti, offerte, veti e pregiudiziali, passaggi di campo e tradimenti, l’ipotesi di un candidato unico è miseramente naufragata. Il mare è in tempesta.

Sul ring si fronteggiano in ordine sparso, come pugili appannati e fiaccati, almeno tre gruppi: quello costituito dall’attuale vertice della governance (Pacifici-Zaroli), quello che fa capo a Trentalange (e Baglioni) e quello del cosiddetto “terzo polo” (Zappi, Affinito). Proprio tra il terzo polo che nei mesi scorsi aveva cercato di fare da pontiere tra le varie anime con la benedizione di Orsato e il gruppo Trentalange ci sono stati tentativi di accordo, con il duo Pacifici-Zaroli fuori dai giochi e senza ormai più velleità di candidature. Niente da fare, però: s’era ragionato su una candidatura del veneto Zappi con due vice-presidenze e un ruolo per Trentalange, pronto a rinunciare alla candidatura come presidente: un posto da vice per la marchigiana Katia Senesi (gruppo Trentalange-Baglioni) che così avrebbe fatto un passo indietro rispetto all’ipotesi di candidata-presidente, e l’altro al campano Michele Affinito (componente del Comitato Nazionale assai vicino a Ciro Carbone, storico assistente di Orsato). Un’ipotesi di candidatura unica e unitaria che sarebbe stata ben vista anche dalla Figc, e in particolar modo da Gabriele Gravina. Niente da fare, però: trattativa e ipotesi andate in fumo, in cenere per via di veti incrociati, pregiudizi personali sulla composizione della lista unitaria e, si dice, anche per colpa di un deciso niet su alcuni nomi posto da Daniele Orsato, che da mesi sostiene apertamente il terzo polo non senza la benedizione dei vertici federali che no, proprio non vedrebbero di buon occhio il ritorno sopra la superficie dell’ala Trentalange.

Su questo (scivoloso) terreno è intervenuto poi il duo Pacifici-Zaroli che, profittando dell’impasse e provando a “incassare” qualche nomina, ha deciso di fare un passo indietro (ma le quotazioni erano già in ribasso) pur di favorire l’avvento di una nuova governance che escluda completamente dai giochi il gruppo Trentalange-Baglioni: ecco dunque Pacifici, senza velleità di rielezione e dopo aver a lungo tergiversato sull’indizione delle procedure elettorali, a fare da (instabile) nocchiere, e il vice Zaroli (incandidabile dopo i tre mandati al Comitato Nazionale se non per il solo ruolo di presidente) a portare il peso soprattutto del Cra Lombardia sponsorizzando alcune candidature di fedelissimi. Ecco così materializzarsi la composizione del (nuovo) campo di battaglia: manca l’ufficiale discesa in campo dei due generali avversari (Zappi e Trentalange, eppure Zappi era nel Comitato Nazionale eletto con l’ex arbitro torinese…) ma intanto gli agguerriti eserciti si muovono e si fronteggiano in vista delle imminenti elezioni dei delegati nazionali (22 ottobre per le regioni Friuli, Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Comitato provinciale Bolzano; 23 ottobre per Emilia Romagna, Lazio, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Comitato provinciale Trento; 24 ottobre per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) e poi per quelle dei presidenti di sezione (dal 7 al 22 novembre) prima di arrivare finalmente alla fatidica data dell’elezione dei vertici (presidenza Aia e Comitato nazionale) che dovrebbe essere fissata al 14 dicembre. Due lunghissimi e affilati mesi di campagna elettorale ci attendono: saranno riempiti da programmi e visioni, proposte e iniziative, o saranno al solito le solite stucchevoli manovre (e congiure) di potere?

Alla domanda pare voglia rispondere subito il gruppo guidato da Alfredo Trentalange. Eletto nel 2021 alla presidenza Aia, la sua guida, il suo programma e la rinnovata composizione del Comitato Nazionale, avrebbero dovuto fungere da punto di rottura con il “passato”, con la lunga “monarchia” Nicchi, e portare nell’Aia un rinnovamento che però è rimasto sulla carta: un po’ perché la presidenza Aia sarebbe stata travolta dallo “scandalo D’Onofrio” e costretta a dare le dimissioni (Trentalange ne è poi uscito prosciolto dal giudizio d’appello federale), e molto perché il potere federale ha trovato gioco facile nel mettere a freno istanze di autonomia e risorse, aumentando sempre più i nodi che tengono avvolta un’associazione come l’Aia che pare diventato solo un condominio di anime belligeranti. Autonomia, risorse, preparazione e formazione, nomine: quel progetto rimasto nel cassetto è un programma di riforme possibile. A sostenerlo c’è uno studio messo a punto da Harpalis, società di consulenza a cui tre anni fa lo stesso Trentalange aveva demandato l’indagine per la realizzazione dell’autonomia Aia, un progetto di autonomia, è bene ricordarlo, sui cui molto spinge la Lega di serie A.

Un progetto ambizioso, rivoluzionario, ma fattibile”, almeno secondo Harpalis, società di consulenza che ha sede centrale a Firenze (fiorentino è Duccio Baglioni); il team guidato dai professori Sergio Menchini e Oronzo Mazzotta, scrive “che l’Aia può essere autonoma e terza, pur rimanendo all’interno della Figc. Tutto garantendo l’autonomia gestionale, economica-finanziaria e tecnica-sportiva. Un nuovo modello di governance, con un direttore generale nominato dal Consiglio Centrale a capo di un comitato operativo di professionisti nelle aree della logistica, comunicazione e marketing, amministrazione, finanza e controllo di gestione. Il Consiglio Centrale nominerà anche un direttore tecnico responsabile della parte tecnica-sportiva”. E proprio sul nome del tecnico responsabile della parte tecnico-sportiva a cui sarebbe demandato il compito di tenere lontane sponsorizzazioni, pressioni e raccomandazioni (anche interne) il gruppo Trentalange (pare che anche Baglioni possa fare un passo indietro non candidandosi in listino) ha trovato il candidato.

È il 56enne Paolo Dondarini, ex arbitro internazionale e attuale presidente del Comitato Regionale Emilia Romagna. Una scelta di peso e di prestigio visto il valore, una scelta di peso però anche in termini elettorali e di alleanze però: in Emilia Romagna ci sono quattordici sezioni e 50 saranno i suoi delegati nazionali. Da sempre crocevia dei destini elettorali dell’Aia, l’Emilia Romagna è anche la regione di Collina e Rizzoli, fuori dai giochi italiani così come il piemontese Rosetti, eppure tre figure che potrebbero diventare influenti nel corso della lunga campagna elettorale (ora è partita la corsa alle candidature femminili), così come Orsato che invece, su sponda Zappi (nella sua squadra un posto dovrebbe andare a Braschi), potrebbe far sentire il proprio peso e magari alla fine sciogliere le riserve accettando un incarico di rilievo. Sullo sfondo (ma mica tanto) resta intanto la figura dell’attuale designatore Rocchi, che in estate e grazie alla riforma, ha ottenuto un nuovo incarico alla Can A-B ma stavolta biennale. Eppure c’è chi sostiene sia in una posizione sempre più traballante…Di certo, in questi due mesi che porteranno alle elezioni presidenziali, le sue scelte saranno ancor più sotto la lente di ingrandimento…

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